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Julien e la sua condizione di oppositore

Quindi Julien, quando sembra perdersi, rimane sempre legato a questa sua condizione di oppositore. Tornato da Londra, monsieur de La Mole gli chiede se avesse capito cosa è andato a fare e Julien molto schiettamente gli dice che è andato a perdere il tempo.

Monsieur de La Mole ha preparato per lui una croce, un'onorificenza da diplomatico; quindi questo mese passato a Londra gli è servito ad accreditare, in funzione di quella costruzione di un'ipotetica nobiltà di Julien, una sua carriera diplomatica e quindi egli viene insignito per volontà di Monsieur de La Mole di questa croce diplomatica, che è sicuramente un segno di distinzione.

Julien dovrà indossarla quando parla alla pari con lui e scopriremo ben presto che Norbert, il figlio di Monsieur de La Mole, ha chiesto numerose volte al padre questa onorificenza e non l'avrà mai.

Monsieur de La Mole si avvia a diventare una sorta di padre putativo di Julien. Appena tornato

A Parigi, Julien incontra Valenod, venuto nella capitale per prendere la documentazione della sua recente nomina a sindaco di Verrières e per tutta la documentazione che sancisce il fatto che egli è stato insignito del titolo di barone. Il peggiore di tutti, il più grossolano tra i borghesi di Verrières, il più ladro è diventato barone e sindaco, e come ha potuto farlo? Passando dal partito liberale al partito degli ultras, entrando nelle grazie della congregazione a tal punto che Monsieur de Rênal, caduto in disgrazia, ha perso l'incarico di sindaco ed è diventato il capo dei liberali.

Infatti, sotto la Restaurazione e poi sotto il regno di Luigi Filippo, conservatori e liberali sono esattamente la stessa cosa (questo lo dimostra).

Sono il potere costituito e il potere costituente che si scambiano costantemente i ruoli, ma dietro entrambi, come dimostrerà in maniera inappellabile il regno di Luigi Filippo, con due banchieri.

Alla guida di entrambi i partiti, non c'è ideologia, non c'è aspirazione alla felicità, non c'è la causa del popolo; c'è solo il vile danaro, quella legge del profitto che già a Verrières governava tutte le coscienze.

Quando arriva Valenod, si parla nuovamente della questione della lettera di Cholin in cui chiedeva il posto come ministro delle finanze, e Julien per giocare chiede a Monsieur de La Mole di fargli attribuire questo incarico (a Cholin).

Scopre immediatamente dopo che ambiva a questo incarico anche un'altra persona, storicamente esistita, che è Gros, un grande matematico giacobino, che aveva fatto la Rivoluzione.

Julien, con le sue ultime battute, ("Ce n'est rien, se dit-il, il faudra en venir à bien d'autres injustices, si je veux parvenir, et encore savoir les cacher sous de belles paroles sentimentales : pauvre M. Gros ! C'est lui qui méritait la croix,

c'è una decorazione che lo distingue dagli altri avventori di casa de La Mole, e persino da Norbert, il figlio del marchese, che non ha potuto ottenerla. Il capitolo si apre con una conversazione tra Mathilde e il padre, che nonostante la natura indocile della diciannovenne, hanno un intenso rapporto affettivo e lo vedremo in particolar modo quando Mathilde si scoprirà incinta. Cosa osserva Mathilde replicando il giudizio del padre su Julien? "Julien a de l'imprévu", è quindi sorprendente, è inatteso. In un luogo nel quale tutti si annoiano e su tutti Mathilde, essere sorprendenti è una dote che distingue e che permette a Julien di essere notato. A maggior ragione

Perché Mathilde si annoia mortalmente di queste cene di vecchi alle quali è costretta ad assistere e persino si annoia nella corte infinita dei suoi adoratori, che sono tutti uguali tra loro e tutti uguali a suo fratello, tutti costruiti sullo stesso stampino dell'aristocrazia restaurata. Ovviamente tutti tranne Julien, che per come è vestito, per come parla, per come si comporta e soprattutto per come la tratta, senza quell'atteggiamento adorante che tutti i rampolli dell'aristocrazia hanno verso di lei, per questa serie di condotte, la interessa. Tanto che, ed è lei che fa il primo passo (un po' come aveva fatto madame de Rênal), gli chiede di andare con lei alla serata del duca di Retz, il suo presunto genitore naturale. Julien è infastidito da quest'ordine, ma si trova comunque costretto ad accettare e in questo punto della narrazione, non è interessato a mademoiselle de La Mole, anzi, critica questa sua sterile

eccentricità. Questa sua esagerazione nelle condotte infastidisce Julien, che ha avuto invece dei maestri disobrietà. Julien, arrivato a quest'hôtel ancora più bello di quello dei La Mole, e attraversando i saloni popolati dall'aristocrazia di Francia, si sorprende perché sente bisbigliare tutti i maschi giovani nobili di una bellezza straordinaria, che è superiore a tutte le altre e che mette tutte le altre dopo di lei. Julien non capisce di chi si tratti, finché non esce il nome di Mathilde. Desiderio triangolare: Julien non se ne accorge, ma poiché tutti desiderano Mathilde, comincia a chiedersi cosa possa avere Mathilde di così tanto desiderabile. Come Julien è stato distinto dagli altri ospiti dell'hôtel de La Mole, così Mathilde è distinta dalle altre ospiti dell'hôtel de Retz. Ma dal momento che ha capito il suo carattere e quanto possa essere pericolosa Mathilde,

