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Lo Spazio economico europeo (SEE) e la riforma della politica agricola comune

Dopo Maastricht 7 paesi dell'EFTA (Austria, Finlandia, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svezia e Svizzera) firmarono a Porto un accordo per la creazione dello spazio economico europeo (SEE). Nel gennaio 1989 J. Delors propose una nuova forma di associazione più strutturata sul piano istituzionale, con organi comuni di decisione e gestione. I negoziati per la creazione di questo nuovo organismo si conclusero nel 1992 con la firma dell'accordo che istituì uno spazio economico integrato fondato su norme comuni e pari condizioni di concorrenza. Fu introdotta una cooperazione vasta in settori quali la politica sociale, la tutela dei consumatori, l'ambiente, le statistiche e il diritto societario. L'accordo di Porto comportava la creazione di un mercato di 380 milioni di consumatori. Cresceva l'esigenza per una più incisiva riforma della PAC, urgente.

L'accrescimento della produzione comunitaria provocò un aumento delle spese comunitarie per finanziare le esportazioni dei prodotti eccedenti. Il peso politico e finanziario della PAC era sempre più insopportabile e il ritardo nelle decisioni peggiorava il clima sociale nelle campagne facendo aumentare i sacrifici. Nel febbraio 1991 la Commissione propose la trasformazione della PAC, che introdusse delle novità. Fu prevista una diminuzione dei prezzi agricoli garantiti, con minore produzione e minore sfruttamento delle terre. Furono introdotte misure di accompagnamento, tra cui il prepensionamento. Le reazioni a tale riforma, specialmente in Francia, furono immediate. Gli agricoltori non accettavano la diminuzione di produzione economica, soprattutto in un periodo dove era forte la disoccupazione. E nella campagna per il referendum sulla ratifica del Trattato di Maastricht, il voto negativo della popolazione francese era scontato.

“no” danese e il Consiglio europeo di Lisbona

Il 2 giugno fu indetto il referendum in Danimarca. I Danesi furono indotti all’adesione solo per mantenere una stretta dipendenza economica con la Gran Bretagna, ma lo fecero a malincuore.

Ma improvvisamente il voto negativo danese mise in difficoltà lo stesso Governo nei confronti dei partner. Il colpo fu duro e nessuno lo nascose, ne Delors, ne Mitterand, ne Major. Fu necessario così rielaborare una strategia politica più complessa e risolvere il caso danese. Riprese vigore la discussione sul “principio di sussidiarietà”. Cominciò una lunga diatriba con risvolti politici evidenti. Per la maggioranza degli Stati membri la filosofia generale che presiedeva il concetto di sussidiarietà era incontestabile. La soluzione più appropriata poteva essere quella di conferire alla Corte di giustizia il compito di dirimere i conflitti in tema di sussidiarietà. Un’altra

La questione sollevata dal voto danese riguardava la cosiddetta "trasparenza", ovvero l'accessibilità dei cittadini alle decisioni prese a livello comunitario. Alla CEE mancava un rapporto diretto con i corpi intermedi della società; la CEE non riusciva ad assicurare una adeguata circolazione di idee e di conoscenza, indispensabile per la trasparenza.

Intanto il Primo Ministro danese Schluter dichiarò alla stampa che il momento adatto per una scelta per il suo paese sarebbe venuto dopo il voto francese e la ratifica da parte del Regno Unito. Ma J. Major affermò che i britannici avrebbero voluto prima vedere come la Danimarca avrebbe risolto il suo problema.

La crisi in Jugoslavia fu al centro dei lavori del vertice. Sebbene fosse chiaro che l'intervento militare diretto per portare ordine e pace era impossibile, la gente comune sperava nella positività dell'intervento dell'unità europea. E a Lisbona Delors fu confermato.

Presidente della Commissione per altri 2 anni.

Il referendum in Francia e la crisi monetaria di settembre

Il 20 settembre si sarebbe svolto in Francia il referendum per la ratifica del Trattato di Maastricht.

Il calo di popolarità di Mitterand si stava accentuando. Gli oppositori al Trattato di Maastricht si dichiaravano a favore di un'altra Europa, non quella della CEE, ma quella in cui la Francia sarebbe stata l'unica grande potenza. La vittoria del "no" avrebbe comportato la fine del Trattato di Maastricht con gravi conseguenze. Ma il risultato del referendum registrò la vittoria del "si" con il 51,01% dei voti. Lo choc del "no" danese a Maastricht alimentò del pessimismo tra gli operatori finanziari sulla capacità di dar vita alla UEM, anche per la caduta del dollaro. Agli inizi di settembre la Gran Bretagna accusò la Germania di essere responsabile della crisi per aver mantenuto troppo alti i tassi di

interesse del marco. La Germania, invece, riteneva che la sterlina era sopravvalutata e l'unica soluzione fosse la sua svalutazione. Il 12-13 settembre il Governo italiano decise la svalutazione della lira. Per la CEE la crisi monetaria fu motivo di sconcerto. Probabilmente la crisi poteva essere evitata con una maggiore flessibilità dello SME che invece mancò. Major, Presidente di turno del Consiglio, convocò una riunione per esaminare la crisi. All'inizio di ottobre al Consiglio europeo di Birmingham si decise di riaffermare la coesione dei 12 dinanzi all'opinione pubblica. Dovevano essere ricercate regole di comportamento ispirate al buon senso. Fu infine elaborata la "Dichiarazione di Birmingham", un atto che voleva essere un messaggio con cui la Comunità si sentiva più vicina ai suoi cittadini. Un mese dopo il "no" danese la Gran Bretagna guidò la CEE in un periodo assai turbolento. La maggior parte degli

Stati membri temeva che l'insistenza della Gran Bretagna di aprire i negoziati di adesione ad Austria, Finlandia, Svezia e Norvegia avesse come intento quello di preparare un riassetto istituzionale.

