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Capo Verde e Madeira, è uno degli endemismi macaronesiani più celebri, ora ridotta a poche centinaia di esemplari.

- La Regione Pannonica, estesa per 133.000 kmq, comprende la pianura ungherese, circondata da Alpi, Dinaridi e

Carpazi). È un’area di antica origine, progressivamente modellata a formare un bacino che durante le glaciazioni è

stato occupato da sedimenti eolici (loess). Il clima è continentale, soprattutto nella porzione orientale. Le catene

montuose che circondano la regione sono state area di rifugio glaciale per diverse specie. L’intercalarsi di boschi aridi

e praterie mette in comunicazione la regione con le regioni continentali dell’Asia centrale. Le specie vegetali

includono diverse Apiaceae, Poaceae, Rosaceae (queste soprattutto arbustive), Fabaceae. Tra le specie endemiche

troviamo Vincetoxicum pannonicum e Suaeda pannonica.

- La Regione Pontica (Mar Nero) si estende per 120.000 kmq intorno al Mar Nero. Il clima è di transizione tra

mediterraneo e continentale, con piovosità crescente verso est. La regione era forestata in passato, mentre oggi è

principalmente occupata da praterie. Gli elementi di maggior rilievo sono gli ambienti umidi del delta del Danubio e

la foresta umida della parte orientale (Colchide in Georgia); quest’ultima è ricchissima di elementi floristici peculiari

(Picea orientalis, numerosi rododendri e allori) accanto a specie di latifoglie caducifoglie (Carpinus betulus, C.

orientalis, Fagus orientalis). Qui si trova il centro di origine di alcune specie coltivate come il noce e il castagno,

estinte nel resto d’Europa con le glaciazioni (tranne forse il castagno). La foresta della Colchide è l’unico esempio di

foresta pluviale temperata europea, con una componente sempreverde (rododendri, edera, lauroceraso, alloro)

accanto a quella caducifoglia. La Colchide ospita oltre 2500 specie di piante vascolari, con 160 endemiche. Anche le

porzioni occidentali della Regione Pontica, più aride, ospitano specie interessanti, spesso molto ridotte in

consistenza (Cedrus libani).

- La Regione steppica, estesa per 1,2 milioni di kmq, è in continuità con la steppa asiatica fino alla Mongolia (Ucraina,

Crimea, Kazakistan). È impostata su substrati pianeggianti o leggermente ondulati, impostati su loess; i suoli sono

principalmente chernozem; il clima è continentale con forti escursioni termiche annue e giornaliere.

Territori floristici in Italia: l’Italia è compresa tra la Regione Medioeuropea (o continentale) e la Regione

Mediterranea. Essendo le regioni dei territori di rango elevato (superato solo dal regno), l’Italia presenta quindi

un’elevata diversità di flora. Il confine tra le due regioni non è sempre chiaro e univoco, soprattutto sul versante

adriatico. Secondo la “Flora di Touring” la Regione Medioeuropea comprende il Nord-Italia (esclusa la Liguria) e

l’Appennino fino alla Majella (Abruzzo), mentre tutte le altre regioni appartengono alla Regione Mediterranea (le

Alpi Marittime appartengono alla Regione Mediterranea). Il confine tra Regione Medioeuropea e Mediterranea, che

è anche un confine tra due biomi, è graduale sulla costa adriatica e spesso alterato dall’azione umana (spiaggioni

dell’Adriatico), infatti esistono foreste (es: bosco della Mesola) dominate da farnia e carpino bianco alternate a

settori con il leccio, tipica pianta mediterranea. Sul versante tirrenico il confine è invece più evidente e coincide con il

crinale appenninico, almeno nella sua porzione settentrionale (Ligure e Tosco Emiliano); il versante padano

dell’Appennino non ha una fascia basale di sclerofille mediterranee.

• La Regione Medieuropea in Italia è suddivisa nelle Province Alpina (che include la Pianura Padana) e Appenninica.

