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Estratto del documento

Storicamente, la giustizia è stata utilizzata dalle potenze dominanti per limitare i sentimenti di

vendetta, introducendo la legge come strumento per risolvere i conflitti.

La legge:

La creazione della legge diventa un evento fondamentale per rendere la giustizia

impersonale.

Infatti la legge trasforma le azioni dannose in infrazioni contro la legge, distogliendo

l’attenzione dal danno personale.

Diritto e torto:

Nietzsche afferma che i concetti di diritto e torto non esistono in sé, ma sono creati dalla

legge.

Infatti in natura gli atti violenti non possono essere considerati sbagliati, poiché la vita si

fonda su questi atti (sono parte della volontà di potenza, principio fondamentale della vita).

La giustizia e la volontà di potenza:

La giustizia diventa uno strumento della volontà di potenza utile a mantenere ordine e unità

(la giustizia serve ad evitare conflitti interni che indebolirebbero la comunità).

Il modello comunista di Dühring:

Dühring propone una giustizia in cui tutte le volontà sono uguali e il conflitto è eliminato.

Per Nietzsche, questa visione è contraria alla vita, perché la vita stessa si basa sulla lotta e

sul confronto e senza questi fattori non ci sarebbe progresso.

- Tale sistema che elimina il conflitto viene visto come un segno di debolezza che

porterebbe al nichilismo (perdita di significato della vitalità).

12. Origine e scopo della pena:

Nietzsche afferma che origine e scopo della pena sono due cose distinte (infatti critica i

genealogisti della morale che si confondono).

Ad esempio, si pensa che la pena sia stata inventata per punire, ma questi scopi gli sono

stati attribuiti successivamente.

- Dunque l’origine di una cosa non coincide con il suo scopo attuale: ciò che una cosa

è oggi è il risultato di continui adattamenti.

Le cose cambiano significato:

Nietzsche afferma che tutto ciò che esiste subisce una continua reinterpretazione da parte di

potenze superiori che ne modificano il significato per adattarlo ai propri fini (processo non

logico).

Evoluzione:

Nietzsche rifiuta l’idea che l’evoluzione sia un progresso lineare verso una meta predefinita.

Secondo Nietzsche l’evoluzione è un processo di lotta continua, dove il significato delle cose

cambia in base a chi ha il potere.

Critica a Herbert Spencer:

Nietzsche critica Herbert Spencer il quale riteneva che la vita fosse adattamento passivo alle

circostanze esterne.

Per Nietzsche, la vita non è adattamento, ma volontà di potenza: un’energia capace di

trasformare e dominare il mondo.

13.Procedura e significato:

Secondo Nietzsche la pena ha due aspetti:

1. Procedura: è un insieme di pratiche o rituali che non sono stati inventati per punire.

2. Significato: cambia nel tempo (il significato è deciso dal potente) e possiamo dire

che la pena sia una sintesi di significati accumulati.

La mutevolezza del significato:

Nell’antichità il significato della pena era semplice ma con il tempo si è complessificato.

Nietzsche, per far notare come il significato sia mutevole, elenca diverse interpretazioni della

pena:

- Neutralizzazione del pericolo: la pena impedisce al colpevole di causare ulteriori

danni.

- Risarcimento: tramite la pena si ripara il danno inflitto.

- Deterrente: la pena è un deterrente in quanto crea paura negli altri.

- Festa: la pena può essere utilizzata per celebrare la sconfitta di un nemico.

- Funzione correttiva: il dolore causato dalla pena si radica nella memoria del

colpevole e corregge il comportamento del delinquente.

14.Pena e rimorso:

Secondo Nietzsche è sbagliata la convinzione secondo cui la pena serva a indurre nel

colpevole un senso di colpa o rimorso.

Storicamente, a sostegno della tesi di Nietzsche, la pena ha raramente generato rimorso nei

colpevoli (es. nelle prigioni il rimorso è raro).

Incoerenza morale:

Durante i millenni, la pena non ha contribuito allo sviluppo del senso di colpa nelle sue

vittime (criminali, ad es).

Infatti il criminale percepiva una sorta di incoerenza morale perché le azioni che compiva

(violenza, inganno) erano le stesse che la giustizia faceva solo che quando venivano

replicate dal sistema giudiziario erano ritenute giuste e legittime.

La cattiva coscienza:

Nietzsche chiarisce che la cattiva coscienza (rimorso interiore per un’azione commessa) non

è nata dalla pena, ma si è sviluppata altrove.

15. Prosieguo della pena:

Nietzsche approfondisce gli effetti della pena sull'uomo e critica ulteriormente l’idea che essa

abbia contribuito a sviluppare la cattiva coscienza.

Spinoza:

Nietzsche richiama Spinoza, il quale negava l’esistenza del bene e del male in sé,

considerandoli creazioni immaginarie dell’uomo.

Spinoza interpretava il rimorso non come un senso di colpa, ma come una tristezza che

derivava dall’improvviso fallimento di un’azione.

- Per Nietzsche, questa visione riflette il modo in cui gli uomini puniti percepivano i

propri errori (pensavano: "Qualcosa è andato storto in modo inaspettato”).

