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APPROCCIO BIOLOGICO-EVOLUZIONISTICO

Dice che l’aggressività è un comportamento innato e quindi secondo questa teoria le

persone nascono aggressive e quindi è un comportamento che è difficile modificare.

E secondo questa teoria le persone sono geneticamente predisposte a essere

aggressive per motivi di sopravvivenza che è genetica perché l’uomo primitivo, per

sopravvivere ad un ambiente ostile ha dovuto sviluppare caratteristiche di aggressività per

potersi difendere dai predatori, e quindi geneticamente questa aggressività è diventata

parte e componente fondamentale dell’essere umano, quindi secondo questo approccio

nasciamo aggressivi.

Però questo approccio è stato criticato e messo in discussione perché in realtà non

tutte le persone sono aggressive anche davanti a condizioni di minaccia per la propria

sopravvivenza.

Perché ci sono persone che in condizioni di sopravvivenza, anche davanti a situazioni

estreme, scelgono di aiutare gli altri e addirittura alcune persone sacrificano la propria vita

per aiutare gli altri.

Quindi non tutti davanti a situazioni pericolose o rischiose, reagiscono in modo aggressivo.

Quindi in realtà questo modello non riesce bene a spiegare il comportamento

umano.

Quindi qui la società non ha responsabilità nell’aggressività delle persone, infatti se

sono aggressive è colpa loro.

APPROCCIO SOCIALE

Questa teoria dice che l’aggressività è un comportamento che viene appreso dal

contesto sociale e quindi dice che le persone non sono aggressive di natura, ma

imparano ad essere aggressive osservando e apprendendo il contesto, quindi la

responsabilità del comportamento aggressivo delle persone è della società.

Quindi è il contesto sociale che influenza la probabilità di mettere in atto comportamenti

aggressivi.

Questo approccio ampio contiene al suo interno diverse ipotesi e teorie che in modo

diverso cercano di spiegare l’aggressività sempre riportandola alla dimensione sociale e

mai alla dimensione biologica, come istinto.

Quindi qui c’è una responsabilità sociale nell’aggressività delle persone.

1) Ipotesi Frustrazione-aggressività

Questo modello ci dice che se la persona vive delle situazioni di frustrazione cioè

situazioni in cui la persona non vede soddisfatti i propri bisogni, non riesce a raggiungere i

propri obiettivi, quindi questo ostacolo porta la persona ad essere più aggressiva.

(es. se c’è una persona che si mette tra me e il raggiungimento dei miei obiettivi, questa

persona diventa un ostacolo, questa situazione è frustrante perché non riesco ad arrivare

ai miei obiettivi, quindi uso aggressività nei confronti di quella persona che mi rappresenta

l’impossibilità di raggiungere il mio obiettivo).

Quindi questa ipotesi dice che più è alta la frustrazione, più è alta l’aggressività, quindi

l’intensità della risposta aggressiva è proporzionale al livello di frustrazione.

E inoltre se non riesco ad essere aggressivo nei confronti dell’ostacolo, cioè quando

l’aggressività non può essere rivolta alla causa della frustrazione, e quindi se non sii riesce

ad eliminare l’ostacolo che mi impedisce di raggiungere il mio obiettivo, si può dirottare la

mia aggressività altrove.

(es. questo può spiegare i comportamenti di bullismo. Dove questo modello ritiene che il

bullo sia una persona frustrata perché vorrebbe raggiungere certi obiettivi ma non ci

riesce, quindi l’ostacolo sarebbe la scuola e gli insegnanti che non lo spronano e non lo

sostengono, però visto che non può esercitare aggressività nei confronti degli insegnanti,

la può dirottare verso la vittima, cioè il Compagno di scuola più fragile).

Però anche questo modello ha delle criticità perché non sempre le persone frustrate

diventano aggressive perché ci sono persone che davanti ad un elevata frustrazione si

deprimono e si bloccano o rivolgono l’aggressività verso di sé (es. autolesionismo) e

inoltre spesso l’aggressività può essere espressa anche in assenza di frustrazione e

quindi significa che l’aggressività può nascere anche in base al contesto, alla persona e

dipende anche da molti altri fattori, quindi in realtà anche questo modello non ci spiega

tutte le situazioni che possono portare aggressività.

2) Modello Neoassociazionista

È un modello che associa la presenza di determinati stimoli al comportamento aggressivo.

Ci dice che la frustrazione è vero che può creare uno stato interno di tensione emotiva, ma

non necessariamente e non sempre si traduce in aggressività.

E ci dice che l’aggressività si sviluppa più facilmente e si è più predisposti ad usare

l’aggressività, se in un ambiente ci sono degli indizi di aggressività, indizi

aggressivi.

Quindi dove il contesto suscita aggressività, perché presenta degli elementi che

richiamano l’aggressività (es. presenza di armi o facilità a procurarmi un arma), quando ci

sono oggetti legati ad azioni aggressive, facilitano la presenza e l’uso di comportamenti di

aggressivi.

Quindi l’aggressività aumenta laddove il contesto richiama l’aggressività attraverso la

presenza di determinati oggetti che richiamano l’aggressività.