4. Il Consiglio europeo di Edimburgo

I temi del Consiglio europeo di Edimburgo comprendevano tutte le questioni che avevano avvelenato i rapporti tra gli Stati membri nel corso del 1992. I Capi di stato e di Governoraggiunsero un compromesso con la Danimarca, accogliendo tutte le sue richieste, salvo quella sulla durata dell'accordo; fu anche previsto che l'opting out danese fosse riesaminato. Era sottinteso che nel caso in cui il risultato del prossimo referendum danese fosse stato ancora negativo, la Danimarca sarebbe uscita dalla CEE. Il Consiglio europeo approvò un testo in cui gli orientamenti previsti erano di carattere operativo: la scelta dei mezzi doveva essere fatta in funzione del raggiungimento degli obiettivi. I criteri generali usati per definire le

modalità di applicazione del principio di sussidiarietà apparivano abbastanza imprecisi. In tema di trasparenza, i Capi di Stato e di Governo definirono nuove forme per l'introduzione di sedute pubbliche del Consiglio in occasione di discussioni di politica generale. Fu deciso inoltre un rafforzamento dell'informazione al pubblico sull'attività del Consiglio. La CEE prometteva di essere più chiara e vicina ai cittadini. L'aumento del Pil all'1,27% avrebbe garantito una base finanziaria solida per uno sviluppo della costruzione europea. Sarebbero aumentati del 72% gli stanziamenti per gli aiuti alle regioni in ritardo. Il Consiglio europeo decise la nuova ripartizione dei 567 membri del Parlamento europeo in seguito alla riunificazione tedesca. A Bruxelles rimanevano la Commissione, il Consiglio e le sedute straordinarie del Parlamento europeo. A Strasburgo si sarebbero svolte le 12 sessioni annuali del Parlamento europeo. Lussemburgoavrebbe ospitato le istituzioni finanziarie, la Corte di giustizia e il segretariato del Parlamento. Major era soddisfatto perché la presidenza britannica terminava con risultati positivi. 5. L'entrata in vigore del mercato interno e il nuovo referendum danese La liberalizzazione aveva coinvolto i settori chiave dell'economia, tanto è che il 25% dei prodotti industriali non trovava più ostacoli alla libera circolazione all'interno della CE. Importanti successi si registrarono in ambito fiscale. Mancava solo l'eliminazione dei controlli di polizia alle persone. Non vi furono feste alle frontiere per la caduta delle barriere fisiche. In quel momento l'Europa si confrontava con la sua impotenza e con le cupe previsioni sulla durata della già pesante crisi economica. In Francia cresceva l'impopolarità di Mitterand. La riforma della PAC ritornava al centro del dibattito interno francese; alla fine trovava soluzione la lunga

Contesa sulla conformità della PAC alle regole del GATT. A ciò si opposero i francesi, tanto è che lo stesso Governo dichiarò di respingere l'accordo. Il Governo Balladur, nato fra il 17 e il 24 marzo, confermò l'ostilità all'accordo agricolo, bloccando ogni progresso verso una conclusione del negoziato GATT e approfondendo la crisi dei rapporti economici euro-americani. Dopo poche settimane dall'inizio del semestre danese, il Governo Schluter fu sostituito in seguito ad una crisi politica da Rasmussen. Egli si mosse subito con vigore in occasione dell'avvio dei negoziati per l'adesione di Austria, Finlandia e Svezia, dimostrando all'opinione pubblica che intendeva giocare appieno il ruolo che gli aspettava. Il risultato del secondo referendum danese del 18.05.1993 fu accolto con sollievo in tutte le capitali europee. Con un piano a medio termine, la Commissione puntava a riattivare la solidarietà comunitaria.

Si riaffermava la necessità di progredire verso l'UEM, un'intensa collaborazione economica mondiale, cooperazione in materia di ricerca e sviluppo tra stati membri CE, creazione di infrastrutture, trasporti e telecomunicazioni per accrescere l'economia europea, sviluppo della società dell'informazione, miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione. Il Consiglio europeo di Copenaghen accolse positivamente queste indicazioni. 6. La crisi monetaria dell'agosto 1993 e le vicende conclusive dell'Uruguay Round A metà del 1993 la recessione sembrò compromettere le prospettive dell'economia comunitaria. Il crollo della produzione tedesca era dovuto al peso eccessivo della ricostruzione dei nuovi Länder causando un aumento della pressione inflazionistica. La Bundesbank non ridusse i tassi di interesse. Il franco, insieme al marco, era una moneta chiave dello SME. La speculazione si diresse contro il franco e si sospettò un.
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Publisher
A.A. 2019-2020
34 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher atanasia- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei paesi islamici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Ghia Lucio.