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TEMPERATURA
Ogni pianta ha un luogo preciso dove può essere coltivata. Il maggior numero di piante è nelle aree temperate (lucky latitudes). Si possono coltivare anche in altre aree, a patto che siano favorevoli, anche se in questo caso i costi aumentano e i ricavi saranno inferiori.
LUNGHEZZA MEDIA DELLA STAGIONE VEGETATIVA
Le aree più rilevanti sono le aree temperate. Le aree più svantaggiate sono quelle africane. Il numero di giorni senza gelo è un indice molto importante per l'agricoltura. Essa, infatti, risulta impraticabile se la stagione vegetativa è inferiore a 90 giorni. Per questo, vaste zone della Russia e del Canada hanno un potenziale agricolo limitato. Anche le regioni aride sono al di fuori dei margini dell'area di produzione regolare.
LA PRIMA RIVOLUZIONE AGRICOLA
Nelle aree prospere ebbero origine l'agricoltura, la coltivazione delle piante domestiche e l'allevamento degli animali. Carl O. Sauer (1969) riteneva che gli
esperimenti necessari per creare agricoltura e insediarsi in un luogo fossero stati condotti in terre abbondanti. Solo in tale situazione, infatti, l'uomo avrebbe potuto permettersi di condurre esperimenti sulla coltivazione delle piante e avere il tempo per catturare animali e sottoporli a domesticazione. L'agricoltura comincia a svilupparsi con la PRIMA RIVOLUZIONE AGRICOLA (cambiamento importante e assoluto della vita). È stato molto importante il processo di sedentarizzazione, poiché ha portato alla formazione dei primi nuclei stabili e ciò, nel corso di centinaia di anni, ha permesso di coltivare piante e addomesticare gli animali. LA DOMESTICAZIONE DELLE PIANTE Secondo Sauer l'Asia sudorientale e meridionale è stata la scena, più di 14.000 anni fa, della prima domesticazione di piante tropicali. In quella regione la combinazione di insediamenti umani, margini forestali e corsi di acqua dolce può avere dato origine alla primaColtivazione di piante da radice. La coltivazione pianificata di piante da seme è un processo più complesso, che implica la selezione delle sementi, la semina, l'annaffiatura e la raccolta in tempi appropriati. Secondo alcuni la prima domesticazione può essere avvenuta nella valle del Nilo, ma la maggioranza degli studiosi ritiene che questo sviluppo sia avvenuto in una regione dell'Asia sudoccidentale (la Mezzaluna fertile), attraversata da due importanti fiumi: il Tigri e l'Eufrate. Ciò segna la Prima Rivoluzione Agricola.
LE REGIONI DELL'INNOVAZIONE AGRICOLA Oggi si pensa che non ci sia stata una sola area di sviluppo, ma diverse aree e in diversi periodi, indipendenti tra di loro. Infatti, si sono osservate tracce di sviluppo agricolo in molte aree del Messico e delle Ande, mentre le Americhe erano rimaste isolate.
LE REGIONI DI DOMESTICAZIONE Le piante sono originarie di un territorio, ma poi con le migrazioni delle persone e gli interscambi
commerciali si sono replicate anche altrove.
L'AGRICOLTURA OGGI, dal punto di vista della ricchezza, quasi tutti i Paesi che hanno avuto un sviluppo industriale hanno una percentuale molto bassa di sviluppo agricolo e ricavi da esso.
Ha ancora un peso determinante per gli Stati che non hanno ancora avuto un sviluppo economico rilevante, come molti dei Paesi africani.
L'AGRICOLTURA DI SUSSISTENZA implica la quasi totale autosufficienza da parte dei suoi membri. La produzione destinata allo scambio è minima e ciascuna famiglia o gruppo sociale coeso conta su se stesso per il cibo e le altre esigenze fondamentali. La coltivazione dei campi per soddisfare gli immediati fabbisogni della famiglia costituisce a tutt'oggi l'occupazione dominante dell'umanità.
Si possono individuare due tipi fondamentali di agricoltura di sussistenza:
ESTENSIVA
Prevede appezzamenti molto ampi, ma con scarso impiego di manodopera
Agricoltura di sussistenza estensiva
La agricoltura di sussistenza estensiva coinvolge vaste aree di superficie e minima concentrazione di manodopera per ettaro. Sia il prodotto per unità di superficie sia la densità di popolazione sono ridotte.
