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LA RICLASSIFICAZIONE
Riclassificare equivale a re-disporre le voci che compongono i prospetti di bilancio (CE e SP) al fine di evidenziare grandezze utili alla comprensione delle dinamiche economiche (reddito prodotto) e patrimoniali (investimenti e fonti che lo hanno generato).
La riclassificazione risponde a obiettivi precisi di analisi, pertanto in base alle informazioni che se ne intendono trarre, la re-disposizione delle voci risponderà a diversi criteri.
- Per lo stato patrimoniale vi è il criterio finanziario (detto "della liquidità") per rispondere a tutto ciò che riguarda l'equilibrio finanziario individuando se l'azienda è rischiosa o meno dal punto di vista finanziario (in estrema sintesi riguarda la solvibilità), e il criterio funzionale (o gestionale) che riguarda la tipologia di investimenti che l'azienda effettua classificandola in mono-business e diversificata, nonché permette la natura delle fonti di
finanziamento.- Per il conto economicoVi è il criterio a valore della produzione e valore aggiunto, a fatturato e costo del prodotto venduto, a costifissi e variabili. RICLASSIFICAZIONE DELLO SP: IL MODELLO FINANZIARIOIl modello finanziario ha per finalità comprendere il grado di solvibilità di un'impresa sotto due profili: sotto il profilo della liquidità e sotto il profilo della solidità patrimoniale.La misurazione della solvibilità determina il grado di rischio di credito ovvero la probabilità che l'impresa non riesca a rimborsare i propri debiti sotto due aspetti:- Tempestivamente ovvero sotto il profilo della liquidità.- Complessivamente ovvero sotto il profilo della solidità economica.Nel modello di riclassificazione finanziario il criterio guida è basato sulla "propensione" delle poste di stato patrimoniale a dar luogo a movimenti di moneta, ovvero intende conoscere se l'aziendaè capace di far fronte alle proprie obbligazioni tempestivamente e in maniera economicamente soddisfacente, ossia senza sopportare un costo eccesivo. Ipotizzando di tralasciare la gestione, l’azienda è in grado di far fronte alle proprie obbligazioni tempestivamente e in maniera economicamente soddisfacente? Il criterio che viene utilizzato per esporre i valori è un criterio che si basa sul principio della liquidità e della esigibilità del credito. Si guarda pertanto l’attitudine degli investimenti a diventare naturalmente liquidità (denaro contante) e la si compara con la tipologia delle fonti di finanziamento espresse in termini di scadenza. La solidità patrimoniale fa riferimento invece alla valutazione che questa "naturale capacità" degli investimenti a diventare liquidità debba essere accelerata. Stato patrimoniale finanziario per l’analisi della liquidità Secondo lo stato patrimonialefinanziario per l'analisi della liquidità si vuole indentificare delle grandezze che permettano di comprendere la capacità dell'impresa di far fronte tempo per tempo ai propri impegni. Prendendo in considerazione l'impresa in un'ottica di funzionamento e in un orizzonte temporale relativamente breve (12 mesi) si vuole verificare se ha impegni di pagamento e se ha la capacità istante per istante di far fronte a tali impegni. Il criterio ordinatorio è un criterio che si basa su un principio di liquidità per l'attivo, andando a distinguere investimenti meno liquidi, più lontani dal trasformarsi in cassa, e investimenti a breve termine che ci si aspetta naturalmente diventino cassa, il tutto con riferimento ad un orizzonte temporale. Le fonti di finanziamento vengono invece ordinate secondo un principio di esigibilità ovvero mettendo le fonti più distanti da poter essere definite esigibili (fonti riferenti al patrimonio netto, inesigibili,e passività a lungo termine, destinate a essere esigibili non entro l'orizzonte di tempo selezionato) e passività esigibili nel periodo di tempo considerato. Passività lunghe e capitale netto sono anche definiti capitali permanenti in quanto non sono esigibili nel periodo di tempo considerato. Fare la distinzione in base ad un periodo di tempo definito e in particolare distinguendo le passività in "entro" per le passività brevi, e "oltre" per i capitali permanenti, potrebbe portare ad una distorsione dell'valutazione poiché le passività rientranti nella categoria oltre possono avere orizzonti temporali distaccati nel tempo e sono da valutare caso per caso, cercando di comprende l'oltre l'esercizio da cosa è composto. Tutte le passività che sono definite a revoca devono essere collocate nelle passività a breve termine poiché si deve sempre applicare il principio diprudenza.Stato patrimoniale finanziario per l'analisi di solidità
Lo schema di classificazione secondo il modello finanziario può essere raffinato, ragionando in un'ipotesi di liquidazione ovvero comprendendo quale potrebbe essere il valore rappresentato dalle attività se queste dovessero essere sottoposte ad un processo di monetizzazione, ovvero distinguendo attività che sono di presumibile realizzo e attività non vendibili.
