Per individuare una LQST si fanno test da sforzo submassimale e si va ad
osservare il grafico dell’ECG, andando a vedere come si comportano le
onde ed assicurandosi che non ci sia il rischio che si accavallino.
Se si nota la presenza della sindrome la prima cosa da fare è una terapia
farmacologica a base di betabloccanti che sono in grado di ridurre la fc, in
modo da evitare che si scatenino contrazioni troppo ravvicinate. Questo è
però solamente una soluzione in acuto e non definitiva, specialmente in
soggetti molto giovani.
Un altro approccio è quello dell’impianto di un defibrillatore automatico
impiantabile (ICD), uno strumento simile ad un pacemaker dotato di un
sistema automatico di rilevazione dell’ECG continuo, che non appena
rileva un evento aritmico è in grado di rilasciare una scarica elettrica
simile a quella di un defibrillatore direttamente sul cuore che va ad
interrompere la fibrillazione ventricolare.
Un soggetto con questo strumento può fare attività fisica ad intensità
moderata purché non sport estremi dove una lieve sensazione di lipotimia
o sincope potrebbero causare un incidente.
- Sindrome di Brugada
Patologia aritmogena ereditaria che può portare a sincope o MCI.
È caratterizzata dall’alterazione genetica del cromosoma 3 che porta ad
una modificazione della sintesi di proteine necessarie per la formazione
dei canali ionici per calcio e sodio.
Molto difficile da rilevare in quanto non mostra segni sul tracciato ECG, ma
solamente delle modificazioni aspecifiche della ripolarizzazione che
possono però essere provocate da altri fattori. In questi casi si procede
con delle lunghe indagini elettrocardiografiche e di familiarità del soggetto
alla sindrome.
La differenza principale tra la LQTS e SB è che nel primo caso l’alterazione
delle proteine per i canali ionici portano ad un eccessivo ingresso di ioni
sodio, mentre nel secondo c’è una riduzione del loro ingresso.
Entrambi possono portare ad MCI come conseguenza di una fibrillazione
per aritmia ventricolare.
Anche questa sindrome è trattata con un defibrillatore impiantabile, ma
non esistono terapie farmacologiche specifiche.
Volgono le stesse considerazioni sull'attività sportiva fatte sulla sindrome
del QT lungo.
- Sindrome di Wolff-Parkinson-White
Detta anche sindrome da pre-eccitazione cardiaca (PEC), si basa su
alterazioni del miocardio specifico, la parte del miocardio che si occupa di
generare e propagare il segnale di contrazione.
Il segnale di pulsazione parte dal nodo del seno atriale a livello
dell'ingresso della vena cava superiore, si propaga al nodo atrio
ventricolare, si dirama nelle pareti dei ventricoli e arriva al vertice del
cuore per poi risalire lateralmente attraverso le fibre del Purkinje.
Nella sindrome PEC oltre alla normale via di conduzione del segnale se ne
aggiungono altre che attraversano dei fasci detti anormali o vie accessorie
che partono ancora dal nodo seno atriale e seguono delle vie alternative.
Il segnale che si propaga per queste vie arriva al nodo atrio ventricolare
prima dell’impulso principale, causando un doppio impulso di contrazione,
portando ad una aritmia.
Si chiama sindrome da pre-eccitazione proprio perché le vie anomali
stimolano il nodo atrio ventricolare prima di quelle normali.
Questa sindrome può essere riconosciuta con un’analisi dell’ECG in quanto
si vede un’eccitazione prematura dei ventricoli portata dalle vie anormali
con la presenza di un’onda detta “onda delta” che si manifesta appena
prima del complesso QRS.
Si può vedere sia con un test da sforzo che a riposo.
La terapia per la sindrome PCE consiste in un’ablazione cardiaca, ossia un
taglio effettuato con un laser che va ad interrompere le vie anormali.
- Cardiopatia aritmogena del ventricolo destro
Patologia a cavallo tra quelle strutturali e quelle molecolari/elettriche.
Prende anche il nome di displasia, è una patologia genetica caratterizzata
da una infiltrazione fibrosa e adiposa a livello dell’apice del ventricolo
destro che con il passare del tempo diventa sempre più grossa.
È allora una patologia strutturale perché portata da una infiltrazione
fibroadiposa che va a sostituire parte del miocardio che perde man mano
la sua funzione di pompa, ma allo stesso tempo è anche elettrica perché
questa va ad interrompere la branca destra delle fibre del Purkinje
bloccando la propagazione del segnale di contrazione con la possibilità di
portare ad aritmie importanti.
Soggetti affetti da questa patologia sono a rischio di fibrillazione cardiaca
sia per dilatazione del miocardio che per aritmia.
Questa nelle fasi iniziali è quasi completamente silente, a fatica può
essere vista con una risonanza, ma come va ad infiltrare il tessuto del
miocardio specifico porta ad aritmia che è visibile da ECG.
Essendo una patologia geneticamente determinata il modo migliore per
individuarla è tramite un’analisi della familiarità per questa malattia.
Patologie valvolari
- Anatomia valvolare
Le valvole cardiache sono le strutture che separano fra di loro le camere
cardiache (atri e ventricoli) e queste ultime dai grandi vasi (aorta ed
arteria polmonare).
