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LEGGE DI POISEUILLE
La legge di Poiseuille è una formula della fluidodinamica che permette di calcolare
la portata di un fluido reale che si muove di moto laminare all’interno di un
condotto, e che consente di calcolarne anche la velocità media. È un moto silenzioso
ed ha profilo di velocità parabolico.
Abbiamo visto che un fluido viscoso che si muove di moto laminare all’interno di un
condotto presenta una variazione di velocità di scorrimento al variare della distanza
dello strato di fluido dall’asse del condotto cilindrico. La velocità è massima quando
ci si trova sull’asse e decresce fino ad annullarsi quando ci si sposta
progressivamente verso le pareti del condotto. Per sapere qual è il valore della
portata di un fluido reale che scorre in un condotto cilindrico in regime laminare,
utilizziamo la formula della legge di Poiseuille:
4
= ( − )
1 2
8ℎ
Questa formula stabilisce che la portata è direttamente proporzionale alla
∆
differenza di pressione applicata agli estremi del tubo oltre che alla quarta
potenza del raggio R del condotto.
La resistenza meccanica di un condotto dipende dal raggio, la viscosità del liquido e
dalla lunghezza del tubo.
DA MOTO LAMINARE A MOTO TURBOLENTO
Il moto laminare è un moto molto ordinato: ogni strato di fluido scorre
parallelamente a quello adiacente e ciò permette di scrivere delle equazioni per il
calcolo della velocità di scorrimento e per la portata. Il moto laminare si realizza
quando le velocità di scorrimento del fluido non sono particolarmente elevate;
inoltre la legge di poiseuille è sempre verificata quando si hanno tubi dal raggio
molto piccolo, i cosiddetti tubi capillari. Se queste condizioni non sono verificate, è
facile che il fluido scorrendo forme di vortici e abbia un modo decisamente meno
ordinato e prevedibile di quello laminare. In questa situazione si parla di regime
turbolento.
REGIME TURBOLENTO E NUMERO DI REYNOLDS
Il numero di Reynolds è una grandezza adimensionale che descrive il passaggio dal
moto laminare al moto turbolento per i fluidi in un condotto, e che dipende dalla
densità del fluido, dalla velocità, dalla sua viscosità e dal raggio del condotto. La
formula del numero di Reynolds è la seguente:
=
Dunque la portata non è più direttamente proporzionale alla differenza di pressione
e per ottenere la stessa portata serve una pressione decisamente maggiore. La
velocità non ha più un profilo regolare, e dunque il moto diventa rumoroso.
Si verifica sperimentalmente che un fluido in un condotto cilindrico libero passa da
un moto laminare a uno turbolento quando il numero di Reynolds assume il valore
di 1200. Per valori prossimi a 1200, il passaggio dal regime laminare a quello
turbolento è graduale e si manifesta un modo intermedio che prende il nome di
regime di transizione.
MISURA DELLA PRESSIONE ARTERIOSA
La pressione sanguigna è la pressione esistente all’interno del sistema vascolare
(venoso e arterioso), che dipende da: gittata sistolica e resistenze vascolari (attrito
a livello del sistema vascolare, stato dei vasi, viscosità del sangue). Il metodo più
utilizzato da tutti è la misura della pressione arteriosa con l’uso di uno
sfigmomanometro, attraverso la valutazione ascoltatoria (suoni di Korotkoff).
Aumentando la pressione il rumore scompare, questo perché l’arteria si è chiusa e
tale chiusura avviene ad una pressione del manicotto che deve essere poco
superiore a quella massima nell’arteria. Questa valutazione prevede 5 fasi:
i. La prima comparsa di suoni deboli, ripetitivi, chiari che aumentano
gradualmente di intensità per almeno due battiti consecutivi, questo perché si
→
lascia diminuire la pressione facendo sfiatare l’aria pressione arteriosa
sistolica.
ii. Per un breve periodo successivo i suoni si possono affievolire, oppure in alcuni
pazienti il suono può scomparire del tutto per un breve periodo (e quindi
parliamo di gap ascoltatorio).
iii. Ritorno dei suoni più netti.
iv. Improvvisa attenuazione dei suoni che diventano più ovattati.
v. Punto in cui tutti i suoni spariscono completamente, perché il sangue è
→
tornato al moto laminare pressione arteriosa diastolica.
Quindi, la pressione sistolica è la pressione massima determinata dal passaggio da
moto laminare a moto turbolento; la pressione diastolica è la pressione minima che
si riscontra nel ritorno al moto laminare. FENOMENI ONDULATORI
LEZIONE DEL 9/01/23
Dobbiamo caratterizzare da un punto fisico e matematico quello che sono questi
fenomeni ondulatori che sono caratterizzati da 2 cose fondamentali:
1. Descrivere tutti gli avvenimenti che presentano caratteristiche nello spazio e
nel tempo periodiche, tali da poter essere rappresentate con relazioni d’onda;
2. Sono fenomeni che non implicano più un trasporto di materia, né a livello del
corpo, né a livello di punto o di corpo rigido, bensì vogliamo caratterizzare i
sistemi che consentano un trasporto di energia.
Questi fenomeni sono caratterizzati da una perturbazione provocata da una
sorgente che poi si propaga all’interno o meno di un mezzo, può avvenire quindi con
o senza il mezzo stesso.
