Le Corbusier, Storia dell'architettura
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Nel 1922 affrontando sempre più la teoria delle costruzioni in serie e dedicandosi molto all’urbanistica egli
arriva al piano per una città di 3 milioni di abitanti, i cui principi sono chiari: esaltazione del nucleo centrale,
aumento della densità, razionalizzazione della circolazione, potenziamento degli spazi verdi.
Ritornando ai suoi viaggi e a come essi avevano inciso nei suoi insegnamenti e nelle sue realizzazioni,
possiamo ricordare come è rimasto colpito dalla certosa d’Ema in Sud Italia e come si è inspirata a essa
nella progettazione delle Immeubles-‐Villas in cui è presente una composizioni di abitazioni, sovrapposte,
con soluzioni particolari che permettono ad ogni unità di avere un proprio giardino. Ogni alloggio è in realta
una piccola casa posta a qualsiasi altezza sopra al piano stradale. La densità dei quartieri rimane identica a
quella attuale, ma le case sorgono più in alto e le prospettive sono allargate.
La prima grande realizzazione è la villa La Roche-‐ Jeanneret, una villa per due famiglia che appare però
come un'unica unità: è uno dei vantaggi del sistema dom-‐ino con una pelle a finestre in linea. La Roche è un
banchiere, scapolo, collezionista d’arte la sua porzione è realizzata secondo la complessa ricerca
architettonica di Le Corbusier: l’ingresso immette in una Hall a tutta altezza, di limitate dimensioni, ma
risolta in modo da esaltarla spazialmente; tramite una rampa si arriva al padiglioncino dell’esposizione che
presenta un lato arcuato, lungo il quale sale una rampa elemento molto importante che Le Corbusier
riprenderà.
L’edificio è un edificio a corte dove al suo interno sono presenti spazi verti e ricreativi, la strada carrabile è
situata al di sotto della strada pedonale posto allo stesso livello degli ingressi di questi maestosi “parchi”, gli
alloggi hanno una forma ad L creando cosi in facciata un sorta di ritmo ben preciso costituiti da spazi pieni
costituite da grandi vetrate e spazi vuoti arretrati in cui è presente il giardino della casa.
Nel 1926 – '27 realizza la casa Stein (Garches), una famiglia molto amica di Picasso. La facciata è
matematica (sezione aurea); ma vi sono eventi particolari, che sembrano non c'entrare niente: anzitutto la
pensilina sull'entrata, una scultura vera e propria, non indispensabile all'abitazione; ma c'è un balconcino a
lato, ed un foro in alto, che lascia intravvedere le peculiarità del tetto. Ha ancora le finestre in linea, che
non permettono di comprendere il funzionamento interno. Il retro è tutta un'altra storia: sono invertiti i
rapporto di vuoto -‐ pieno delle vetrate, c'è la scala per il giardino che domina la scena, nel mezzo. Nelle
piante si apprezza la libertà permessa da sistema dom-‐ ino: è del tutto svincolato con l'esterno, e anche i
piani, tra loro, condividono soltanto la scala.
La villa Savoye, a Poissy (1929 – '31), può sembrare perfetta, una nuova rotonda, con i suoi quattro fronti
uguali, pare discendere direttamente dal piano per la città da 3 milioni di persone. Non è così: è una
scultura bianca, elevata, ma come ormai è intuibile l'involucro nasconde una serie di sorprese, soprattutto
lo scavo nel piano d'abitazione, una sottrazione di materia che provoca inevitabilmente un'asimmetria.
Sull'esterno questo si riflette in modo non proprio evidente, in quanto questa parte delle finestre manca, è
aperta.
La pianta è ancora più frantumanta della Stein, ma rimangono fissi due elementi fondamentali: la scala e la
rampa, che porta dalla base al solarium. L'arrivo è un momento particolare: dopo l'ultima curva si vede,
proprio in fronte, sul muro del solarium, un'apertura sul cielo, il “grande lago” (Le Corbusier).
Per combattere la grande crisi degli alloggi, nel 1945 il governo francese lancia un programma che prevede
la costruzione di edifici popolari a sovvenzione statale. Il ministro della Ricostruzione e dell’Urbanistica,
dimostrando di essere sensibile alle sfide dell’architettura moderna, commissiona a Le Corbusier la
realizzazione a Marsiglia, di uno di questi stabili. Da un punto di vista estetico non si può certamente
affermare che tale opera architettonica presenti richiami classicheggianti, ne che ne segua i canoni. L’Unità
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilenia.gargano1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università La Sapienza - Uniroma1 o del prof Marandola Marzia.
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