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Chi incarna la nobiltà, disponendo di forza, non si sofferma sui nemici o sulle offese subite in

quanto non vuole alimentare l’odio.

L’atteggiamento dei nobili verso il gregge:

I nobili disprezzano il popolo comune, ma senza odio o rancore in quanto questo disprezzo è

accompagnato da commiserazione e pietà.

Infatti, i termini greci che descrivono il popolo comune (δειλός, μοχθηρός) esprimono sia

disprezzo sia compassione, segnalando che i nobili non odiano i deboli: li considerano solo

“infelici” o “inferiori”.

La felicità:

Nietzsche evidenzia che la felicità è diversa tra:

- Nobili: la felicità è attiva piena di vita e collegata all’agire (= è una condizione

naturale che nasce dalla forza vitale).

- Deboli: la felicità è concepita in termini passivi (calma, pace, assenza di dolore) =

felicità negativa.

Caratteristiche del Ressentiment:

L’uomo del Ressentiment predilige vie traverse, non è onesto verso se stesso, ricorda a

lungo le ingiustizie, vuole vendetta e coltiva l’odio.

Dunque in una società in cui prevale la morale servile, l’astuzia diventa fondamentale per

sopravvivere.

I due tipi di risentimento:

Nietzsche evidenzia che ci sono due tipi di risentimento:

- Risentimento nobile: se un uomo aristocratico ha un momento di rancore, egli

tende ad avere una reazione istantanea.

- Risentimento servile: se l’uomo debole prova rancore, questo sentimento si

stratifica nel tempo, intossica l’anima e anima la vendetta.

Il nemico è creazione degli schiavi:

L’uomo nobile rispetta il suo nemico (quasi lo vuole degno di sé) perché un avversario forte

rafforza il senso di superiorità e di onore.

L’uomo del Ressentiment, invece, produce invece la figura del nemico malvagio e, per

opposizione, si autoproclama buono.

11. Cattivo e malvagio:

Nietzsche si concentra sulla distinzione tra cattivo (schlecht) e malvagio (bose).

Cattivo aristocratico:

Per l’uomo nobile, l’idea del buono nasce spontaneamente a partire da sé.

Di conseguenza, la nozione di cattivo è secondaria, è un termine per distinguere il buono.

Malvagio degli schiavi:

Invece, nella prospettiva degli schiavi, è centrale il malvagio, figura entro la quale si dirama

l’odio e il ressentiment.

Il malvagio è il nemico per eccellenza e coincide con l’aristocratico.

L’ambivalenza del nobile:

Nietzsche afferma che l'aristocrazia ha una duplice natura dell’aristocrazia.

- All’interno: i nobili, nella loro vita interna, sono tenuti a freno da regole quali onore e

rispetto reciproco.

Dunque tra nobile e nobile sono gentili e cordiali.

- All’esterno: tuttavia quando il nobile agisce contro lo straniero,egli si manifesta

come una belva feroce (“bionda bestia”) che si comporta come se non ci fossero

vincoli morali.

Le barbarie:

Le razze aristocratiche – Romani, Arabi, Germani, Giapponesi, Vichinghi, eroi omerici –

lasciano ovunque, al loro passaggio, la fama di barbarie.

Pericle stesso, nel commemorare i caduti ateniesi, parla dell’audacia degli Ateniesi, coraggio

che i nemici percepiscono come ferocia e distruzione.

La bionda bestia:

Nietzsche introduce l’immagine della “bionda bestia”, ossia l’animale aristocratico che

riemerge di tanto in tanto per sfogare gli istinti primordiali.

Il ruolo civilizzatore del ressentiment:

Nietzsche ipotizza che la civilizzazione dell’uomo (cioè il processo che ha trasformato l’uomo

da belza ad animale domestico) sia stata resa possibile dalla morale degli schiavi.

Tuttavia ciò non rende gli schiavi portatori di civiltà in quanto essi rappresentano piuttosto

una retrocessione dell’umanità in quanto hanno portato un impoverimento di forza vitale.

Il disgusto per l'uomo domestico:

L’uomo addomesticato non incute timore, ma suscita noia e ripugnanza (a differenza della

bionda bestia che incute timore ed è ammirabile).

L’Europa, secondo Nietzsche, è piena di questi individui che si credono superiori quando

superiori non sono.

Il mondo moderno:

Nietzsche osserva che ormai la forza selvaggia e la vitalità aristocratica sono scomparse in

quanto sostituite da un mondo in cui prevale l'uomo medio.

12.Declino e nostalgia:

Nietzsche affronta il declino e la stanchezza dell’uomo europeo e la nostalgia dell’umanità

forte.

L’angoscia del malriuscito:

Nietzsche descrive la sensazione di angoscia che prova di fronte a ciò che è malriuscito.

Questa aria cattiva è un disagio spirituale dato dalla presenza di uomini mediocri, privi di

slancio vitale.

Il paragone con l’arco:

L’uomo realmente vitale, secondo Nietzsche, è come un arco che, più è messo in tensione

dalle difficoltà, più diventa forte.

La nostalgia della potenza:

Nietzsche vorrebbe avere, di tanto in tanto, la visione di un uomo forte che incuta timore e

ammirazione.

