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MASCHILE:
VOSTRU(M)>vostro
VOSTRI>vostri
FEMMINILE:
VOSTRA (M)>vostra
VOSTRAS>vostre
CAMBIAMENTO DELLA VOCALE TONICA:
lat. Class. VESTER>lat. Volg. VOSTER (acc. VOSTRUM)
Influsso di NOSTER (acc. NOSTRUM) documentata già nel lat. Arcaico delle commedie plautine
(IL)LORU(M)>loro
PER RIFLETTERE:
uso di suo e di proprio
regole di selezione:
SUO e PROPRIO si usano interscambiabilmente quando si riferiscono al SOGGETTO della frase (tranne nei casi
in cui si può generare confusione, v. oltre)
Uso esclusivo di suo
1. Quando non si riferisce al soggetto della frase (mio figlio è più giovane del suo)
2. In alcune espressioni idiomatiche (ne ha fatta una delle sue)
3. Quando ha assunto un valore sostantivale (vado a mangiare dai suoi)
4. Nella locuzione preposizionale con valore avverbiale, in modo naturale (è bello di suo)
5. Quando assume valore di possesso affettivo/sessuale (lei non è stata mai sua)
Uso preferibile di proprio:
1. Quando si possono generare fraintendimenti (Lucia è andata da Maria con la propria macchina)
2. Quando il soggetto è indefinito (ognuno dice la propria, invece è meglio ognuno dice la sua)
Pronomi e aggettivi dimostrativi (tripartizione)
Questo/-a/-i/-e
Codesto/-a,-i/-e
Quello/-a/-i/-e
Oggi la forma codesto è viva solo in Toscana (bipartizione)
Il secondo grado viene assorbito dal primo o dal terzo.
Questo<(EC)CU(M) ISTU(M)
Codesto<cote(ve)sto<(EC)CU(M) TI(BI) ISTU(M)
Quello<(EC)CU(M) ILLU(M)
Tendenza contemporanea:
1.sostituzione di ciò con questo/quello (perché mi dici ciò?->questo)
2.uscita dall’uso delle forme questi, quegli e quei (mi parlavano di Giacomo. Questi era un signore distinto..)
3.regresso del tipo costui/costei (questo/questa)
Resiste coloro (i quali) in forme scritte
Stesso/-a/-i/-e
Medesimo/-a/-i/-e
Stesso<(I)ST(UM) IPSU(M)
Medesimo<MET+IP(SIS)SIMU(M)
(‘proprio lo stessissimo’)
Pronome variabile quale/quali
Deriva dall’agg. interrogativo QUALIS al caso ACCUSATIVO
QUALEM>m.f. sing. Quale
QUALES>m.f. pl. Quali
Pronome invariabile che
Usato in casi retti ovvero in funzione soggetto o c oggetto deriva dall’agg. interrogativo e indefinito quid o
dal pronome relativo quem (acc. Di QUI)
Il declinato cui usato nei casi obliqui deriva invece da CUI, dat. Di QUI
ALIQU(EM) UNU(M)>AL(I)CUNU(M)>alcuno
CERTU(M)>certo
TALE(M)>tale
ALT(E)RU(M)>altro
OMNE(M)>onne>onni(+voc.=NJ>gn)>ogni
TOTU(M)>lat.tardo TOTTUS>totto>tutto (la u si deve forse all’influsso analogico dell’opposto NULLUM)
Curiosità:
qualche non esisteva in latino: è l’unione di quale (<QUALEM) e che (<QUEM o QUID)
qualcuno non esisteva in latino: è l’unione di qualche e uno (<UNUM)
tendenza contemporanea a usare i numeri cardinali al posto degli ordinali:
-titolo di sequel di film es. la sirenetta 2
-in nomi es.tg4
-decenni es. anni ‘60
Sistema lessicale di una lingua-> sistema aperto
Meccanismi arricchimento lessicale:
1-ENDOGENO (interno)
2-ESOGENO(esterno)
Molti forestierismi o dialettismi sono stati accolti nella nostra lingua (arricchimento dall’esterno)->ESOGENO
L’espansione lessicale più frequente è legata a meccanismi interni->ENDOGENO
Se alla parola già esistente viene aggiunto un elemento modificatore può creare una sfumatura di significato
o può creare una nuova parola.
