La fase veneziana
Arriva Venezia. Il periodo veneto è molto lungo e genera molti traumi urbani. La città nel periodo veneziano subisce danni che la rivoluzionano. Tra le varie riv, comincia a guardare verso est piuttosto che verso ovest. Va dal 1428 al 1797, cambia tutto/molto: muta radicalmente il quadro complessivo di riferimento geopolitico ed economico. Bergamo diventa città di frontiera, assume nuove funzioni difensive, diventa confine di Venezia, e dunque deve proteggere lo stato di Venezia. Storicamente uno stato si protegge con le mura, dunque Venezia produce una serie di cinte murarie, con interesse a Bergamo perché ha le porte. Nello stesso tempo, guardando Venezia, si determinano una serie di presenze: il podestà, non più il signore; riarticola le piazze della città. È diventata la porta blindata, bisogna costruire delle mura. Venezia, come logico, difendeva la città palmare (ha la pianta simile al palmo di una mano dove il polso rappresenta la città, le dita i borghi). Fanno mura intorno alla mano, e si chiamano murine, mura piccole che girano intorno alla mano.
Per proteggere Bergamo e sé stessa, Venezia costruisce queste mura che rimangono erette fino al 1900. Le murine partivano da S. Agostino, poi scendevano, arrivavano a Porta Nuova, giravano intorno a Piazza Pontida, risalivano la Porta di S. Giacomo e giravano intorno alla città. C’erano 31 torri quadrate e due rotonde. Se i nemici attaccavano, quelli alla torre tiravano giù qualcosa e li attaccavano. C’erano aperture a livello dei borghi. Spesso queste mura fuori avevano il canale che aiutava. Dunque, la Bergamo veneziana era una città murata. Appena finite le mura, le devono rifare, così da difendere solo il palmo anziché la mano. Cosa costringe Venezia a fare ciò tra il 400 e il 500? L’introduzione delle armi da fuoco. Le difese che si basavano su coloro che sulle torri colpivano al di sotto, strette e alte, se colpite coi colpi di cannone si distruggevano subito. Invece dovevano essere fatte, per resistere alle armi, in modo da resistere, quindi basse e grasse: mura bastionate, basse, spesse, larghe, discoste alla città, così che le cannonate non arrivassero subito alla città ma ci fosse spazio che salvaguardasse. E fanno sul corpo della città e difendono solo il palmo. Tutto ciò che c’era tra città e borghi viene distrutto.
Questo disegno rappresenta la città precedente e l’andamento delle mura bastionate. Fu tutto raso al suolo per costruire le varie mura bastionate, che rappresentarono un rivoluzionario trauma urbano. Davanti alle mura doveva esserci il vuoto, quindi distruggono tra città e borghi, e inoltre mettono fango davanti alle torri e mura così che i nemici scivolano. Lo scopo non era difendere la città, ma l’interno del nostro stato. La strategia, visto che Venezia continuava ad allargarsi, fu che Venezia fortifica la città, crea una fortezza, qualcosa di inaccessibile che può resistere, ma non fortificano la città che sarebbe potuta essere la base per un’altra città: segnale che vogliono difendersi ma non attaccare. Distruggono case, conventi, squarciavano la città e la rasavano al suolo per costruire le mura. Tutto cadde di fronte alla ciclopica opera difensiva. Scomparvero numerosi poli religiosi, molto borghi, cattedrali, ecc. Il verde che vediamo ora intorno alla città, è il verde della città distrutta e perduta intorno alla città fortezza. Per esempio, nel 700 l’abate di S. Agostino scrive ancora e chiede che gli vengano ripagati i danni, per la distruzione del convento, delle case, delle cantine, fa proprio un elenco di ciò che gli venne distrutto. C’erano tracce delle mura medievali, le murine, e le mura bastionate.
Lezione 19/05
Durante il periodo di Venezia, Bergamo ha un periodo di trasformazione, diventa città di confine, assume funzione strategica, non assunta da Brescia. Cambiano gli attori amministrativi, e questo cambiamento per l’epoca e il tempo si è manifestato con l’edificazione di nuove strutture e mura. Bergamo ha tre cinte murarie: medievale, cinquecentesca, quattrocentesca. Tre cinte murarie che rimangono fino al 900. Passano sul corpo della città, la distruggono, ma da problema diventano opportunità: Bergamo infatti oggi è UNESCO per le mura bastionate. Vista non come trauma ma come bellezza anche architettonica a partire dal 700. La cinta urbana ha valore per la città, valore notato da Ferdinando Caccia, filologo e architetto, studioso di fortificazioni. Riconosce una triplice copertina difensiva: quella antica, le muraine, la città nuova. Venezia inoltre arricchisce le piazze (Piazza Vecchia è la principale per Bergamo).
Piazza Vecchia rappresenta un nuovo centro finanziario, commerciale per la città, ed è l’attuale Piazza Mascheroni, la piazza nuova commerciale, sede dei notai, del mercato dei cereali, dei giochi e dei tornei. Venezia fa questa piazza nuova nel 1520, molto studiata, ma meno sentita. Aveva una funzione finanziaria, commerciale, ecc., molto forte, minore oggi. Altrettanto importante nel periodo veneziano è il consolidamento e la realizzazione della fiera di Bergamo in muratura. La fiera di Bergamo in muratore è un grande quadrilatero dove c’era il sentierone, ed oggi non c’è più. Era un’area che aveva 540 negozi. Fiera strutturata con 4 torri, 12 entrate, 3 per ogni lato, moltissimi viali, in cui c’erano botteghe con sotto il negozio, sopra magazzino e luogo dove dormivano. Fiera importante perché Bergamo ha dietro montagne difficili, che da sempre hanno prodotto molto. Una città con produzione montana di merci ecc., ha bisogno di un grande mercato. Alla fiera si recavano i grandi operatori e grandi commercianti che compravano in quantità enormi. Era una delle principali fiere d’Europa ed era antichissima: ne abbiamo tracce già nel 903.
