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Calcolo del profitto e del rapporto richiesto
•Q1 1 0-100RT =p = 40•100=4 000
•Q2 100-2002RT =p = 30•(700-200)=30•500=15 000
•Q3 2003 >Quindi calcolo il ricavo totale: RT=RT +RT +RT =5 000+4 000+15 000=24 0001 2 3
Trovo il valore del profitto: 000-22 000=2 000π=RT-CT=24
Dunque calcolo il rapporto richiesto: 2 000π = =0,083 8,3%RT 24 000
Una variante di questo esercizio è avere scaglionati i costi.In questo caso si fa lo stesso ragionamento: prima si prende la quantità totale, la si spezza in scaglioni e si calcola perogni uno di essi il ricavo totale e il costo totale.A questo punto per calcolare i profitti dobbiamo calcolare i costi totale, sappiamo che CT=CF-CV, il fisso è 1000, ilvaribile è v•Q=30•700=21 000, quindi CT=22 000, il ricavo è 24 000, quindi il profitto è 000-22 000=2 000.π=24
Se calcolo il rapporto fra il profitto e il fatturato è 8,3%.Quando si fa il compito, il risultato da dare è: Profitti/fatturato=8,3%
si sbaglia un esercizio del genere? Quando non si hanno chiare le differenze tra costo, profitto, ricavo e perdiamotempo, questa cosa va fatto in pochi minuti.Esercizio
La funzione di costo di lungo periodo è data da: 2 3CT=aQ-bQ +cQ
Sapendo che l'impresa opera in concorrenza perfetta determinare il livello ottimo di produzione nell'ipotesi a=6, b=4, c=1.
Soluzione
La funzione di costo di lugo periodo è di terzo grado.
Quando ci sono esercizi in concorrenza perfetta ci dobbiamo ricordare che in equilibrio i concorrenza perfetta abbiamo RM=MC=p (ricavo marginale è uguale al costo marginale e al prezzo), ma il costo marginale è uguale al costo medio nel punto di minimo. Quindi possono avere l'equazione del costo marginale, ma non so il punto di ottimo, come faccio asaperlo? È il punto di intersezione tra il ricavo marginale e il prezzo, o (che è la stessa cosa) il punto di intersezione tra il costo marginale e il costo medio nel punto.
di minimo.In questa equazione non ho il prezzo, ma solo il costo, quindi non posso applicare MC=MR (costo marginale=ricavomarginale) perché non ho il ricavo marginale.Se non ho il ricavo marginale, cioè il prezzo, mi devo ricordare che in concorrenza perfetta posso uguagliare il costomedio nel suo punto di minimo al suo costo marginale. 32Si prende questa funzione, ci si mettono dentro i tre parametri: CT=6Q-4Q +QSi calcola il costo medio: CT 2AC= =6-4Q+QQPoi si prende si calcola il costo marginale (derivata del costo totale): 12/11/2021δCT 2CM= =6-8Q+3QδQPongo uguali AC e CM: 22AC=CM 6-4Q+Q =6-8Q+3Q22Q -4Q=0Q(2Q-4)=0Q=0 oppure Q=2, il punto di ottimo è Q*=2.In questo tipo di esercizio a volte chiede il costo marginale, a volte la quantità, a volte il prezzo. Sono la stessa cosa<: inquel punto le tre grandezze coincidono. La quantità la leggo sul grafico, il prezzo viene dal ricavo marginale e il costomarginale lo abbiamo già
trovato.
Variante di questo esercizio: Impresa Alfa opera con la funzione di costo totale: 2CT=600-Q +QL'impresa uguaglia ricavo marginale e costo marginale. Calcolare il profitto (o la perdita) quando l'impresa produce 2 unità.
Se il mercato fosse in concorrenza pura e perfetta l'impresa Alfa si troverebbe in equilibrio no?
Soluzione
Se Alfa è in equilibrio in concorrenza perfetta, i profitti dovrebbero essere uguali a zero, il che non impedisce che ci siano profitti maggiori o minori di zero, ma quell'impresa è sopra o sotto il livello, poi in equilibrio si metteranno in moto i movimenti che portano verso il prezzo di equilibrio.
Se i profitti sono zero, è in equilibrio, altrimenti no.
Rispondiamo alla prima domanda. Si deve, come prima cosa, estrarre il costo marginale MC come derivata del costo totale CT: 2MC=δCT/δQ=-2Q+3Q
Si pone Q=2 e si ottiene il costo marginale: MC=-4+12=8
Pongo MC=MR, quindi quel numero è anche il prezzo.
Se è in concorrenza perfetta, il ricavo marginale è uguale al prezzo. Calcolato il costo marginale, uguagliarlo al ricavo marginale significa uguagliarlo al prezzo, quindi si ottiene il prezzo. A quel punto, date le quantità, cioè 2, trovo il ricavo totale: RT=MR•Q=8•2=16. Calcolo il costo totale sostituendo Q=2 nell'equazione e ottengo: CT=600-4+8=604. A questo punto calcolo il profitto: π=RT-CT=16-604=-588. È chiaramente diverso da zero, quindi (come abbiamo spiegato sopra) l'impresa è chiaramente non in equilibrio. Potrebbe essere concorrenza monopolistica o altre forme. Esercizio: variante di quello prima 32. Un'impresa opera con una funzione del costo totale definita da: CT=400-Q +Q. Calcolare per quale valore delle quantità prodotte raggiunge il costo medio minimo. Soluzione: Si prende il costo totale, si calcola il costo medio. Si fa la derivata del costo medio e si uguaglia a zero la derivata del costo medio.questi casi anche una soluzione approssimata va bene.
