GESTIONE DEL RISCHIO
Esempi possono essere gli aghi, che in
sé sono pericoli, ma possono diventare
rischi se utilizzati, oppure un paziente
con difficoltà a deambulare, possiamo
parlare di pericolo ma se ad esempio
non utilizza gli ausili parliamo di rischio.
(Harm) danno: alterazione, temporanea
o permanente, di una parte del corpo o
di una funzione fisica o psichica
(compresa la percezione del dolore).
(Hazard) pericolo: una circostanza, un
agente o un'azione con il potenziale di
causare danni.
(Error) errore: fallimento nella
pianificazione e/o nella esecuzione di
una sequenza di azioni che determina il mancato raggiungimento, non attribuibile al caso,
dell’obiettivo desiderato (un errore di pianificazione può riguardare l’utilizzo di una
medicazione non sterile quando dovrebbe esserlo, mentre un errore di esecuzione uno
sbaglio negli step della procedura sterile).
(Incident) evento: accadimento che ha dato o aveva la potenzialità di dare origine ad un
danno non intenzionale e/o non necessario nei riguardi di un paziente (un qualcosa che
succede e che non si aveva intenzione di far accadere).
(Adverse event) evento avverso: evento inatteso correlato al processo assistenziale e che
comporta un danno al paziente, non intenzionale e non desiderabile. Gli eventi avversi
possono essere prevenibili o non prevenibili. Un evento avverso attribuibile ad errore è un
“evento avverso prevenibile”.
(Near miss o close call) evento evitato: errore che ha la potenzialità di causare un evento
avverso che non si verifica per caso fortuito, perché intercettato e non ha raggiunto il
paziente (ad esempio sbaglio il dosaggio ma dimentico di avviare la pompa). Si differenziano
dagli eventi perché non arrivano al paziente.
(Sentinel Event) evento sentinella: evento avverso di particolare gravità, potenzialmente
indicativo di un serio malfunzionamento del sistema, che può comportare morte o grave
danno al paziente e che determina una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del
servizio sanitario (non è un evento che mette in guardia ma è un evento già accaduto). Per
loro gravità, è sufficiente che si verifichi una sola volta perché da parte dell’organizzazione si
renda opportuna a) un’indagine immediata per accertare quali fattori eliminabili o riducibili lo
abbiano causato o vi abbiano contribuito e b) l’implementazione delle adeguate misure
correttive. In un’indagine si va a riflettere riguardo cosa si può fare affinchè quell’evento non
accada più.
(Risk) rischio: condizione o evento potenziale, intrinseco o estrinseco al processo, che può
modificare l’esito atteso del processo. È misurato in termini di probabilità e di conseguenze,
come prodotto tra la probabilità che accada uno specifico evento (P) e la gravità del danno
che ne consegue (D); nel calcolo del rischio si considera anche la capacità del fattore
umano di individuare in anticipo e contenere le conseguenze dell’evento potenzialmente
dannoso (fattore K). In poche parole il rischio è il prodotto di ciò che potrebbe accadere e
che potrebbe verificarsi, espresso in termini matematici che considerano il fattore umano k.
Rischio clinico: possibilità che un paziente subisca un “danno o disagio involontario,
imputabile, alle cure sanitarie, che causa un prolungamento del periodo di degenza, un
peggioramento delle condizioni di salute o la morte”.
Il risk management fa parte di ciò che svolge il governo clinico, ente nato per uno scandalo
successo a Bristol negli anni novanta dove erano molti numerosi pazienti cardiochirurgici in
quanto non era mai stato certificato che il personale avesse le competenze di svolgere ciò
che era richiesto, si occupa di garantire le migliori procedure basate sulle evidenze,
controllare la qualità, il rischio.
Una delle principali dimensioni della qualità è la sicurezza, della quale si iniziò a parlare
all’inizio degli anni 2000, si iniziano infatti ad adottare determinate procedure per mettere in
sicurezza il paziente ma anche il personale. L’idea di sicurezza si sviluppa a partire dal
dopoguerra ma in maniera limitata a incendi, guasti, o in ambito medico cercando di evitare
e ridurre al minimo “inevitabili complicazioni” (sanguinamento postoperatorio, sofferenza
fetale durante il parto, infezioni ferite…). Tutto questo insorge per i numerosi eventi avversi
segnalati dai pazienti e per le morti (muoiono dalle 44000 alle 98000 persone per errori
medici prevenibili ogni anno).
Ma quindi perché la sicurezza impiega tanto per assumere importanza e diventare
materia di insegnamento? Il livello con cui gli eventi avversi vengono riconosciuti e gestiti
varia tra i diversi sistemi e le differenti professioni sanitarie. Scarsità di dati ed informazioni
approfondite circa l'entità dei danni conseguenti ad errori: nella maggior parte dei casi
l’errore non causa danno (..e meno male!!!!). Gli errori ed i fallimenti del sistema talvolta non
avvengono contemporaneamente o nello stesso luogo e questo può mascherare la loro vera
entità.
