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RISPOSTA INFIAMMATORIA
Per combattere l’infezione e il danno tissutale l’immunità innata utilizza anzitutto l’infiammazione, grazie
alla quale si ottiene l’accumulo di leucociti, proteine e fluidi di derivazione ematica nel tessuto infettato o
danneggiato. I leucociti e le proteine plasmatiche circolano normalmente nel sangue ma possono essere
reclutati nei tessuti infettati o danneggiati, dove contribuiscono all’eliminazione dei patogeni e alla
riparazione del danno tissutale. I polimorfonucleati neutrofili rappresentano senza dubbio il tipo
leucocitario più abbondante nei tessuti infiammati; tuttavia i monociti (che nel tessuto diventano
macrofagi) possono prevalere nelle fasi più tardive o in alcuni particolari tipi di reazione. Le principali
proteine che si accumulano nei siti infiammatori sono quelle del complemento, gli anticorpi e le proteine di
fase acuta.
L’afflusso di cellule e proteine nel sito infiammatorio dipende dai seguenti cambiamenti reversibili dei vasi
sanguigni:
1) dilatazione arteriolare e conseguente aumento del flusso sanguigno;
2) aumentata adesività dei leucociti circolanti all’endotelio delle venule;
3) aumentata permeabilità dei capillari e delle venule.
Questi cambiamenti sono provocati da citochine e da piccole molecole prodotte inizialmente da cellule
residenti (quali mastociti, macrofagi e cellule endoteliali) in risposta alla stimolazione da parte dei PAMP
o dei DAMP.
L’infiammazione acuta si sviluppa nell’arco di minuti oppure ore e persiste per alcuni giorni. Se
l’infezione non viene eradicata, oppure se il danno tissutale permane a lungo, l’infiammazione evolve in
infiammazione cronica, che consiste nel reclutamento e nell’attivazione di monociti e linfociti. I siti di
infiammazione cronica vanno spesso incontro a fenomeni di rimodellamento tissutale e presentano
angiogenesi e fibrosi.
PRINCIPALI CITOCHINE PROINFIAMMATORIE: TNF, IL-1 e IL-6
La prima risposta dell’immunità innata all’infeizone e al danno tissutale è la secrezione di citochine. Esse
hanno importanti proprietà:
- Sono prodotte principalmente dai macrofagi tissutali e da cellule dendritiche
- La maggioranza di queste citochine agisce su cellule vicino alla cellula produttrice
- Una citochina può innescare una cascata con produzione di altre citochine
- Svolgono diverse funzioni: induzione dell’infiammazione, inibizione della replicazione,
promozione delle risposte dei linfociti T e inibizione delle risposte immunitarie innate.
Tre sono le citochine proinfiammatorie più importanti: TNF, IL-1 e IL-6.
• FATTORE DI NECROSI TUMORALE (TNF)
È un mediatore della risposta immunitaria acuta a batteri e ad altri patogeni. Il TNF viene chiamato
anche TNF-alfa per distinguerlo dal TNF-beta detto anche linfotossina. È prodotto dai macrofagi,
cellule dendritiche e altri tipi cellulari. Nei macrofagi viene sintetizzato come proteina di
membrana di tipo II non glicosilata ed espresso come omotrimero in grado di legare un tipo di
recettore del TNF.
Esistono due distinti recettori per il TNF detti di tipo I e di tipo II. L’affinità del TNF per i suoi
recettori è insolitamente bassa per una citochina. Entrambi i recettori sono espressi sulla
superficie di quasi tutti i tipi cellulari e fanno parte di una grande famiglia di proteina, chiamata
superfamiglia dei recettori del TNF. Sono espressi sulla membrana citoplasmatica come trimeri e
l’interazione del ligando con alcuni membri della famiglia dei recettori del TNF determina
l’associazione della porzione citoplasmatica del recettore con proteine definite TRAF, che
inducono l’attivazione di fattori di trascrizione come NF-kB e AP-1. L’interazione del TNF con altri
recettori membri della famiglia può anche reclutare una proteina adattatrice che attiva le caspasi e
innesca l’apoptosi.
