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GRANDI DIMENSIONI:
la presenza di una grande impresa che inizia a esternalizzare fasi di produzione, per ridurre i costi, affrontare
una crescita di produzione ma senza aumentare le dimensioni dell'impianto.
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Attorno alla grande impresa si forma un tessuto di imprese di piccola dimensione che si vanno a
specializzare in delle fasi di produzione.
Oppure degli ex dipendenti che si mettono in proprio spinti anche dall'impresa stessa che poi esternalizza
alcune fasi del processo produttivo e li aiuta attraverso mercati di seconda mano.
L’importante è che poi si crei il distretto e l’ex dipendente riesca ad andare avanti da solo (anche senza la
grande impresa).
AREA SISTEMA INTEGRATO
2) → Forte sviluppo >> coincide con il post-fordismo
(Anni 70-80) La fase dove ci si accorge della formazione dei distretti è la vera FASE DI SVILUPPO:
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Quando cresce il numero di imprese, gli addetti, la produttività, le imprese si orientano verso mercati stranieri e
ad esportare > FASE dell’AREA SISTEMA INTEGRATA >> modo di produzione incentrato sulla divisione del
lavoro si fa più articolato e complesso.
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Fase di rapporti di PLURICOMMITTENZA:
- fornitore che lavora per più imprese
- ci sono più reti di divisione del lavoro di fornitori > un'impresa esternalizza a un fornitore e questo
esternalizza ad altre imprese (ad oggi piccola impresa strutturata, piccoli laboratori, industria a
domicilio diretta dalle famiglie > sistema che si basava anche su componenti di natura informale)
MATURITÀ
3) a) Delocalizzazione produttiva e riposizionamento nella nuova divisione internazionale del
lavoro
b) Strategie di diversificazione produttiva e di nicchia - Innovazione
c) Strategie di concentrazione
d) Cambiamenti sociali (no strategia)
La situazione negli anni 80-90 cambia, i distretti entrano nella fase della GLOBALIZZAZIONE che provoca
una diminuzione dei vantaggi che avevano consentito lo sviluppo dei distretti industriali.
Entrano in una fase di maturità che prevede un rallentamento della crescita e in alcuni casi un'inversione di
tendenza > ci sono dei distretti (settori) che entrano in crisi.
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Presenza di COMPETIZIONE INTERNAZIONALE > paesi che producono beni simili a quelli dei distretti
industriali con costi di produzione inferiori
La crisi non dipende solo dalla globalizzazione, ma anche dal fatto cambiano i gusti dei consumatori
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STRATEGIE PER AFFRONTARE LA FASE DI MATURITÀ
In questa fase i distretti non crescono più al ritmo precedente e devono mettere in atto delle strategie per
fronteggiare i cambiamenti esterni:
● STRATEGIE DIFENSIVE > Delocalizzazione produttiva (contenimento dei costi, costo del lavoro)
● STRATEGIE ATTIVE > Concentrazione, diversificazione produttiva, ricorso a innovazione
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Queste tre strategie non si escludono a vicenda
1. Alcuni, che perderanno il numero di imprese e di occupati in maniera più rilevante, si fermeranno alla:
a. Delocalizzazione produttiva e riposizionamento nella nuova divisione internazionale del lavoro
2. I distretti più evoluti e organizzati mettono in atto un po’ tutte queste strategie:
a. strategie DIFENSIVE > delocalizzazione
b. strategie ATTIVE/OFFENSIVE > diversificazione produttiva, concentrazione puntare su
innovazione, su un mercato di nicchia o inesplorati
● PRIMA STRATEGIA è la DELOCALIZZAZIONE PRODUTTIVA >> è stata seguita un po’ da tutte le
imprese distrettuali e da certe in maniera estesa (i distretti della moda e sistema casa hanno delocalizzato
tanto), meno da quelli più specializzati.
Le imprese sono andate a posizionarsi nelle grandi reti della catene del valore globale per divisione
internazionale del lavoro.
Hanno delocalizzato:
- Nell'est-Europa > quando è caduto il Muro di Berlino è stato aperto uno spazio di produzione nuovo
per spostare produzioni standardizzate che richiedevano solo forza lavoro > vicinanza geografica e
aveva già un tessuto produttivo
- Nei Paesi Asiatici > le imprese più strutturate hanno spostato le fasi a più basso valore aggiunto > labour
intensive (tanta forza lavoro) e meno specializzate, mentre nella nazione si sono mantenute le fasi a
monte (concezione del prodotto, progettazione, area direzionale) e a valle (logistica, distribuzione) della
filiera produttiva.
Così facendo viene meno il rapporto tra la fabbrica e il territorio ed è qui che le imprese distrettuali
cominciano a entrare nelle CATENE DEL VALORE GLOBALE e si riposizionano nell’ambito della nuova
divisione internazionale del lavoro.
● SECONDA STRATEGIA è la STRATEGIE DI CONCENTRAZIONE >> In questo periodo si sono
intensificate le operazioni di CONCENTRAZIONE DIREZIONALE: le imprese di grandi-medie dimensioni
hanno acquisito piccole imprese >> all’esterno non solo con esportazioni ma anche acquisendo imprese
straniere, strategie di alleanze con partner esterni all’area.
● TERZA STRATEGIA è la STRATEGIE DI DIVERSIFICAZIONE PRODUTTIVA E DI NICCHIA -
INNOVAZIONE >> spostare le produzioni spostandosi su segmenti continui rispetto al settore si
specializzazione e su mercati di nicchia (mercati dove erano ancora presenti pochi concorrenti).
