CARATTERI DISTRIBUTIVI DEGLI EDIFICI
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA I
Prof. Gino Malacarne Cristiana Sabetta
A.A. 2024/2025
Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Architettura
Dipartimento di Architettura – Università di Bologna, Campus di Cesena
Charles Edouard Jeanneret, meglio noto come Le Corbusier, fu uno degli architetti più importanti dell’epoca
moderna. Trovatosi ad operare in un contesto dopo la Prima Guerra Mondiale egli dovette affrontare il
problema della ricostruzione della città e delle nuove esigenze abitative, dettate dall’esponenziale crescita
della popolazione urbana.
Si parla di un periodo dove nasce l’urbanistica e dove le nuove costruzioni devono dare soluzioni razionali,
facendo sì che gli edifici siano prettamente funzionali e aderiscano allo scopo principale.
Per recuperare ciò che era perso, dunque, bisognava stare al passo con la velocità di espansione sia
territoriale che demografica quindi, bisognava costruire in modo rapido e funzionale.
Nascono anche nuovi movimenti culturali, tra cui il razionalismo, caratterizzato per la ricerca di una sintesi
tra funzionalità e le forme geometriche essenziali. L’architettura, infatti, inizia ad essere vista più come una
scienza che viene guidata da principi che seguono la razionalità e dove ogni forma avrà una propria funzione
specifica; si parla per esempio di angoli retti, volumi semplici, prevalenza della linea e abolizione di ogni
decorazione.
In questo contesto Le Corbusier nasce nel 1887 in Svizzera, da madre musicista e da padre smaltatore di
quadranti d’orologio. L’intera famiglia dalla parte del padre poneva le proprie radici nella secolare industria
orologiera di Chaux-de-Fonds, e sarà da qui che Le Corbusier inizierà a studiare come incisore di orologi.
Sfortunatamente il progetto del futuro architetto non era quello di passare la propria vita come orologiaio,
soprattutto durante il periodo di crisi che si stava attraversando.
Le Corbusier si allontanerà dal mestiere del padre grazie a Charles L’Eplattenier, che fece avvicinare il
ragazzo a nuove esperienze artistiche come Art Nouveau. L’Eplattenier voleva condurre le Corbusier sulla
via dell’architettura, non tanto quella dell’arte pittorica.
Il primo cimento architettonico di Le Corbusier risale a sedici anni con villa Fallet.
I viaggi che segnarono la formazione di Le Corbusier, furono quelli in Italia e a Vienna.
La certosa di Ema, la mole della cupola del Brunelleschi, Ravenna, Ferrara, Padova, Venezia e Vicenza
saranno tutti luoghi che resteranno impressi a Le Corbusier.
Arrivato a Vienna, l’architetto verrà a contatto per sei mesi con la vita artistica della capitale, che
coinvolgeva architetti come Otto Wagner, Olbrich, Hoffmann e rappresentazioni teatrali e musicali di
compositori importanti come Bach, Beethoven, Mozart e Richard Wagner.
Una delle tappe più importanti di Le Corbusier fu Parigi, dove ebbe modo di approfondire i propri studi e
avvicinarsi a personalità di spicco nel campo dell’architettura. In questi anni venne accolto per quattordici
mesi da Auguste Perret nel proprio studio, andando di conseguenza ad assimilare una nuova concezione del
costruire, fondata su una sintesi efficace tra i bisogni autentici dell’uomo e le moderne tecniche edilizie.
Tutti questi viaggi furono determinanti per la sua formazione e la stimolazione d’idee, tranne a Behrens a
Berlino, dove rimase deluso soprattutto dal rapporto creatosi tra architettura e industria
Durante il viaggio in Oriente, invece, Le Corbusier rimase affascinato dall’architettura mediterranea e
orientale, dove si faceva molto uso di forme geometriche elementari come il cubo, il quadrato e la sfera.
Di grande impatto fu la visita all'Acropoli di Atene e al Partenone, che descrisse come "pura creazione dello
spirito" e "macchina che commuove". Nel Partenone erano di spicco le armonie tra volumi e spazio, il rigore
della modanatura e la disposizione ritmica delle strutture; questi concetti rivelarono all’architetto
l’importanza della relazione tra strutture e paesaggio.
Dopo aver rifiutato l'invito del suo maestro Perret a tornare in Francia per lavorare insieme, Le Corbusier
decise di fare ritorno a La Chaux-de-Fonds. Qui accettò un incarico come docente presso la scuola d'arte. Il
direttore, L'Eplattenier, aveva l’intento di trasformare la scuola in un centro culturale competitivo a livello
europeo, ma l'iniziativa fallì a causa dell'opposizione dei docenti tradizionalisti e della scarsa accoglienza da
parte della comunità locale. Erano inoltre emerse tensioni con L'Eplattenier, che cercava di riportare Le
Corbusier alla decorazione. Parallelamente, l’architetto si dedicò a progetti architettonici significativi: la villa
Jeanneret-Perret per i genitori, la villa Favre-Jacot, il cinema La Scala e la villa Schwob, opere che mostrano
l'influenza dello stile tedesco e delle sue esperienze precedenti. Questa fase segnò un'importante evoluzione
nella sua carriera, pur con difficoltà personali e professionali.
Nonostante il successo ottenuto a La Chaux-de-Fonds, l’architetto preferì trasferirsi a Parigi.
