Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
MALATTIA ONCOEMATOLOGICA
LA LEUCEMIA
La leucemia può essere acuta o cronica in base al livello di sopravvivenza che porta, la
seconda permette di sopravvivere per anni, mentre la prima per mesi o settimane. In
generale abbiamo le leucemie linfoidi, che riguardano la produzione di linfociti, e le
mieloidi, che invece coinvolgono il midollo ematopoietico. La differenziazione avviene in
base a quale progenitore nella formazione dei globuli bianchi viene coinvolto, la leucemia
promielocitica rappresenta la malattia acuta più aggressiva ma allo stesso tempo con
risposta al trattamento permette guarigione senza trapianto.
A livello di esame emocromocitometrico andiamo a guardare globuli bianchi elevati o
bassi (leucopenia), emoglobina bassa (anemia), piastrine basse (piastrinopenia). Questo
rappresenta il primo step per distinguere la condizione acuta da quella cronica. Vengono poi
analizzati esami come il citologico tramite biopsia osteomidollare, nella
quale il prelievo viene eseguito con ago aspirato a seguito di
somministrazione di lidocaina come anestetico locale. La puntura è a
livello della cresta iliaca posteriore superiore. In caso di febbre si effettua
anche rx del torace e in generale l’esame che mi permette di identificare bene la zona
colpita è la PET.
In attesa dei risultati che ci permettono di stabilire la terapia con cui agire, dobbiamo
scegliere un protocollo terapeutico per gestire complicanze, come la febbre, le batteriemie,
le polmoniti, sinusiti ecc…
Se si effettua chemioterapia si inserisce un accesso venoso centrale selezionato in base
alla tipologia di farmaco utilizzato, e prima di di iniziare il trattamento vengono eseguiti
ecocardiogramma, esami della funzionalità renale (creatininemia…), ed epatica tramite
ecografia addominale con mezzo di contrasto, infatti la tossicità del chemioterapico può
danneggiare fegato, reni e cuore.
Viene poi chiesto al paziente di effettuare una criopreservazione, nella donna vengono
raccolti gli ovuli, nell’uomo lo sperma, dando la possibilità di mantenere un patrimonio fertile,
infatti per evitare piastrinopenia e anemia data da gravidanza possibile si blocca il ciclo
mestruale.
Il primo ciclo chemioterapico è denominato induzione, ed è quello che porta il paziente a
rischi maggiori, infatti lo stato di leucopenia, piastrinopenia ecc… Lo si denomina in stato di
citopenia. La durata dello schema può prevedere somministrazioni giornaliere o a giorni
alterni, ma le tipologie sono numerose. Una volta terminato, i valori dell’emocromo iniziano a
calare, ancora di più se prima erano già bassi, valori critici sono emoglobina inferiore a 8 e
piastrine inferiori a 11000, in caso di neutropenia, i neutrofili possono scendere anche a 0.
Un farmaco che permette di alzare i globuli bianchi è il fattore di crescita, non utilizzabile
però in tutte le leucemie, dato che potrei enfatizzare la produzione anche di cellule malate.
Tra le complicanze da tenere a mente abbiamo il rischio di caduta e le emorragie, si
effettua infatti un’educazione per prevenire le cadute, si indica uno spazzolino a setole
morbide e un rasoio elettrico. Importante è l’igiene del cavo orale per lo sfaldamento della
mucosa, si consiglia anche colluttorio alla clorexidina.
Ci sono condizioni in cui i valori dell'emocromo faticano a rialzarsi, questo può avvenire per
la presenza di uno stato infettivo (polmonite, herpes, ascesso, infezioni genitali…), i pazienti
iniziano così delle profilassi antibiotiche ad ampio spettro, per difendersi dalle principali
infezioni batteriche, e una profilassi antivirale, oltre che antifungina, cercando di tutelare il
più possibile la persona. Le ripercussioni riguardano soprattutto alterazioni della flora
intestinale.
Una volta che il paziente risale con i valori, sebbene li avrà comunque inferiori alla norma,
viene dimesso e trattato a livello domiciliare e/o ambulatoriale, andando a valutare se il ciclo
chemioterapico utilizzato era quello adeguato, altrimenti viene cambiato. Si può poi, in base
allo schema e alle condizioni del paziente, ricoverare nuovamente per consolidare andando
a continuare con un secondo step il ciclo chemioterapico. Qui si determina se la persona ha
una risposta completa o parziale in base alla malattia residua, solitamente tra il secondo e il
terzo ciclo di consolidamento si individua se è da candidare per trapianto oppure si continua
la chemioterapia. Si può cercare poi un donatore per effettuare un trapianto allogenico o se
ne esegue uno autologo.
I pazienti con mieloma possono presentarsi a seguito di una frattura e possono avere
danno renale, infatti un esame fondamentale è la raccolta della diuresi delle 24 ore per
indagare la funzione dell’apparato. Una combinazione di terapia può riguardare
chemioterapico e anticorpo monoclonale.
