J
di guasto della macchina j in un generico ciclo, si assumano le seguenti ipotesi:
1. la probabilità di guasto per ciclo di ciascuna macchina è costante;
2. le macchine non operanti non si possono guastare.
La probabilità che la generica macchina j si guasti dopo (n-1) cicli di funzionamento, cioè
nel successivo ciclo n è data da:
Questa funzione di probabilità è nota come geometrica.
Sotto le ipotesi assunte, la probabilità di guasto della linea nel generico ciclo vale:
(29)
la produttività effettiva della linea vale quindi:
Se, di contro, il guasto della macchina comporta la perdita del pezzo, esso non continua la
lavorazione sulle macchine successive a quella in cui si è verificato il guasto, ma esce dal
sistema. In questo caso, se il guasto avviene sulla macchina j, la macchina (j+1) non
lavorerà al ciclo successivo a quello in cui si è verificato il guasto, quella (j+2) al ciclo
successivo ancora e così via sino alla K. Poiché la probabilità di guasto di una macchina che
non lavora è assunta pari a zero, ciò comporta una riduzione della probabilità di guasto per
ciclo della linea rispetto al caso precedente.
L’unica macchina che manterrà invariata la propria probabilità di guasto per ciclo sarà la
prima.
Se, ancora una volta, si considera il basso valore che normalmente assumono i
parametri ∝ , è accettabile trascurare questo effetto, soprattutto se il numero di macchine
j
non
è elevato. Quindi, possiamo ancora assumere che la probabilità di guasto della linea in un
ciclo sia data dalla relazione (29). Nel caso considerato, tuttavia, la produttività non è più
semplicemente l’inverso del tempo di ciclo effettivo, in quanto bisogna tenere conto dei pezzi
che, immessi nella linea, non escono dalla stessa in seguito al guasto di una macchina. La
frazione di pezzi non usciti è proprio pari a , per cui la produttività della linea in questo caso
è:
Presenza di buffer
Le stazioni possono fermarsi per guasto o perché non ricevono il pezzo dalla macchina
precedente o, ancora, perché non possono cedere il pezzo già lavorato alla macchina
seguente.
Per far fronte al problema, si inseriscono in linea dei buffer interoperazionali. L’introduzione
di un buffer fa sì che si abbiano due linee parziali, tra loro parzialmente disaccoppiate. Se la
prima linea si blocca, la seconda può continuare ad operare attingendo pezzi dal buffer. Se a
bloccarsi è la seconda linea, la prima può continuare a operare depositando i pezzi nel
buffer. Il grado di indipendenza tra le due linee dipende dalla capacità del buffer. È quindi
importante determinare il numero, la capacità e la posizione dei buffer da disporre nella
linea. Il problema si presenta ben presto impossibile da risolvere in modo ottimo al crescere
del numero di buffer.
L’unico approccio possibile è quello di ipotizzare una soluzione e valutarne l’efficienza
tramite simulazione, ovvero esistono dei software in cui il progettista simula una realtà
virtuale che è rappresentativa del comportamento del sistema
L’efficienza di una linea E può essere definita come il rapporto tra il tempo di ciclo senza
guasti e quello effettivo, tenendo conto del guasto.
In assenza di buffer, tale efficienza (over bound ) (E ) è :
0
Nel caso teorico di impiego di un buffer di capacità infinita posto tra ogni coppia di stazioni,
la produttività della linea dipende dalla stazione che presenta il maggior valore di
In tal caso, l’efficienza della linea (upper bound) ( E ) è quindi:
∞
Nel caso di buffer di capacità finita, che come detto è di difficile studio, l’efficienza E sarà
in ogni caso compresa tra le due situazioni estreme, cioè:
La conoscenza dei valori estremi fornisce indicazioni sulla convenienza all’introduzione dei
buffer. Infatti, se tale differenza è piccola, non conviene inserire buffer. La convenienza
all’inserimento di buffer di capacità sempre maggiore si ha all’aumentare della differenza tra
i
valori estremi dell’efficienza.
Sistemi di assemblaggio
Una prima distinzione può essere fatta tra assemblaggio manuale e assemblaggio
automatico, anche se non mancano situazioni intermedie che possiamo definire
semiautomatiche.
Un’altra distinzione riguarda l’assemblaggio mono-prodotto (dal sistema esce un unico
prodotto ) o multi-prodotto.
Sistemi di assemblaggio manuali mono-prodotto
Tali sistemi possono essere suddivisi in:
1. linee di assemblaggio;
2. stazione singola
3. isole di assemblaggio.
Linee di assemblaggio
Essa è costituita da più stazioni, a ciascuna delle quali è assegnato uno spazio lungo la
linea di flusso all’interno del quale uno o più operatori eseguono una o più operazioni
elementari.
Nelle linee di assemblaggio si applica il principio di intercambiabilità dei componenti tra i
prodotti e quello della suddivisione del lavoro che comporta la semplificazione dello stesso
per ciascun operatore, la standardizzazione delle operazioni e la specializzazione nella
mansione assegnata all’operatore, con curva di apprendimento velocemente crescente.
Attività complesse sono suddivise in operazioni elementari, definite come operazioni
indivisibili, ciascuna delle quali deve essere eseguita nella stessa stazione e non può essere
interrotta una volta iniziata.
