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NIENTE PANICO
|y(t)| ≤ ≥
risposta divergente: : M , t 0. In questo caso si dice che il sistema è
∄M y y
instabile.
∃M |y(t)| ≤
risposta convergente asintoticamente a zero: : M e lim y(t) = 0. In
y y t→∞
questo caso si dice che il sistema è asintoticamente stabile.
Per la stabilità di un sistema LTI è necessario e sufficiente che la funzione di trasferimento
non presenti alcun polo a parte reale positiva e che gli eventuali poli a parte reale nulla
siano semplici.
Per la stabilità asintotica di un sistema LTI è necessario e sufficiente che tutti i poli di
una funzione di trasferimento abbiano parte reale negativa.
L’uscita di un sistema asintoticamente stabile, a fronte di un ingresso limitato in ampiezza,
ma non nel tempo, è limitata. Se la funzione di trasferimente avesse un polo nell’origine del
piano complesso (sistema stabile, ma non asintoticamente), l’usctia, a fronte di un ingresso
limitato in ampiezza, ma non nel tempo, divergerebbe. Se consideriamo un sistema di controllo
in retroazione, il sistema formato da controllore e processo deve essere asintoticamente stabile: a
fronte di un ingresso limitato in ampiezza, l’uscita deve essere limitata in ampiezza. Un sistema di
questo tipo è detto anche BIBO (bounded input bounded output) stabile o i.l.u.l. (ingresso limitato
uscita limitata) stabile. Per un sistema asintoticamente stabile l’evoluzione libera convergerà a
zero e quindi possono essere trascurate le condizioni iniziali. La proprietà di stabilità di un
sistema è estramamente fondamentale sia per l’analisi che per la sintesi di un sistema.
Fondamenti di automatica 13
3
CAPITOLO SCHEMI A BLOCCHI
Definiamo alcune regole per la semplificazione degli schemi a blocchi
Blocchi in cascata:
La funzione di trasferimento di due blocchi in serie è il prodotto delle due funzioni di
trasferimento.
Infatti z = G y = G G x
2 2 1
da cui z (1)
= G G = G G
2 1 1 2
x
dove la (1) è possibile soltanto se il sistema è siso. Se G e G sono asintoticamente stabili,
1 2
allora G G è anch’esso asintoticamente stabile. Osserviamo che un sistema di controllo in
1 2
anello aperto è rappresentato da due blocchi in cascata. Quindi, se il processo e il processore
sono asintoticamente stabili, allora anche il sistema di controllo è asintoticamente stabile.
Se, invece, il processo fosse instabile, non esiste controllore per cui il sistema di controllo
sia asintoticamente stabile. Per controllare un processo instabile bisogna necessariamente
avere un feedback.
Blocchi in parallelo: 14
NIENTE PANICO
La funzione di trasferiamento di due blocchi in parallelo è la somma delle due funzioni di
trasferimento.
Infatti y = G x + G x = (G + G )x
1 2 1 2
da cui y = G + G
1 2
x
Se G e G sono asintoticamente stabili allora anche G + G è asointoticamente atabile.
1 2 1 2
scambio di giunzioni sommanti : il seguente schema a blocchi
è equivalente al seguente schema a blocchi
risulta w = x + y + z
Fondamenti di automatica 15
NIENTE PANICO
spostamento di un punto di prelievo di segnale a monte di un blocco: il seguente schema a
blocchi
è equivalente al seguente schema a blocchi
Risulta y = Gx
z = Gx
spostamento di un punto di prelievo di un segnale a valle di un blocco: il seguente schema
a blocchi
è equivalente al seguente schema a blocchi
Fondamenti di automatica 16
NIENTE PANICO 1
Infatti, nel primo caso y = x e z = Gx, mentre nel secondo caso z = Gx e y = Gx = x.
G
spostamento di una giunzione sommante a valle di un blocco: il seguente schema a blocchi
è equivalente al seguente schema a blocchi
Infatti, nel primo caso z = G(x + y), mentre nel secondo caso z = Gx + Gy = G(x + y).
spostamento di una giunzione sommante a monte di un blocco: il seguente schema a blocchi
Fondamenti di automatica 17
NIENTE PANICO
è equivalente al seguente schema a blocchi 1
Infatti, nel primo caso z = y + Gx, mentre nel secondo caso z = G(x + y) = y + Gx.
G
eliminazione di un anello: y G
− −
Risulta y = G (x G y) = G x G G y da cui = . Dato un sistema di controllo
1
1 2 1 1 2 x 1+G G
1 2
in retorazione, si ha un anello; infatti, lo schema standard di un sistema di controllo in
retoroazione è il seguente
L’ingresso del controllore è l’errore di controllo. Vogliamo ricavare la funzione di trasferi-
mento del sistema di controllo. Possiamo seguire due metodi:
y PC
−
1. y = P Ce = P C(w y) da cui = . Essendo il sistema siso, si può anche
w 1+P C
y CP
= .
scrivere w 1+P C
2. Usiamo le regole degli schemi a blocchi. Lo schema a blocchi del sistema di controllo
è equivalente al seguente sechema a blocchi
Fondamenti di automatica 18
NIENTE PANICO
y PC
Per quanto appena visto = .
w 1+P C
Esempio
Consideriamo un sistema in retroazione in cui abbiamo un disturbo n che agisce sull’uscita.
y
Vogliamo trovare .