→ La Provincia Alpina è divisa in Distretti: Alpino propriamente detto, Insubrico (Prealpi), Padano e Monferrino-

Langhiano (Piemonte); le Alpi Marittime non sono rappresentate da un distretto, ma diversi studiosi ritengono

dovrebbero esserlo; alcuni ritengono inoltre si debbano includere nella Regione Mediterranea.

- Il distretto Alpino include le Alpi interne, divise nei settori Orientale e Occidentale, e le Prealpi (settore prealpino).

La flora di questo distretto è abbastanza uniforme, ma ci sono differenze importanti tra Alpi Orientali e Occidentali; il

confine tra queste coincide con l’area del Passo dello Spluga (Como), dove lo spartiacque alpino raggiunge le quote

più basse (2114 m); tale area rappresenta un corridoio ecologico per le specie di bassa quota tra l’Europa centrale e

l’Italia, ma è anche una barriera in senso Est-Ovest per le specie vegetali di alta quota: durante i periodi caldi

dell’Olocene la zona del passo era occupata da rigogliose foreste che impedivano alle specie d’alta quota di

diffondersi; ciò ha contribuito alla leggera differenziazione della flora occidentale rispetto a quella orientale.

Le Alpi Occidentali presentano alcuni endemismi presso le valli circostanti il Monte Rosa, come Senecio halleri e

Campanula excisa (cresce su detrito glaciale), e ciò è dovuto all’isolamento avvenuto presso nunatak glaciali (rifugi

criptici). Alcuni elementi Ovest-Alpini si spingono fino alle Alpi Centrali, di solito lungo la porzione esterna,

fermandosi però presso le Alpi Orobie occidentali (Polygonum alpinum); diversi elementi floristici avvicinano le Alpi

Occidentali ai Pirenei. Le Alpi Orientali sono a loro volta caratterizzate da numerose specie endemiche (Primula

glutinosa, Senecio carniolicus) o talora comuni con i rilievi balcanici fino ai Carpazi. Numerose sono le vicarianze

geografiche tra Alpi Orientali e Occidentali: Pinus uncinata è un elemento Ovest Alpino-Pirenaico, la cui distribuzione

verso est si ferma alla Lombardia, dove viene sostituito dal Pino mugo. Gli elementi alpino-orientali (Rhodothamnus

chamaecistus, Campanula cespitosa) sono spesso legati al settore prealpino carbonatico, dove si mescolano agli

endemismi della regione insubrica. Ricordiamo che la flora del distretto Alpino, essendo le Alpi interne rimaste

ghiacciate a lungo, è caratterizzata da specie post-glaciali, ovvero sopraggiunte nell’area al termine delle glaciazioni.

- Il distretto Insubrico, al contrario, è caratterizzato da un gran numero di specie endemiche e stenoendemiche

preglaciali, ovvero sopravvissute alle glaciazioni grazie alla presenza di rifugi (nunatak); tra queste troviamo Saxifraga

vandellii e Viola comollia; vi sono però anche specie endemiche non ricollegabili agli eventi di glaciazione, per

esempio Campanula bergomensis, che probabilmente si è separata prima delle glaciazioni da Campanula cespitosa a

seguito dello smantellamento di una porzione di terreno con l’aumento dell’erosione fluviale (crisi Messiniano).

- Il settore delle Alpi Marittime è un importante centro di endemismi e penetrazione di elementi mediterranei, tant’è

che per alcuni autori dovrebbe essere considerato un “distretto mediterraneo-alpino”. Saxifraga florulenta è uno dei

tanti endemismi esclusivi delle Alpi Marittime (Argentera); sulle Alpi Liguri e Marittime vive anche Berardia

subacaulis, relitto della flora terziaria prealpina; altre sono Saxifraga pedemontanta e Viola argenteria.

