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SINDROME INFIAMMATORIA SISTEMICA (SIRS)
In questo caso i DAMPS non solo locali ma girano all’interno del corpo dato che ci sono
danni importanti come traumi o grandi ustioni. Ci possono essere poi PAMS in circolo
oppure sepsi che riguarda il circolo di agenti microbici e la complicanza è lo shock settico,
il quale riguarda la
riduzione critica della
perfusione di tessuti che
può condurre ad uno stato
di insufficienza multiorgano
(esempi nell’immagine).
Le terapie non mirano a
ridurre l’infiammazione ma
i meccanismi innescati (per
es: ipercoagulabilità à
somministrare fattori
anticoagulanti).
LA RISOLUZIONE DELL'INFIAMMAZIONE
Permette restitutio ad integrum, è un processo attivo dato che genera segnali di
cessazione dell'infiammazione mediati dai macofagi M2. Viene ripristinata la permeabilità
vascolare (l’endotelio non è più attivato), è rimosso l’essudato (edema), vengono rimossi
detriti cellulari e disattivati i macrofagi.
A livello del tessuto stanno agendo contemporaneamente M1, che stanno finendo di gestire
l’infiammazione, ed M2, che aumentano (antagonismo). Dopo il picco di neutrofili i macrofagi
si occupano di fagocitarli tramite efferocitosi, pricipale stimolo di antiinfiammazione con
anche produzione di mediatori. Anche in questo caso
si producono sostanze
a partire dall’acido
arachidonico, mentre
tra i mediatori proteici
ci sono citochine
antinfiammatorie
(come IL10). Ci sono
farmaci per inibire i mediatori
infiammatori, come per es.
l’aspirina che inibisce le
ciclossigenasi, e mediatori
lipidici come gli omega 3 (EPA e
DHA).
Il segnale di DMPS più evidente
è la presenza di ATP
all’esterno.
Ci sono varie terapie che sfruttano questo meccanismo, come per
es. il metotrexato e l'agopuntura, dove la conversione di ATP in
adenosina spiega perché un piccolo danno può far passare il dolore
(terapie basate sul fatto che piccolo danno fa bene).
L'INFIAMMAZIONE CRONICA
Se non si ha una risoluzione
l’infiammazione diventa cronica, la
risoluzione che ne può uscire è
spesso cicatriziale e il tessuto di
riparazione è prodotto dal
macrofago M2a.
I linfociti sostengono l'attività degli M1
e viene distrutta buona parte del
tessuto circostante (anche sano), poi
se M2c non è sufficiente a contrastare
M1, si attiva M2a che contrasterà
l'azione distruttiva di M1 facendo delle
cicatrici: riparazione stromale di ciò che M1 ha distrutto, se permane M2c non si formerà la
cicatrice, ma una rigenerazione tissutale perché M2c contiene delle cellule staminali in grado
di differenziarsi e diventare funzionali. Si avrà la restitutio ad
integrum.
L’attivazione dei macrofagi può avvenire in maniera non immune
tramite endotossine, o immune tramite linfociti T a contatto con
l’antigene.
Ci sono 2 tipi di infiammazione cronica, quella interstiziale, con
mancata rimozione dello stimolo, e quella granulomatosa. In questo
caso il granuloma, è area di infiammazione cronica che può essere
da corpo estraneo o immunologico per antigeni. Un esempio di
infiammazione cronica causato inizialmente dall’inalazione di un
batterio è la tubercolosi primaria.
IMMUNITÀ ACQUISITA
L’immunità è sempre un processo attivo, attuiamo dei meccanismi perché non si generi la
risposta. Come antigene consideriamo qualsiasi cosa il sistema immunitario riesca a vedere,
in questo caso non solo sostanze estranee. Ci possono essere molecole non estranee al
nostro corpo, antigeni self, e esterne al nostro corpo, non self. Ciò è specifico per ogni
persona. L’immunità attiva è generata dall’ospite con l’attivazione della risposta, la passiva
è conferita passivamente, trasferendo nella persona elementi dell'immunità preformati in un
altro soggetto (es: sieri anti-veleno, gravidanza).
La memoria è esclusiva dell'immunità acquisita, aumenta il numero dei linfociti effettori
capaci di riconoscere l’antigene incontrato e l'intensità della risposta cresce ad ogni
riesposizione allo stesso antigene (risposta sempre più efficace e rapida), inoltre questo tipo
di immunità è caratterizzato da specificità per gli antigeni (nell’immunità innata i PRR
riconoscono macro categorie di sostanze, come abbiamo visto).
Nel midollo osseo si sviluppano le cellule immunitarie come i linfociti (emopoiesi), maturano
nel timo e raggiungono i linfonodi tramite il circolo linfatico. Negli organi linfoidi primari
(midollo osseo e timo) maturano le cellule, nei secondari avviene il riconoscimento con il
patogeno e sono i linfonodi, la milza e i linfoidi associati alla cute e alle mucose (MALT).
Il timo è un organo situato nel mediastino superiore e va incontro ad involuzione nell’adulto.
Nel corpo le cellule immunocompetenti si muovono continuamente attraverso via linfatica e
sangue per effettuare una ricerca costante di antigeni, pronti a generare una risposta. A
livello linfatico, la linfa entra nel capillare linfatico afferente raccogliendo le sostanze, nel
linfonodo trova zone con vari tipi di linfociti, se non trovano nulla per cui attivarsi (linfociti
naive) escono al capillare efferente per tornare in circolo. Se si attivano invece (linfociti
efferenti) avviene facendoli andare al tessuto interessato dove riconoscono il danno tramite
l’attivazione endoteliale.