Le valvole atrio ventricolari sono due: tricuspide (destra) e bicuspide o
“mitrale” (sinistra). Queste si aprono grazie all’azione dei muscoli
papillari, corde tendinee che originano dalle pareti interne dei ventricoli ed
hanno la stessa capacità contrattile del miocardio. Nella fase di sistole le
pareti ventricolari ed i muscoli papillari si contraggono permettendo
l’uscita di sangue dal ventricolo ed aprendo la valvola atrio-ventricolare
per riempire di nuovo. Quando il ventricolo raggiunge la massima diastole
i muscoli si rilassano e la pressione interna spinge i lembi della valvola
verso chiudendola completamente.
Le valvole aortiche sono: semilunare polmonare tra ventricolo destro con
l’arteria polmonare, e la semilunare aortica tra l’atrio sinistro e l’arteria
aorta. I lembi delle valvole semilunari sono a forma di semiluna (scodella)
con la concavità rivolta verso l’arteria in modo da impedire il reflusso, non
presentano corde tendinee o muscolatura di chiusura, semplicemente si
aprono e chiudono grazie all'azione del gradiente pressorio.
Per valutare lo stato di funzionamento delle valvole c'è uno strumento
molto semplice che è l'auscultazione cardiaca fatta tramite un
fonendoscopio che viene appoggiato in punti specifici per andare a sentire
i rumori prodotti dalle valvole durante la fase di apertura e chiusura, e
soprattutto se durante queste si sentono o meno degli altri rumori che
potrebbero provenire da soffi cardiaci che possono significare che la
valvola non apre/chiude bene.
Questi punti sono la proiezione della posizione delle valvole a livello del
torace sotto lo sterno tra la terza e quinta costa.
Ci sono poi altri quattro punti che rappresentano la direzione del sangue
che esce dalla rispettiva valvola. Questi corrispondono alle punte dei
ventricoli ed i grandi vasi arteriosi, andando ad appoggiare il
fonendoscopio si possono sentire molto bene i "toni cardiaci" che
rappresentano i meccanismi di apertura e chiusura delle valvole atrio-
ventricolari nel "primo tono" e semilunari con il "secondo tono".
Valvulopatie cardiache
Le valvulopatie cardiache sono patologie che colpiscono le valvole
presenti all’interno del cuore. Possono esserci anche all’esterno della
struttura del miocardio, ma in quel caso si parla di valvulopatie venose.
Possono essere suddivise in due categorie principali:
- Stenosi: la valvola non è in grado di aprirsi in maniera completa,
portando ad una limitazione del flusso di sangue complessivo;
- Insufficienza: quando la valvola non riesce a chiudersi
completamente, permettendo a del sangue di refluire in direzione
opposta.
Queste due condizioni possono esistere indipendentemente oppure
esistere contemporaneamente in una condizione di stenosi-insufficienza
valvolare, dove una valvola è sia non in grado di aprirsi che di richiudersi
completamente.
Questa è una condizione caratteristica dell'anziano dove con la
degenerazione del tessuto valvolare questa fa fatica ad aprirsi e chiudersi,
e in modo ancora più frequente negli anziani ipertesi in quanto le maggiori
pressioni a livello dei vasi porta ad una maggiore fatica nell'esercitare il
suo compito portando ad una maggiore usura nel tempo.
Inoltre, quando c'è una condizione che porta malfunzionamento di una
sola valvola se non trattata con il tempo questa porta ad un
peggioramento della funzione di tutte le altre sul suo tratto.
Altre classificazioni di valvulopatie sono fatte in base a:
- Congenite o acquisite: se presenti fin dalla nascita per alterazioni
durante lo sviluppo embrionale, o sviluppate in seguito a processi
degenerativi per usura o altre condizioni come ipertensione;
- Acute o croniche: se si presenta con un malfunzionamento
improvviso oppure sono già presenti da tempo. Quelle croniche
portano ad un adattamento del sistema, e quindi possono essere
affrontate e c’è da tenerne conto con la proposta dell’esercizio
fisico;
- A monte o a valle: se gli adattamenti patologici del sistema
avvengono prima o dopo la valvola interessata.
La differenza sostanziale tra una valvulopatia acuta ed una cronica è che
nel primo caso, quando la valvola smette di funzionare correttamente in
maniera improvvisa, il cuore non ha meccanismi di adattamento pronti ad
essere messi in atto per far fronte alla situazione e questa diventa una
situazione molto pericolosa.
Quando invece la patologia si instaura in modo lento e cronico il cuore è in
grado di mettere in atto una serie di adattamenti che servono per riuscire
comunque a mantenere un'omeostasi fisiologica. Questi meccanismi sono
fondamentali per la valutazione del tipo di attività che questo soggetto
potrà fare o meno.
È molto più frequente trovare delle valvulopatie degenerative delle valvole
sinistre del cuore: essendo legate ad un meccanismo di usura, il grado di
degenerazione dipenderà dalle pressioni che queste valvole devono
sopportare, che sono sempre maggiori nel circolo sistemico rispetto a
quello polmonare.
Ci sono due principali meccanismi di adattamento ad una valvulopatia
cardiaca, uno per l’insufficienza ed uno per la stenosi. In entrambi i casi si
possono analizzare gli effetti che queste hanno a valle e a monte.
- Insufficienza valvolare
Es: La valvola mitrale in fase di sistole dovrebbe essere completamente
chiusa, ma essendo insufficiente parte del san
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