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FUNZIONI:
L’articolo indeterminativo segnala che nominiamo una cosa ancora sconosciuta a chi ascolta
o legge: qualcosa, appunto, di indeterminato e che solo dopo la prima segnalazione
diventerà noto e dunque determinato.
L’articolo partitivo
L’articolo partitivo è rappresentato da del, dello, della, dei, degli, delle, che hanno il
significato di “una parte di, un po’, alcuni”. Serve dunque a indicare una parte di un insieme,
una quantità indeterminata. Es. Ho riscosso del denaro; Ho mangiato dei cioccolatini; Oggi
sono rimasta a casa per scrivere delle lettere importanti.
- Mancanza di articolo: Se il nome non è accompagnato da articolo, è come se fosse
preceduto da un indeterminativo o da un partitivo.
Categorie dei nomi in base al referente
Nomi comuni e nomi propri
- I nomi comuni indicano referenti in quanto appartenenti a una classe di elementi con
le stesse caratteristiche: libro, penna, lupo,
- I nomi propri indicano referenti in quanto unici, in assoluto o in un determinato ambito
(es. la famiglia), e soli ad essere indicati con quel nome: Franco, Maria,... Fido, Bob,
Nomi collettivi
Sono detti collettivi quei nomi che anche al singolare indicano un insieme, una raccolta di
elementi: gruppo, classe, serie
- Una distinzione importante è quella tra nomi di cose numerabili e nomi di cose non
numerabili.
I primi indicano tutte le «cose» che si possono numerare, ossia di cui possiamo indicare uno
o più esemplari: un libro, due libri, tre libri.
- Nomi come latte, vino, grano, caffè, ...,oppure piombo, oro, argento, ferro, ossigeno,
uranio, iodio, ..., indicano invece materie che in quanto tali non si possono numerare,
ma solo misurare in quantità. Per indicare determinate quantità di tali materie,
bisogna aggiungere un altro nome che fa da quantificatore, che indica un’unità di
misura
Non ha importanza nella morfologia, ma solo nella semantica, la distinzione tra nomi
concreti, che indicherebbero realtà materiali, e nomi astratti, che indiche-rebbero
«concetti» e non realtà materiali.
- I nomi vengono anche classificati in base al referente animato (nomi comuni di
persona, propri, di divinità, di animali) o inanimato(tutti gli altri nomi).
- Questa distinzione è importante dal punto di vista semantico per la combinazione
con i verbi e con gli aggettivi (il ragazzo corre, ma non il tavolo corre; il ragazzo
diligente ma non la sedia diligente).
Particolarità che riguardano il numero
Sono invariabili al plurale:
-molti nomi maschili in -a (esclusi ovviamente quelli di seconda classe: problema,
telegramma, poeta, papa, collega e qualche altro): il vaglia / i vaglia; il gorilla / i gorilla; ecc.;
- i nomi che terminano in vocale accentata e in -i: la città / le città; la virtù / le virtù; ecc.; la
crisi / le crisi;
- i nomi stranieri ormai entrati nell’uso comune: il bar / i bar; il film / i film; lo sport / gli sport; il
tram / i tram; lo sponsor / gli sponsor; ecc.;
- il nome euro.
-i nomi monosillabi: il re / i re; la gru / le gru;
- i nomi abbreviati: la radio / le radio; la moto / le moto; l’auto / le auto; - alcuni nomi in -ie: la
specie / le specie; la serie / le serie.
Nomi difettivi
Sono quei nomi che «difettano», cioè mancano del singolare o del plurale:
- mancano del singolare i nomi che indicano oggetti composti di più pezzi: le tenaglie, le
forbici, gli occhiali
-mancano del plurale i nomi di alcune festività religiose: la Pasqua, la Pentecoste
Particolarità che riguardano il numero
Nomi che hanno al plurale doppie forme o cambiano genere
Vari nomi maschili in -o hanno due forme di plurale: una regolare in -i (maschile) e una in -a
(femminile). Le due forme possono avere significato diverso.
Alcuni nomi maschili hanno conservato solo il plurale in -a: il dito / le dita; il centinaio / le
centinaia; il migliaio / le migliaia; il paio / le paia; l’uovo / le uova; ecc. Nella forma del
diminutivo questi nomi hanno il plurale in -i (i ditini, gli ovetti, i gridolini).
Particolarità
- Ala e arma fanno al plurale ali e armi, moglie fa mogli; uomo, dio, bue, oltre alla
desinenza modificano anche la radice: uomini, dei, buoi.
Nomi composti e conglomerati
Sono quei nomi che risultano dall’unione di due o più parole diverse. Essi formano il plurale
secondo regole diverse, e cioè:
-se sono formati da un nome seguito da un aggettivo, quasi sempre ambedue i componenti
diventano plurali: la cassaforte / le casseforti; la roccaforte / le roccheforti; il caposaldo / i
capisaldi; la terracotta / le terrecotte.