Le onde meccaniche sono delle onde che si caratterizzano per la presenza di un
mezzo, dunque senza di esso l’onda meccanica non si propaga, a differenza delle
onde elettromagnetiche, che avvengono anche e si propagano anche in assenza di
un mezzo, in quanto nascono da oscillazioni di campi elettrici. Insieme alla
contemporanea oscillazione di un campo elettrico e un campo magnetico si genera
un’onda elettromagnetica, che sarà descrivibile mediante ai parametri che
introdurremo, ma è caratterizzata da un
trasporto di energia ––ricordiamo: non
di materia–– anche all’interno e dunque
anche in totale assenza di un mezzo.
L’onda meccanica, invece, si genera
dalla vibrazione fisica di un corpo
chiamato sorgente, di conseguenza quel tipo di vibrazione necessita della presenza
di un mezzo per permetterle di propagarsi.
A questo punto, introduciamo le caratteristiche, i parametri, dei fenomeni
ondulatori:
Quando noi pensiamo alle onde la prima cosa che pensiamo sono le onde del mare.
Se consideriamo queste onde e consideriamo un oggetto che galleggia all’interno
del mare in cui è presente una perturbazione che genera questi fenomeni
ondulatori, in assenza di quelle che sono le famose correnti che ci possono essere
all’interno del mare, si osserva che anche se vi sono delle onde quell’oggetto
continuerà a mantenersi fisso in quella posizione e non viene quindi trasportato.
Altri esempi sono quei fenomeni in cui noi
andiamo a considerare una corda, vincolandola ad
un determinato punto (parete, maniglia) e
andiamo a generare una perturbazione all’altra
estremità della corda, che potrebbe essere il movimento della mano dall’alto verso il
basso. Questo movimento si trasmette inalterato su tutta la lunghezza della corda.
Questa è un’onda meccanica, poiché l’onda si propagherà anche dopo aver smesso
di muoverla. Facciamo riferimento sempre alle onde meccaniche: abbiamo bisogno
di una sorgente, di un mezzo cui si propaga il fenomeno ondulatorio e in particolare
se il mezzo è di natura elastica, l’onda del fenomeno ondulatorio sarà un’onda
elastica. Cosa succede? Quando abbiamo introdotto il discorso delle forze elastiche,
abbiamo sempre pensato alla forza elastica come una forza conservativa. Quindi, la
trasmissione dell’onda avviene in un mezzo elastico, quel mezzo sicuramente sarà
conservativo ed implica che l’energia che l’onda va a trasportare risulta essere
un’energia che si mantiene lungo tutto il percorso dell’onda a qualunque distanza
noi andiamo a porci rispetto alla sorgente stessa per generare quel fenomeno
ondulatorio. Cosa si verifica? L’onda si verificherà nel mezzo, mediante un
andamento periodico, e quindi che andremo ad esprimere mediante una funzione
periodica sinusoidale, ma la sorgente stessa che provoca la perturbazione può
generare una perturbazione che può essere impulsiva o periodica nel tempo. Se io
prendo la corda ed eseguo un unico movimento dall’alto verso il basso, la mia
perturbazione è di carattere impulsivo (fatto a un solo istante di tempo e poi
osservo come si propaga la mia corda). Nel momento in cui eseguo continuamente il
movimento, la perturbazione è di carattere periodico nel tempo.
Le onde che si generano possono essere:
• Onde trasversali,
• Onde longitudinali
Si differenziano a seconda della direzione della
perturbazione rispetto alla direzione di propagazione
della perturbazione stessa. Quando prendo una corda e
faccio un movimento dall’alto verso il basso, quel
movimento è verticale, quindi la perturbazione ha una
direzione verticale, ma questa si propaga sulla lunghezza della corda che è
orizzontale, quindi la direzione della propagazione è orizzontale ed abbiamo
un’onda trasversale.
Quando invece prendo un altro oggetto e vado ad eseguire una perturbazione che
ha la stessa direzione di propagazione, in tal caso l’onda è longitudinale.
Mentre le onde meccaniche (es. onde acustiche) possono essere o di natura
trasversale o di natura longitudinale, le onde elettromagnetiche possono essere solo
di natura trasversale.
FENOMENI ONDULATORI PERIODICI
I fenomeni ondulatori sono fenomeni periodici nel tempo, dunque se noi
guardiamo la propagazione che l’onda ha nel tempo, in realtà noi osserviamo che
questo tipo di propagazione risulta essere di natura periodica (si ripete a un
intervallo di tempo costante e pari a T definito Periodo dell’onda). Dopo
quell’intervallo di tempo T, il fenomeno ritorna alla stessa configurazione iniziale (è
la durata di una oscillazione, con unità di misura il secondo). Di conseguenza, se io
voglio andare a descrivere come cambia nel tempo quella posizione, io dovrò
utilizzare una funzione periodica del tempo stesso e nell’ambito della matematica le
funzioni periodiche per eccellenza sono proprio le funzioni del seno e del coseno,
questo perché se teniamo conto dei loro valori, oscillano costantemente tra valori
che vanno da 1 a -1. Scegliamo in modo che f(t) sia uguale a una costante per il seno
2
ovvero il che sarebbe il tempo fratto il periodo T.
2 2
() = sin = sin
2 =
E ricordando che