La produzione di TNF è stimolata da un grande numero di PAMP e DAMP.
• INTERLEUCHINA-1
Anche l’IL-1 è un mediatore della risposta infiammatoria acuta e condivide con il TNF molte
funzioni. La principale fonte cellulare di IL-1 sono i fagociti mononucleati attivati, ma a differenza
del TNF, IL-1 viene prodotta anche da molti altri tipi cellulari quali neutrofili, cellule epiteliali e
cellule endoteliali. Esistono due forme di IL-1, denominate IL-1alfa e IL-1beta, che legano gli stessi
recettori e condividono le stesse attività biologiche. La principale forma secreta e biologicamente
attiva è l’IL-1beta.
La produzione di IL-1 richiede normalmente due segnali distinti: il primo per attivare la
trascrizione genica della pro-IL-1beta (indotta dalla cascata di trasduzione del segnale dei recettori
TLR e NLR) e il secondo per attivare l’inflammasoma (effettuato da NLRP3) , il quale a sua volta
taglia proteoliticamente il precursore generando la forma matura.
IL-1 viene secreta da una via definita non classica, in quanto ne IL-1alfa ne IL-1beta contengono
una sequenza segnale idrofobica in grado di condurre il polipeptide nascente verso la membrana
del reticolo endoplasmatico.
IL-1 induce i suoi effetti biologici interagendo con un recettore di membrana detto recettore di
tipo I espresso da molti tipi cellulari, tra cui le cellule endoteliali, epiteliali e leucociti, contenente
un dominio immunoglobulinico extracellulare che lega l’IL-1 e un dominio nella regione
citoplasmatica detto TIR, responsabile della trasduzione del segnale.
• INTERLUCHINA-6
L’IL-6 è un’altra importante citochina nelle risposte infiammatorie acute con effetti sia locali sia
sistemici. Induce la sintesi di una varietà di altri mediatori infiammatori a livello epatico, stimola la
produzione di neutrofili del midollo osseo e promuove la differenziazione di linfociti T helper in
cellule che producono l’IL-17.
Viene sintetizzata da fagociti mononucleati, cellule dell’endotelio vascolare, fibroblasti e altre
cellule in risposta a PAMP, IL-1 e TNF.
L’IL-6 è un omodimero appartenente alla famiglia delle citochine di tipo I.
Il recettore per l’IL-6 consiste in una catena polipeptidica che lega la citochina in una subunità che
trasduce il segnale (gp130), la quale rappresenta anche il componente attivatorio dei recettori per
altre citochine. Il recettore dell’IL-6 innesca una cascata di trasduzione intracellulare che porta
all’attivazione del fattore trascrizionale STAT3.
• ALTRE CITOCHINE PRODOTTE IN CORSO DI RISPOSTA IMMUNITARIA INNATA
Oltre alle 3 già citate, le cellule dendritiche e i macrofagi attivati dai PAMP e dai DAMP
producono altre citochine che svolgono ruoli importanti nelle risposte immunitarie innate.
- IL-12 stimola la produzione di INF-gamma da parte delle cellule NK e dei linfociti T,
promuove la citotossicità dei linfociti CD8 e CD8+ delle cellule NK e la differenziazione
delle cellule TH1. È un eterodimero legate da porti disolfuro, composto da due subunità:
p35 e p40. La principale fonte di IL-12 è costituita dalle cellule dendritiche attivate e dai
macrofagi. Numerose cellule sembrano essere in grado di sintetizzare la subunità p35, ma i
macrofagi e le cellule dendritiche sono i principali tipi cellulari che producono la proteina
p40. IL-12 è prodotta in risposta al legame tra TLR e stimoli microbici quali LPS. INF-
gamma, prodotto dalle cellule NK e linfociti T, stimola la produzione di IL-12 contribuendo
ad un feedback positivo.
