Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PRINCIPIO DI HUYGENS-FRESNEL
Il principio di Huygens-Fresnel può essere enunciato nel modo seguente: Ogni elemento di
un fronte d’onda Σ può essere considerato come sorgente di onde sferiche secondarie che
si propagano con la stessa velocità di fase dell’onda primaria. Il nuovo fronte d’onda Σ’ ad
un istante successivo è dato dalla superficie tangente o inviluppo delle onde secondarie
sferiche a tale istante di tempo.
Tuttavia, nel costruire il nuovo fronte d'onda si utilizza solo la parte in avanti delle onde
sferiche secondarie, e non viene in alcun modo giustificata l'eliminazione delle parti all'indietro
delle onde sferiche secondarie.
DEDUZIONE DELLE LEGGI DI RIFL. E RIFR. CON IL PRINCIPIO DI HUYGENS-FRESNEL
Le leggi della riflessione e della rifrazione asseriscono a:
• = ;
•
il rapporto tra il seno dell'angolo d'incidenza e il seno dell'angolo di rifrazione è costante
sin
1
=
⁄ ⁄
ed uguale al rapporto tra le velocità di propagazione: . Tenendo conto
sin 2
= /,
della definizione otteniamo che:
sin
1 2 2
= = = → sin = sin
1 2
sin
2 1 1
Adesso deduciamo le leggi della riflessione e rifrazione dal principio di
Huygens-Fresnel. Sia AB la traccia del fronte d'onda di un'onda piana, che
incide con un angolo di incidenza su una superficie piana di separazione
= 0
tra due mezzi, in cui le velocità di propagazione sono e . Poniamo
1 2
nell'istante in cui il punto A si trova sulla superficie di separazione. Quindi il
= /
punto B raggiunge la posizione C nell'istante . Nello stesso
1
intervallo di tempo l'onda elementare emessa in A verso il primo mezzo,
= =
secondo il principio di Huygens-Fresnel, compie il percorso 1
/ = ; =
mentre quella emessa verso il secondo mezzo compie
1 1
= /
. Pertanto (guardando l’immagine) D e C da una parte, e C
2 2 1
dall'altra sono punti di egual fase, cioè stanno sullo stesso fronte d'onda.
Siamo certi che i fronti d'onda riflesso e rifratto sono piani in quanto
assumiamo che raggi incidenti paralleli vengano riflessi e rifratti allo stesso
modo, cioè restino paralleli dopo la riflessione e dopo la rifrazione.
Consideriamo ora i triangoli ABC e ACD. Essi sono uguali in quanto sono
rettangoli e hanno due cateti uguali: ne segue che sono uguali anche gli angoli al vertice e quindi in
=
particolare . Invece dai triangoli ABC e ACE si ricava che:
sin
1 1
sin = sin = → = = =
sin
2 2
DEDUZIONE DELLE LEGGI DI RIFL. E RIFR. CON IL PRINCIPIO DI FERMAT
Il principio di Fermat afferma che: Per andare da un punto all’altro, fra tutti i possibili cammini
(ottici) la luce segue quello «estremale» (che richiede un tempo minimo o massimo o costante) fra
quelli con cui si possono congiungere i due punti. Nel caso della rifrazione e riflessione, la
condizione che si verifica è quella di minimo e i percorsi della luce sono rettilinei.
Iniziamo dalla riflessione. Consideriamo una luce che va da A, si
riflette in P e arriva in B. il percorso che compie è dato da:
2 2 2 2
(
= + + √ + − )
√ . Il tempo di percorrenza della
= /,
luce, ossia deve essere minimo. La condizione per cui
/ = 0:
questo avvenga è che
1 2 2( − )
= = − =0
2 2 2 2
2√ + (
2√ + − )
Dopo alcune semplificazioni otteniamo:
−
= → sin = sin → =
2 2 2 2
+
√ (
√ + − )
Per la rifrazione il tempo sarà:
+
1 2 1 1 2 2
= + →= =
1 2
Il tempo t necessario per percorrere il tratto APB deve essere minimo,
= / / = 0
ossia deve essere minimo. Quindi (principio di
Fermat). Il cammino ottico corrisponde a:
√ 2 2 2 2
(
√
= + = + + + − )
1 1 2 2 1 2 (
1 2 2 − )
1 2
→ = = − =0
2 2 2 2
2√ + (
2√ + − )
−
→ = → sin = sin
1 2 1 2
2 2 2 2
+
√ (
√ + − )
INDICE DI RIFRAZIONE: DISPERSIONE
La dipendenza di n dalla lunghezza d’onda secondo Cauchy (1789-1857) nel 1836 era:
= + + +⋯
2 4
Una formula alternativa, coerente con la teoria elettromagnetica della luce, formulata da
2
2 ∑
= 1 +
Sellmeier nel 1879: . Conviene però utilizzare la legge di Cauchy al primo ordine:
2
2
− 1
2 ()
= + / sin = sin
. Nel passaggio da aria (n1=1) a vetro (n2=n): .
