MECCANISMI DI FEEDBACK
Questo è il primo esempio trattato di regolazione omeostatica. Il principio base è quello dell’anello (o
loop) di feedback, presente in moltissimi sistemi fisiologici (es. regolazione della glicemia, temperatura,
ormoni).
Feedback negativo: struttura e logica
Variabile controllata
È il parametro che il sistema cerca di mantenere stabile entro un range fisiologico (es. glicemia,
● pressione, temperatura).
È soggetto a perturbazioni → cioè deviazioni temporanee dai valori ideali.
●
La perturbazione non è negativa di per sé: è un elemento normale e previsto nei sistemi biologici
viventi.
Perturbazione
Innesca il loop: senza perturbazione, non si attiva il feedback negativo.
● della perturbazione → si entra nel meccanismo di
Se si volesse agire prima feedforward, che può
● essere rischioso se la perturbazione non si verifica.
Recettori
Sono necessari per rilevare la variazione della variabile controllata.
● Possono essere sensori biologici (es. barocettori, chemiocettori).
●
Via afferente
Trasmette l’informazione al centro di controllo.
● Non è necessariamente un nervo: può essere una cellula o un ormone.
● Il centro di controllo confronta il valore percepito con il set point (valore di riferimento).
●
→Non è il valore assoluto rilevato che genera la risposta, ma la differenza rispetto al set point.
Via efferente
Conduce il segnale verso gli effettori, che producono la risposta correttiva.
● Anche qui, non è necessariamente nervosa: può coinvolgere vie ormonali o cellulari.
●
Effettore
Compie la risposta fisiologica, che ha segno opposto alla perturbazione.
● Riporta la variabile controllata entro il range desiderato.
●
→È un ciclo chiuso: la risposta dell’effettore ricade sulla variabile controllata, completando il loop.
Feedback positivo
Al contrario del feedback negativo, la risposta è dello stesso segno della perturbazione.
● Porta a reazioni a cascata auto-amplificanti.
● Tipico di meccanismi non omeostatici o transitori (es. contrazioni uterine da ossitocina durante il
● parto).
Interazioni tra anelli
Possono coesistere più anelli di feedback su una stessa variabile controllata.
● Un anello può influenzare un altro (es. la risposta di un primo loop genera una nuova
● perturbazione per un secondo loop).
Le interconnessioni rendono il sistema complesso ma più efficace nella regolazione.
●
Esercizio consigliato: ricavare l’equazione di Bohr a partire dal grafico (sbobina 13).
REGOLAZIONE OMEOSTATICA DELLA VENTILAZIONE
Due grafici distinti:
1. Grafico 1:
Ascisse: ventilazione alveolare
○ Ordinate: pCO₂
○ Relazione: proporzionalità inversa
○ → Più ventilo, meno CO₂ → ramo di iperbole equilatera
→ Formula: pCO₂ × Ventilazione = costante (K)
2. Grafico 2 (in aula):
Ascisse: pCO₂
○ Ordinate: ventilazione alveolare
○ Relazione: proporzionalità diretta
○ → Più CO₂ nel sangue, più aumento la ventilazione
Questa non è una contraddizione, il secondo grafico rappresenta un meccanismo di feedback negativo.
L’organismo aumenta la ventilazione in risposta a un aumento di CO₂:
Perturbazione → ↑ pCO₂
1. → Risposta regolatoria → ↑ ventilazione
2. → ↓ pCO₂ → ripristino dell’equilibrio
3.
→vale anche al contrario ↓CO2→ ↓ ventilazione
È una risposta involontaria e più o meno modulabile a uno stimolo (↑ CO₂).
Coinvolge:
Recettori (che rilevano la CO₂)
● Centro di controllo (confronto con il set-point)
● Effettori (muscoli respiratori) → risposta
●
nb: il feedback negativo è un riflesso, ma non tutti i riflessi sono feedback.
→Il primo grafico è una relazione fisico-matematica, il secondo una risposta fisiologica attiva.
CO₂ arteriosa ≈ CO₂ alveolare perché:
L’anidride carbonica ha:
● Alta diffusibilità
○ Trasporto prevalente sotto forma di bicarbonato (non legata all’emoglobina)
○
Di conseguenza, non si genera una significativa differenza tra la CO₂ alveolare e quella arteriosa
● (al contrario dell’O₂ in condizioni di shunt).
Questo giustifica l’uso della CO₂ arteriosa come approssimazione della alveolare nell’equazione di
● Bohr.
Differenza tra riflesso e feedback
Caratteristica Riflesso Feedback negativo
Stimolo Necessario Necessario
Risposta involontaria Sì Sì
Chiusura sul Non obbligatoria Obbligatoria (chiusura dell’anello)
parametro
Esempio Salivazione a stimolo Regolazione della CO₂ tramite
olfattivo ventilazione
Tutti i feedback sono riflessi, ma non tutti i riflessi sono feedback.
● L’essenza del feedback: si chiude tornando sulla variabile controllata iniziale e la riporta al set-
● point.
CHEMIOCETTORI E REGOLAZIONE CHIMICA DELLA VENTILAZIONE
I chemiocettori sono recettori sensoriali in grado di trasdurre segnali chimici.
Rispondono alla presenza di specifiche molecole:
(→
CO₂, O₂ e H⁺ pH)
● Anche gustativi e olfattivi (non oggetto della lezione, ma stessa logica recettoriale)
●
Classificazione anatomica
1. Chemiocettori periferici
Localizzazione:
● biforcazione carotide comune → →
Glomo carotideo: nervo glossofaringeo (IX)
○ arco aortico → →
Glomo aortico: nervo vago (X)
○
Caratteristiche:
● Si trovano fuori dal SNC, vicini ai barocettori ma non identici.