Tra i diversi tipi di agricoltura di sussistenza estensiva - distinti l'uno dall'altro per intensità di sfruttamento del suolo - due sono di particolare interesse:
- Nomadismo pastorale
La pastorizia nomade è scelta obbligata, governata dalle precipitazioni scarse estagionali o dai regimi climatici rigidi, tutti fattori che comportano una presenza intermittente della vegetazione pascolabile, per cui lunghe permanenze in una data località sono non desiderabili, o impossibili. È una forma particolare di trasferimento stagionale delle greggi, per sfruttare condizioni di pascolo localmente variabili. Praticata da pastori o da pastori-agricoltori, implica il regolare spostamento in verticale.
–dai pascoli di montagna in estate a quelli di valle in inverno – o il movimento orizzontale fra aree di pascolo interamente in pianura, per raggiungere periodicamente pasture divenute per qualche tempo lussureggianti, grazie alle precipitazioni stagionali.
2. AGRICOLTURA ITINERANTE
Si ritrova in tutte le aree caldo-umide alle basse latitudini del mondo, dove molte persone sono impegnate in una sorta di nomadismo agricolo. A causa della deforestazione e dello sfruttamento intensivo, i terreni di queste aree perdono molti dei nutrienti – perché le sostanze chimiche vengono dissolte e dilavate via dalle acque superficiali e sotterranee (lisciviazione), oppure i nutrienti vengono sottratti alla terra dai raccolti – e gli agricoltori che li coltivano devono spostarsi altrove, dopo aver sfruttato il terreno per alcuni anni; in un certo senso, per mantenere la produttività, essi effettuano una rotazione dei campi anziché delle colture.
Essa viene denominata
spesso («slash and burn») oppure TAGLIA E BRUCIA debbio, brúlis, ladang (Asia), swidden («radura bruciata») e altri nomi locali come milpa, chitemene. INTENSIVA- Riguarda terreni più piccoli con un maggiore uso di manodopera e capitali.
- È caratterizzata dalla grande mobilitazione di lavoro per unità di superficie, dalla ridotta dimensione degli appezzamenti, dall’uso intensivo di fertilizzanti.
- Per assicurarsi comunque del cibo e per tradizioni dietetiche, si pratica la POLICOLTURA, ovvero la produzione di molti raccolti diversi, spesso sul medesimo campo.
- Risicoltura nel sudest asiatico, dove le tecniche di costruzione antiche sono molto importanti, lavorano moltissime persone e si sono creati villaggi urbani.
- Producono principalmente per sé stessi in maniera importante.
LA SECONDA RIVOLUZIONE AGRICOLA
Nel corso del XVII e del XVIII secolo l'agricoltura europea subì importanti mutamenti. Infatti, il passaggio verso l'economia di mercato ha fatto sì che si sviluppasse la SECONDA RIVOLUZIONE AGRICOLA.
Il commercio internazionale con le Americhe portò in Europa nuove coltivazioni, quali cereali e patate. Molti dei nuovi raccolti erano adatti ai climi e ai suoli dell'Europa Occidentale, determinando la coltivazione di terre precedentemente considerate marginali. I governi europei contribuirono a stimolare questa rivoluzione agricola approvando leggi che favorivano l'estensione delle fattorie. Migliorarono i modi di preparazione del terreno, fertilizzazione, cura delle colture e raccolta.
Nuove tecnologie industriali migliorarono anche la produzione, fra cui la macchina seminatrice (macchinari agricoli), selezione delle razze e tecniche di allevamento, nuovi fertilizzanti chimici.
mangimi artificiali (XIX secolo) e ci fu anche un miglioramento dei trasporti (XIX secolo).IL MODELLO DI VON THÜNEN
Von Thünen nella prima metà dell'Ottocento studia un modello tipico dell'epoca della Seconda Rivoluzione Industriale, formato da alcuni assunti di base:
- Il territorio è una pianura senza confini e ostacoli al movimento
- I costi di trasporto sono proporzionali alla distanza
- Le risorse naturali sono equamente distribuite
La popolazione è distribuita uniformemente, ha eguali condizioni di reddito, produttori e consumatori hanno una perfetta conoscenza del mercato.
Tale modello è ancora oggi utilizzato per far capire quali erano le cose importanti nella rivoluzione agricola.
La sola vari