Il recettore per IL-12 è un eterodimero composto dalle subunità beta1 e beta2 e sono
entrambe necessarie per il legame ad alta affinità dell’IL-12 e per la trasduzione del
segnale.
- IL-18 attiva le funzioni delle cellule NK, analogamente a IL-12. La produzione di IL-18
dipende dall’inflammasoma. Il recettore di IL-18 trasduce il segnale attraverso un dominio
TIR.
- IL-15 svolge funzioni nella stimolazione, crescita e sopravvivenza delle cellule NK e dei
linfociti T. E’ strutturalmente omologa al fattore di crescita dei linfociti T. L’IL-15 promuove
la produzione di INF-gamma da parte delle cellule NK nei linfonodi.
RECLUTAMENTO DEI LEUCOCITI NEI FOCOLAI INFETTIVI
Durante l’infiammazione acuta un elevato numero di neutrofili e successivamente anche di monociti
abbandona il torrente ematico per accumularsi nei tessuti. TNF, IL-1 e IL-6 e le chemochine, prodotte nei
siti di infezione o di danno tissutale, hanno molteplici effetti sull’endotelio vascolare, sui leucociti e sul
midollo osseo.
Sia TNF che IL-1 inducono l’espressione di E-selectina e aumentano quella di ICAM-1 e VCAM-1, i ligandi
delle integrine leucocitarie espressi dall’endotelio delle venule postcapillari. Questi cambiamenti sono il
risultato dell’attivazione di fattori di trascrizione come NF-kB. Anche la P-selectina risulta aumentata grazie
all’azione dell’istamina e della trombina.
Il TNF e l’IL-1 stimolano anche diversi tipi cellulari a produrre chemochine quali CXCL1 e CCL2 che, legando i
rispettivi recettori su neutrofili e monociti, stimolano il movimento direzionale dei leucociti e aumentano
l’affinità delle integrine leucocitarie per i proprio ligandi.
Il risultato dell’aumentata espressione di selectine, integrine e chemochine è l’aumento dell’adesione di
neutrofili e monociti alle cellule endoteliali e la loro trasmigrazione attraverso la parete dei vasi.
Infine il TNF, l’IL-1 e l’IL-6 prodotti nei siti infiammatori possono entrare in circolo ed essere trasportati al
midollo osseo, dove incrementano la produzione di neutrofili a partire da progenitori midollari,
normalmente agendo in concreto con i fattori di stimolazione delle colonie.
INGESTIONE E UCCISIONE DEI MICROBI DA PARTE DELLE CELLULE FAGOCITICHE ATTIVATE
I neutrofili e i macrofagi reclutati nei siti di infezione inglobano i microbi all’interno di vescicole attraverso il
processo della fagocitosi e successivamente li eliminano.
La fagocitosi è un processo attivo che comporta consumo energetico e permette di inglobare grosse
particelle all’interno di vescicole. Le vescicole fagocitiche si fondono con i lisosomi, dove le particelle
ingerite vengono degradate: in questo modo i meccanismi di uccisione rimangono isolati dal resto della
cellula.
I neutrofili e i macrofagi esprimono recettori in grado di riconoscere in modo specifico i microbi e il legame
dei microbi a tali recettori rappresenta l’inizio del processo di fagocitosi. Alcuni di questi recettori sono
PRR, come le lectine di tipo C e i recettori scavenger. I PRR contribuiscono esclusivamente alla fagocitosi dei
microrganismi che esprimono particolari profili molecolari, come il mannosio.
I fagociti esprimono anche recettori ad alta affinità per alcune opsonine come gli anticorpi, le proteine del
complemento e le lectine plasmatiche. Gli anticorpi rappresentano una delle opsonine più efficienti.
I fago