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DOMANDA ESAME: SUPPLY CHAIN VS VALUE CHAIN.
Supply Chain (Filiera): in un mondo interconnesso, le aziende, per essere competitive,
devono essere efficienti, basandosi anche sulla delocalizzazione. Questo approccio
mainstream mira a massimizzare il profitto nel minor tempo possibile, spesso in modo
"ruthless" (senza pietà), senza internalizzare le esternalità (lavoro minorile, caporalato,
inquinamento, scarsa attenzione a salute, sicurezza, capitale sociale). L'inquinamento
prodotto (es. metano dalle vacche) impatta sia l'azienda responsabile sia altre, vicine o
lontane.
Lo studio di Porter e Kramer emerge post-crisi finanziaria 2008, che scosse il capitalismo
finanziario e l'economia reale. Le proteste (es. Wall Street) furono gestite o con repressione o
analizzando le critiche per riadattare il sistema.
Si passa al concetto di Value Chain (Catena del Valore). Un capitalismo sostenibile richiede
che la value chain, pur mantenendo il profitto privato, vada oltre la semplice vendita: i beni
devono essere di qualità e i consumatori disposti a pagarli (salto di qualità nel marketing).
Produttività e profitti sono legati a capitale umano (competenze, salute, sicurezza dei
lavoratori), uso efficiente di energia e acqua. Questa visione integra aspetti economici,
ambientali e parzialmente sociali.
Nel Food System, considerare il valore del cibo implica pensare alle relazioni tra tutti gli attori
della filiera per migliorare la qualità del prodotto. La scelta del consumatore (es.
convenzionale vs. certificato sostenibile/biologico) può influenzare il mercato. Il capitalismo
può diventare sostenibile se i consumatori sono disposti a pagare di più per standard
garantiti.
Capitolo 27: La Natura Multidimensionale della Sostenibilità e la Definizione Brundtland
La sostenibilità non è solo "verde", ma "multi-colore". Inizialmente, la parola "sostenibile"
evocava peso e fatica; per molti, essere sostenibili richiede uno sforzo percepito solo come
costo (es. protesta dei trattori).
"Sustainability" deriva da "sustain", che implica tempo e durabilità (in francese,
"développement durable"). Un'economia sostenibile è costruita per durare. Il BAU è
insostenibile perché risorse ed energia limitate, costi crescenti e limiti di acquisto rendono
impossibile la crescita infinita.
Passare alla value chain implica consumatori disposti a sostenere aziende sostenibili. La
sostenibilità ha una dimensione temporale, musicale (sinfonica, non solista).
CAMBIARE PARADIGMA significa cambiare modello di pensiero, non necessariamente
abbattere il vecchio ("Panta Rei").
La definizione di Sviluppo Sostenibile della Commissione Brundtland (1987), elaborata da
scienziati (gli economisti erano scettici), afferma: "Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che
soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di
soddisfare i propri bisogni". Il concetto di tempo è fondamentale: non si tratta solo di
adempiere a leggi Pigouviane attuali, ma di considerare l'impatto futuro (la filantropia non è
sostenibilità).
La sostenibilità si focalizza sui "Needs" (bisogni fondamentali, es. cibo), non sui "Wants"
(desideri) o sulla "Demand" (desideri supportati da potere d'acquisto). Lo scopo è assicurare
che tutti possano muoversi, non che tutti abbiano una Ferrari; garantire cibo ora e per il
futuro.
La Piramide di Maslow categorizza i bisogni: alla base quelli fisiologici (needs), all'apice
l'autorealizzazione (self-actualization needs), che varia individualmente. La sostenibilità
riguarda i bisogni collettivi dell'Homo Sapiens. Esistono piramidi analoghe per i bisogni
alimentari (Dott.ssa Satter): apporto calorico, cibo sicuro, accesso al cibo (mezzi, non solo
bontà del mercato), gusto (cultura), novel food (carni sintetiche, farine di insetti – mode non
intrinsecamente sostenibili).
La sostenibilità è tempo (durabilità) e complessità (globalizzazione, pensiero sistemico e
laterale).
Capitolo 28: Il Cibo come Concetto Complesso e i Pilastri della Sostenibilità
L'alimentazione (cosa mangiamo in base a cosa possiamo permetterci) è influenzata da
molteplici fattori (ambientali, tecnologici) e richiede una visione vasta. Gli OGM, ad esempio,
possono essere tecnologicamente sicuri e nutrizionalmente validi, ma non necessariamente
sostenibili se si considera l'intero sistema.
Il cibo va oltre la commodity: "L'uomo è ciò che mangia" (Feuerbach). "La scoperta di un
nuovo piatto conferisce più felicità all'umanità della scoperta di una nuova stella" (Brillat-
Savarin). "Le leggi sono come le salsicce, è meglio non vedere come vengono fatte" (Von
Bismarck). Parlare di cibo significa parlare di complessità.
La sostenibilità può essere rappresentata dal diagramma di Eulero-Venn come l'intersezione
di tre concetti: AMBIENTE, SOCIETÀ, ECONOMIA, che devono ascoltarsi reciprocamente
(transdisciplinarietà).
Grandi fondi d'investimento (es. Blackrock) spingono le aziende verso la sostenibilità per
garantire vantaggi economici, crescita, risk management e ritorni per gli azionisti.