La pena non era vissuta come una conseguenza morale, ma come un’inevitabile

disgrazia improvvisa (la quale veniva accettata),

Gli effetti della pena:

Nietzsche sostiene che la pena non rende l’uomo migliore, ma:

- Aumenta la paura: la paura della punizione spinge a essere più cauti.

- Affina l’astuzia: la pena porta a una maggiore attenzione riguardo le azioni future.

- Rafforza il dominio sui desideri: l’individuo diventa più controllato e sottomesso.

In questo senso, la pena ammansisce l’uomo, rendendolo più prudente e timoroso.

La pena può peggiorare l’uomo:

Nietzsche osserva che la pena può rendere l’uomo più malvagio in quanto un’astuzia

affinata può essere usata per ingannare in modo migliore.

Inoltre la pena può anche portare alla stupidità, perché l’eccessiva paura blocca l’energia

vitale.

16.La cattiva coscienza:

Nietzsche ipotizza che la cattiva coscienza sia una malattia dell'umanità, emersa dal

passaggio dall'essere liberi e guidati dagli istinti, al vivere all'interno della società.

Questo cambiamento è paragonato al passaggio degli animali acquatici alla vita terrestre.

Il nuovo contesto:

In questo nuovo contesto sociale gli istinti primordiali dell'uomo vengono repressi e non

possono più scaricarsi verso l'esterno.

Dunque la repressione di questi istinti fa sì che essi vengano interiorizzati, e questa

interiorizzazione porta alla formazione dell’anima".

L’origine della cattiva coscienza:

Tuttavia, l’interiorizzazione della repressione degli istinti dà origine alla cattiva coscienza,

meccanismo attraverso cui l'uomo dirige contro sé stesso ostilità e crudeltà che prima

rivolgeva all’esterno.

La guerra interiore:

La cattiva coscienza rappresenta una guerra interiore, in cui l'uomo si autodistrugge, si

colpevolizza e si auto-punisce.

La cattiva coscienza trasforma l'uomo nel prigioniero di sé stesso, incapace di riversare

verso l’esterno i propri istinti.

Il ponte:

Anche se la cattiva coscienza rappresenta una condizione malsana, Nietzsche afferma che

essa può anche essere un ponte verso nuove possibilità in quanto l’uomo ha introdotto in sé

qualcosa di profondo che lo può portare alla propria introspezione.

17.La nascita della cattiva coscienza:

La cattiva coscienza emerge in seguito a un evento traumatico (non è un processo graduale

o volontario) che si verifica quando una popolazione selvaggia viene soggiogata con la

violenza e costretta a trasformarsi in una comunità.

Il ruolo dello Stato:

Nietzsche non crede che lo Stato sia il risultato di un contratto sociale in quanto esso nasce

dalla violenza della classe dominante organizzata che si impone su popolazioni

numericamente superiori ma disorganizzate.

I conquistatori:

Questi conquistatori (classe dominante) agiscono secondo una spinta naturale al dominio e

alla creazione.

Essi sono paragonati ad artisti inconsapevoli, che plasmano la materia grezza di una

popolazione in una comunità organizzata.

I conquistatori e la cattiva coscienza:

Anche se i conquistatori non sviluppano la cattiva coscienza, essi ne favoriscono la sua

nascita in quanto la loro imposizione elimina la libertà originaria dell'uomo selvaggio.

Questa privazione viene repressa verso l’interno e da qui si scatena un conflitto interiore che

prende il nome di cattiva coscienza.

18.Prosieguo della cattiva coscienza:

Nietzsche procede con l’analisi della cattiva coscienza.

La forza che genera la cattiva coscienza:

Nietzsche sottolinea che la stessa forza di dominio che i conquistatori usano per creare gli

Stati si manifesta, in forma più sottile, nella cattiva coscienza.

Dunque questa forza, prima espressione della volontà di potenza, si rivolge ora contro

l’uomo.

La crudeltà interiore:

La cattiva coscienza si origina dalla crudeltà interiore.

Questa crudeltà interiore è una forma di crudeltà artistica, in cui l’uomo (data la sua anima

divisa) si fa volontariamente dolore per il piacere di farlo.

La cattiva coscienza come grembo di bellezza e valori morali:

Nietzsche osserva che la cattiva coscienza, pur essendo un che di negativo, è anche il

grembo di nuove forme di bellezza e moralità.

L'uomo, nel riconoscere che è brutto, crea la possibilità del bello come opposto del brutto.

19.Prosieguo della cattiva coscienza#2

Nietzsche indaga ulteriormente la cattiva coscienza.

La cattiva coscienza come malattia creativa:

Nietzsche definisce la cattiva coscienza una malattia, ma la paragona alla gravidanza in

quanto è qualcosa di doloroso, ma che è capace di produrre nuove creazioni.

L'origine del debito verso gli antenati:

Nietzsche afferma che nei primi contesti sociali, gli uomini riconoscevano un debito verso i

propri antenati (fondatori della stirpe).

Questo debito non era di natura sentimentale, bensì giuridica (gli antenati erano percepiti

come benefattori che garantivano la continuità della specie e offrivano vantaggi spirituali).

- Gli antenati (creditori), volevano che il debito fosse estinto attraverso sacrifici, feste,

costruzione di templi e obbedienza.

L’accrescimento del debito:

Co

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Publisher
A.A. 2024-2025
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher enks di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Di Martino Carmine.