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Montessori fonda nel 1907 nel quartiere popolare di San Lorenzo di Roma, la prima casa dei
bambini destinata ad accogliere i figli delle famiglie operaie del quartiere e rivolge il suo
impegno educativo. La casa dei bambini è considerata uno degli esperimenti più riusciti
dell’educazione nuova perché iniziava ad affermarsi l’idea della centralità del bambino e il
riconoscimento legislativo normativo come portatore di diritto e tendeva ad allontanarsi
quella forma di autoritarismo che l’adulto manifesta nei confronti dell’infanzia (attraverso il
prevalere di una programmazione rigida e di un’esaltazione del ruolo del maestro rispetto
all'alunno impoverendo la libertà di apprendimento dell’alunno stesso).
La casa dei bambini rappresenta un nuovo modo di pensare all’interno del panorama
pedagogico, il maestro ha un ruolo che è strettamente in sinergia con la centralità dello
sviluppo del bambino come persona e del suo essere in relazione prima con la famiglia e poi
con la società. Montessori pensa ad una scuola come una continuità dell’esperienza
familiare, un luogo dove ci sia armonia, sicurezza, serenità e dove era possibile mettere i
bambini dalle condizioni di poter partire da una conoscenza sperimentale.
Lezione n°48: autonomia, responsabilità e libertà nel pensiero pedagogico montessoriano
Realizzare un ambiente educativo che sia sereno, accogliente, capace di mettere il bambino
nella condizione di poter partire da una conoscenza sperimentale ha bisogno di un complice.
La complicità in questo progetto è la maestra, la depositaria di un ambiente adatto ai bisogni
infantili, un ambiente capace di accogliere i bambini per dare loro la possibilità di dare loro la
possibilità di imparare ad imparare all'interno di una comunità dove c’è reciproco rispetto e
dove, in particolar modo si rispettano i bambini. Ciò significa che nell’ambiente,
l’arredamento riveste un ruolo fondamentale, deve essere adatto per i bambini. Un ambiente
che, se osservato da una persona esterna, è visto in scala ridotta, ma è necessario per poter
comprendere i bisogni dei bambini. Montessori, nella casa dei bambini, ricompone un
ambiente familiare che deve essere altamente stimolante a tal punto da richiedere una
nuova professionalità alla maestra che deve essere attenta allo sviluppo delle attività
sensomotorie partendo da attività pratiche. L’attenzione dei bambini deve essere rivolta
verso se stessi. Le insegnanti montessoriane hanno un compito preciso: rendere il bambino
autonomo e libero nella scelta.
La casa dei bambini era organizzata secondo delle attività collettive che facevano ricordare
una mamma lavoratrice e rappresentava anche un modo per aiutare ed essere vicine a loro.
Rappresenta una casa socializzata dove il bambino impara a comprendere la disciplina, a
rispettare i bambini e dove i premi e i castighi non dovevano far parte della loro vita.
Montessori non parla né di punizioni né di premi, nel metodo Montessori si parla di
conseguenze naturali o logiche: le prime hanno a che fare con un modo di rendere il
bambino indipendente ma responsabile delle proprie azioni. Tutto questo venga fatto senza
l’uso di urla perché secondo la Montessori né i premi né le punizioni potevano avere un
effetto positivo sullo sviluppo del bambino, perché potevano inibire l’autonomia, il
comportamento, l’autodisciplina ecc. Sarà difficile non far percepire una posizione di
sottomissione del bambino all’adulto.
Le conseguenze naturali o logiche derivano dal nostro modo di comportarci. Se decidiamo di
andare al parco e il nostro bambino si rifiuta di mettere le scarpe, la conseguenza logica
sarà quella che senza scarpe non potrà correre e dovrà stare seduto sulla panchina con i
genitori. Un altro esempio: se il nostro bambino getta il cibo a terra durante la cena, la
conseguenza logica sarà che quel bambino non potrà mangiare perché il cibo sul pavimento
è sporco. Se un bambino lascia i suoi giocattoli in giardino senza portarli in casa, la
conseguenza logica sarà che i giocattoli si rovineranno se ci sarà una forte pioggia o un forte
sole e saranno da buttare. Spiegare al bambino le conseguenze dei suoi comportamenti,
sarà più facile agire a favore dello sviluppo dell’indipendenza e del principio di responsabilità
dell’azione.
Maria Montessori dice che il segreto è il modo in cui noi riusciamo a guidare il bambino
verso l’autonomia: il bambino deve prendere anche consapevolezza delle regole e della
disciplina. L’autonomia deve essere intesa come la capacità generale che il bambino
manifesta nel momento in cui si scopre in grado di muoversi con l’ambiente che lo circonda
e in grado anche di modificare la propria esigenza. Il primo gradino dell’autonomia si ha
nella coordinazione dei propri movimenti per afferrare un oggetto, mangiare da solo ecc.
Bisogna lasciare libero il bambino di organizzare come meglio crede le sue attività evitando
che l’adulto imponga la sua esperienza, i suoi interessi e i suoi modi di agire. Uno dei
presupposti del metodo montessoriano è il rispetto della libertà del bambino.
