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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO | SCUOLA POLITECNICA
Prefazione
La dispensa tratta della fase della produzione industriale relativa all'approvvigionamento e
alla progettazione del ciclo produttivo di lavorazione. Dopo un capitolo introduttivo sullo
scenario economico - industriale e tecnologico odierno, si passa all'esposizione degli indici
di prestazione per valutare l'efficienza produttiva di un sistema di produzione e alla
presentazione di alcuni algoritmi utilizzati per modellare tali sistemi (allocazione statica,
modelli a reti di code trattati con Mean Value Analysis, SIMAN). Negli ultimi due capitoli
viene trattata da vicino la fase di approvvigionamento, dai lotti economici di
acquisto/produzione (EOQ) al Material Requirement Planning (MRP).
Si augura una buona lettura,
I Dottori, C S – R S
LAUDIO CIMECA ICCARDO CIMECA
Capitolo 1.
Lo scopo di una qualsiasi impresa è naturalmente quello di generare profitto. Esso è strettamente connesso
all’innovazione nelle tecnologie e nei prodotti. In una economia sana, il profitto aziendale su un dato prodotto
è destinato a scomparire; la sopravvivenza dell’impresa è legata alla sua capacità di saper rigenerare,
attraverso forme innovative, quel profitto che il mercato, attraverso la concorrenza, tende a far scomparire.
Dunque una azienda deve possedere la capacità di generare una produzione a costi contenuti dei prodotti che
soddisfano le esigenze dei clienti. La gestione della produzione industriale (Operations Management), analizzata
secondo le parole di cui è composta, è la capacità di guida, controllo e management delle attività dirette
all’ottenimento di prodotti o servizi (attraverso un insieme di operazioni semplici o complesse con le quali si
produce un bene trasformando altri beni) di tipo industriale, cioè di attività produttive del settore secondario
dell’economia.
In generale un mercato è un sistema fortemente dinamico che “scarica” sulla produzione esigenze sempre
diverse. La produzione risponde ai cambiamenti del mercato attraverso la tecnologia. In particolare, la
produzione industriale evolve parallelamente ai contesti economici, tecnologici e culturali in cui è inserita.
Sicuramente il processo di globalizzazione ha caratterizzato gli scenari economici attuali, ed è perciò
fondamentale mettere in relazione l’economia del paese oggetto di studio con le economie dei paesi con cui
interagisce. Per essere precisi, la globalizzazione “consiste nella integrazione di economie nazionali
nell’economia internazionale attraverso scambi commerciali, gli investimenti diretti esteri, i flussi di capitale
a breve termine, i flussi internazionali di lavoratori e di persone in genere e i flussi di tecnologia”. Oggi infatti
il capitale internazionale si muove senza barriere oltre i confini delle nazioni alla ricerca della migliore
combinazione tra rischio e remunerazione. Grazie alla crescente riduzione dei costi di comunicazione e di
trasporto le “distanze economiche” sono sempre più piccole, rendendo la globalizzazione mondiale sempre
più consistente. Il bisogno di sbocchi più estesi per i prodotti ha reso globali la produzione e il consumo. Una
causa/effetto della globalizzazione è l’abbattimento di barriere economiche per gli scambi tra i vari paesi.
Queste possono essere di tipo logistico (costi e tempi elevati di trasporto possono rendere non convenienti gli
scambi), comunicativo, doganale e normativo. Al giorno d’oggi barriere alte rendono i mercati nazionali
indipendenti e meno competitivi. Le imprese minori devono allineare i loro prodotti e le loro performances a
quelle dei competitors internazionali per mantenere una quota di mercato. In questi anni si è assistito ad una
crescita del livello di istruzione media e facilità di accesso alle conoscenze tecnologiche; il numero di soggetti
in grado di progettare, fabbricare e distribuire prodotti industriali è dunque in potenziale aumento (diffusione
del know how). La sovraofferta di capacità produttiva, il fatto che nel mondo avanzato i bisogni primari di
prodotti industriali sono soddisfatti (in molte famiglie ci sono più televisori, più automobili, più frigoriferi,
ecc.) hanno contribuito negli anni ad esaltare le pretese e la individualità dei consumatori che, da soggetti
passivi e destinatari del prodotto imposto dal produttore, diventano elementi al centro delle strategie
operative delle imprese tra loro concorrenti che fanno di tutto per contenderselo. Le imprese che prima
avevano al centro della loro attenzione il prodotto oggi hanno posto il cliente al centro delle loro strategie. Una
volta che il bisogno del cliente è stato soddisfatto, la sostituzione o l’acquisto di un nuovo bene deve essere
motivato da ragioni più sofisticate di quelle che hanno determinato il primo acquisto. Oggi infatti le imprese
competitive sono costrette a riposizionare sempre più frequentemente l’equilibrio value for money che
determina la scelta finale, l’atto di acquisto, del consumatore. Questo processo di offerta del prodotto e di
presentazione di valore al consumatore, oltre che sulla base tecnologica del prodotto, si basa anche
sull’arricchimento dello stesso con aspetti immateriali che tendono ad incrementare, nella percezione del