Poiché questa è una patologia cronica si cerca di consolidare ancora di più la risposta data
dalla terapia con l’esecuzione di un trapianto autologo singolo o multiplo. Per definizione di
malattia cronica non verrà mai debellata completamente, ma si attua un ciclo di
mobilizzazione con somministrazione di farmaci per ripulire l’organismo andando a
raccogliere il proprio sangue nel quale si sono differenziate le cellule staminali sane, e si
posiziona un accesso centrale per permettere la reinfusione delle stesse. Alla raccolta non
devono ovviamente essere presenti infezioni (si fanno le emocolture) e il numero di cellule
inserite dipende da quante se ne sono riuscite a prelevare, è fondamentale idratare il
paziente e somministrare cortisone ad alte dosi per evitare eventuali reazioni, in quanto tra il
momento del prelievo e il congelamento delle cellule possono in parte cambiare
differenziandosi in minima parte. Dopo un secondo trapianto autologo la persona viene
dimessa e continuerà con cicli più leggeri di anticorpi monoclonali, questi sono detti di
mantenimento, andando a ridurre ancor più la malattia.
Tra i sanguinamenti che possiamo incontrare ci sono ematemesi, melena, gengivorragie,
epistassi, ecchimosi, sanguinamento mucoso, petecchie…
TRAPIANTO DI MIDOLLO OSSEO
Parliamo di chimerismo quando ci sono in un organismo cellule provenienti da più individui,
si monitora la presenza di cellule del donatore nel corpo del ricevente andando a delineare
se è completo o parziale. Questo è importante per capire la possibilità di rigetto.
C’è stato lo sviluppo del registro di donatori per avere a disposizione una persona sana e
compatibile, il tutto verificato tramite test.
La procedura va a sostituire il midollo danneggiato con cellule staminali per il ripristino del
sistema ematopoietico. Il prelievo può essere espiantato, cioè prelevato direttamente dalle
ossa tramite intervento chirurgico, oppure con cellule staminali raccolte dal sangue periferico
dopo un trattamento con fattori di crescita. Permette di trattare leucemie, linfomi, ma anche
altre patologie genetiche rare come la sclerosi multipla.
Prima del trapianto la persona ha una fase di condizionamento, che può includere
chemioterapia e/o radioterapia per distruggere il midollo osseo malato e preparare il corpo a
ricevere le nuove cellule staminali. Poi c’è aplasia, infatti le cellule del sangue non
funzionano più e questo non è reversibile prima del trapianto, poi vengono infuse a livello
venoso le cellule staminali.
Tra le complicanze abbiamo la GVHD, nella quale le cellule del donatore attaccano i tessuti
del ricevente andando a causare forte infiammazione. Può essere acuta nei primi 100 giorni,
o cronica dopo 100 giorni, la prima può dare ipertensione portale, ittero, aumento degli
enzimi epatici, diarrea, dolori addominali, nausea, la seconda può interessare anche la pelle
con ispessimento, difficoltà respiratorie e dolore.
Il trattamento per la GVHD può riguardare farmaci immunosoppressori per ridurre l’attività
delle cellule del donatore anche se la persona sarà immunocompromessa, corticosteroidi,
fototerapia.
Il trapianto può essere autologo con infusione tramite aferesi, dove il donatore corrisponde
col ricevente ed è spesso utilizzato con mieloma e linfoma, oppure allogenico se le cellule
provengono da donatore familiare o non familiare, a seguito di prelievo (anche semplice
prelievo di saliva). Il vantaggio di quest’ultimo è ottenere più cellule staminali sane e diverse.
La compatibilità può essere completa e si dice 10/10 match, o parziale 8/10-9/10 match,
che può essere utilizzato se non si trova un donatore con compatibilità completa. Il tutto si
determina con le proteine HLA (antigeni leucocitari umani) presenti sulla superficie delle
cellule, che aiutano il sistema immunitario a riconoscere gli agenti «self» (propri) da quelli
«non-self» (estranei).
Prima del trapianto si deve essere certi della condizione del paziente determinando il gruppo
di HLA, e facendo esami diagnostici come quelli del sangue e la ripetizione della biopsia
osteomidollare poiché il tutto avviene dopo lo scarso risultato della chemioterapia. Il
condizionamento include radioterapia e chemioterapia, per liberarci del midollo malato e far
attecchire le cellule nuove, la trasfusione avviene tramite via centrale a seguito di una
premedicazione con cortisone ad alta dose. Si inizia subito con terapie immunosoppressive
per prevenire GVHD e gestire il rischio di rigetto.
Nella fase post ricovero c’è un attento follow up a lungo termine, fino a 5 anni di distanza il
rischio è ancora alto, le complicanze possono riguardare la pelle, i muscoli scheletrici,
l’occhio… A seguito del trapianto la persona deve ripetere tutti i vaccini obbligatori poiché il
suo sistema immunitario viene resettato.
Mano a mano la terapia antivirale endovenosa e gli immunosoppressori vengono passati a
terapia orale e la persona viene educata in ogni aspetto per organizzarsi in relazione ai pasti
e alle proprie abitudini, infatti deve esserci un alto assorbimento che può essere garantito
assumendo la terapia a stomaco vuoto.
ICTUS (STROKE)
FISIOPATOLOGIA
Può essere chiamato indifferentemente ictus o stroke, parliamo di un’improvvisa comparsa
di manifestazioni cliniche riferibili a deficit delle funzioni cerebrali, globali o focali, di durata
superiore alle 24 ore o ad esito infausto attribuibile a vasculopatia cerebrale. L’ictus globale
riguarda situazioni a danno di tutto l’organo, tipicamente ictus ipossiemici a carico di
patologie cardiovascolari come lo scompenso cardiaco, mentre l’ictus focale non presenta
danno pre-encefalico ma intra encefalico in maniera localizzata. Ci può essere ictus
ischemico, la forma più diffusa, emorragico,