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CHRONIC CARE MODEL
E’ un modello assistenziale che non porta il paziente verso l’ospedale, ma il sistema salute
verso il cittadino attraverso la ramificazione dei servizi sul territorio, l’impiego di strutture di
prossimità, l’erogazione di prestazioni da parte dei distretti sanitari, la presenza di
professionisti in team sul territorio. L’approccio è PROATTIVO, ovvero orientato alla sanità di
iniziativa e non più alla sanità d’attesa.
Elementi fondanti:
• Risorse e politiche della comunità
• Organizzazione dell’assistenza sanitaria
• Promozione del Self-Management
• Organizzazione dei sistemi di erogazione
• Sostegno decisionale per gli operatori
• Finalizzazione del Sistema Informativo
Risultati attesi:
• Miglioramento della pratica sanitaria
• Riduzione/razionalizzazione dei costi
• Miglioramento degli esiti di salute dei pazienti cronici
TEORIA DEL SELF-MANAGEMENT
Il self-management è la capacità intrinsecamente controllata di un individuo attivo,
responsabile, informato e autonomo di convivere con le conseguenze sanitarie, di ruolo ed
emotive della/e sua/e condizione/i cronica/che in partnership con la sua rete sociale e il/i
professionista/i sanitario/i.
Attributi:
1. La persona deve prendere parte attivamente al processo assistenziale (engagement)
2. La persona deve assumersi responsabilità nel processo assistenziale
3. La persona ha un modo positivo di affrontare le avversità (processo di adattamento alla
malattia, senso di controllo)
4. La persona deve essere informata sulla condizione, la malattia e il trattamento
(conoscenze)
5. Il self-management è definito individualmente e implica l'espressione di bisogni, valori e
priorità (percezione, personalizzazione, motivazione)
6. Il self-management implica la disponibilità a garantire una partnership reciproca con i
professionisti sanitari (i professionisti sono esperti della malattia, la persona è esperta della
propria vita; equità di posizione nella relazione)
7. Il self-management implica apertura al sostegno sociale (famiglia, pari, amici, volontari…)
8. Il self-management è un compito che dura tutta la vita
9. Il self-management presuppone abilità personali (problem solving, decision making, uso
delle risorse, partnership con i sanitari, definizione degli obiettivi, azione e valutazione del
raggiungimento degli obiettivi – pianificazione)
10. Il self-management comprende aspetti sanitari (tra i quali auto-monitoraggio, gestione
dei sintomi, uso di apparecchiature), di ruolo ed emotivi.
Antecedenti: (ho bisogno di tre elementi perché si verifichi il self management)
• Auto efficacia (self-efficacy)
• Health literacy
• Stato di salute percepito, supporto sociale, convinzioni sulla salute, motivazione e coping
Conseguenti: (ciò che si produce quando si realizza il self management)
• Miglioramento dei risultati di salute (anche come condizione percepita)
• Riduzione della mortalità
• Miglioramento delle capacità funzionali
• Miglioramento della qualità della vita
• Riduzione dei costi sanitari
• Miglioramento dell'esperienza personale
• Migliore partecipazione sociale
• Miglioramento dei risultati funzionali
• Miglioramento dei comportamenti sanitari
• Miglioramento dell'autoefficacia
• Aderenza al trattamento
• Riduzione nell’uso delle risorse sanitarie
Contesto: fattori di rischio e protettivi – fattori specifici che minacciano o proteggono
l'impegno di individui e famiglie nel self-management.
• Condizione specifica
• Ambiente fisico e sociale
• Fattori individuali e familiari
Processo: processi di self-management e loro potenziamento – basati sull'interazione
dinamica tra:
• Conoscenze e credenze specifiche della condizione
• Acquisizione e uso di capacità e abilità di autoregolazione
• Facilitazione sociale e negoziazione
Risultati: include esiti prossimali che portano al raggiungimento di risultati distali.
• Risultati prossimali o a breve termine
• Risultati distali o a lungo termine (sul territorio può significare anche settimane, mesi)
Diagnosi Infermieristiche:
00276 Autogestione della salute inefficace
00294 Autogestione della salute inefficace della famiglia
00293 Disponibilità a migliorare l’autogestione della salute
Nei primi due casi noi infermieri col nostro accertamento verifichiamo la presenza del
bisogno, nell’altro caso la volontà di migliorare parte dalla persona.
Risultati e indicatori:
La persona attuerà comportamenti di self-management (es. condizione specifica)
[prossimale]
• partecipazione attiva al processo assistenziale (engagement)
• modalità positiva di affrontare le avversità
• espressione dei propri bisogni, valori e priorità
• ricerca del sostegno sociale (famiglia, pari, amici, volontari…)
Questi 4 indicatori sono sempre presenti nel self management, poi vanno aggiunti quelli per
la patologia specifica.
