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PTRC, PTCP, PRC.

▪ Politiche per la biodiversità attraverso la L. 394/1991 che istituisce i Parchi Nazionali. Inoltre, le

Regioni possono istituire i Parchi Regionali, SIC e ZPS.

▪ Politiche agricole. L’agricoltura è materia di competenza comunitaria e dunque c’è la PAC (Politica

Agricola Comunitaria), che decide le sorti del settore agricolo dei Paesi Membri. Prevede che le

Regioni producano un Piano Regionale di Sviluppo Rurale (PSR), nel quale sono indicate le quantità di

terreno destinate alle diverse colture/rimboschimento, i limiti all’irrigazione, ecc. Dunque, la

pianificazione agricola riguarda anche il paesaggio.

2.5 Piano Paesaggistico della Regione Veneto

La L.R. 11/2004 conferma il PTRC con valenza paesaggistica, nonostante la Legge Galasso limitasse la

possibilità di redigere un solo piano (al posto di 2). Proprio la decisione di voler produrre un unico

documento per PTRC e Piano Paesaggistico ha allungato i tempi del PTRC 2020. Nel nuovo Piano,

comunque, c’è un documento a parte che riguarda il Paesaggio.

Il Piano Paesaggistico divide la superficie della Regione in unità di paesaggio, ossia in aree che hanno la

stessa caratteristica paesaggistica: omogeneità del paesaggio e dell’ambiente (ambiti paesaggistici). Queste

aree non corrispondono a confini comunali o provinciali.

In Veneto ci sono ambiti di paesaggio agro-metropolitano, ossia aree in cui non c’è continuità dell’edificato:

campagne tradizionali con insediamenti e piante autoctone (es. graticolato romano nelle campagne di PD,

le ville del Palladio del XV/XVI sec.). Questi territori assumono dunque un valore storico e culturale, oltre

che paesaggistico.

Il Piano introduce nuovi elementi che sono soggetti a vincolo paesaggistico: Siti patrimonio Unesco, Ville del

Palladio, Ville venete, Parchi e giardini di rilevanza paesaggistica, Forti e manufatti difensivi, Archeologia

industriale, Architettura del Novecento.

3) Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) *

3.1 Introduzione

Il PTCP è l’attuazione delle disposizioni regionali e contiene le norme che i Comuni devono rispettare; si

cominciano così a vedere i territori sottoposti alle diverse prescrizioni.

Importanti per comprendere al meglio questo livello di coordinamento della pianificazione territoriale sono

le leggi 142/1990 e 56/2014 (Legge Delrio).

A seguito della L. 142/1990, le Regioni si sentono limitate nei propri poteri di controllo del territorio e per

questo motivo sono stati necessari 14 anni per arrivare all’attuazione della legge con la L.R. 11/2004, che

prevede il PTCP come livello di pianificazione territoriale. Il primo PTCP approvato è stato quello della

Provincia di Padova (2009); l’ultimo è stato quello di Verona (2015).

Con la L. 56/2014, le Province sono state eliminate insieme ai PTCP, si introducono le città metropolitane, a

cui le Regioni dovrebbero attribuire i poteri che prima erano delle Province. A differenza delle città

europee, le città italiane non ricevono direttamente i fondi ma li ricevono come trasferimento dallo Stato,

in relazione alle rispettive materie di competenza (es. quale ente riscuote quali tasse). Le Regioni ritengono

che le città metropolitane non possano rientrare in questa strategia e che sono solo le Regioni che hanno i

poteri che l’UE richiede: perciò le Regioni non hanno ancora dato poteri alle città metropolitane e non

hanno ancora eliminato le Province.

Le Province hanno sempre assunto anche altri ruoli fondamentali:

▪ Risolvono le asimmetrie istituzionali che si creano tra Comuni e Regione (mediatore);

▪ Sono una figura di riferimento per i Comuni, che vengono aiutati nella redazione dei PRC;

▪ Costruiscono il quadro conoscitivo, mettendolo a disposizione dei Comuni;

▪ Conoscono meglio il territorio che governano, rispetto alla Regione.

3.2 PTCP Padova

Il PTCP della Provincia di Padova è stato il primo realizzato in Veneto, approvato nel 2009.

▪ Vincoli e pianificazione. Il PTCP contiene tutte le prescrizioni che limitano gli usi del suolo e riportata i

confini dei territori in cui vigono le diverse norme (es: rischio idrogeologico, macchie gialle sulla

tavola). Le Province devono cercare tutte le prescrizioni che interessano il territorio, comprese anche

le norme settoriali specifiche e non solo quelle urbanistiche. Nel PTCP c’è infatti il passaggio dalla

strategia all’impatto sul territorio (es. legge sul trasporto aereo, per la sicurezza del volo, al di fuori

dall’area dell’aeroporto, vengono imposti limiti nelle altezze degli edifici). I PRC specificano poi le

indicazioni contenute nel PTCP, aggiustando i segni cartografici in base alla scala scelta e

precisandone i confini, e utilizzano il PTCP per fare un controllo delle prescrizioni presenti sul

territorio comunale.

▪ Tavola della trasformabilità. Contiene la strategia e le prescrizioni che regolano lo sviluppo

industriale nel territorio provinciale. Lo sviluppo industriale è localizzato ad aree in cui ci sono

adeguate infrastrutture, funzionali al trasporto delle merci (es. i cerchi viola sono aree che possono

prevedere: riqualificazione, espansione, infrastrutture per l’accessibilità). I PRC specificano poi quali

terreni possono essere poi utilizzati.

▪ Sistema del paesaggio. Individuazione di territori con vincoli storici, culturali, paesaggistici,

idrogeologici, zone del Parco, ecc.