Dunque Nietzsche prova una grande nostalgia verso l’umanità forte e potente di un tempo.

Il pericolo più grande: l’immeschinimento dell’uomo europeo

Nietzsche vede nella società europea il rischio di una decadenza in quanto tutto diventare

più sottile, più mediocre, più prudente e più indifferente.

Questo processo di indebolimento priva l’uomo di ogni slancio vitale e indebolisce l’intera

civiltà.

Perdita di amore e timore per l’uomo:

Nel momento in cui l’uomo mediocre diventa la normalità, esso non sarà né temuto né

amato.

Nietzsche chiama questo fenomeno nichilismo: non c’è più nulla da temere, nulla da amare

o ammirare.

Il nichilismo:

L’uomo europeo non è più interessante e questa noia verso l’essere umano si trasforma in

stanchezza, poiché non ci si aspetta più che l’umanità si risollevi.

Per Nietzsche, questa condizione è il nichilismo ossia la mancanza di prospettive e di

orizzonti più alti per l’uomo.

13.Ripresa dei deboli e dei forti:

Nietzsche prosegue la sua analisi delle due morali.

Rapaci e agnelli:

Nietzsche paragona gli oppressi a degli agnelli per capire come questi interpretano l’agire

dei forti (rapaci).

È naturale che gli agnelli detestino i rapaci, ma questo non può condannare il

comportamento dei rapaci in quanto agiscono secondo la loro potenza.

- Gli agnelli, tuttavia, si dicono: “I rapaci sono malvagi e noi (che non siamo rapaci)

siamo buoni.

Il giudizio morale dei deboli:

La morale dei deboli capovolge i valori: tutto ciò che è potenza viene contrassegnato come

male, tutto ciò che è debole è bene.

Impossibile pretendere dalla forza di agire senza forza:

Secondo Nietzsche è impossibile esigere che la forza si comporti come se essa non avesse

tale caratteristica.

Dunque se la forza consiste nella volontà di affermarsi e sopraffare, essa non potrà essere

condannata di aver agito come tale perché dalla forza non può manifestarsi debolezza.

Il sostrato:

Nietzsche critica l’idea secondo cui ci sia un qualcosa (sostrato) che possiede la forza ma

potrebbe scegliere di non usarla.

Esempio del fulmine: non c’è prima il fulmine e poi il suo bagliore ma il fulmine e il bagliore

contemporaneamente.

- Allo stesso modo, la forza è il suo agire ed essa non esiste come entità a parte.

L’inganno:

Nietzsche osserva che sia la morale sia la scienza cadono nello stesso inganno in quanto

parlano di una “forza che muove” come se esistesse un soggetto “forza” e un’azione

“movimento”.

In verità, la forza non fa nulla di distinto da sé: è identica alle sue manifestazioni.

La strategia dei deboli:

I deboli, sfruttano questo inganno, per sostenere che i forti avrebbero potuto agire

diversamente, ma hanno scelto di essere malvagi (tipo akratici di Aristotele).

In questo modo gli schiavi si sentono superiori.

Il non fare dei deboli:

Nietzsche afferma che in realtà la bontà degli schiavi consiste soprattutto in un non-fare e

non da una virtù scelta.

Come gli insetti che si fingono morti davanti al pericolo, i deboli non reagiscono non per

scelta morale, ma perché mancano della forza di reagire.

- Tuttavia, la loro impotenza viene rovesciata e interpretata come un’azione volontaria:

(es. la virtù della non-violenza).

14. Curiosone e Rompicollo:

l’officina

Nietzsche svela in cui si fabbrica la morale degli schiavi.

Il testo assume la forma di un dialogo, in cui un osservatore coraggioso (il “Curiosone e

Rompicollo”) scruta nel laboratorio dei deboli e scopre come questi trasformino la propria

debolezza in virtù.

L’officina dei deboli:

Nietzsche invita il lettore a guardare in fondo, in un antro in cui si fabbricano i valori.

In questo ambiente cupo e sinistro regna un sussurrare maligno, in cui si percepisce la

contraffazione della realtà.

- L’osservatore non riesce a vedere granché in quanto l’officina è avvolta da una falsa

luce).

La falsificazione della debolezza:

In questo laboratorio le qualità negative vengono trasformate in virtù.

Tutto ciò non è un errore innocente, ma una strategia deliberata in quanto i deboli danno

buon nome solo a quello che possono aspirare.

La logica del risentimento:

Il principio fondamentale dei deboli è: “Noi non possiamo vendicarci, dunque non vogliamo

vendicarci”.

In questo modo, la vendetta viene mascherata dal perdono (perdono cristiano) o dall’amore

verso i nemici.

Il regno di Dio:

I deboli, non solo pretendono di essere moralmente superiori ai potenti, ma si

autoconvincono che, in un futuro (il “regno di Dio”), essi saranno i migliori.

Odio e vendetta:

Nietzsche afferma che i deboli provano rabbia, odio e desiderano la verso chi è superiore.

Tuttavia, i deboli chiamano questa vendetta con altri nomi come “giudizio divino”, “trionfo

della giustizia”, “vendetta di Dio sugli empi”. camufflando

- I deboli si definiscono “fratelli nell’amore” (anzich&ea

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
14 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher enks di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Di Martino Carmine.