La persona migliorerà il proprio stato di salute [distale]
• Miglioramento dei segni e sintomi
• Miglioramento delle capacità funzionali residue
• Miglioramento dell'esperienza personale
• Miglioramento dei risultati funzionali
• Miglioramento dei comportamenti sanitari
• Miglioramento dell'autoefficacia
La persona migliorerà la propria qualità di vita [distale]
• Miglioramento della qualità di vita percepita
• Migliore partecipazione sociale
• Riduzione nell’uso delle risorse sanitarie
• Riduzione della mortalità
Interventi (dove agisce l’infermiere? Su tutti i fattori di contesto e processo)
IPERTENSIONE ARTERIOSA
Forza esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie, la sistolica, riguarda il momento della
contrazione dei ventricoli, mentre la diastolica il rilassamento, la differenziale è la differenza
tra la prima e la seconda. Quando parliamo di ipertensione? Quando siamo sopra il valore
140/90.
La fascia d’età in cui vengono diagnosticati solitamente i casi è tra i 45 e i 74 anni, ogni anno
ce ne sono 400 mila di nuovi e meno della metà è trattato con efficacia. A condizionare
questo fattore vi è il sesso, con gli uomini più predisposti e l’età, poiché nel giovane i vasi
sono ancora elastici (basse resistenze vascolari periferiche) e per questo può esserci a volte
solo diastolica elevata inizialmente sotto i 55 anni, per poi vedere un ribaltarsi della
situazione.
Oltre che dalle resistenze periferiche la PA dipende anche dal volume ematico e dalla gittata
cardiaca (frequenza cardiaca e gittata sistolica). A modificare il tutto vi è anche il sistema
nervoso autonomo, il sistema renina-angiotensina-aldosterone, e il calibro vascolare
(muscolatura).
I fattori di rischio intrinseci sono il sesso, l’età, la predispozione familiare, ma noi possiamo
agire sui fattori intermedi, come il consumo di sodio, sovrappeso e obesità, stile di vita
sedentario, cosumo di alcol e fumo, insulino-resistenza, ipokalemia e ipocalcemia (per la
contrattilità miocardioca), lo stress.
Molti ipertesi di tipo primario si trovano in tale condizione per predisposizione familiare,
interazione tra fattori ambientali e genetici, presenza di fattori ipertensinogeni, mentre circa il
5-20% hanno cause specifiche come malattie renali, coartazione aortica, malattie endocrine,
farmaci.
Le complicanze possono riguardare tutti gli organi, in quanto tutti gli organi sono
vascolarizzati, le peggiori possono riguardare il cuore.
PIANIFICAZIONE
Accertamento:
• Presenza di segni e sintomi di ipertensione arteriosa
• Andamento dei valori di pressione arteriosa rilevati
• Anamnesi per identificare possibili cause
• Presenza di fattori ipertensinogeni
• Presenza di sintomi organici
• Eventuali trattamenti in corso e pregressi
I sintomi di ipertensione sono spesso aspecifici e quindi può non essere facile individuare la
diagnosi.
Identificare eventuali segni e sintomi di complicanze da ipertensione (verificare cause
organiche):
• Elettrocardiogramma
• Ecocardiogramma
• Eco-color doppler
• Esami ematochimici
Obiettivi:
1) Portare a valori target la PA diastolica e sistolica (valore ideale per il paziente nello
specifico per lui, da un paziente con scompenso non possiamo aspettarci mai una pressione
di 120/60)
2) Ridurre il rischio cardiovascolare (per evitare altre patologie vascolari)
Self-care: (interventi educativi dell’infermiere)
• Dieta iposodica
• Perdita di peso
• Dieta mediterranea o DASH (acronimo che significa dieta senza ipertensione)
• Esercizio fisico
• Ridurre l’assunzione di alcol
• Adottare più stili di vita sani
• Automonitoraggio
• Supportare il self-management
Terapia farmacologica
Se dopo essere intervenuti su questi fattori non migliora la situazione andiamo a ragionare
sulla farmacologia, solitamente vengono prescritti diuretici, ACE inibitori, calcioantagonisti
o/e betabloccanti. SCOMPENSO CARDIACO
Non ci si riferisce più a scompenso destro o sinistro, perché la pompa è unica, ci si riferisce
spesso più in particolare al ventricolo sinistro e si considerano i segni clinici nel fornire
una definizione.
Lo scompenso cardiaco è la sindrome clinica nella quale i pazienti presentano sintomi tipici
come dispnea da sforzo e/o a riposo e astenia, segni di ritenzioni di liquidi come rantoli
polmonari ed edemi, e anomalie cardiache anatomiche o funzionali in grado di spiegare
questi segni e sintomi.
Non è corretto così dire che solo metà cuore è affetto da scompenso, ma ci concentriamo
sulla frazione di eiezione, indice riguardante il ventricolo sinistro e ovviamente influenzata
dal lavoro di tutte le camere cardiache.
Frazione di eiezione (FE) = Gittata sistolica : Volume telediastolico x 100
[Gittata sistolica = Volume telediastolico – Volume telesistolico]
(GS, quantità di sangue pompata dal ventricolo, VT, quantità di sangue che rimane nel
ventricolo dopo la sistole)
FE normale ► 67 % ±8
FE preservata ► >50 % (disfunzione diastolica)
FE lievemente ridotta ► 49-36 % (disfunzione diastolica e possibile sistolica lieve)
FE significativamente ridotta ► <40 % (disfunzione sistolica e possibile diastolica)
I casi critici sono spesso quelli in mezzo, tra 49 e 36, dato che inizialmente non è chiaro se
hanno una