L'unione di ambiente ed economia porta alla Green Economy, che però non è pienamente
sostenibile senza la dimensione sociale (necessità di passare da shareholder a stakeholder,
come indicato da Porter e Kramer).
L'implementazione della sostenibilità richiede tempo ed è attualmente più facile per le grandi
aziende; le PMI (99,9% delle aziende, 20% del fatturato) la percepiscono spesso solo come
rischi e costi, e se lasciate sole, faticano a sopravvivere.
Un food system sostenibile interagisce dialetticamente con società, politica, ambiente,
mosso da vari driver, in un mondo globalizzato. È necessario considerare input, output,
outcome, efficienza, uguaglianza, equità, conoscenza, competenza.
L'impatto economico del food system va oltre il dato quantitativo. Un articolo su Nature
("Food as a commodity, human right or common good") sostiene che il cibo, essendo un
BISOGNO, deve trascendere il concetto di commodity e includere aspetti ambientali e di
diritti umani.
La PAC (Politica Agricola Comunitaria) e la sua strategia "Farm to Fork" sono criticate come
approcci semplificatori, focalizzati su salute e ambiente ma trascurando la sostenibilità
economica e sociale dei piccoli produttori. Gli aiuti europei tendono a favorire le grandi
aziende ("Più sei grosso, più soldi ricevi"), premiando l'efficienza standardizzata e non la
specialità, un sistema non sostenibile a lungo termine. Dal 2026, le aziende avranno l'obbligo
della rendicontazione non finanziaria.
Il diritto al cibo è sancito da accordi internazionali (Dichiarazione Universale dei Diritti
dell'Uomo, Art. 25, 1948). Le prime banche (es. Monte dei Paschi di Siena) e i primi
economisti italiani (spesso religiosi) promossero principi di solidarietà. L'Economia Civile
(promossa da NEXT per l'hackathon) si basa sull'uomo al centro, con lo scopo di benessere
collettivo, non solo profitto.
L'Italia ospita sedi di importanti agenzie ONU per il cibo (FAO, WFP, IFAD a Roma; EFSA a
Parma per la Food Safety), tutte impegnate nello sviluppo sostenibile organizzativo.
LEZIONE 25/02/2025
Capitolo 29: Il Food Systems Summit e i Cinque Principi per la Trasformazione
Il cibo non è solo una commodity, ma possiede valenze culturali, storiche, geografiche,
oltre a quelle biochimiche, implicando una maggiore complessità.
Il "UN Food Systems Summit" (New York, 2021) ha delineato 5 principi ("Action Tracks") per
trasformare i sistemi alimentari:
Garanzia dell'accesso a un cibo nutriente e sicuro (focus Food Safety, EFSA).
Transizione verso modelli di consumo sostenibili (durabilità, non esaurimento risorse, es. 70%
acqua dolce usata in agricoltura).
Potenziamento della produzione "nature-positive" (aumento produzione rispettando le
esternalità, evitando quelle negative).
Promozione di mezzi di sussistenza equi: circa 500 su 550 milioni di aziende agricole mondiali
sono familiari e piccole (Africa/Asia); il loro scopo è l'economia locale, il cibo come bene
essenziale per bisogni primari (Maslow), non commodity.
Sviluppo della resilienza a vulnerabilità, shock e stress: sviluppare i capitali (economico,
ambientale, sociale, umano); "capacity building" (formazione, educazione continua).
Organizzazioni come FAO, World Bank, OCSE, WEF sono coinvolte. È necessario passare da
una "food supply chain" a una "food value chain", e da shareholder a stakeholder, con una
"governance" partecipativa (orizzontale) invece di un "government" gerarchico (verticale).
L'evoluzione economica: dalla dottrina neoclassica keynesiana (focus capitale economico) a
una visione che include capitali sociale, ambientale e umano. Lo scopo rimane la crescita,
ma distinguendo tra CRESCITA e SVILUPPO, con un ruolo cruciale per l'ambiente, poiché il
mercato produce beni da esso e lo impatta.
Capitolo 30: Valutazione Economica del Capitale Naturale e Cambiamenti Climatici
Diversi economisti hanno quantificato il valore del capitale naturale:
Nicholas Stern ("The Economics of Climate Change", 2002): analizzò economia, sviluppo,
ambiente e costi del BAU in relazione ai cambiamenti climatici.
William Nordhaus ("The Climate Casino"): esplorò rischio, incertezza ed economia in un
mondo in riscaldamento, evidenziando l'interesse per la natura legato agli effetti dei
cambiamenti climatici sulla produttività.
"The Economics of Biodiversity: The Dasgupta Review": analizzò il valore economico della
biodiversità, minacciata da pratiche agricole intensive (monocolture, standardizzazione,
uniformità genetica clonale).
Il costo del riscaldamento globale è tangibile (i 15 anni più caldi registrati sono negli ultimi 20)
e influisce su vite ed economia. Se il PIL scende sotto zero si va in recessione. Gli aspetti
secondari e terziari del cambiamento climatico sono evitabili pensando diversamente dal
passato.
Costi dei disastri climatici (2020): 50 disastri da miliardi di dollari; media di 29/anno dal 1990;
12 mld daincendi;63mld da tempeste; 35 mld
perilsingolodisastropiuˋcostoso(inondazioniCina);perditeeconomicheglobaliper268mld.
Le piccole imprese hanno più da perdere ma meno risorse per tutelarsi. L'impatto di siccità e
inondazioni sull'agricoltura è significativo (nel 2023