4) Piano di Ambito Territoriale Intercomunale (PATI) *

4.1 Introduzione

La L.R. 11/2004 introduce come nuovo livello di pianificazione territoriale i PATI. Possono essere resi

obbligatori dalla Provincia (PD), oppure possono essere lasciati come opportunità di coordinamento e di

pianificazione agli stessi Comuni. Il PATI è un accoro tra i vari sindaci per l’attuazione di scelte concordate

(infrastrutture, servizi, ecc.).

Pur diversi dai PATI, ci possono essere altri strumenti che permettono a diversi Comuni di coordinarsi e di

pianificare il territorio insieme, cioè, accordi specifici siglati tra le autorità dei singoli Comuni che prendono

accordi.

5) Piano Regolatore Comunale (PRC) *

5.1 Introduzione

Il PRC viene redatto per i soli territori all’interno dei confini amministrativi del Comune (territori di

competenza) ed è caratterizzato da colori diversi per le diverse prescrizioni (tavola prescrittiva). Vengono

utilizzati colori simili per destinazioni funzionali simili, ma con diverse prescrizioni (es. sfumature di viola

diverse: per edifici industriali, per terreni di espansione della zona produttiva, ecc.)

Le tavole del PRC, come gli altri piani, sono composte da:

▪ Cartografia. Fornita dalla Regione (in cui sono già distinti edifici privati da edifici pubblici grazie al

diverso reticolato utilizzato), sulla quale i Comuni redigono i PRC.

▪ Legenda. Deve contenere tutti i colori e i segni utilizzati nella rappresentazione cartografica, perché

ad ogni colore corrisponde una prescrizione e quindi una serie di impatti sul territorio, e non sono.

▪ Cartiglio. Deve contenere la data di approvazione del PRC, poiché indica il giorno da cui il PRC diventa

vigente e a cui si fa riferimento per la scadenza del piano.

La L.R. 11/2004 definisce il piano urbanistico come PRC e lo rende obbligatorio.

Spesso il PRC è diviso in due strumenti urbanistici:

▪ Piano strutturale, che contiene le strategie e la programmazione (strettamente legato al territorio a

cui è riferito), in Veneto è il PAT (Piano di Assetto Territoriale).

▪ Piano esecutivo/operativo, che contiene le disposizioni specifiche (es. quali terreni possono essere

trasformati), in Veneto è il PI (Piano degli Interventi).

Dal momento che il piano urbanistico impiega molto tempo per essere redatto, spesso, una volta che il

piano viene approvato, risulta già essere superato, perché il mercato immobiliare cambia molto

velocemente. Ci vuole molto tempo per raccogliere tutti i vincoli presenti sul territorio e aggiornarli in base

alle norme vigenti; inoltre bisogna fare studi sullo sviluppo delle città nel medio-lungo periodo (es. studi

demografici) e compiere scelte politiche e tecniche. Nel frattempo, la realtà cambia.

Per questo motivo, il PRC viene separato in due strumenti: il PAT contiene i principi che non cambiano (i

vincoli sovra-ordinati: v. paesaggistico, v. idrogeologico, ...), mentre il PI è più sensibile ai cambiamenti (le

zonizzazioni e la capacità edificatoria, ad es., risentono molto dei cambiamenti del mercato immobiliare).

La L.R. 11/2004 prevede che:

▪ il PI sia modificato ogni 5 anni per rimanere al passo con la domanda del mercato immobiliare. Si

possono fare modifiche al PI senza toccare il PAT; il piano urbanistico può essere modificato

velocemente per poter stare al passo con le richieste del mercato.

▪ il PAT ha invece una durata di 10 anni. I tempi effettivi per la realizzazione dei nuovi piani sono più

lunghi dei tempi normativi. Questo è dovuto al fatto che, in prossimità della scadenza del piano, si

procede al bando per trovare il progettista, bisogna raccogliere dati, redigere una bozza che viene in

seguito discussa dal Consiglio Comunale. Inoltre, ci possono essere cambiamenti repentini delle

esigenze del mercato.

Dopo la L.R. 14/2017 che prevede il contenimento dell’uso del suolo, i Comuni hanno dovuto approvare

una variante del PI (“variante verde”), riducendo le aree di espansione e dunque declassare molti terreni da

non-edificabili. Si sono verificate poche proteste e molti proprietari hanno chiesto che i loro terreni

potessero essere declassificati così da non dover più pagare le imposte (IMU) legate all’edificabilità.

N.B. Il PAT non determina l’edificabilità di un suolo, ma solo la sua potenziale edificabilità, in base ai vincoli. Il

PAT distingue infatti i terreni in edificati, edificabili e rurali. L’edificabilità è determinata dal PI.

PAT e PI si assomigliano: relazione, cartografia e quadro conoscitivo simili, ma non per le norme tecniche:

▪ NTA (Norme Tecniche Attuative) per il PAT;

▪ NTO (Norme Tecniche Operative) per il PI.

Esiste anche il PUA (Piano Urbanistico Attuativo), che è lo strumento attuativo che precede la

cantierizzazione e che ha un aspetto molto pratico. È il progetto di dettaglio delle trasformazioni del

territorio ed è caratterizzato da una scala molto piccola (es. contiene prospetti e piante degli edifici che

saranno realizzati), ma contiene anch’esso delle prescrizioni: ogni segno è vincolante per la realizzazione.

5.2 PAT (Piano di Assetto Territoriale) *

Il PAT raccoglie tutte le disposizioni per determinare la potenzialità di trasformazione del territorio. Poiché

il PAT è a lunga durata, spetta al PI indicare quali aree devono essere adibite sulla base della richiesta.

Per fare ciò, i

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lovetarel di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Gestione sostenibile del territorio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Savino Michelangelo.