n
un primo modo per risolvere il problema è il seguente: −
y = n + P Ce = n + P C(w y)
w e n sono due ingressi del sistema, ma nel momento in cui vogliamo la funzione di
y
trasferimento tra un singolo ingresso e uscita, ovvero , gli altri ingressi dobbiamo metterli
n
a zero, ovvero w = 0. Per il principio di sovrapposizione degli effetti, l’uscita sarà l’effetto
dei due ingressi considerati separatemente. Quindi 1 1
y
− ⇒ ⇒ = =
y = n P Cy (1 + P C)y = n n 1 + PC 1 + CP
Se consideriamo il sistema con due ingressi, possiamo scrivere
CP 1
y = w + n
1 + CP 1 + CP
Un secondo metodo per risolvere il problema è quello di usare le regoele di riduzione a
blocchi. Infatti, è possibile spostare la giunzione sommante di n a monte del blocco C:
A questo punto è possibile scambiare le due giunzioni sommanti:
dove w = 0. Ora applichaimo la regola di eliminazione di un anello:
Fondamenti di automatica 19
NIENTE PANICO
Come ultimo passaggio sommiamo i due blocchi:
Fondamenti di automatica 20
4
CAPITOLO ANALISI DELLA STABILITÀ
4.1 Criterio di Routh-Hurwitz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
4.2 Casi particolari del criterio di Routh-Hurwitz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
4.1 Criterio di Routh-Hurwitz
Per analizzare la stabilità di un sistema è fondamentale conoscere il segno della parte reale dei
poli del sistema. Per polinomi di grado elevato al denominatore della funzione di trasferimento
risulta però complicato ricavare le radici del polinomio in forma analitica. Se ci limitiamo però a
cercare di determinare soltanto il segno della parte reale dei poli risulta più semplice analizzare
la stabilità del sistema.
Un’equazione polinomiale ricavata dal denominatore di una funzione di trasferimen-
to e ponendola uguale a zero prende il nome di equazione caratteristica. Un’equazine
caratteristica è nella forma n n−1 1 0
· · ·
a s + a s + + a s + a s = 0
n n−1 1 0
Condizione necessaria, ma non sufficiente, perchè le radici di un’equazione caratteristica
abbiano tutte parte reale negativa è che tutti i coefficienti abbiano lo stesso segno.
Se l’equazione caratteristica è di secondo grado, allora la condizione che tutti i coefficienti
abbiano lo stesso segno affinchè le radici dell’equazione caratteristica abbiano tutte parte
reale negativa è una condizione necessaria e sufficiente.
Supponiamo che tutti i coefficienti di un’equazione caratteristica abbiano lo stesso segno.
21
NIENTE PANICO
Data un’equazione caratteristica la sua tabella Routh è la seguente:
n a a a
n n−2 n−4
−
n 1 a a a
n−1 n−3 n−5
−
n 2 b b
n−1 n−4
−a
−a a a a
a a a n−1 n−4 n n−5
n−1 n−2 n n−3 e b = .
dove b = n−4
n−2 a a
n−1 n−1
Teorema di Routh-Hurwitz : ad ogni variazione di segno che presentano i termini della
prima colonna della tabella di Routh corrispone una radice con parte reale positiva, ad
ogni permanenza corrispone una radice con parte reale negativa.
Segue che tutti i termini della prima colonna hanno lo stesso segno se, e soltanto se, tutte le
radici sono a parte reale negativa. Inoltre,
se l’equazione caratteristica è del secondo ordine la condizione che tutti i coefficienti siano
positivi è anche condizione necessaria e sufficiente.
4.2 Casi particolari del criterio di Routh-Hurwitz
Se il primo termine di una riga è nullo si applica il metodo di Benedir-Picinbono.
Esempio
Consideriamo l’eqauzione caratteristica
3 −
3s + 3s 2 = 0
la sua tabella Routh è la seguente: 3 3 3
−2
2 0
1 b n−1
0
Il termine b può essere calcolcato con il metodo Benedir-Picinbono. Sia P il numero
n−1
di zeri presenti inizialmente in tabella.
3 3 3
′ −2
2 0
′′
2 2 0
−2
2 2
1 6 0
−2
0
′′ ′ P
dove la riga 2 è stata ottenuta dalla riga 2 moltiplicata per (−1) e traslata a sinistra
′ ′′
fino alla scomparsa di tutti gli zeri. La riga 2 risulta essere la somma della riga 2 e 2 .
Fondamenti di automatica 22
NIENTE PANICO
Se una riga è fatta di soli zeri si costruisce l’equazione ausiliaria.
Esempio
Consideriamo l’equazione caratteristica
4 3 2
− −
S + S 3S S + 2 = 0
la sua tabella Routh è la seguente: −3
4 1 2
−1
3 1 0
−2
2 2
1 0 0
0
La riga 1 è fatta di soli zeri. L’equazione ausiliaria si ottiene associando le potenze
opportune ai coefficienti della riga precedente quella di tutti zeri.
2 0
−2s + 2s = 0
le potenze sono date dalla riga del coefficiente meno il numero della colonna del coef-
ficiente contato partendo da zero e moltiplicato per due. L’equazione ausiliaria ha due
caratteristiche fondamentali:
il polinomio dell’equazione ausiliaria divide il polimomio di partenza;
la soluzioni dell’equazione ausiliaria sono soluzioni dell’equazione caratteristica.
Una volta ricavata l’equazione ausiliaria è possibile risolverla per determinare i segni della
parte reale delle radici rimanenti; oppure, è possibile derivarla. I coefficienti della derivata
dell’equazione ausiliaria vanno a sostituire gli elementi della riga formata da soli zeri.
−3
4 1 2
−1
3 1 0
−2
2 2
−4
1 0
0 2
Dopo la riga tratteggiata, se è presente una permanenza significa che può esserci una radice
a parte