Ha sempre avuto come fiera grande valenza urbana e civile, grande urbanità. Nel 914 il terreno viene donato da Berengario I al vescovo e ai canonici di San Vincenzo (edificio vicino alle chiese più importanti in cui i preti, mantenuti dai possedimenti di queste chiese, vivono in comunità). Questi ultimi lo donano al comune di Bergamo, che a sua volta lo dona all’ospedale di S. Marco. Gli introiti della fiera servono prima alla chiesa, poi alle funzioni della città, poi all’ospedale. Questa fiera veniva montata e smontata, aveva enorme quantità di materiale e spesso i depositi, strutture temporanee di legno, bruciavano. Ci sono stati enormi incendi e perdite. Nel 1732 prima attuazione della fiera in muratura, fatta nel prato di S. Alessandro, che fu sempre il cuore della città (attuale sentierone), dove hanno costruito questo grande quadrilatero in cui venivano esposti i vari prodotti e negozi. 540 botteghe e al centro c’era la fontana di Piazza Dante, che ancora oggi ci rimane.
La città durante la fiera raddoppiava gli abitanti. C’erano anche spettacoli teatrali durante la fiera e luoghi di divertimento. Non c’era un indotto solo economico, ma anche un indotto legato alla socializzazione e gli spettacoli. Al centro di questa macchina produttiva c’era Piazza Dante col giardino e la fontana. Nel 900 questa fiera viene meno. Questa fiera molto importante per 1000 fu il motore della città e permetteva alla provincia intera di commerciare. Venezia dunque modifica la città costruendo anche questa grande struttura.
Periodo napoleonico
Dopo Venezia, arriva Napoleone. Quando Bergamo era sotto Venezia, guardava verso est; ora torna a guardare verso ovest. Guardava nel periodo visconteo verso Milano, nel periodo veneto verso Venezia, dal periodo napoleonico in poi verso Milano. Questo periodo napoleonico dura 20 anni ma cambia il modo di vedere, vivere e farsi della città. Da lì in poi si alberano le mura e le strade. Con Napoleone, le città diventano belle, decorose e funzionali. La bellezza era dentro e non fuori. Le strade pubbliche erano fogne a cielo aperto. Napoleone pone bellezza e decoro anche negli spazi pubblici, facendo fontane, mettendo gli alberi e viali alberati, che nascono col decoro napoleonico. Realizzazione dei ponti in muratura, laicizzazione delle strutture di assistenza, abbellimento ecc. Per renderla funzionale nascono le prime carte zenitali che fanno i catasti, le rappresentazioni cartografiche, così che nella funzionalità ognuno paghi per ciò che realmente ha. Bisogna fare nuove carte, catasti, nuovi sistemi fiscali, nuovi sistemi scolastici per formare. Per fare in modo che non ci fossero mendicanti c’erano fabbriche per dare lavoro a queste persone con meno possibilità e darli la dignità del lavoro. Dunque si creano scuole, formazioni, sistemi fiscali, ecc. La città funzionale cambia colore. Nascono i cimiteri, che vengono portati fuori. Cambiano i modi di guardare la città, la dimensione pubblica, il bello e il funzionale. La città si dota di istituti di formazione, analisi, studio, accoglienza che la rivoluzionano. Soppressione di monasteri e conventi e sequestro/confisca dei loro beni, così che quei terreni tornassero del comune (monasteri e conventi avevano grandi proprietà, sotto il loro possesso, e non pagavano. Per questo li chiudono, per ridimensionare il territorio). Questi furono poi i primi spazi di socializzazione. Nascono spazi pubblici dunque. Anche a Bergamo è forte piantare alberi e rendere la città bella, tanto che non conta più il terzo piano della città. Il primo erano i borghi, il secondo città alta, il terzo era San Vigilio, oggi tutto alberato.
Lezione 26/05
Fase napoleonica, di cui un segnale per esempio è l’alberatura delle strade. Napoleone rivoluziona il mondo in 20 anni e dopo di lui entriamo nel periodo austriaco. La Lombardia rappresenta il regno lombardo-veneto e quindi entra nell’impero asburgico. Come nella fase precedente anche qui c’è la gerarchizzazione verso Milano, verso cui Bergamo guarda. Nel periodo austriaco vengono ultimate azioni urbanistiche avviate nel periodo napoleonico. In queste trasformazioni fisiche, prospettiche, di senso della città, Bergamo ha alcune specificità. Col periodo austriaco inizia quel ribaltamento delle gerarchie topografiche interne: tutto ciò che stava in città alta, va in città bassa, c’è il rovesciamento verso il basso delle funzioni urbane e in questo scivolamento c’è il ribaltamento delle gerarchie. Il vescovo è l’unica funzione non scesa, rimasta in città alta. L’unico che è salito è l’università. Università e vescovo sono le uniche funzioni urbane rimaste in alto. Lo scivolamento permette che si crei la città bassa: si forma una spina dorsale urbanistica, una serie di fatti urbani che determinano la formazione di un asse che forma.
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