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La relazione tra scienza e etica
BAD SCIENCE = BAD ETHICS
GOOD SCIENCE non sempre = GOOD ETHICS
La validità scientifica non comporta inevitabilmente l'eticità di una sperimentazione.
La malattia di Parkinson
La malattia di Parkinson prende il nome da James Parkinson, il neurologo che nel 1817 ha descritto per la prima volta tale patologia.
Il problema fisiopatologico principale della malattia di Parkinson è rappresentato da un deficit nella funzionalità di un sistema neurotrasmettitoriale.
Nell'ambito del sistema nervoso i neurotrasmettitori svolgono la loro funzione all'interno di popolazioni neuronali ben precise esercitando azioni ben determinate.
La neurotrasmissione dopaminergica
La causa scatenante della malattia di Parkinson è una ipofunzionalità del sistema dopaminergico.
Così si ha che il sistema dopaminergico diviene il target della terapia farmacologica.
La dopamina è coinvolta in diverse patologie neuronali:
- Morbo di Parkinson
- Schizofrenia
- Deficit di attenzione (ADHD)
La dopamina è primariamente localizzata nel corpo striato, nel sistema limbico, nella corteccia e nell'ipotalamo/ipofisi.
LE VIE DOPAMINERGICHE NEL SNC
- Via nigrostriatale
- Contiene circa il 75% della DA nel cervello.
- Implicata nel controllo motorio.
- Nel morbo di Parkinson i neuroni della sostanza nigra vanno incontro a degenerazione. Ciò implica che la quantità di dopamina liberata dalle terminazioni nervose dello striato sia carente.
- Via mesolimbica/mesocorticale
I corpi cellulari della via nigrostriatale si trovano nella sostanza nigra, una formazione nervosa grigia laminare con significato di nucleo, che stabilisce il confine tra piede e segmento del mesencefalo. Tali neuroni si dirigono verso il corpo striato.
La via nigrostriatale è quella coinvolta nel morbo di Parkinson:
I corpi cellulari della via mesolimbica si trovano nel mesencefalo mentre le proiezioni...
arrivano al nucleus accumbens, facente parte del sistema limbico.
Per quanto concerne la via mesocorticale i neuroni si dipartono sempre dal mesencefalo ma si dirigono stavolta a livello della corteccia telencefalica.
Controllano il comportamento, la sfera affettiva e psichica.
3) Via tubero-infundibolare
La via tubero-infundibolare consiste in un gruppo di piccoli neuroni che collegano l'ipotalamo alla ghiandola pituitaria (ipofisi).
Implicata nella regolazione di alcune importanti secrezioni endocrine (somatotropina, prolattina).
Per esempio, la dopamina esercita un ruolo fondamentale nella regolazione della secrezione di prolattina.
Per controllare i sintomi che compaiono in seguito alla degenerazione dei neuroni dopaminergici nigrostriatali, somministriamo al soggetto una sostanza in grado di portare l'organismo verso una maggiore produzione di dopamina.
Purtroppo, non esistono ancora farmaci in grado di essere somministrati localmente, dove ne abbiamo bisogno (nucleo striato).
Pertanto, la dopamina verrà prodotta non solo dove deve essere utilizzata per ripristinare la funzione perduta bensì anche in altri siti. Ciò fa sì che nei siti, ove la produzione di dopamina era normale già prima della somministrazione dei farmaci, si venga a creare una situazione di eccessiva presenza di dopamina. Pertanto, gli effetti negativi della terapia farmacologica per il Parkinson sono legati al fatto che la somministrazione non è locale e provoca un'eccessiva stimolazione laddove non dovrebbe esserci. COME AVVIENE LA SINTESI DELLA DOPAMINA? - Nel morbo di Parkinson, come detto in precedenza, i neuroni della sostanza nigra vanno incontro a degenerazione e per cui la quantità di dopamina circolante risulta insufficiente. - Il principale farmaco utilizzato per la terapia del morbo di Parkinson è la Levodopa, sostanza che costituisce un intermedio della sintesi della DA. Perché non somministriamo direttamenteLa sintesi della dopamina all'interno di un neurone dopaminergico avviene nel modo seguente:
- l'amminoacido tirosina viene idrossilato dall'enzima tirosina idrossilasi e convertito così in DOPA (levo-dopa);
- la dopa viene decarbossilata dall'enzima dopa-carbossilasi e diviene così dopamina;
- la dopamina va poi incontro ad un processo di metabolizzazione.
La dopamina è un neurotrasmettitore ad attività inibitoria e per cui inibisce l'attività delle cellule neuronali con cui entra a contatto.
La dopamina può essere convertita in noradrenalina ad opera dell'enzima dopamina β-idrossilasi. In realtà tale enzima è presente solo nei neuroni noradrenergici, che utilizzano come mediatore chimico la noradrenalina.