Se l’aggettivo precede, si possono avere soluzioni diverse: l’altoforno / gli altiforni; il
bassofondo / i bassifondi;
- se sono formati da due nomi che si considerano ormai fusi in uno solo, di solito diventa
plurale solo il secondo o lo diventano tutt’e due: il pescecane / i pescicani o i pescecani; il
pomodoro / i pomodori o i pomidori;
- nei nomi composti formati da due nomi che si considerano però ancora separati, diventa
plurale solo il primo: il divano letto / i divani letto; il cane lupo / i cani lupo; il buono benzina / i
buoni benzina;
- i nomi composti che nella prima parte hanno una forma verbale, restano invariati se il nome
interno è femminile: il posacenere / i posacenere; lo spazzaneve / gli spazzaneve; diventano
plurali se il nome interno è maschile: il portafoglio / i portafogli; lo spazzacamino j gli
spazzacamini;
- i conglomerati restano invariati: un non-ti-scordar-di-me / i non-ti-scordar-di-me; un tirami-
su / i tirami-su
Nomi in -ca e -ga, nomi in -co e -go
- I nomi che terminano in -ca e -ga hanno il plurale in -che e ghe (se femm.): l’amica /
le amiche; o in -chi e -ghi (se masch.): il patriarca / i patriarchi; dei nomi in -co e -go,
alcuni hanno il plurale in -chi e -ghi ) (bruco / bruchi; lago / laghi)
- alcuni lo hanno in -ci e-gi (medico / medici; psicologo / psicologi). Non essendo stata
individuata alcuna regola in proposito, è solo possibile, nel dubbio, ricorrere a un
buon dizionario che indica l’uso prevalente per ciascuna parola.
Nomi in -cia e -gia
- Nomi in -cia e -gia: conservano sempre la i quando questa è tònica, cioè se vi si
appoggia l’accento (farmacia / farmacie; magia /magie)
- quando sulla i non cade l’accento (i àtona) la pronuncia normale a voce non fa
sentire la i, ma nella grafia le cose stanno diversamente
- Una regola pratica da seguire è questa: la i non si scrive quando la sillaba finale è
preceduta da consonante (la caccia / le cacce; la provincia / le province); si conserva
negli altri casi fiducia / fiducie; camicia / camicie; valigia / valigie).
Particolarità che riguardano il genere
I nomi con desinenza in -a sono per lo più di genere femminile (la donna), ma vi sono anche
parecchi nomi maschili che terminano in -a (il problema, il telegramma, il poeta, ecc.). In
molti casi, infine, i nomi in - a possono essere tanto di genere maschile, quanto di genere
femminile, e perciò li possiamo distinguere solo per mezzo dell’articolo (il pianista, la
pianista).
- I nomi in -o sono, tranne qualche eccezione (la mano, o nomi abbreviati come la
moto, l’auto), di genere maschile.
Per tutte le altre terminazioni non esiste alcuna regola (il ponte, la torre, ecc.).
c’è tra il nome degli alberi, che è quasi sempre maschile (ciliegio, pero, arancio, ecc.), e
quello dei relativi frutti, che è quasi sempre femminile (ciliegia, pera, arancia, ecc.); ci sono,
tuttavia, delle eccezioni (quercia, la pianta; limone, la pianta e il frutto).
Sono sempre maschili i nomi di mari e laghi, proprio perché si sottintende «mare» e «lago»
(es. il Tirreno, l’Adriatico). Per altre categorie, invece, ogni ripartizione è sostanzialmente
inutile, perché ci sono moltissime eccezioni per ogni regola. Bisogna affidarsi alla
conoscenza dei singoli nomi (il Piemonte, il Lazio, la Lombardia,
Molti nomi che indicano persone o animali esprimono la differenza di genere con la diversa
desinenza e perciò sono chiamati mobili.
● Spesso il femminile si ottiene sostituendo la desinenza -a (figlio /figlia; padrone /
padrona). Altre volte si forma con il suffisso -essa(poeta / poetessa; studente /
studentessa) . Quando il maschile termina in - tore il femminile può uscire in -trice
(pittore / pittrice) o in -tora (pastore / pastora; impostore / impostora); alcune volte ha
ambedue le forme (traditore / traditrice e traditora, ecc.).
● In alcuni casi la formazione del femminile avviene con modificazioni più profonde: re /
regina; dio / dea; o addirittura aggiungendo il termine maschio e femmina (il castoro
femmina, la balena maschio, ecc.).
● Sono chiamati così i nomi in cui il maschile e il femminile hanno una radice
completamente differente: donna / uomo; fratello / sorella, ecc.
Nomi ambigeneri
Sono chiamati «ambigeneri» quei nomi che hanno un’unica forma per ambedue i generi.
Possiamo distinguere se sono usati al maschile o al fem-minile soltanto attraverso l’articolo
o l’aggettivo che li accompagnano. Appartengono a questa categoria:
- alcuni nomi in -e: il custode / la custode, che anche al plurale hanno un’unica forma: i
custodi / le custodi;
- tutti i nomi che terminano in -ista e in -ida (il pianista / la pianista; il suicida / la
suicida) e vari altri nomi in -a (il collega / la collega); al plurale, però, questi nomi
hanno regolarmente due forme distinte (i pianisti / le pianiste; i suicidi / le suicide; i
colleghi / le colleghe).
Linee di tendenza
- I nomi di cariche e professioni che originariamente sono stati usati solo al maschile,
perché quelle funzioni erano svolte tipicamente da uomini, hanno sviluppato
progressivamente la forma femminile con procedimenti vari. Sui tipi leone / leonessa,
e conte / contessa
- I nomi con suffisso in -ore si dividono nel gruppo con terminazione in - tore che
evolvono in -trice: il direttore / la direttrice; mentre gli altri tendono alla forma
femminile in -ora: il revisore / la revisora. Anche i nomi in -ere sviluppano la tendenza
al femminile in -a: sulla scia di cameriere /cameriera, si ha ragioniere / ragioniera,
carabiniere /carabiniera, ingegnere / ingegnera.
- Le forme al femminile risultano particolarmente appropriate quando è evidente nel
discorso il riferimento alla persona fisica, per omogeneità con gli altri elementi del
contesto frasale: risulterebbe oscuro un enunciato del tipo il notaio sarà assente per
licenza di maternità.
Il verbo
- motore della frase
Due gruppi di verbi:
1. Predicativi (più numeroso), esprimono un significato specifico
2. Copulativi, molto generico