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FISIOPATOLOGIA DELLA CIRCOLAZIONE E DEI VASI

l’apparato circolatorio è l’insieme di vasi deputati al trasporto del sangue per provvedere alla

sopravvivenza delle cellule, controllo della temperatura corporea e del pH e per il

mantenimento dell’omeostasi. È un sistema chiuso e il sangue non lascia mai gli organi e i

vasi che costituiscono l’apparato in questione. Il sangue però non è l’unico liquido che circola

nel nostro corpo; accanto al sistema dei vasi sanguigni, infatti, esiste il sistema linfatico fatto

di vasi in cui si raccoglie una parte di plasma, cellule e sostanze del sangue in eccesso

fuoriuscite dai capillari. Il liquido che scorre nel sistema linfatico prende il nome di linfa ed è

un sistema aperto poiché la linfa scorre tra le cellule dei vari tessuti.

L’appartato circolatorio è formato dal cuore un organo muscolare che costituisce il centro

motore dell’apparato circolatorio e propulsore del sangue e della linfa. Agisce da pompa che

spinge il sangue ossigenato nei vari distretti anatomici e il sangue non ossigenato nei

polmoni affinché si carichi di ossigeno. Il sangue non ossigenato entra attraverso le vene

cave (superiore e inferiore) nell’atrio destro. Dall’atrio destro, il sangue pompato nel

ventricolo destro entra nell’arteria polmonare, che dal ventricolo destro trasporta sangue

non ossigenato ai polmoni. Il sangue ossigenato entra attraverso le vene polmonari nell’atrio

sinistro e da qui al ventricolo sinistro, da dove parte l’aorta che trasporta il sangue

ossigenato verso vari organi e tessuti del corpo. Ci sono poi i vasi sanguigni con le arterie

ossia vasi che trasportano il sangue dal cuore alla periferia, il loro diametro diminuisce

progressivamente che ci si allontana dal cuore, sono formate da tre strati sovrapposti di

cellule muscolari: tonaca intima, media, avventizia, le vene ossia vasi che trasportano il

sangue dalla periferia al cuore e a partire dalla periferia al cuore, il loro diametro aumenta,

possiedono una parete con spessore minore rispetto alle arterie e hanno una componente

elastica e muscolare inferiore rispetto alle arterie e i capillari cioè piccoli vada situati

all’estremità di arterie e vene che consentono lo scambio di gas, nutrienti e metaboliti tra il

sangue e le cellule dei tessuti grazie alla loro parete molto sottile, a differenza delle arterie e

vene essi sono formati da un unico strato di cellule endoteliali.

Le malattie cardiovascolari sono tutte quelle patologie a carico del cuore e casi. Nel mondo,

le malattie cardiovascolari costituiscono la principale causa di morte. Ogni anno muoiono 17

milioni di persone per malattie cardiovascolari. Le cause di queste malattie sono tumori,

cause estreme, cause infettive ma soprattutto cause date dal sistema circolatorio per il

43.7% dei casi.

La pressione arteriosa è la forza con cui il sangue viene spinto attraverso i vasi. Ed è data

dalla gittata cardiaca x le resistenze periferiche. La pressione arteriosa dipende dalla quantità

di sangue che il cuore spinge quando pompa e dalle resistenze periferiche vasali totali che si

oppongono al suo libero scorrere. La gittata cardiaca è volume di sangue espulso dai

ventricoli in un minuto X numero di battiti al minuto. In condizioni fisiologiche 5L/min

mentre in condizioni di massimo sforzo fino a 20L/min. Le resistenze periferiche dipendono

dal calibro dei vasi e dalla viscosità del sangue. La pressione arteriosa dipende quindi dalla

quantità di sangue immessa in circolo durante la sistole, viscosità del sangue, forza di

contrazione del cuore e resistenza dei vasi al flusso del sangue. La contrazione cardiaca

(sistole) spinge un volume di sangue nel torrente circolatorio; in questa fase la pressione è

massima e tende poi a diminuire fino ad un minimo al termine della fase di riempimento

cardiaco (diastole). I due valori che descrivono la pressione arteriosa corrispondono a queste

fasi e sono chiamati pressione sistolica o pressione massima e pressione diastolica o

pressione minima. L’ipertensione arteriosa è lo stato costante e non occasionale in cui la

pressione arteriosa a riposo è più alta rispetto agli standard fisiologici superando

persistentemente i 140 mmHg per la massima e i 90 mmHg per la minima. È una patologia

subdola e molto pericolosa e inizialmente decorre senza alcuna sintomatologia, è

agevolmente trattabile ma può causare gravi conseguenze al sistema cardio-circolatorio se

non trattata adeguatamente. È la prima causa di morte nei paesi occidentali.

Quando la pressione arteriosa si riduce (sistolica inferiore a 100 mmHg), i reni liberano la

proteasi renina nel circolo sanguigno. La renina taglia e divide l’angiotensinogeno (una

grossa proteina prodotta da fegato e che circola nel sangue) in diversi frammenti, tra cui

l’angiotensina I. L’angiotensina I, relativamente inattiva, viene divisa dall’enzima di

conversione (ACE) in angiotensina II. L’angiotensina II determina la costrizione delle pareti

muscolari delle arteriole, aumentando così la pressione arteriosa. L’angiotensina II, inoltre,

induce il rilascio di aldosterone, un ormone prodotto dal surrene e della vasopressina

(ormone antidiuretico prodotto dalla ghiandola pituitaria). Aldosterone e vasopressina

causano la ritenzione di sodio da parte dei reni, spingendo i reni ad eliminare potassio.