DEGRADAZIONE DELLA DOPAMINA- La dopamina una volta
esercitata la sua attività va incontro ad una serie di processi metabolici.- Tali processi generano una serie di metaboliti della dopamina.- La via principale di metabolismo della dopamina richiede le monoamino ossidasi, ovvero la MAO.› In particolare, si tratta di MAO di tipo B. Le MAO portano alla formazione del metabolita principale della dopamina che prende il nome di DOPAC (acido 3,4-diidrossifenilacetico).- Esistono altri due metaboliti derivanti dalla degradazione della dopamina, meno importanti dal punto di vista quantitativo ma non dal punto di vista funzionale:
- 3-metossidopamina› La 3-metossidopamina si forma in sede extracellulare ad opera degli enzimi COMT(Catecol-O-Metil-Transferasi).› I COMT trasferiscono sul gruppo catecolico(doppio OH) della dopamina un gruppo metile(metilazione).› La 3-metossidopamina è un buon indice dell'attività funzionale dei neuroni dopaminergici in quanto indirettamente ci riflette la
quantità di DA liberata dai neuroni.
- acido omovanillico (HVA) → L'acido omovanillico si può formare sia per azione delle MAO sia per azione delle COMT, con l'aiuto di un altro enzima detto aldeide deidrogenasi.
- Sia il DOPAC sia l'acido omovanillico possono essere misurati a livello delle urine al fine di ricavare indici importanti per valutare la produzione di dopamina.
- Molti farmaci per la malattia di Parkinson agiscono proprio sulle MAO e sulle COMT.
In figura possiamo osservare una scansione PET di due encefali, uno appartenente ad un soggetto normale e uno appartenente a un soggetto affetto da Parkinson.
Attraverso questo esame è stata scansionata l'incorporazione in vivo della 18F-DOPA nella dopamina. Ciò ha marcato i neuroni dopaminergici in attività.
Così risulta evidente come nel soggetto Parkinsoniano i neuroni dopaminergici in attività (rosso) siano presenti in numero inferiore rispetto al
soggetto sano.COME È ORGANIZZATO IL SISTEMA DOPAMINERGICO NIGROSTRIATALE?
Comprendere il sistema dopaminergico nigrostriatale è importante in quanto la degenerazione dei neuroni dopaminergici dello striato comporta uno squilibrio in tutti i sistemi che in qualche modo vi siano collegati.
I sintomi del paziente con morbo di Parkinson sono così legati sì alla carenza di dopamina nello striato ma anche al malfunzionamento di tutti gli altri sistemi appartenenti al sistema dopaminergico nigrostriatale.
Il circuito nigrostriatale è un circuito chiuso, ad anello.
- La corteccia motoria invia un input eccitatorio, mediato dal glutammato, allo striato.
- I neuroni dopaminergici viaggiano dalla sostanza nigra al neostriato e utilizzano come neurotrasmettitore la dopamina.
Ricordiamoci che la dopamina è un neurotrasmettitore ad attività inibitoria e che per cui reprime l'attività delle cellule neuronali con cui interagisce.
entra a contatto.
- Nello striato la dopamina entra in contatto coni cosiddetti neuroni colinergici, che utilizzanocome neurotrasmettitore l'acetilcolina.
- I neuroni colinergici sono degli interneuroniin quanto rimangono confinati all'internodella struttura anatomica del neostriato.
- L'acetilcolina è un neurotrasmettitore di tipoeccitatorio.
Pertanto, l'acetilcolina esercita un'azione distimolo nei confronti dei recettori muscarinici,collocati sui neuroni che viaggiano dalneostriato alla sostanza nera (neuroniGABAergici).
- I neuroni GABAergici si proiettanonuovamente a livello della sostanza nigra edeserciteranno qui la loro azione inibitoria.
Se la dopamina prodotta dai neuroni dopaminergici è presente in quantità insufficiente si verrà a creare undeficit di controllo inibitorio sui neuroni colinergici del neostriato.
I neuroni colinergici produrranno così una massiccia quantità di
acetilcolina che stimolerà in modo eccessivo i neuroni GABAergici.- Quest’ultimi a loro volta eserciteranno una soppressione molto forte dell’attività di tutte le cellule con cui entrano in contatto a livello della sostanza nigra, compresi ovviamente i neuroni dopaminergici.- Pertanto, la degenerazione dei neuroni dopaminergici determina uno squilibrio a livello di tutte le strutture in connessione con il circuito nigrostriatale, compresa la corteccia motoria.- Dunque, i sintomi primari principali sono legati alla degenerazione del fascio di neuroni dopaminergici tuttavia si avrà un’altra serie di altri sintomi legati ad uno sbilanciamento generalizzato di tutti i sistemi in connessione con il circuito nigrostriatale.
I SINTOMI DEL MORBO DI PARKINSON
- Tremore a riposo
- Bradicinesia:
- lentezza nell’eseguire i movimenti
- difficoltà ad iniziare i movimenti
- Rigidità
- Andatura tipica Parkinsoniana
- Micrografia
- Perdita di peso
- Alterazione dell'espressione del viso, perdita mimica
EPIDEMIOLOGIA
- Prevalenza: circa 200/100.000 (in Italia ci sono circa 120.000 pazienti)
- Incidenza: circa 20/100.000 MP
- L'incidenza e la prevalenza aumentano progressivamente con l'aumentare dell'età: prevalenza di 500/100.000 per età maggiore di 70 anni.
- 10-20% dei casi viene diagnosticato solo dopo alcuni anni.
- Per la precisione, il fatto è che solitamente quando il paziente si dirige dal neurologo per una visita è già in atto una degenerazione del 70-80% dei neuroni nigrostriatali.
- Dunque, la manifestazione clinica del Parkinson si verifica solo in una fase molto avanzata.