- Il distretto Monferrino-Langhiano (Piemonte) è caratterizzato dalla penetrazione di elementi Mediterranei

dall’Appennino Ligure, che differenzia leggermente la flora rispetto alle zone alpine circostanti. Secondo il prof il

settore delle Alpi Marittime è però ben più differenziato di questo!

- Il distretto padano è oggi fortemente antropizzato, tanto da rendere difficile una caratterizzazione floristica. La

foresta originaria, dominata da Quercus robur (farnia) e Carpinus betulus (querco-carpineto) ospitava tipicamente

elementi medieuropei, oggi rimasti solo in piccolissime aree. Si può tuttavia osservare una distinzione tra la porzione

occidentale e quella orientale. La pianura occidentale (Vercelli, Milano, Pavia) presenta querco-carpineti con un

sottobosco in cui compaiono specie centroeuropee tendenzialmente acidofile, come Potentilla sterilis e Doronicum

pardalianches. All’incirca dall’Adda verso est diventano sempre più presenti gli elementi orientali, come il carpino

nero, l’orniello, il cerro e diverse specie di sottobosco quali Lamium orvala e Ruscus aculeatus. Ciò è dovuto

probabilmente alla differenza di pH del suolo (più acido a ovest che a est), piuttosto che a differenze biogeografiche.

Un’altra macroscopica differenziazione ecologica, che si riflette nell’origine della flora coinvolta, è la presenza dei

terrazzi diluviali (fluvioglaciali) dell’alta pianura occidentale (da Biella a Milano); questi presentano dei suoli

fortemente lisciviati e impoveriti (pH acido), che insieme alle elevate precipitazioni favoriscono la persistenza di

elementi floristici atlantici, giunti probabilmente nell’Optimum climatico olocenico; i terrazzi si organizzano a

formare brughiere simili a quelle atlantiche vere e proprie, oggi in forte regressione (Gallarate, Brugherio).

→ La provincia Appenninica rappresenta l’estrema penetrazione verso sud della Regione Medioeuropea.

- L’Appennino centro-settentrionale medioeuropeo si distingue dall’appennino centro-meridionale mediterraneo per

la presenza nel primo di specie medioeuropee (abete rosso, mirtillo) nella sua porzione più settentrionale. Le specie

legate ai climi più freddi tendono infatti a ridursi verso sud fino a scomparire o a limitarsi alle vette più elevate; ciò

influenza lo sviluppo dei piani altitudinali sommitali, caratterizzati da specie artico-alpine o boreali: il rododendro,

dominante nel piano subalpino, si estende verso sud Appennino fino a scomparire in provincia di Modena; l’ultima (e

unica) stazione appenninica di abete rosso si trova nell’alta valle del Sestaione (PT) presso il passo dell’Abetone.

D’altro canto, alle quote più basse l’Appennino settentrionale è aperto alle penetrazioni di specie sub-mediterranee

e ha una forte influenza di elementi balcanici. Allo stesso tempo, presso le più alte quote della catena arrivano anche

elementi Alpino occidentali, che in alcuni casi si sono differenziati a formare endemismi (Aquilegia lucensis, Primula

apennina). Un elemento di differenziazione nell’ambiente appenninico sono le ofioliti, residui dell’antico oceano

Ligure-Piemontese, che costituiscono delle discontinuità topografiche ed ecologiche, ricche di specie endemiche o

comunque a distribuzione puntiforme: Alyssium bertolonii, Linaria supina, Asplenium cuneifolium. Un altro centro

importante di endemismo sono le Alpi Apuane, che fanno da cerniera tra l’Appennino propriamente detto e il Mar

Tirreno. La loro litologia particolare (marmo), il loro isolamento tra solchi fluviali (Serchio, Magra) e il mare e il

microclima particolarmente piovoso, le rendono

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SSD Scienze biologiche BIO/01 Botanica generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Riccardobelluati14 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geobotanica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Caccianiga Marco Stefano.