Ha superato la crisi chi ha continuato a innovare facendo ricorso anche alle nuove tecnologie digitali che
si andavano diffondendo
● CAMBIAMENTI SOCIALI >> cambiamenti delle società distrettuali.
Becattini dal punto di vista sociale descrive il distretto come un’unità compatta e omogenea ma in questo
periodo i distretti sono cambiati:
○ sono subentrate nuove popolazioni (anche provenienti dall'estero)
○ passaggio generazionale delle imprese è in crisi che garantiva il passaggio dell’impresa tra più
imprenditori
Il MODELLO del CICLO DI VITA dei distretti industriali si ferma qui, ma certi considerano anche una QUARTA
FASE DI DECLINO > in realtà sono pochi quelli che sono spariti, è più importante vedere le trasformazioni
successive che sono successe >> Prima crisi economica globale, poi la pandemia e la guerra.
TRE SUCCESSIVE CRISI
4)
GLOBALE 2008, PANDEMIA E GUERRA RUSSIA-UCRAINA → Quarta rivoluzione industriale
Dopo il superamento della crisi del 2008, quando si pensava che i distretti industriali si sarebbero ripresi
arriva la pandemia e la guerra in Ucraina.
Poi ci sono le trasformazioni legate alla RIVOLUZIONE TECNOLOGICA (aperta nel decennio scorso) >>
QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE → industria 4.0, intelligenza artificiale ecc... che stanno cambiando
la vita, i modi di produrre e l’organizzazione della distribuzione dei prodotti.
7° lezione 17.10.23
I DISTRETTI DOPO LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA (post 2008)
● Trasformazione della base produttiva, con forte ridimensionamento in termini numerici (nell'arco di
10 anni 2008-2019, hanno perso imprese e occupati), soprattutto nei settori maturi (sistema moda e
sistema casa) e tra le imprese di più piccola dimensione e artigiane
● Cambiamento della composizione settoriale: aumento beni intermedi, settore della metalmeccanica,
agroalimentare e servizi > prosegue il trend iniziato da fasi precedenti che riguarda la manifattura >>
SERVITIZZAZIONE DELLA MANIFATTURA > nella produzione sono incorporati i servizi
● Crescente ricorso a leve strategiche (elevano il modello competitivo delle imprese): investimenti in
innovazione, marketing, marchi registrati a livello internazionale, brevetti (c'era un’innovazione
endogena/interna, però brevettavano poco e l’innovazione rimaneva interna al sistema), certificazioni
di qualità dei prodotti
● Aumento del raggio delle esportazioni e delle acquisizioni sui mercati esteri più lontani e a più
elevato potenziale > si punta verso i mercati LONTANI (rispetto ai mercati UE), aumenta il raggio delle
esportazioni che diventano geograficamente più lunghe. Si guarda a USA e alla Cina perché la
domanda in Unione Europea è stagnante
● Reshoring di alcune capofila >> imprese rientrano nei distretti. Precedentemente avevano
delocalizzato, ora fanno reshoring, riportando in patria e nel distretto alcune linee di produzione:
○ internalizzando → produzione all’interno dell’impresa stessa
○ mantenendo all'esterno la produzione ma affidandola (non subfornitore internazionale) a un
subfornitore locale o di prossimità
Diffuso nel settore moda per prodotti di qualità >> no per produzioni a basso valore aggiunto dove il fattore
lavoro incide. Se guardiamo l’export nel 2009, anno
drammatico per tutto il commercio
internazionale, è presente una dinamica
negativa per tutto l’anno. Dal 2010 inizia
l’effetto rimbalzo, l’export si incrementa e si
mantiene elevato anche nell’anno successivo
> altalenante in questa 1° fase
Per un confronto tra distretti e non viene pubblicato annualmente dal centro di studi della San Paolo, un
rapporto congiunturale sui distretti industriali.
Nel grafico si vede prima una valutazione decennale
(2008-2019) e poi negli ultimi anni ha cercato di vedere
l’impatto più recente con la pandemia di Covid.
Prendendo dei campioni mette a confronto imprese
distrettuali e non distrettuali per vedere qual è
l’andamento migliore sulla base del fatturato.
2008-2021 la performance dei distretti è superiore:
incremento del 27% contro il 22% delle non distrettuali
e lo stesso avviene dal 2019-2021 che porta a una
crescita superiore nelle aree distrettuali.
nel 2020 non ci sono differenze, la crisi colpisce entrambe
le tipologie di imprese (che siano o no in un distretto/che
siano grandi o piccole > il fatturato è negativo)
I DISTRETTI INDUSTRIALI ITALIANI: IL PERCORSO NORMATIVO
La prima legge era una legge nazionale e riguardava
tutta la tematica dei distretti nel nostro paese e arriva
circa con un ventennio di ritardo rispetto alla fase di
sviluppo dei distretti industriali.
La 1° legge viene superata dalla 2°legge ma ciò che ha
cambiato la NORMATIVA e la POLITICA è stata la
RIFORMA COSTITUZIONALE DEL TITOLO V della
Parte II della COSTITUZIONE del 2001.
|
Riforma con cui vengono individuati i rispettivi ambiti
normativi e di competenza dello Stato e degli Enti Locali
soprattutto le Regioni.
Vengono definite le materie di competenza esclusiva
dello Stato, le materie concorrenti (competenza sia di
Stato che di Regioni) e le materie residuali (di
competenza solo delle Regioni).
Il tema della “Ricerca scientifica e tecnologica e il sostegno all’innovazione per i settori produttivi” (= distretti
industriali) è di materia concorrente, quindi in questo tema legiferano sia lo Stato che le Regioni.