Sfortunatamente, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, i suoi piani furono ostacolati. In questo
periodo di crisi Le Corbusier si concentrò su progetti innovativi come la Maison Dom-Ino, un progetto
basato su una struttura modulare e seriale col fine di semplificare e accelerare la costruzione delle abitazioni
distrutte dalla guerra.
Trasferendosi a Parigi, viene a contatto con il pittore Amédée Ozenfant, con cui sviluppò il movimento
purista, un’arte che rifiutava il Cubismo. Insieme pubblicarono il manifesto Après le Cubisme e fondarono la
rivista L'Esprit Nouveau (1920-1925), e sarà proprio qui che Le Corbusier adotterà il suo pseudonimo.
Uno degli scritti più importanti di Le Corbusier è il libro “Vers une architecture” del 1923, dove vengono
discussi i principi dell’architettura moderna e definiti gli edifici come “macchine per abitare”.
Nello scritto vengono elencati i cinque principi dell’architettura secondo Le Corbusier:
1. I pilotis: esili pilastri che sostengono l’edificio sollevandolo dal terreno. Questa soluzione permette
di eliminare il pianterreno, spesso caratterizzato da umidità e scarsa luminosità.
2. Il toit terrasse: ovvero il tetto a terrazza, dotato di giardino pensile e lucernario, che integra
armoniosamente lo spazio architettonico con l’ambiente esterno. Elimina le coperture spioventi, che
tendono a rendere l’edificio cupo, trasformando il tetto in una superficie utile e vivibile,
restituendola allo spazio vitale.
3. La fenêtre en longueur: ovvero la finestra a nastro, è una lunga vetrata orizzontale che si estende
lungo tutte le pareti perimetrali. Non si tratta più di una semplice apertura nel muro, ma di una
sostituzione della parete con una superficie leggera e trasparente, che permette alla luce naturale di
inondare l'interno.
4. Il plan libre: si tratta dell’indipendenza dei vari piani dell’edificio, dove ognuna ha una disposizione
degli ambienti adatta alla sua funzione.
5. La façade libre: si parla della facciata libera, dove tutte le superfici esterne hanno una funzione
diversa, ma stessa importanza
In questi anni Le Corbusier progetterà edifici importanti, e fra questi ricordiamo Villa Savoye oppure case
seriali come la Maison Citrohan. Si interessò anche all’urbanistica e propose progetti come la Città per tre
milioni di abitanti e il Plan Voisin, con lo scopo del miglioramento della qualità della vita urbana.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Le Corbusier decise di trasferirsi nei Pirenei, lavorando per il regime di
Vichy, ma senza ottenere gran risultati. Dopo la liberazione torna a Parigi, dove avvia opere importanti come
l’Unité d’Habitation di Marsiglia del 1952 e la cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp. Negli ultimi
anni progetterà il piano urbanistico di Chandigarh e il convento di La Tourette.
Le Corbusier morirà nel 1965 presso il suoi rifugio sulla Costa Azzurra.
VILLA SAVOYE:
Le Corbusier durante la costruzione di Villa Savoye, così si esprimeva:
“Analizziamo, per concludere, questa villa che è in costruzione a Poissy, vicino a Parigi. Finora, i visitatori
si girano e rigirano all'interno domandandosi cosa stia succedendo, difficilmente comprendendo le ragioni
di ciò che vedono e che provano, non vi trovano piú nulla di ciò che di solito si chiama «casa».
[…] La casa è una scatola nell'aria, tagliata tutt' attorno, senza interruzione, da una finestra in lunghezza.
Piú che un'esitazione per fare dei giochi architettonici di pieni e di vuoti. La scatola è in mezzo alle praterie,
dominante sul verde circostante. Sotto la scatola, passando attraverso i pilotis, arriva il percorso delle
vetture che gira attorno a un volume in curva che racchiude sotto i pilotis, l'ingresso della casa, il vestibolo,
il garage, i servizi (lavanderia, stireria, camere dei domestici). Le auto girano sotto la casa, si fermano dove
credono.
Dall'interno del vestibolo, una rampa molto dolce conduce, senza quasi che uno se ne accorga, al primo
piano, dove si svolge la vita di chi vi abita: sala per ricevere, camere, ecc. Prendendo vista e luce dal
perimetro regolare della scatola, i diversi vani vengono a stringersi e a disporsi a cerchio intorno a un
giardino pensile, che si pone come distributore di giusta luce e di sole. E sul giardino pensile che si aprono
in assoluta libertà i muri di cristallo scorrevoli del salone e molti vani della casa: cosí il sole entra
dappertutto, dal cuore stesso della casa.”
Tra il 1928 e il 1931, Le Corbusier crea la sua opera che riassume le idee espresse nel suo trattato.
Villa Savoye è uno dei pilastri del razionalismo architettonico europeo ed è descritta come un parallelepipedo
bianco sospeso su sottili pilastri. Si tratta della residenza di campagna del ricco finanziere Pierre Savoye, una
casa fuori città dove trascorrere il tempo libero in famiglia, immersa nel verde.
La villa, come letto nella citazione, si posiziona sul prato, sollevata dai pilastri, creando una sensazione di
leggerezza. Le quattro facciate bianche, unite in un'unica superficie, sono attraversate da una lunga fascia di
vetro che offre una vista continua sull'esterno.
L’edificio presenta i cinque punti principali proposti da Le Corbusier nel suo trattato: i pilotis riempiono tutto
ciò che doveva essere il pianterreno ed elevano l’abitazione e allo stesso tempo è evidente la fenêtre en
longueur che occupa tutte le pareti perimetrali, garantendo la luce naturale dall&