Meccanismo endogeno->neoformazioni
Si formano:
1.meccanismo di conversione
2.di alterazione
3. di derivazione o composizione
1.CONVERSIONE
Il meccanismo di conversone si basa sul passaggio da una categoria grammaticale ad un’altra
In italiano questo meccanismo è poco usato, mentre in lingue meno flessive è il meccanismo principale
(cfr.inglese).
I casi più frequenti sono passaggio da nomi ad aggettivo es. arancio->color arancio
Da aggettivo a nome es. pieno->pieno di benzina
Da avverbio a interiezione (bene->bene!)
Restrizioni:
1.Nome->verbo: la forma verbale è sempre un infinito di prima coniugazione (voce->vociare; salto->saltare)
2.Verbo->nome (nominalizzazione) o aggettivo->nome (l’abbaiare del cane mi dà fastidio, il bianco è il mio
colore preferito)
La vera conversione avviene quando le parole sono pluralizzabili (piacere->il piacere/i, piaceri, sapere->il
sapere/i saperi)
Rientrano in questa categoria anche i participi presenti e passati (gli abbaglianti, l’abitato, biglietto di sola
andata)
2. Morfologia derivativa->studio dei meccanismi di alterazione e derivazione
L’alterazione è un tipo di modificazione che avviene mediante suffissazione e lascia alterato il significato di
fondo aggiungendo solo una sfumatura relativa a dimensione, valore affettivo ecc. (manina, manona,
manaccia, rimane la semantica di base e i suffissi alterati danno una sfumatura di valore).
A differenza della derivazione in cui la si applica la conversione, l’alterazione lascia inalterata la categoria
rispetto alla base.
Diminutivi e vezzeggiativi: ello etto ino otto uccio uzzo
Accrescitivi one, acchione
Peggiorativi accio, astro
Lessicalizzazione degli alterati
Molti alterati si sono lessicalizzati, riconosciuto cioè come semanticamente autonomi nel tempo:
finestrino da finestra
calzino da calza
panino da pane
rosone da rosa
parolaccia da parola
i falsi alterati
molte parole che terminano con dei suffissi nascono già come derivati, non passano attraverso la semantica
dell’alterazione
manette
gallinaccio
canino
fioretto
fiorino
3.derivazione
Parole di base=primitivo->veicola la semantica della parola
a questa si può aggiungere un prefisso (prefissazione) o un suffisso (suffissazione) o un prefisso e un suffisso
(parasintetici)
affisso= iperonimo utilizzato per indicare sia i prefissi sia i suffissi
affissazione = procedimento di unione degli affissi alle basi
prefisso = posto prima della base
suffisso = posto dopo la base
produttività di un affisso-> utilizzazione nelle neoformazioni (es. morbidoso)
derivazione
1. A ventaglio: lavorare (lavorante, lavorazione, lavoratore, lavorio)
2. A cumulo: permeare->permeabile-> impermeabile->impermeabilizzare->impermeabilizzazione
Il meccanismo di derivazione più produttivo in italiano è la suffissazione
Attraverso questo meccanismo si possono creare forme con categoria grammaticale diversa da quella
della forma di partenza:
Denominali: forme derivate da nomi
Deverbali: forme derivate da verbi
Deaggettivali: forme derivate da aggettivi
1.suffissi nominali:
Nomina agentis a due uscite:
-aio/-aia (lavandaia, macellaio)
-tore/-trice (trattore, lavatrice)
-one/ona (mangione)
-ino/-ina (imbianchino, postina)
A una sola uscita:
-ante (badante, insegnante)
-ista (farmacista, edonista)
Nomi di azioni e astratti:
-mento (cambiamento)
-zione (emozione)
-ismo (dinamismo)
Curiosità:
nel passaggio al derivato possono verificarsi alcune modificazioni fonetiche rispetto alla base:
1-cambiamento legato al fonema successivo amico->amicizia
2-aggettivi di relazione con forma latineggiante: Subiaco->sublacense, legno->ligneo, figlio->filiale; fino
ai casi di allotropia: oggi->odierno (<HODIE/HODIERNUS)
2.SUFFISSI VERBALI
-ellare erellare arellare (saltellare)
Icchiare acchiare (canticchiare)
Ificare (edificare)
Izzare (aizzare)
Eggiare (amoreggiare)
3.SUFFISSI AGGETTIVALI
A due uscite
Oso/a (danaroso)
Ico/a (pacifico)
A una sola uscita
Bile (lavabile)
Ale (sacrificale)
4.suffissi avverbiali
Mente (veramente)
Suffissazione a grado zero
Vi sono dei nomi tratti da verbi che non aggiungono un suffisso ma solo il morfema di numero e genere.