Inoltre l’accessibilità a pensieri ostili facilita le azioni aggressive nel senso che

quando le persone vengono invitate a pensare o a vedere situazioni o episodi di ostilità,

più le persone diventano più ostili e aggressive nei confronti degli altri, quindi anche

l’essere esposti a stimoli aggressivi porta le persone ad essere più aggressive.

3) Teoria del trasferimento dell’eccitazione

Dice che l’attivazione emotiva legata all’assistere a certe situazioni poi viene trasferita ad

altre situazioni. Cioè c’è una dislocazione delle emozioni.

Quindi l’eccitazione derivane da un esperienza viene dissipata lentamente e collegata a

una situazione successiva, anche non collegata.

Cioè le persone che assistono ad una scena di un certo tipo, in cui magari aumenta la loro

rabbia, tendono poi a portare quell’emozione in un altro momento e a scaricare

quell’emozione negativa su situazioni che spesso non sono direttamente collegate alla

prima situazione in cui hanno provato quell’emozione negativa.

Quindi noi tendiamo ad aumentare la nostra attivazione emotiva negativa, e poi la

scarichiamo su situazione che accadono dopo e che non c’entrano nulla, quindi

trasferiamo e scarichiamo questa attivazione, tensione, rabbia a situazioni che non c’erano

con la situazione iniziale che è accaduta e che ci ha portato rabbia e tensione.

Quindi questo modello spiega l’aggressività come se fosse qualcosa che noi dobbiamo

scaricare la tensione e la rabbia provata in altre situazioni.

4) Teoria dell’apprendimento sociale di Bandura

Questa teoria ci dice che l’essere umano non nasce aggressivo, ma dice che impariamo

ad essere aggressivi attraverso l’osservazione e l’imitazione dei modelli aggressivi

presenti nel comportamento degli altri.

Quindi osserviamo e imitiamo il comportamento degli altri e impariamo ad essere

aggressivi dal comportamento altrui.

Quindi questo significa che se nessuno ci insegna o se nessuno usa comportamenti

aggressivi gli esseri umani non saranno aggressivi, perché le persone non sono

tendenzialmente aggressive.

Qui Bandura costruisce l’esperimento del pupazzo Bobo dove prende due gruppi di

bambini e espone uno di questi gruppi di bambini ad una situazione in cui lui dentro ad

una stanza, mentre i bambini giocano, lui esercita aggressività su questo pupazzo, mentre

in un’altra stanza lui non esercita nessun comportamento aggressivo sul pupazzo ma ci

gioca in modo appropriato, accade che i bambini che hanno assistito alla scena violenta

con il pupazzo, dopo aver assistito a questa scena, i bambini iniziano a giocare in modo

molto più violento tra di loro e con i giocattoli, rispetto invece ai bambini che avevano

assistito a lui che giocava in modo appropriato con il pupazzo.

Questo esperimento ci fa capire che il ruolo degli adulti e della società soprattutto

nei confronti dei bambini sono una figura fondamentale e hanno molta

responsabilità, perché se noi proponiamo ai bambini modelli di comportamento

negativi e aggressivi, i bambini imparano ad essere aggressivi perché osservano e

imitano il comportamento degli adulti.

5) Teoria degli SCRIPT

Noi costruiamo degli schemi o copioni (script) di comportamento (es. se io lo spingo

gli faccio male, capisco che è una cosa negativa da fare) apprendendoli

dall’osservazione dell’esterno, che ci servono per comprendere la realtà e guidare il

comportamento, e che poi riproporremo in tutte le situazioni della nostra vita adulta

e che guideranno il nostro comportamento e permetteranno di comprendere la realtà.

Impariamo questo tipo di modalità comportamentali che verranno poi replicate in tutte le

situazioni relazionali che vivremo.

Quindi è una traccia che guida il nostro comportamento.

(es. osservare scene violente o aggressive nei media diventa un modello e un copione per

l’aggressività, quindi si apprendono comportamenti aggressivi).

E inoltre questa idea, questo copione, che magari si è costruito su un aspetto specifico,

in realtà può essere poi usato in modo generalizzato in tutti i contesti perché uso

quel copione (script) o schema non solo nella relazione con certe persone ma con tutti e in

tutti gli altri contesti, perché diventa il modello di riferimento.

27/03/24

6) General Aggression Model

È un modello che cerca di riassumere tutti gli elementi presenti nelle teorie precedenti e

cerca di spiegarlo con questo modello che è complesso, ma effettivamente anche le

persone sono complesse anche perché secondo questa teoria le persone che si trovano

in una stessa situazione reagiscono in modi diversi.

Qui il tentativo è quello di spiegare perché alcune persone si comportano in modo

aggressivo mentre altre no.

Questo modello infatti è composto sia da fattori situazionali, individuali e biologici.

E si compone di Tre Fasi per spiegare come avviene il comportamento aggressivo:

1) ci sono dei Fattori Prossimali che sono i diversi contesti situazionali e differenze

individuali cioè il punto di partenza è che ogni persona è caratterizzata da alcun

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
72 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Samanthaa_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Zunino Anna.