Perché teme di essere disprezzato da lei, per il momento la tratta con estrema freddezza. Mathilde gli parla di Rousseau, Julien fa finta di non sentirla, risponde in maniera brusca ai suoi tentativi di aprire un canale di dialogo e tanto più si comporta così, tanto più Mathilde è soggiogata dalla sua persona, perché tutti la adorano e cercano di parlare con lei, Julien invece la tratta come lei tratta i suoi adulatori. Mathilde, che è un'egocentrica, si guarda allo specchio di Julien e lo ammira. Tanto più Julien è in grado di comportarsi con lei come lei si comporta con gli altri, tanto più lei è sedotta dalla sua persona. È un amore narcisistico che lei ha verso Julien, perché Julien sa stare alla sua altezza. Julien si allontana da lei, Mathilde si aggira con lo sguardo annoiato e anche infastidito, tanto che la madre glielo fa notare dicendogli che non è bon ton stare alle serate nei.

saloni con questa faccia infastidita, ed a un certo punto vede da lontano Julien che sta conversando con Altamira, quel nobile italiano esule che prese una condanna a morte. Riflessione di Mathilde: la condanna a morte è l'unica decorazione che veramente distingue qualcuno. È una distinzione autentica perché non si acquista col denaro e quindi è la più alta decorazione. Mathilde, che a vicende alterne è innamorata di Julien, lo sarà perdutamente quando Julien avrà la sua condanna a morte. Mathilde, ossessionata da questa necessità di distinguersi dagli altri, si innamora di Julien perché lui riesce a farlo. Quindi qui c'è una prolessi sul destino di Julien. Mathilde cerca di parlare con Altamira, che però come Julien non è particolarmente interessato alla sua conversazione e, quando si allontana, Mathilde si chiede, guardando tutti questi aristocratici, chi potrebbe essere all'altezza di.

questa decorazione ed intravede da lontano, ovviamente, Julien. Da quel momento, comincia ad interessarsi sempre di più a lui, perché ha mostrato di avere carattere, a differenza di tutti gli altri nobili e nella fattispecie perché lei l'ha mandato a chiamare per il ballo, ma Julien "se ne frega" e rimane a parlare con Altamira.

Capitolo IX: Le balé Mathilde che si avvicina a loro. Com'era cominciato il processo di avvicinamento, con Mathilde che aveva ammesso Julien nella sua cerchia, ora è Mathilde che cerca di avvicinarsi alla cerchia di Julien. Lei lo va a cercare e si mette ad origliare il discorso che Julien ha con Altamira, come aveva fatto quando Julien aveva parlato con l'abbé Pirard (proprio come Madame de Rênal origliava dietro la porta di Julien). Di norma si origlia dietro le porte dei signori, di quelli che detengono il potere.

chiedendo a Julien se Danton fosse stato "un macellaio", un boucher. È un'intromissione impertinente da parte di Mathilde, che subito viene messa al suo posto da Julien, dicendo che non era vero quello che diceva lei, che Danton è stato un avvocato, un grandissimo uomo, nonostante la sua bruttezza fisica. Ciò significa che Mathilde potrà essere anche la più bella di tutta la festa, ma resta comunque "un'imbecille". È questo che dice Julien, senza però dirlo a Mathilde de La Mole, la quale riflette sulla grandezza d'animo di Julien. Ciascuno in questo mondo si guarda allo specchio: Julien esalta un uomo brutto, quando egli è estremamente bello. Quindi ha riconosciuto oltre alla capacità di sorprendere, anche la piacevolezza fisica di Julien. Stendhal era brutto e quindi attribuisce ai suoi eroi le caratteristiche che avrebbe voluto per se stesso. Con mademoiselle de La Mole che li osserva in disparte.con degli occhi adoranti, quasi daschiava, i due continuano a parlare: parlano del maresciallo Ney, parlano delle bassezze della Francia, che è un luogo in cui non esistono più le vere passioni (Stendhal esalta tanto l'Italia perché è il luogo della spontaneità, delle passioni...) e in cui c'è la mediocrità di tutto, ed è per questo che tutti si annoiano. Mathilde cerca di intromettersi, i due non la ascoltano e la mettono al suo posto. Altamira, aggiungendo un tassello alla costruzione eroica del personaggio di Julien, dice "Voi e me, noi siamo gli unici purosangue". E chi sono i purosangue? Gli aristocratici, quelli che non hanno il sangue contaminato. Attorno a Julien, per le sue qualità, si costruisce un mito eroico. Mathilde sente Julien esaltare i giacobini, lui la guarda con disprezzo, lei non può più dimenticarlo. L'indomani, il nostro plebeo rivoltoso (così ilriflettere sulle parole di Altamira e sulle sue stesse reazioni. Si sente confuso e combattuto, non sa come affrontare la situazione. Ha bisogno di un momento di tranquillità per mettere ordine nei suoi pensieri e capire cosa vuole veramente.
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Publisher
A.A. 2017-2018
66 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/03 Letteratura francese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cate2909 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura francese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cordiner Valerio.