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GONYO
Qui il mito è raccontato da tutti, riguarda personaggi che abitavano
prima in quel luogo, useremo due miti quello di GAMAU e THEUÉ,
infine anche il mito di GONYO.
MAYDA ha due fratelli, figlio di GIYA, questi 3 fratelli, MAYDA più
importante perché ha più figli, ha dato luogo a persone che possono
creare grandi lignaggi, a sua volta crea 3 figli.
GAMAW ha un solo discendente, TEWE nessuno.
Un tempo secondo il mito il gruppo dei TEWE era più importante dei
GAMAW, TEWE essendo più importante ha fatto di tutto per far
nominare il fratello GAMAW muda amara, ed è anche riuscito a
portarlo fino a tamari ma alla fine gamau riesce a fuggire, si sottrae
all’incarico di essere il capo religioso dei gizey.
GAMAW se rifiuta l’incarico avrà una punizione, riesce a fuggire ma
quando torna dalla sua famiglia moglie e figli sono morti, era vecchio
e non aveva la forza di costruirsi una nuova casa e con la stagione
delle piogge avrebbe rischiato di ammalarsi, allora implora LAUNÁ
dio del cielo, e lo prega di risparmiarlo dall’acqua che verrà dal cielo,
dopo l’invocazione il mito dice che la pioggia cadde tutta attorno a lui
ma lui non si era bagnato.
A partire da questo evento miracoloso gli YAGU eredi di GAMAW
sono costretti ogni anno a fare un sacrificio, quando GAMAW inizio a
fare i propri sacrifici i suoi nipoti, ossia figli di TEWE iniziano a morire,
per questo tewe lascio il luogo nel quale abitava che era DANHAY e si
trasferisce a BUDUBA.
Nel frattempo LAUNÁ era apparso in sogno a GAMAW che ormai era
vecchissimo, LAUNÁ dice nel sogno a GAMAW che anche se è
vecchissimo si deve unire a qualche donna e avrà una discendenza
ed è così che GAMAW dà origine alla famiglia degli YAGU.
Una parte della terra degli YAGU gli anziani oggi dicono che ad un
certo punto era cominciata ad essere abitata dai YAGU.
Nei 4 quartieri DANHAY é meno abitato poiché è diventata una ZONA
SACRA, una grossa parte di quel quartiere è composta da terra
sacra, non è sfruttabile per gli usi materiali, ma si concentra tutto su
un bosco naturale di nome KELE legato a GONYO, rituale importante
che si tiene ogni anno all’interno di quel bosco sacro.
GONYO viene dall’esterno é un Masa, accompagna MARSU che è il
cugino, lo accompagna nel viaggio verso la terra dei gizey, quando
Marsu se ne va da suo padre porta con sé GONYO.
La popolazione dei GONYO si disperde in un area a nord dal territorio
dei gizey, e allora come mai alcuni sono nella terra dei gizey.
Una parte della terra dei YAGU oggi è abitata da famiglie del
lignaggio GONYO, gli anziani hanno cominciato a raccontare dicendo
che in un tempo passato, un masa di una località chiamata
BUGUDUM si arrabbiò nei confronti di una popolazione di origine
araba che era presente nel villaggio di Maida ma non aveva nessun
titolo per starci, e arrabbiandosi con questa popolazione fece un
sortilegio e fece diventare quella terra maledetta, per o gizey è un
problema poiché non si può vivere né nei pressi di una terra
maledetta né viverci sopra.
GONYO si propose di bonificare quella terra levando la maledizione,
togliere il sortilegio del masa, e in effetti ci riesce e rimuove il feticcio
malefico che era stato collocato in quella terra e brucio questo
feticcio maleficio proprio nell’attuale bosco di KELÉ e da quel
momento il bosco è diventato un luogo sacro in cui nessuno può più
fare nulla.
Ed è qui che i GONYO offrono ogni anno il loro sacrificio al genio del
luogo, che è un FULLÁ, un genio della savana.
Per ricompensare GONYO gli YEGU donarono a GONYO una ragazza,
un toro, una vacc, una giovenca e un caprone castrato.
E gli dissero che ora era loro fratello, prendi un pezzo di terra e resta
qui con noi.
Ecco perché oggi alcuni GONYO abitano sulla terra degli YAGU.
DANHAY è maledetta due volte perché ci sono morti i figli di tewe,
che sono scappati, e maledetta per il sortilegio del masa con voodoo
dunque il mito ci dice che quella terra è doppiamente maledetta.
NOMI DI LUOGO
questi nomi di luogo formano una geografia contrassegnata da
relazione di potere che riguardano sempre la quotidianità.
KELÉ è un bosco sacro in cui ogni anno la famiglia del lignaggio
GONYO deve fare un sacrificio, la prassi prevede che si consulti in
prima battuta un indovino perché deve indicare quale animale si
debba sacrificare per l’occasione, la scelta dipende dalle richieste
che i GONYO vogliono fare alla divinità, richieste importanti-animale
importante.
Una volta ottenuta la risposta ricevuta dal veggente che interpella la
divinità che dà la sua sentenza.
Una volta ottenuta la risposta dal veggente i membri della famiglia
GONYO si recano a KELÉ e prima di sgozzare l’animale cominciano a
fare delle invocazione che sono invocazioni propiziatorie, propiziano
ciò che loro desiderano per ottenere la sua protezione.
Si chiede di benedire le famiglie, di essere clementi con i GONYO
quando sbagliano e di essere favorevole alle azioni di queste
persone.