Le passività in tal caso vengono distinte solo tra le passività che entro l'orizzonte temporale diventeranno esigibili distinguendole dai mezzi propri.
In questo caso la possibilità di aleatorietà aumenta in quanto nelle attività di presumibile realizzo possono rientrare attività suscettibili a valutazioni economiche soggettive.
Tra le attività che vengono considerate prive di valore rientrano avviamento, spese di ricerca e sviluppo, costi d'impianto...
MARGINI
FINANZIARI
La riclassificazione serve per arrivare a individuare dei margini.
Il capitale circolante netto finanziario (CCNf) e serve per comprendere se l'azienda entro l'arco di tempo considerato sia in grado di far fronte ai debiti contratti che hanno scadenza minore del periodo considerato. Viene calcolato sottraendo alle attività a breve termine, le passività a breve termine. Questo valore è preferibile sia maggiore di 0 in quanto in tal caso l'azienda ha un margine di attivo positivo rispetto le passività da liquidare nello stesso periodo.
Il capitale netto a garanzia (CNgaranzia) è ottenuto dalle attività di presumibile realizzo meno le passività in senso proprio, con scadenza a breve termine.
Tornando al concetto di rischio finanziario è possibile identificare due tipologie di rischio: rischi legati alla tempestività del rimborso del credito e rischi legati al mancato rimborso del credito ovvero inerenti alla
solidità. Con lo schema dello Stato Patrimoniale Finanziario è possibile implementare alcuni indicatori:
- Indicatore dei margini di liquidità: i margini forniscono delle informazioni sintetiche che permettono di valutare la naturale evoluzione dell'elaborazione dello SP finanziario. Tali margini sono ottenuti sommando algebricamente valori di segno opposto dello SP riclassificato.
- Capitale Circolante Netto Finanziario (attivo a breve termine – passivo a breve termine): ha una doppia interpretazione. È, secondo l'interpretazione tradizionale, un aggregato che dice qual è la capacità dell'azienda di produrre un eccesso di risorse rispetto il fabbisogno rappresentato dai debiti in scadenza, mentre, per l'interpretazione rivista, è un aggregato che con il proprio valore esprime l'ammontare degli investimenti a rapido rigiro (ovvero investimenti che nascono e muoiono sotto forma di liquidità) a fronte dei debiti.
Le passività breve operative nascono da operazioni di dilazione di pagamento, le passività breve finanziarie invece nascono da operazioni di prestiti sotto forma di debiti verso finanziatori.
Le attività breve operative sono crediti operativi con pagamento dilazionato, le attività breve finanziarie sono invece la cassa, il c/c, le partecipazioni...
In base alle consistenze di ognuna delle varie classi di attività/passività, è possibile individuare quali sono le core-business e quali sono i principali metodi di finanziamento dell'azienda nel breve termine in quanto, rispetto lo SP finanziario, permette di vedere anche la distinzione per sezioni omogenee di attività e passività.
Un capitale circolante netto finanziario maggiore permette di poter affrontare una maggiore incertezza poiché mentre i debiti
sono certi, l'attivo a breve termine, a meno che non sia solo rappresentato da c/c, cassa e investimenti finanziari, sopportano un certo livelli di aleatorietà rispetto il fatto che effettivamente diventino liquidità entro i 12 mesi. Un capitale circolante netto finanziario negativo indica che nel breve termine l'azienda non è capace di far fronte ai propri debiti pertanto l'azienda risulta rischiosa, tuttavia questa non è una "sentenza di fallimento" in quanto nello SP finanziario non viene valutata la gestione quotidiana ovvero l'impresa potrebbe anche essere capace di sopportare quel "negativo" grazie al surplus derivante dalla vendita dei prodotti. Un giudizio di solvibilità deve pertanto comunque includere un'analisi attenta della gestione quotidiana. Margine di tesoreria Il margine di tesoreria esprime un concetto analogo al CCNfi potizzando una logica più stringente in quantoanalizzal'attivo a breve termine suddividendolo per grado di aleatorietà riguardo la capacità di diventare entro i prossimi 12 mesi cassa. Il magazzino viene valutato con un grado di aleatorietà molto elevato in quanto le rimanenze di magazzino diventano vendite da cui scaturiscono crediti; solo nel momento in cui verranno riscossi diventeranno cassa. Le rimanenze di magazzino hanno inoltre diversi gradi di monetizzazione in base alla tipologia di rimanenza: prodotti finiti, semilavorati e materie prime non hanno lo stesso livello di trasformabilità in denaro e variano tra loro anche in relazione alle condizioni dei mercati. Il margine di tesoreria, nella sua determinazione, elimina il magazzino in quanto ha una elevata aleatorietà. Liquidità netta = cassa e depositi bancari – banche c/c passivi. Posizione finanziaria netta corrente (PFNc): passività finanziarie a breve termine – liquidità immediate e differite finanziarie.PFN è un aggregato