consumatore, il contenuto di valore del prodotto. Per esempio, sempre più produttori scelgono di curare, oltre
che la produzione di un particolare oggetto, anche la distribuzione, l’assistenza ed infine il processo di
sostituzione alla fine della vita utile. Emerge quindi sempre più chiaramente accanto al concetto di prodotto,
l’idea di metaprodotto con un suo carico di informazioni, e quindi di conoscenze che richiedono anche capacità
di controllo degli aspetti emotivi che orientano le scelte del consumatore. 1
Tre fattori di successo possono essere identificati per i prodotti industriali: costo, tempo e qualità. La
competizione tra le imprese oggi si basa sul miglioramento di questi tre parametri, assunti dal consumatore
come strumenti per orientare le proprie scelte. In passato, in una situazione caratterizzata da bassi livelli di
concorrenza si calcolava il costo industriale del prodotto considerando i fattori impiegati nella produzione:
materie prime, manodopera (a diversi livelli di qualificazione), capitale (impianti); dopo aver identificato il
costo industriale, applicando, in relazione ad un profitto obiettivo, un margine (mark‐up), si definiva il prezzo
di vendita. Questa pratica è oggi messa in crisi in diversi settori industriali dal fatto che il prezzo che il
consumatore è disposto a pagare per un determinato oggetto non è quello proposto dal produttore ma è
determinato dal mercato. Le imprese che generano utile sono dunque quelle che riescono a produrre ad un
costo più basso del prezzo di mercato del prodotto, ed è perciò fondamentale proseguire con un’inarrestabile
politica di riduzione dei costi. Fondamentale per un’impresa è il Time to Market, cioè il tempo intercorrente tra
l’ideazione di un nuovo prodotto, o il miglioramento di uno già esistente, e la sua immissione sul mercato. In
un mercato ipercompetitivo arrivare primi assicura temporanei vantaggi competitivi che possono tradursi in
profitti, così come reagire prontamente ad una innovazione di un concorrente può essere utile per non perdere
quote di mercato. In generale la gestione del fattore tempo in una struttura produttiva policentrica e reticolare,
come quella che sempre più oggi va delineandosi, assume un’importanza fondamentale. Tutti i segmenti della
catena produttiva e distributiva devono essere sincronizzati. Secondo la nuova visione, qualità è sinonimo di
livello di soddisfazione del cliente durante il ciclo di vita del prodotto industriale, ovvero capacità dell’impresa
di rispondere alle aspettative del cliente. La qualità di un prodotto fa riferimento a diverse caratteristiche di
esso, da quelle estetiche a quelle funzionali, da quelle di sicurezza a quelle di affidabilità (durata, vita utile).
Un consumatore evoluto pretende il massimo (in relazione al prezzo pagato) circa queste caratteristiche. In
conclusione, dato che il rapporto qualità/prezzo assume un ruolo sempre più importante, le imprese sono
costrette a collocare sul mercato prodotti di qualità sempre più alta, a prezzi sempre più bassi. Oltre ai fattori
sopracitati, un altro fondamentale è legato alla capacità dell’impresa di costruire una immagine intorno al
prodotto o alla marca (al brand) che lo presenta al consumatore per sollecitarne l’acquisto. Nonostante questo
aspetto non faccia parte degli obiettivi del corso, si
vuole sottolineare il fatto che la realizzazione di uno
V > P spot televisivo o di un poster pubblicitario è frutto di
studi accurati che tendono a fissare l’attenzione del
consumatore facendo leva su specifiche caratteristiche
della sua personalità ed a determinare un desiderio di
possesso di quel determinato bene, e perciò è un aspetto
della realizzazione del prodotto che non va trascurato.
Le imprese, oltre a porre l’attenzione sui fattori sopra
indicati, sono state costrette ad adottare strategie competitive specifiche che hanno determinato un impatto
significativo sulle modalità di gestione della produzione industriale. Il ricorso a queste strategie è da un lato
legato alla necessità di costruire un rapporto privilegiato con il consumatore e dall’altro alla necessità di
contrastare la progressiva erosione dei margini di profitto causata dalla concorrenza. Tra le principali strategie
annoveriamo la differenziazione, la diversificazione e l’innovazione di prodotto. Con il primo termine ci si riferisce
alle attività poste in essere dalle imprese industriali per rendere disponibili ai consumatori prodotti che si
distinguano, per specifici mix di attributi, da quelli della concorrenza. Con il secondo termine ci si riferisce ad
una strategia perseguita dall’impresa industriale per trovare gli elementi di differenziazione dalla sua stessa
produzione, cercando di ampliare le caratteristiche del proprio portafoglio prodotti per fare sì che il
consumatore sia pienamente soddisfatto dalla variante scelta. La necessità di soddisfare l’individualità del
consumatore mette in crisi i principi di standardizzazione su cui si è basato il successo della
industrializzazione di massa. In un mercato globale, e pertanto ad alta competizione, solo i prodotti migliori
riescono a stare sul mercato; inoltre la saturazione di prodotto che caratterizza i mercati più avanzati richiede
ragioni sempre più forti per la sostituzione di un prodotto, che il consumatore già possiede e che possibilmente
assolve adeguatamente al