⁄
()
ANGOLO DI DEVIAZIONE: IL PRISMA
Sperimentalmente si osserva che al variare con continuità dell’angolo di
incidenza, l’angolo di deviazione δ varia, raggiunge un minimo δmin e poi
aumenta di nuovo. Tale angolo può essere espresso in termini dell’indice
di rifrazione n e dell’angolo α.
Quindi assumiamo che in condizioni di deviazione minima la luce si
propaghi all'interno del prisma parallelamente alla base. Dalla
geometria: +
= = = + =
1 1
2 2 2
Dalla legge di Snell: +
( )
+ 2
sin = sin → ( ) = sin → =
1 2 2 sin 2
OTTICA GEOMETRICA
DEFINIZIONI
• Oggetto un corpo che emette luce propria o diffonde luce di un altro corpo.
• Strumento ottico è un apparato, semplice o complesso, che riflette o rifrange la luce emessa
da un oggetto (uno specchio, una lente, l’occhio, un telescopio).
• Immagine è la luce emessa dall’oggetto dopo essere stata trasformata dallo strumento ottico e
raccolta su uno schermo.
• L’ottica geometrica (OG) studia la formazione di immagini mediante strumenti ottici.
APPROSSIMAZIONI
Nell’OG si considera la luce come formata da particelle che si muovono in linea retta e
interagiscono con le superfici dello strumento ottico secondo le leggi della riflessione e della
rifrazione. Inoltre, non entra mai in gioco la natura ondulatoria della luce.
ELEMENTI OTTICI Assumiamo che gli elementi ottici abbiano un asse di simmetria cilindrica e che
siano costituiti solo da porzioni di superfici piane o sferiche. Per ciascuna
superficie sono definiti: un centro C, un raggio di curvatura R e un vertice V come
intersezione tra la superficie e l’asse. Una superficie che appartiene ad un
elemento ottico, e presenta solo riflessione è detta superficie catottrica o specchio. Se presenta
rifrazione è detta superficie diottrica o diottro. Di norma le superfici rifrangenti presentano anche
riflessione, ma in approssimazione parassiale l’onda riflessa ha intensità trascurabile. Un elemento
ottico stigmatico trasforma un punto oggetto in un unico punto immagine; ciò può avvenire per
uno o alcuni punti oppure per tutti. L’a-stigmatismo, invece, è un problema comune negli
elementi e negli strumenti ottici.
L’APPROSSIMAZIONE GAUSSIANA
Lavorare nella condizione di raggi parassiali, vuol dire avere raggi poco
inclinati rispetto all’asse ottico dello strumento e poco distanti da esso. Nella
pratica vuol dire che si lavora con angoli piccoli. Con buona approssimazione
gli elementi ottici possono essere assunti come stigmatici. In questa
′
, ,
approssimazione gaussiana gli angoli sono tutti piccoli e la sagitta HV,
relativa al semi-arco NV si può considerare nulla. È importante osservare che le equazioni che si
ottengono sono valide solo in questa approssimazione.
SPECCHIO CONCAVO Consideriamo uno specchio sferico concavo e poniamo un oggetto P
puntiforme sull'asse dello specchio a sinistra del centro di curvatura C e
tracciamo un raggio emesso da P ad angolo con l'asse. Il raggio incide sullo
specchio nel punto N e il raggio riflesso incontra l'asse nel punto Q,
immagine di P. In base alla nota proprietà che un angolo esterno di un
triangolo è uguale alla somma dei due angoli interni non adiacenti, abbiamo
+ = , + = ′,
che nel triangolo PNC, e nel triangolo CNQ, dalle
′
+ = 2.
quali otteniamo Relazione che è sempre valida.
Supponiamo ora che gli angoli siano molto piccoli, così da poter confondere
il seno e la tangente dell'angolo con il valore dell'angolo stesso, possiamo
scrivere:
′ ′
≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈
Dove è la distanza trasversale NH, è la distanza dell’oggetto dal vertice e
è la distanza dell’immagine dal vertice. Quindi otteniamo:
2 1 1 2
′
+ = 2 → + = → + =
,
Dove non dipende dal raggio luminoso che usiamo. Quindi siamo nella condizione di
stigmatismo. Se consideriamo il caso di a-stigmatismo, otteniamo che q dipende da y.
Vediamo dove si forma l'immagine al variare la posizione dell'oggetto. Se facciamo tendere P
→ ∞)
all’infinito ( il raggio PN diventa parallelo all’asse e il raggio riflesso interseca l’asse in un
= = /2.
punto F detto fuoco, a distanza In ottica esiste il principio di invertibilità del raggio
luminoso (o cammino ottico), secondo cui invertendo il verso di un raggio, si ottiene ancora un
possibile raggio; quindi, un raggio emesso dal fuoco viene riflesso parallelamente