Estratto del documento

Tipo II → Si presenta una esposizione verso l’esterno maggiore, con danno

- anche alle parti molli.

Non si verifica necrosi della muscolatura e non c’è presenza di contaminazione.

Tipo III A → Si tratta di una lesione e frattura dovuto da danno da arma da fuoco, ovvero un

-

trauma ad alta energia, possono essere presenti vaste lacerazioni o lembi di tessuti molli.

Tipo III B → Si presenta uno strappamento del periostio, e grave esposizione verso l’esterno

-

dell’osso. Queste lesioni presentano una grave contaminazione e grande danno alle parti molli.

Tipo III C → Sono qui

- comprese tutte le fratture esposte con gravi lesioni arteriose che richiedono

una riparazione chirurgica, indipendentemente dal tipo di frattura. L’esposizione è massiva, si può

anche pensare di effettuare una amputazione.

Fratture dei bambini

L’osso dei bambini è molto forato e scarsamente mineralizzato, quindi è più elastico, inoltre

presenta un ampio turnover osseo, con spesso periostio che porta ad una miglior rigenerazione. È

metabolicamente attivo, difatti si trova ematomi attivi. Le fratture dei bambini possono essere

classificate in:

Deformità plastiche → Finché le caratteristiche elastiche lo permettono, l’osso si deforma per poi

- .

tornare alla forma precedente appena la pressione viene meno. Qualora lo stimolo risulti non

completamente assorbibile, alla fine determinerà una deformità permanente chiamata deformazione

plastica.

Frattura da compressione o tipo “ad todus” → Questo tipo di fratture si verificano in risposta ad

-

una sollecitazione in compressione, longitudinalmente rispetto all’asse dell’osso lungo, per esempio

una caduta sul palmo della mano con l’arto superiore esteso posto a difesa.

Frattura a “legno verde” → Viene chiamata così perché il comportamento dell’osso in questo caso

-

ricorda molto ciò che fa un ramo d’olivo fresco quando viene spezzato. Avviene difatti la rottura

interna dell’osso ma non quella esterna, ovvero il periostio, che rimane integro. Si presenta una

interruzione parziale dell’osso.

I bambini vengono trattati con trattamenti percutanei, si cerca di rispettare la cartilagine di

accrescimento, che potrebbe generare deformità secondarie. In base alla posizione di frattura si può

avere un ipo-accrescimento (vicino alle cartilagini) o iper-accrescimento (lontano dalle cartilagini).

Le fratture più frequenti nei bambini sono quelle che coinvolgono la cartilagine di accrescimento e

vengono definite come “ distacchi epifisari”. Si ha una classificazione di queste specifiche fratture

che è stata da ideata da Salter e Harris:

1) Si presenta una rottura completa della fisi con o senza spostamento

2) Frattura della fisi che si estende verso la metafisi, si ha quindi la rottura di un pezzettino osseo

vicino alla cartilagine. È la tipologia più frequente.

3) Si presenta una frattura della fisi che si estende anche nell’epifisi

4) Rottura della fisi associata a fratture epifisarie

5) Frattura da compressione della cartilagine d’accrescimento

Frattura sovracondiloidea dell’omero (generali)

Le fratture sovracondiloidee dell’omero rappresentano la più comune lesione scheletrica della

regione del gomito in traumatologia pediatrica. Solitamente il trauma è conseguente di una caduta

dall’alto (Monkey bar, tappeti elastici, gonfiabili) o di una caduta da skate/pattini. Solitamente si

presentano fratture che possono mettere a rischio di lesione il nervo radiale. Il gomito si presenta

tumefatto, con importante alterazione del profilo anatomico. Inoltre è possibile che il paziente

presenti dolore, ematoma, limitazione funzionale, alterata motilità.

Il trattamento prevede l’uso della tecnica di Arino, ovvero un approccio percutaneo che viene

effettuato tramite l’inserimento di due fili in sito.

Possibili complicanze:

Le complicanze delle fratture sovracondiloidee possono essere distinte in due grandi gruppi:

immediate e tardive.

Immediate → Possibili lesioni vascolari, nervose, viscerali, tendinee, muscolari. Inoltre sono da

-

considerarsi precoci e non immediate le possibili infezioni e la sindrome di Volkmann (contrattura

permanente della mano e del polso con conseguente deformità simile ad artigli della mano e delle

dita).

Tardive → Pseudoartrosi, ritardo di consolidazione, possibili deformità, necrosi ossea ischemica e

-

possibili artrosi secondarie.

Un’altra complicanza di importante rilevanza è la sindrome compartimentale, si tratta di numerosi

ematomi che vanno ad aumentare la pressione del compartimento, ciò genera inversione del flusso

sanguigno e quindi il sangue non defluisce più, si viene a generare stasi. Si ha quindi risentimento

nervoso e del micro-circolo, con colliquazione dei muscoli. I sintomi che si presentano seguono la

regola delle 6 P:

- Pain (dolore) - Parestesie

- Pressione - Paresi

- Polso arterioso perso - Pinkness (colore rosa)

Come trattamento della sindrome compartimentale si va ad incidere il compartimento interessato in

maniera importante. La sindrome genera un dito in griffe che se non trattato porta ad onicocripstosi.

Come sintomi generali inoltre nel breve tempo può generare embolie polmonari che creano

confusione e stato d’agitazione.

Frattura del collo del femore (generali)

Le fratture del collo del femore è solitamente una tipologia di frattura che avviene su soggetti

anziani, solitamente la frattura si genera dopo una caduta che non viene ammortizzata dalle braccia,

l’anziano cade di fianco o di sedere e data la fragilità delle ossa, si rompe il femore. La frattura del

collo del femore può avvenire all’interno della capsula articolare o esternamente.