○ Ricevono sangue ricco di gas arteriosi, ma non sono dentro i grossi vasi.
○ Sono irrorati da capillari → strutture dette glomi, adatti a misurare le pressioni parziali dei gas,
○ ma non la pressione meccanica.
2. Chemiocettori centrali
Localizzazione:
● Regione bulbo-ventrale, sotto il IV ventricolo (tra bulbo e ponte).
○
Caratteristiche:
● Nel sistema nervoso centrale
○ Misurano PCO₂ e pH, non la PO₂
○ Molto sensibili alle variazioni della CO₂ e dell’acidità del liquor
○
Vie afferenti
Nervo glossofaringeo (IX) → glomo carotideo
● Nervo vago (X) → glomo aortico
● Informazioni inviate al centro respiratorio del tronco encefalico
●
Stimoli rilevanti (in ordine di importanza):
1. pCO₂ Parametro più importante per la regolazione.
○ Anche piccole variazioni provocano forti risposte ventilatorie.
○
2. pH ↓ pH (acidosi) → ↑ ventilazione.
○ Legato alla CO₂ tramite la reazione:
○ CO₂ + H₂O H₂CO₃ H⁺ + HCO₃⁻
⇌ ⇌
Iperventilazione rimuove CO₂ → sposta l’equilibrio a sinistra → ↓ H⁺
○
3. pO₂ Stimolo meno sensibile per la regolazione, a causa della riserva funzionale:
○ Plateau della curva di dissociazione dell’emoglobina
■ Una discesa da 100 a 80 mmHg causa effetti contenuti sul contenuto totale di O₂
■
I recettori periferici sono gli unici sensibili alla PO₂
○
Chemiocettori centrali: risposta paradossa alla PO₂
Non misurano efficacemente la PO₂.
● In caso di ipossia cerebrale:
● ↓ PO₂ → ↓ attività neuronale dei recettori → ↓ ventilazione
○ Questa risposta è opposta a quella utile → non è regolazione omeostatica, ma ipofunzionalità.
○
Solo i chemiocettori periferici forniscono una risposta riflessa adeguata alla ↓ di PO₂.
Sintesi delle risposte fisiologiche ai parametri misurati:
Parametro Recettori sensibili Effetto sulla ventilazione
Centrali e periferici
↑ pCO₂ ↑ ventilazione
Centrali e periferici
↓ pH ↑ ventilazione
Solo periferici
↓ pO₂ ↑ ventilazione
Nessuna vera risposta
↓ pO₂ (centrali) ↓ ventilazione (ipofunzionalità)
omeostatica
Il freno ipocapnico
La capnia è la pressione parziale della CO₂ nel sangue.
● Si parla di:
● Ipercapnia: ↑ pCO₂
○ Ipocapnia: ↓ pCO₂
○
Il freno ipocapnico è un meccanismo inibitorio che si attiva quando la CO₂ scende troppo durante
● l’iperventilazione, limitando ulteriori aumenti della ventilazione.
Meccanismo fisiologico del freno ipocapnico
In condizioni normali, la CO₂ è il principale stimolo alla ventilazione.
● Se iperventilo (es. per ipossia), elimino CO₂ → ↓ pCO₂ → inibizione del drive ventilatorio.
● Questa riduzione della ventilazione si oppone a ulteriori aumenti indotti dalla diminuzione di
● PO₂.
Risultato: l’ipossia non genera iperventilazione significativa finché la PO₂ non scende sotto la
soglia funzionale (~60 mmHg).
Esperimento con isocapnia forzata
Se si mantiene la CO₂ costante e alta (→ isocapnia forzata):
Il freno ipocapnico viene rimosso.
● L’ossigeno diventa capace di stimolare precocemente la ventilazione.
● Si osserva iperventilazione già con PO₂ di 80 mmHg, molto prima della soglia dei 60 mmHg.
●
Il freno ipocapnico dimostra che:
La CO₂ ha un peso regolatorio maggiore dell’O₂ in condizioni ordinarie.
● Il sistema respiratorio è tarato per mantenere stabili pCO₂ e pH, anche a costo di tollerare ipossie
● moderate (in condizioni di normalità pCO2 e pH predominano).
Solo in condizioni critiche/emergenza (PO₂ < 60 mmHg), l’ossigeno diventa il principale stimolo
● e guida un aumento della ventilazione.
Interazione reciproca tra O₂ e CO₂ nella regolazione
CO₂ influenza la risposta all’O₂:
A pCO₂ normale (~40 mmHg), la ventilazione non aumenta finché PO₂ non scende < 60 mmHg.
● Se pCO₂ scende (ipocapnia) → la risposta ventilatoria all’ipossia è ancora più debole.
● Questo è il freno ipocapnico, visibile nei grafici come una curva piatta fino a ~60 mmHg di PO₂.
●
O₂ influenza la risposta alla CO₂:
In ipossia, la risposta ventilatoria alla CO₂ diventa più
● sensibile.
La curva di risposta alla CO₂:
● Si sposta a sinistra
○ Diventa più ripida
○
→ A parità di pCO₂, la ventilazione è maggiore se la PO₂ è bassa.
Schema riassuntivo delle interazioni
Condizione Effetto sulla ventilazione
↓ pCO₂ (ipocapnia) ↓ drive respiratorio → freno ipocapnico
Nessuna risposta finché PO₂ > ~60 mmHg
↓ PO₂ con pCO₂ normale Aumento precoce della ventilazione (rimozione freno ipocapnico)
↓ PO₂ con pCO₂ mantenuta alta Risposta ventilatoria potenziata
↓ PO₂ + ↑ pCO₂ →perturbazione fisiologica
Esercizio fisico
L’e