Tutti i lavoratori devono lavorare pressoché lo stesso tempo, questo è il concetto di
bilanciamento
Noi ci occuperemo dei problemi connessi con una singola linea ma, a volte, l’assemblaggio
può essere svolto in modo più articolato.
Alcuni sistemi (Figura 22) presentano linee che realizzano macro-componenti e una
successiva linea nella quale avviene l’assemblaggio finale,(es. industria automobilistica).
Il trasferimento del prodotto in fase di assemblaggio è ottenuto tramite un sistema
generalmente meccanizzato anche se, in alcune linee manuali, la movimentazione da una
stazione all’altra è effettuata dagli stessi operatori. I sistemi di trasporto meccanizzati
possono essere distinti in tre categorie:
trasporto continuo (come per le automobili), trasporto sincrono e trasporto asincrono.
Linee a trasferimento sincrono / asincrone / trasporto continuo
Il vantaggio di tale sistema di trasferimento consiste nella costanza della produttività della
linea, in quanto ciascun operatore è costretto ad adattare il proprio ritmo di lavoro a quello
imposto dal tempo di ciclo. Tuttavia, il problema del non completamento di un pezzo entro il
tempo di ciclo fissato, dovuto alla variabilità dei tempi di esecuzione delle operazioni
elementari, insieme allo stress degli operatori derivante dal rispetto di un vincolo temporale
rigido per ogni prodotto, fa sì che tale sistema di trasporto sia poco utilizzato nelle linee di
assemblaggio manuali, mentre trova largo impiego nelle linee di assemblaggio automatiche.
Per i prodotti che non si è riusciti ad assemblare in linea, è necessario procedere
all’assemblaggio fuori linea con conseguenti costi aggiuntivi.
Si capisce, quindi, l’importanza delle linee asincrone dotate di buffer che disaccoppiano, sia
pure parzialmente, le stazioni.
Con il sistema di trasporto asincrono, l’unità abbandona la stazione quando le operazioni ad
essa assegnate sono state completate e il lavoratore attiva il sistema di trasporto.
Le unità lungo la linea si muovono indipendentemente e non più in maniera sincrona.
È necessaria, quindi, la presenza di buffer tra le stazioni, il che comporta un maggior costo,
in termini di spazio occupato e di maggiore WIP.
Il sistema continuo è costituito da un trasportatore che si muove a velocità costante, metodo
molto impiegato nelle linee di assemblaggio manuale. Una soluzione per ridurre la
probabilità di mancato completamento è quella di consentire all’operatore di “invadere” lo
spazio riservato alla stazione precedente, prelevando il prodotto in anticipo, se già
completato dall’operatore precedente, o utilizzare parte della lunghezza assegnata alla
stazione successiva, consegnando però il prodotto in ritardo all’operatore successivo.
Stazione singola e isola di montaggio
La parallelizzazione può essere spinta sino alla costituzione di stazioni singole, nelle quali
si esegue l’intero ciclo di assemblaggio. Tale soluzione impiantistica è utilizzata per
l’assemblaggio di prodotti di grosse dimensioni e peso elevato, come ad esempio le
macchine utensili. Viene utilizzata altresì per prodotti, come i giocattoli, che sono costituiti da
pochi componenti e quindi non si giustifica l’assegnazione delle operazioni a più stazioni. La
configurazione a stazioni singole presenta notevole flessibilità sia riguardo alla capacità
produttiva, variabile in funzione della richiesta, sia riguardo a eventuali assenze di
personale.
La soluzione a stazione singola prende il nome di isola di montaggio se i lavoratori hanno
notevole indipendenza nella gestione del lavoro, potendosi scambiare i compiti nel tempo
(job rotation). Sono possibili diverse modalità di organizzazione del lavoro:
1. tutti gli operatori dell’isola lavorano sullo stesso prodotto in corso di assemblaggio,
che evidentemente deve essere di grosse dimensioni;
2. nella zona di lavoro dell’isola sono presenti più prodotti, su ciascuno dei quali
lavorano (eventualmente con alcune rotazioni) solo alcuni operatori;
Il montaggio a isola presenta i seguenti vantaggi:
Lavoro vario; facile gestione delle assenze; eliminazione del problema del bilanciamento;
produzione contemporanea di modelli diversi da parte di più isole.
Esso presenta, tuttavia, anche i seguenti svantaggi:
Complessità dei flussi di movimentazione dei componenti e dei prodotti assemblati alle e
dalle varie isole; necessità di replicare utensili e attrezzature nelle varie isole;
notevole occupazione di spazio dovuto all’accumulo di componenti da montare e di
prodotti montati in corrispondenza di ogni isola; difficoltà nell’addestramento del personale;
maggior costo di manodopera.
Linee di assemblaggio manuali multi-prodotto
Il problema si pone quando è necessario assemblare diverse tipologie di prodotto che
differiscono tra loro in modo più o meno significativo quanto a ciclo di assemblaggio, tempi
delle operazioni elementari che lo costituiscono e attrezzature necessarie.
Esistono tre possibili modalità di gestione del mix produttivo:
1. linee dedicate;
2. linee multi mode
3. line
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