1 paziente su 10 è soggetto ad un evento avverso durante il ricovero a causa di cure non
sicure nei paesi ad alto reddito, 1 su 4 nei paesi a basso e medio reddito. Metà dei danni è
attribuibile alla terapia farmacologica, poi ci sono medication errors, surgical errors ecc…
Che portano ad un aumento della durata del ricovero, disabilità, antibiotico resistenza, costi
sanitari, morti evitabili. Parliamo quindi anche di costi umani, nei quali può essere coinvolto
anche il pregiudizio verso un operatore. L’evento sentinella maggiormente segnalato è la
caduta. Tutto ciò che è indiretto sono le cose che non mi si palesano, ad esempio se per
quel danno la persona smette di lavorare ci sono degli impatti sulla crescita economica.
A partire dagli anni 2000 viene fatto un planning di ogni 10 anni, col quale vengono posti
degli obiettivi.
A volte viene trascurato il fattore umano, cioè lo studio delle interazioni tra persone,
strumenti, attrezzature e ambiente, adattato alla sanità e proveniente da altri ambienti. La
performance può essere influenzata da riposo, livelli di stress ecc… Il fattore umano fa parte
delle NTS.
Tutto è influenzato da linee guida, protocolli e procedure, le linee guida sono delle
raccomandazioni generali su un ambito, i protocolli sono più specifici ma obbligatori da
seguire se decisi in precedenza. Con buone pratiche clinico-assistenziali si intendono
tutte le pratiche clinico-assistenziali generalmente ritenute efficaci, sicure (in cui si considera
la riduzione del rischio) ed appropriate (per il tipo di paziente) dalla comunità scientifica
internazionale perché basate su solide prove di efficacia o su un generale consenso sulle
pratiche consolidate negli anni
(efficace riguarda il raggiungimento
dell’obiettivo, efficiente dipende dalle
risorse impiegate).
Si passa da un approccio in cui si
colpevolizza chi ha fatto l’errore, ad
un approccio in cui l’errore viene
fatto emergere per sviluppare misure
di sicurezza che impediscano il
ripetersi dello stesso. Dal 2003
vengono emanate le prime leggi
riguardanti il rischio clinico, parliamo
quindi di una disciplina giovane, dal
2005 ad oggi sono state emanate dal governo clinico delle cure del ministero della salute 19
raccomandazioni. Ad esempio abbiamo la corretta identificazione del sito chirurgico in una
procedura, il corretto stoccaggio del potassio sotto chiave puro o la conservazione di quello
diluito, la check list operatoria ecc… Le raccomandazioni nascono e sono frutto di eventi
avversi realmente accaduti, quindi vengono ampliate e aggiornate negli anni, col seguito
dell’avanzare della ricerca.
La legge del 2009 indica che è obbligatorio segnalare gli eventi sentinella, mentre la legge
24 del 2017 (Gelli-Bianco) implementa la sicurezza come parte integrante del progetto di
salute, l’obbligo di assicurazione
per i professionisti sanitari, e di
seguire le linee guida secondo le
nuove raccomandazioni. Istituisce
che ogni organizzazione deve
avere a capo un responsabile. Di
sicurezza si parla anche nel
codice deontologico, in
particolare nell’articolo 34.
Come detto un errore è un
fallimento del raggiungimento di
un obiettivo desiderato, per effetto di progettazione o di esecuzione, che non può essere
attribuito al caso e perciò è potenzialmente prevenibile (non può essere attribuito al caso in
quanto ogni processo è sequenziale). Possiamo avere l’errore attivo, perché la conseguenza
è prossima all’azione, o latente, nel quale ci vogliono più insulti e più tempo per osservare
delle conseguenze (ad esempio una sacca di sangue stoccata da giorni nel cassetto
sbagliato dell’emoteca).
Rasmussen nel 1987 ha associato a comportamenti tre tipologie di errori, l’errore di abilità
(skill, ad esempio devo prendere i parametri ad un paziente rientrato dalla sala ma mi
dimentico), l’errore di comportamento basato su regole (rule, ad esempio posturo un
paziente sebbene lo stato emodinamico non lo consenta), e l’errore di comportamento
basato su conoscenza (knowledge, ad esempio il paziente è sudato, non risponde e gli
alzo le gambe ma magari ha un episodio di ictus).
Reason nel 1990 divide invece l’errore umano in azioni non secondo le intenzioni (non si
vuole sbagliare ma succede, ad esempio mentre mi vesto in maniera sterile mi contamino),
di questi fanno parte gli slip e i lapse, e in azioni secondo le intenzioni, derivanti da azioni
pianificate non correttamente, questi sono i mistake e le violazioni.
Abbiamo poi errori di commissione, nel quale si fa qualcosa non seguendo le buone
pratiche e le raccomandazioni (faccio una medicazione non sterile quando dovrebbe
esserlo), ed errori di omissione, non viene svolta un’attività, e questa è la tipologia più
frequente in quanto non viene notata da nessuno.
Lezioni sull’errore e sulla sicurezza derivano da eventi del passato provenienti da altri settori
in buona parte, errori dai quali si è cercato di trarre un modo di pensare (ad esempio il
disastro di Chernobyl). Il padre della gestione del rischio è Rasmussen ma l’apice viene
raggiunto con Reason.
Ogni fase di un processo può essere fonte di errore, ad esempio nella gestione di un
farmaco possiamo avere la prescrizione del medico e la somministrazione di un farmaco, coi
rispettivi eventuali errori, rifacendoci alla teoria se si allineano i buchi si va a configurare
l’errore.
In questo caso
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La gestione del rischio
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Gestione del rischio clinico
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Gestione emergenze igienistico tossicologiche
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Gestione dei rischi finanziari