Montessori aveva osservato che ci può essere un migliore apprendimento se l’attività viene
svolta in maniera libera e spontanea. L’apprendimento è libertà d’azione e viene esercitata
organizzando ogni situazione e orientando e rinforzando l’attività del bambino stesso. Ogni
azione deve essere orientata alla libera espressione dell’allievo e riconosce nel suo interno
un principio di autodisciplina che si colloca nel rispetto delle sue esigenze approvando le
manifestazioni di scelta autonoma di attività. Il bambino, lasciato libero di organizzare come
meglio crede le sue attività, si troverà nella condizione migliore di poter apprendere. La forza
centrale del principi di autonomia e di responsabilità è proprio nell'educazione. Soltanto la
promozione della libertà può garantire una libertà centrale per il bambino stesso.
Lezione n°49: l’ordine
Uno dei periodi sensitivi più importanti e il più misterioso è quello che rende il bambino
sensibilissimo all’ordine. Questa sensibilità si manifesta già dal primo anno di vita e si
prolunga anche durante il secondo. I bambini piccoli rivelano un caratteristico amore per
l’ordine. Già dall’anno e mezzo ai due di età, dimostrano la loro esigenza di ordine
nell’ambiente esterno. Il bambino non può vivere nel disordine poichè questo lo fa soffrire e
la sofferenza si manifesta nel pianto disperato e in un’agitazione persistente. Il bambino
piccolo osserva immediatamente il disordine che gli adulti e i bambini più grandi
trascurerebbero con facilità. L’ordine nell’ambiente esterno tocca una sensibilità che va
scomparendo con l’età. Per poter sorprendere una manifestazione positiva di questa
sensibilità, cioè un’espressione di entusiasmo e di gioia in rapporto alla sua soddisfazione, è
necessario che le persone adulte siano aperte a questi studi di psicologia infantile: tanto più
che il periodo sensitivo dell’ordine si manifesta nei primi mesi di vita.
L’ordine delle cose vuol dire riconoscere il collocamento degli oggetti nell’ambiente, ricordare
il luogo dove ciascuno di essi si trova: orientarsi nell’ambiente e possederlo in tutti i suoi
particolari. L’ambiente è il luogo necessario per la tranquillità e la felicità della vita. L’ordine,
per i piccoli, è simile al piano di sostegno su cui devono appoggiarsi gli esseri terrestri per
poter camminare.
Lezione n°50: l’ordine interno
La sensibilità all’ordine esiste contemporaneamente nel bambino sotto due aspetti: quello
esteriore che riguarda i rapporti tra le parti dell’ambiente, e quello interno, che dà il senso
delle parti del corpo che agiscono nei movimenti e nelle loro posizioni: ciò che si potrebbe
chiamare orientamento interno. L’orientamento interno è stato oggetto di studio della
psicologia sperimentale, che ha riconosciuto un senso muscolare il quale permette di
rendersi conto della posizione delle varie membra del corpo e fissa una memoria speciale: la
memoria muscolare. Tale spiegazione viene a costituire una teoria completamente
meccanica, fondata sulle esperienze dei movimenti compiuti coscientemente. Il bambino ha
dimostrato l’esistenza di un periodo sensitivo molto sviluppato, che si riferisce alle posizioni
del corpo, assai prima che possa muoversi liberamente e fare delle esperienze. La natura
prepara una sensibilità speciale per le attitudini e le posizioni del corpo.
Il bambino non sente l’ordine come lo sentiamo noi. Il bambino attua l’immenso sforzo di
compiere il primo passo: quello che va dal nulla al principio. Egli è tanto vicino alle stesse
fonti della vita che agisce per agire, perché così avviene nel piano della creazione e non si
fa sentire e non si fa ricordare.
Lezione n°51: la mano
I veri “caratteri motori” collegati con l’intelligenza sono il linguaggio e l’attività della mano a
servizio dell’intelligenza per realizzare il lavoro. Il dedicare l’arto superiore ad altre funzioni
che non sono più quelle del semplice spostamento dello spazio ma diventano quelle di
organo esecutivo dell’intelligenza. In questo modo, nell’evoluzione degli esseri viventi,
l’uomo si mette in una nuova posizione, dimostrando l’unità funzionale della psiche del
movimento. La mano è quell’organo fine e complicato nella sua struttura che permette
all’intelligenza non solo di manifestarsi, ma di entrare in rapporti speciali con l’ambiente:
l’uomo, si può dire, “prende possesso dell’ambiente con la sua mano” e lo trasforma sulla
guida dell’intelligenza, compiendo così la sua missione nel gran quadro dell’universo.
La mano è la manifestazione dell’io interiore.
Lezione n°52: azioni elementari
La prima manifestazione dell’istinto del lavoro nel bambino è la rivelazione più sorprendente
per l’adulto che ne abbia compreso l’importanza. Egli vede che gli si impongono immense
rinunce: quasi una mortificazione interiore della sua personalità, una dedizione del suo
ambiente: e ciò è incompatibile con la vita sociale in atto, a cui appartiene l’adulto. Il
bambino è senza dubbio un extrasociale nell’ambiente dell’adulto, ma chiudergliene