Lezione XV 17/11/2021
Il meccanismo del moltiplicatore significa la possibilità di espandere il PIL sopratutto quando c’è disoccupazione involontaria, cioè quando il sistema economico non è vicino al livello massimo, ha ancora della capacità produttiva da sfruttare, ha ancora dei lavoratori che cercano lavoro e non lo trovano.
In questo caso il moltiplicatore è un meccanismo molto potente di avvicinamento al Pil potenziale.
Facciamo un esercizio.
Supponiamo che la funzione del consumo sia C=50+0,80Y (dove questa Y non è Yd, cioè il reddito disponibile, vuol dire che non c’è tassazione) e un investimento esogeno pari a 80 (vuol dire che le imprese investono 80 in macchinari, grandezza esogena).
- Determinare la reddito di equilibrio;
- Studiare come cambia il reddito di equilibrio se l’investimento aumenta del 10%;
- Studiare come cambia il reddito di equilibrio
se la propensione al consumo cala a 0,60. Come si impostano gli esercizi? (questo è uno schema classico, ma in generale il primo esercizio del compito è fatto così). Poniamo la condizione di equilibrio, cioè cominciamo con la domanda aggregata, in questo caso è solo consumo più investimento. quindi nella parte esogeno metteremo 50 + 80, dove 50 è il consumo esogeno e 80 e l'investimento esogeno. Quando faremo il modello con tutte quattro le voci di spesa, tutte le spese esogeno, quelle col cappello, li mettiamo insieme, sono dei numeri, quindi si possono sommare. AD=C+I=130+0,80YA questo punto imponiamo l'equilibrio macroeconomico, cioè vogliamo sapere qual è quel livello di Y è uguale alla spesa aggregata e lo scriveremo come: Y*=130+0,80Y* Mettiamo in evidenza Y*: 130 130Y*= = =6501 -0,80 0,20Il nostro reddito di equilibrio è uguale alla spesa esogeno per il moltiplicatore, questo concettofondamentale. A questo punto, se questa è la base, studiamo tutte le variazioni (questo è il momento in cui il professore si esercita infantasia, fa cambiare tutto il variabile quando il modello è completo).
Per esempio potremmo dire: che succede se l'investimento aumenta del 10%?
Vuol dire che quell'investimento da 130 passa 138. Era 80, il 10% di 80 e 8, 130 esogeno +8 esogeno da 138. Il moltiplicatore non è stato cambiato perché abbiamo modificato solo la parte esogena.
REGOLA GENERALE: Quando si modificano le componenti esogene, non cambia il moltiplicatore, ma cambia solo la componente esogeno, il numero che mettiamo.
Quindi 1ΔY*= •8=400,2 1Y*'138• =6900,2
Cosa vediamo immediatamente? Che l'aumento di reddito è molto più grande dell'aumento dell'investimento. L'investimento dell'azienda è aumentato di otto, il reddito aumentato di 40. Cioè 5 volte l'investimento.
perché 5 volte? È il moltiplicatore, 1/(0,2). Quindi tutte le volte che noi modifichiamo la spesa esogeno, dobbiamo a immaginarci un amento del moltiplicatore. Questo sembra troppo facile, aumenta una spesa esogeno e abbiamo un grande aumento di PIL. Alla fine scopriremo che questo numero moltiplicatore è maggiore di uno, ma non di moltissimo, però ci arriveremo la prossima settimana. Per ora ci basta capire il concetto: il moltiplicatore attiva la dinamica del consumo endogeno, attiva domanda aggiuntiva rispetto la spesa iniziale. A questo punto, proviamo a vedere cosa succede se cambiamo la propensione al consumo. Qui cambia il moltiplicatore, perché invece di essere 1-0,2, diventa 1-0,4 perché 60% è la propensione al consumo più bassa. E a parità di spesa esogeno, 130, la spesa per il reddito totale non è +650, ma a 325, cioè la metà. 17/11/2021 Cosa è successo? Le imprese hanno continuato a investire
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Per 80, i consumatori a spendere per 50 come spesa esogeno, ma il moltiplicatore si è dimezzato. Da 5 a 2,5. Cosa è successo? Si è attenuato, mitigato, l'effetto espansivo del consumo. Cioè l'effetto per il quale ad ogni aumento di spesa, si attivano i flussi aggiuntivi di consumo sfruttando la capacità produttiva inutilizzata, quindi il fatto che si può generare nuova produzione per soddisfare domanda aggiuntiva, senza problemi di capacità produttiva o mancanza di lavoratori. Quindi l'effetto del moltiplicatore è ridotto.
Una domanda che ci potremmo porre è: quanto è grande il moltiplicatore? Questa domanda è rilevantissima. Tutti i governi stanno sulla sedia con questa domanda nel senso che si chiedono ma se faccio qualcosa, qual è l'effetto sull'economia? Quindi il meccanismo fondamentale che vogliamo studiare è basato su questo.
Politica fiscale e commercio estero
terzo soggetto, le famiglie e le imprese l'avevamo già, il terzo soggetto e lo Stato. Lo Stato è responsabile della politica fiscale. Fiscale vuol dire tre cose: - la spesa pubblica; - la tassazione; - i trasferimenti. Naturalmente questo oggetto era meno presente nel sistema economico quando l'economia è nata, oggi è una presenza decisiva. Il linea di massima lo Stato, rispetto al Pil, pesa qualcosa, che a seconda dei vari paesi, va dal 30 al 50%, quindi è molto grande e ora vedremo perché. Che cosa fa lo stato? Muove queste decisioni e qual è l'obiettivo dello Stato? L'obiettivo del governo è quello di essere più vicino possibile al prodotto potenziale, questo almeno è un obiettivo che i governi democratici si sono dati nel secolo scorso e sicuramente dopo la seconda guerra mondiale. Dopo il disastro.