Dopo questo si taglia la gola all animale , si cuoce la sua carne e si
consuma sul posto.
Ci sono dei divieti, le donne non posso mangiare quella carne, solo
gli uomini sono autorizzati a farlo (potere maschile), le ragazza che
non hanno ancora raggiunto la libertà possono mangiare la carne
perché quella carne è sacrificale e non essendosi ancora sposate e
appartenute ad uno maschio appartengono ancora al padre dunque
sono ancora GONYO.
Una volta terminato il pasto tutti quanti rientrano nel loro villaggio.
Il bosco al suo centro ha un grande albero di fico sotto il quale viene
messa durante il rito sacrificale viene messo un vaso di terracotta
riempito di acqua perché è un atto culturale che ha beneficio del
FULLÁ ed intorno al grande ficus ci sono tantissimi altri alberi e tutta
la parte attorno é contornata da alberi di minore importanza, a destra
e sinistra ci sono una specie di corridoi sono esattamente due MAR,
una chiamata MAR DEL COBRA E LALTRA MAR DI UN SIGNORE CHE
L HA SCAVATA, un bosco contornato da due mar le cui essenze
vegetative sono molto ricche.
Non si possono tagliare gli alberi, pascolare, appiccare il fuoco e la
motivazione di tutti questi divieti sta nel fatto che i gizey credano che
khele sia il luogo della divinità, il fulla abita lì, però non si riesce a
comprendere il rito sacrificale, lo fanno perché c’è stato un antico
sortilegio.
LEZIONE 9 APRILE
COME FUNZIONANO I NOMI DI LUOGO?
Sotto il profilo geografico KELÉ, questo bosco vegetativo, é un
DESIGNATORE (o nome) SIMBOLICO, designa qualcosa che rinvia a
dei simboli, che proietta al suolo, cristallizza in un luogo dei valori e
delle credenze sociali e culturali.
KELÉ è un nome di luogo che cristallizza al suolo cioè sulla terra dei
valori e delle credenze che la gente ha in quei luoghi ossia dove
vivono i gizey.
Questo contenuto culturale è socialmente condiviso, la società
condivide quel significato, loro tutti lo sanno a partire dai miti che
fondano la presenza dei GONYO dentro la terra dei Yangu in questo
posto dove c’è il bosco sacro, DANHAY.
Il nome di luogo non è mai banale c’è sempre dietro qualcosa, il
nome incorpora delle informazioni ma allo stesso tempo le trasmette
queste informazioni ma solamente a chi sa leggerle e non
appartenendo a quella cultura all’inizio non sappiamo leggerle.
Il nome, una volta che è coniato, condensa dei significati, delle
credenze collettive, è una compattazione di concetti o riferimenti
culturali, il nome influenza anche i comportamenti (nessuno va a
tagliare gli alberi nel bosco di kele, sanno come comportarsi).
Delle credenze sociali e culturali vengono proiettate sul territorio
attraverso i nomi e in questo senso si radicano al suolo, e nessuno
può più sradicarlo.
Il designatore simbolico riguarda uno spazio che in origine è
puramente naturale, un posto circondato dal verde, prima del nome
c’è l’elemento naturale, l’elemento vegetativo.
Ma dare un nome é un gesto cognitivo, il dare il nome comporta
conseguenze che prima dell assegnazione del nome non ci sono,
conseguenze concrete che riguardano anche i comportamenti delle
persone.
Il nome anche se non modifica materialmente i luoghi però incorpora
dei significati in quel mondo naturale, incorporare nel suolo un ordine
antropologico ossia umano, tutto questo vale per TUTTI I LUOGHI
SACRI.
KELÉ essendo un luogo sacro sono luoghi nei quali gli individui, le
persone, diventano soggetti sociali, non sono più solo dei soggetti
isolati l’uno dall’altro, ma collettivi, appartengono ad una comunità
che si riconosce a quel significato che appartengono al nome.
Questi diventano territori della memoria perché tutti lo sanno.
Ogni cittadino gizey si riconosce in quei luoghi, si autoconosce come
gizey perché sanno cos’è quella appartenenza e significato del
nome, ogni gizey sperimenta nella sua vita ogni possibilità di
autoconoscersi.
Guida le scelte politiche dentro la società gizey il nome kele e lo fa
banalmente attraverso la parola, appena uno sa cosa significa kele sa
cosa deve fare.
KELE fa della natura la scena geografica iniziale, di come funziona il
nome, gli elementi vegetativi che caratterizzano questo luogo sacro
dal punto di vista della geografia, i nostri occhi non sono abituati a
riconoscere un bosco subito, ma comunque si distinguono dalla
savana perché sono piante che si concentrano in uno stesso luogo
ma questo bosco non aveva alberi proprio concentrati, solamente
tramite immagini satellitari si é potuto vedere.
Dal punto di vista del nome e della semantica, kele entra come
ele,nel integrato nell’universo culturale dei gizey e racchiude
elementi importanti di questo patrimonio culturale che contribuisce a
costruire l’impalcatura della società.
I valori collettivi sono condensati in questo brevissimo nome che
costituiscono una testimonianza, se la società muore i nomi
continuano ad esistere dunque il nome di luogo é molto prezioso.
Attraverso il nome di luogo si giunge alla legittimazione dei ruoli che
si stabiliscono nella condita gizey, in particolare si stabilisce il ruolo
dei GONYO dentro ai gizey nel loro insieme.
KELHÉ
La semantica del nome KELÉ è molto complicata, dentro al nome ci
sono delle codificazioni, tramite dei codici s