L’aumento di sodio nel rene fa trattenere acqua, aumentando così il volume ematico e la

pressione arteriosa.

L’ipertensione può essere primaria nel 90-95% dei casi l’ipertensione non ha una causa

evidente ed è il risultato tra l’interazione di fattori genetici e ambientali e secondaria nel 5-

10% dei casi l’ipertensione è causata da un’altra condizione patologica: malattie del sistema

endocrino (es.ipertiroidismo) dei reni (es.insufficienza renale cronica) oppure può essere

secondaria all’assunzione di farmaci o altre sostanze (es.droghe, liquirizia).

Sia il sodio che il cloruro solo essenziali per molte funzioni: regolare la pressione arteriosa,

controllare l’equilibrio dei liquidi, permettere l’assorbimento e il trasporto di nutrienti

attraverso le membrane cellulari, mantenere le giuste condizioni per le funzioni muscolari e

nervose. L’eccessiva assunzione di sale può alterare la capacità dei reni di regolare i livelli di

acqua e sodio nel sangue. Questo porta il nostro corpo a trattenere più acqua che accresce il

volume del sangue nel flusso sanguigno, aumentando di conseguenza la pressione sui vasi

sanguigni e costringendo il cuore a lavorare di più per far circolare il sangue.

L’ipertensione può avere effetti immediati come lo Shear stress cioè aumentato stimolo

meccanico di attrito continuo a carico dell’endotelio ed effetti tardivi come il rimodellamento

ipertrofico del miocardio per l’aumento del lavoro a carico del cuore che può provocare:

scompenso cardiaco, ischemia, infarto. Danni a carico del sistema nervoso come disturbi

visivi, ictus emorragico. Danni renali cioè glomerulari (ematuria e proteinuria) e tubulari

(alterato riassorbimento) con progressiva sclerosi fino all’insufficienza renale.

L’ipotensione prevede la pressione massima <90 mmHg e pressione minima <60 mmHg. Essa

può essere acuta o transitoria di insorgenza subitanea e di breve durata e cronica ovvero

persistente di base genetica o secondaria ad altre patologie.

L’aterosclerosi è una malattia cronica che porta a ispessimento della parete delle arterie e la

loro perdita di elasticità. Colpisce prevalentemente le grandi arterie elastiche e muscolo-

elastiche (aorta, carotidi, coronarie, femorali, iliache, vertebrali). Può portare a infarto del

miocardio, ictus, aneurisma, arteriopatie periferiche, ischemia renale, emorragia. La parete

arteriosa è formata da tre strati concentrici o tonache:

- intima: lo strato più interno della parete vasale, delimita il lume del vaso ed è formata da

un sottile strato di cellule endoteliali. Funge da rivestimento protettivo del vaso e assicura la

regolazione del trasporto di materiale tra il sangue e i tessuti;

-media: costituita da fibrocellule muscolari lisce e fibre elastiche. Conferisce ai vasi elasticità

e contrattilità;

-avventizia: lo strato più esterno della parete vasale, formato da tessuto connettivo lasso con

scopo contenitivo. Contiene piccoli vasi che irrorano e nutrono le pareti vascolari e fibre

vegetative simpatiche deputate al controllo delle fibre muscolari lisce della tonaca

intermedia. L’aterosclerosi porta a un aumento dello spessore della parete arteriosa, dovuto

ad accumulo di materiale di origine ematica e tissutale, in particolare lipidi (soprattutto

colesterolo) a cui consegue una reazione fibrotica. Caratterizzata dalla presenza di lesioni a

focolaio (ATEROMI) localizzate nella tonaca intima o nello strato interno della media.

E’ un processo che dura decenni: inizia già intorno ai 10-14 anni. Diventa una malattia

diffusa tra 40-60 anni.

Le lesioni formative sono strie lipidiche ossia manifestazioni precoci localizzate nella tonaca

intima e costituite da macrofagi che legano molecole di adesione sulle cellule endoteliali. Le

lesioni complicanti si originano dal ridotto apporto di O2 e nutrienti alle cellule dell’ateroma.

Ci sono dei farmaci per il trattamento/ prevenzione dell’aterosclerosi cioè le statine che

inibiscono la sintesi di colesterolo endogeno agendo sull’enzima idrossimetilglutaril-CoA

reduttasi coinvolto nella biosintesi del colesterolo, farmaci anticoagulanti, farmaci per la cura

del diabete poiché l’iperglicemia può predisporre il paziente allo sviluppo di aterosclerosi.

L’infarto è una necrosi ischemica che consegue all’occlusione completa o brusca di un vaso

arterioso terminale. Se l’occlusione avviene in maniera lenta, l’ischemia non sarà totale

perché nel frattempo i capillari diventano pervii e si forma un circolo collaterale, che

consente, sia pure in misura ridotta, una qualche irrorazione del distretto irrorato da

quell’arteria. Le cause di un’ischemia infartuale sono la presenza di un trombo, embolo o

placca aterosclerotica che occlude il vaso. L’estensione dell’infarto dipende dalla dimensione

dell’aria necrotica che si instaura in seguito alla chiusura dell’arteria terminale. L’infarto del

miocardio prevede la necrosi ischemica del muscolo miocardio. Spesso causato dalla

formazione di un trombo coronarico dovuto a lesione endoteliale e aumento della funzione

emostatica. Nel 10% dei casi in assenza di lesioni aterosclerotiche si può verificare un infarto

in seguito a vasospasmi coronarici. Quando le ischemie sono gravi e protratte per almeno

20-40 minuti portando a necrosi dei cardiomiociti. I

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
21 pagine
SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Stefanie3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fisiopatologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Infante Paola.