In base al grado di scomposizione della testa, le fratture vengono classificate secondo la

classificazione di Garden:

1) Frattura incompleta e composta, la frattura è stabile ed il carico segue la linea di frattura

2) Frattura completa ma composta, ovvero non vi è la scomposizione dei frammenti

si possono trattare tramite l’avvitamento, in cui si mette in carico

Queste 2 tipologie di fratture

differenziato la testa del femore, evitando così possibili osteoporosi, accompagnato

successivamente da movimento attivo e somministrazione di vitamina D.

3) Frattura completa con una lieve scomposizione, si può avere uno spostamento di frattura

4) Frattura che presenta una scomposizione completa

Queste ultime 2 tipologie di frattura vengono trattate tramite protesi, che possono essere cementate

(le più raccomandabili ed usate) o non cementate. Le protesi cementate permettono di mettere

subito in carico la testa del femore, nelle altre si deve avere un periodo di tempo prima di mettere in

carico. Le protesi vengono messe perché altrimenti a causa di problematiche di vascolarizzazione,

la testa del femore andrebbe in necrosi. Per fare l’operazione si utilizza la via postero-laterale,

considerata più tranquilla e meno invasiva.

Fratture da stress L’eccessivo

Le fratture da stress avvengono a causa di microtraumi che si perpetuano nel tempo.

stress (per esempio un marciatore) può portare a fratture, in cui il turnover osseo non riesce a

compensare l’eccessivo utilizzo. Le principali cause sono dovute allo sport, l’eccessivo carico di

dal sesso e dall’età, dieta priva di carne

lavoro in allenamento, fattori anatomici e costituzionali,

(mancanza di proteine), calzature sbagliate e terreno di allenamento non idoneo. Le principali

localizzazioni in cui si presentano queste tipologie di fratture sono: la tibia, i metatarsi ed il femore.

In questi casi, l’atleta sente dolore ma a livello di RX non si riesce a vedere cosa si presenta. Si può

avere una frattura intraspungiosa, che risente dei carichi di compressione. Si può vedere allora con

la RMN l’edema dell’osso, tipico della frattura dell’osso.

Il trattamento può essere conservativo con riposo, immobilizzazione ed onde d’urto, oppure può

essere chirurgico con perforazioni, osteosintesi o asportazione chirurgica, con guarigione in 3-4

mesi.

Trattamento generale delle fratture

può essere cruento o incruento. Il trattamento cruento prevede un’operazione

Il trattamento

chirurgica con lesione, in cui si vanno ad inserire fissatori esterni, viti, placche e chiodi. Il

trattamento incruento prevede l’utilizzo di gessi (gesso di Parigi, ad U, funzionali, gambaletto) che

servono per ridurre, contenere e rieducare.

Una complicanza che può essere è la possibile insorgenza di “pseudoartrosi”, ovvero la mancata

consolidazione di una frattura a distanza di circa 6 mesi dall'evento traumatico. La pseudoartrosi

(ha una forma alterata, con aumento del piano d’appoggio della frattura);

può essere: ipertrofica

(mancanza di fattori di crescita della frattura, si risolve con l’uso di chiodi o placca);

atrofica

avascolare.

LESIONI CAPSULO-LIGAMENTOSE (Distorsioni)

L’insieme delle lesioni capsulo-legamentose prodotte da una sollecitazione che tende a modificare i

reciproci rapporti dei capi articolari. Sono lesioni frequentissime nell'età adulta. I punti più frequenti

in cui avvengono queste lesioni sono il ginocchio e la caviglia.

Ginocchio

1) Lesioni del legamento crociato anteriore

Solitamente questa lesione si presenta in sportivi dai 20 ai 30 anni, dovuto a sport come il calcio

oppure lo sci. Per capire se vi è lesione bisogna fare prima anamnesi, capire quindi quale è stato il

dolore percepito e come è successo l’accaduto. La risonanza riesce a darci la diagnosi del crociato e

della lesione, con visione del segno “manico d’ombrello”.

Durante la lesione, il ginocchio è varo- intraruotato oppure valgo- extraruotato, si ha poi una

estensione del ginocchio ed eccessiva traslazione anteriore della tibia.

La lesione può essere acuta o cronica, oppure unica o associata, più lesioni sono associate, maggiore

è l’instabilità. A livello articolare si va a vedere la tumefazione che può presentare anche

versamento articolare, se il liquido è tanto, si va ad effettuare un’artrocentesi, andando a togliere il

liquido in eccesso. Se la lesione è recente, nell’articolazione sarà presente sangue grasso, dovuta ad

una possibile lesione ossea condrale. Inoltre è fondamentale andare a vedere la flessione del

ginocchio, utilizzando la tecnica del “cassetto anteriore”. Infine si controlla la dolorabilità mediale

se è presente o meno.

Il trattamento momentaneo (in acuto) lo si fa utilizzando ghiaccio (rie

Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 6
Fratture e lesioni capsulo ligamentose Pag. 1 Fratture e lesioni capsulo ligamentose Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 6.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Fratture e lesioni capsulo ligamentose Pag. 6
1 su 6
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Acquista con carta o PayPal
Scarica i documenti tutte le volte che vuoi
Dettagli
SSD
Scienze mediche MED/33 Malattie apparato locomotore

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gab02123455678 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ortopedia 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Scaglione Michelangelo.
Appunti correlati Invia appunti e guadagna

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community