Le cellule dendritiche sono presenti nei tessuti (si muovono solo nelle zone linfatiche, non
nel sangue) e hanno una forma ramificata ricca di PRR per captare DAMPS e PAMS.
Quando si attivano distruggono il segnale di danno e permettono al linfocita di riconoscere
questo segnale tramite l’APC. Anche i macrofagi e le dendritiche possono essere APC.
Le APC innescano la risposta specifica. Il linfocita T vede gli "estranei" solo se presentati
dalle APC o da cellule dendritiche, che collezionano quello che c’è nel tessuto, lo
endocitano, lo disintegrano e lo presentano su MHC: QUELLO CHE ERA INVISIBILE AI
LINFOCITI ORA DIVENTA VISIBILE.
Cellule dendritiche e T naive, ricircolano entrando nel linfonodo. Esso si gonfia quando
all’interno è avvenuto un riconoscimento e i linfociti iniziano a riprodursi in grandi quantità.
Il recettore dei
linfociti T e il TCR,
che presenta il sito
di legame
all'antigene
variabile (riconosce
solo peptidi) ed una
porzione costante
che si lega alla
membrana.
L’enorme varietà
recettoriale deriva
dalla
ricombinazione
casuale in base al
gene che codifica le regioni alfa e beta del TCR, diversificazione tramite inserzione e
delezione, appaiamento casuale delle catene leggere (parliamo di ricombinazione
somatica intragenica).
Come riesce l’organismo a produrre una risposta solo verso i fattori esterni? La
risposta specifica prevede che gli antigeni self siano tollerati, se non sono presenti malattie
autoimmuni, la tolleranza
è generata tramite la
maturazione dei
linfociti. Nel timo sono
eliminati i linfociti T che
riconoscono i self con
specificità alta, quindi
potrebbero legarli, e quelli
che non hanno un TCR
funzionante. Le cellule T
naive che lasciano il timo
sanno riconoscere il self
con affinità
bassa-intermedia, e sono CD4+ o T helper, e CD8+ o citotossici. Inoltre i linfociti
comprendono che l’antigene è non self se sono presenti segnali di danno.
Com'è possibile che nel timo siano presentati tutti i potenziali Ag self? Abbiamo la
tessuto specificità grazie alle cellule dendritiche e all'enzima AIRE, che attiva la trascrizione
di geni normalmente espressi in tessuti non timici, per cui in fase di maturazione avviene la
presentazione di tutti i possibili Ag self.
Il TCR per attivare la cellula deve avere segnali, cioè proteine (catene ε, δ, γ), e insieme alle
catene alfa e beta formano il complesso del CTR. Le cellule T sono caratterizzate dal
recettore TCR (prevalentemente α e β), si distinguono in due principali gruppi in base al
co-recettore associato a TCR, TCD4+, che riconosce pMHC di classe due, e TCD8+, che
invece riconosce pMHC di classe uno.
Il sistema MHC è codificato da geni polimorfici, cioè che
possono avere posizioni diverse nel DNA e quindi sono
caratteristici per ogni persona. Questo sistema viene
analizzato prima di effettuare i trapianti e le differenze
diminuiscono ovviamente tra persone imparentate.
L’MHC di classe uno (pMHC I) media il riconoscimento di
proteine del citosol ed è in tutte le cellule nucleate, mentre
la processazione di proteine di provenienza
extracellulare in pMHC II è specifico delle APC.
I CD8 possono uccidere direttamente le cellule infettate tramite emissioni di granuli o
attivando morte apoptotica, mentre i CD4 aiutano le cellule dell’immunità innata. Tramite la
memoria riescono a non farci ammalare due volte per la stessa malattia e permettono la
funzionalità dei vaccini.
LINFOCITI B
Quando si attiva e non è più naive diventa una plasmacellula e si riempie di anticorpi (detti
anche immunoglobuline). I recettori (BCR), cioè gli anticorpi, possiedono i due siti di legame
per gli antigeni. Ci sono catene a costituirli, possono essere leggere o pesanti, e queste
ultime possono essere di diverso tipo, andando ad identificare il tipo di anticorpo prodotto
(immunoglobuline IgA, IgD ecc…). Le catene leggere sono di due tipi e anche in questo
caso la ricombinazione può farne variare la specificità.
Mentre il TCR riconosce solo peptidi, il BCR riconosce qualsiasi elemento e può legare
ogni cosa complementare ad esso senza processazione.
I B nascono nel midollo, vanno nel torrente circolatorio e raggiungono i linfonodi,
analogamente agli altri linfociti. All’interno di essi i T naive sono nella zona paracorticale,
mentre i B naive sono nei follicoli.
Se nel linfonodo non viene riconosciuto nulla, la linfa passerà al linfonodo successivo,
mentre se il linfocita B naive riconosce qualcosa, si attacca all’antigene, in particolare ogni
linfocita è specifico per una parte di esso (esempio: se entra un virus nel linfonodo, è
riconosciuto da decine di linfociti B, tutti diversi gli uni dagli altri, ma capaci di riconoscere
parti diverse dello stesso virus) e attivandosi si differenzia in plasmacellula. Insieme alla
linfa, per contribuire all’attivazione, arrivano anche dei DAMPS e dei PAMS (segnali di
danno), riconosciuti tramite recettori. I polisaccaridi amplificano il segnale