Questo tipo di formazione è frequente nel linguaggio burocratico e tecnico:
spaccare->spacco
strappare->strappo
conteggiare->conteggio
modificare->modifica
prefissazione
1. Il meccanismo di prefissazione non può terminare un cambiamento di categoria come avviene invece
per la suffissazione.
2. A differenza dei suffissi molti prefissi sono autonomi perché sono a loro volta preposizioni o avverbi.
Formazione parasintetiche
Quando a una base nominale o aggettivale vengono aggiunti simultaneamente un prefisso e un suffisso
si generano forme parasintetiche: sostantivi aggettivi e verbi. Categoria verbale la maggiormente
rappresentata.
In(>m)- bufalo – irsi
A(b) – bello- ire
In italiano i verbi parasintetici appartengono o alla prima o alla terza coniugazione
prefissi
A- cambiamento di stato (abbellire)
De-dis- valore negativo, sottrattivo (derattizzare)
In- entrare in una condizione (innamorarsi, imburrare)
S-: valore sottrattivo (smacchiare) o intensivo (slargare)
4.composizione
Base o confisso (greco o latino) + base o confisso (greco o latino) unione di 2 forme che solitamente
vengono univerbate.
Composizione indigena
I casi più frequenti sono quelli formati da BASE+BASE
1.basi solo nominali
Nome+nome es.cassapanca
Agg.+nome nobildonna
Nome+aggettivo cassaforte
Agg.+agg. Giallorosso 14/05/2019
Basi di cui 1 verbo
Verbo + nome lavastoviglie
Verbo + verbo bagnasciuga
Verbo + avverbio buttafuori
Avverbio + verbo malmenare
Basi miste
Avverbio + aggettivo sempreverde
Preposizione + nome dopoguerra
La maggior parte di queste informazioni sono sostantivi
Neoformazione nasce in base di principi strutturali di creazione delle parole
Composizione esogena (in tutto o in parte): composizione neoclassica
1.Confisso + confisso cardiopatia
2.Base + confisso televisione
3.Confisso + base anglofilo
Le lingue a cui si attinge sono le lingue classiche: latino e greco
Confisso = elemento latino o greco
Non hanno autonomia ovvero non possono costituire da soli una parola autonoma (poche eccezioni
come terapia, grafia): in greco e in latino avevano autonomia lessicale (emos, filos)
Sequenza determinante+ determinato = biblioteca (teca di libri)
Nei composti base + base invece si ha il tipo opposto determinato + determinante = apribottiglie,
cavatappi
Il tipo di composizione neoclassica più frequente è quello confisso + base: tali composti si comportano
dunque come dei prefissati (cioè non sono soggetti a cambio di categoria)
La composizione neoclassica è molto produttiva: è nata per l’implementazione lessicale in ambito medico
e scientifico (latino e greco serbatoi inesauribili) ma poi è stata utilizzata anche per le neoinformazioni
del lessico comune.<