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La tavola della congiunzione e la deduzione logica
La tavola della congiunzione, ed in particolare la combinazione V V V, rappresenta lo schema logico della deduzione. La deduzione è un operazione (o inferenza) logica che si basa sullo stesso meccanismo, in base al quale, date le premesse (o la premessa) logicamente valide (valida ≠ vera*), la conclusione che si deve trarre inevitabilmente deve essere valida. La validità della deduzione si ricava nel momento in cui, proponendo la negazione della conclusione, emerge una contraddizione logica poiché, in base alla tavola della verità della congiunzione, la falsità della conclusione implica la falsità di uno dei membri che costituiscono la congiunzione logica. In questo caso non siamo in grado di dichiarare la falsità di una delle premesse, e di conseguenza non possiamo rendere falsa la conclusione a cui arriviamo.
*La validità si riferisce all'operazione logica, mentre la verità ha a che fare con le frasi che...
compongono la proposizione stessa.Es.1° premessa > Se un filosofo possiede tutto l'oro che sta sotto la pizza del tesoro, allora è ricco.
2° premessa > Nessun filosofo possiede tutto l'oro che sta sotto la piazza del tesoro.
Conclusione > Dunque, nessun filosofo è ricco.
In questo caso viene messa in discussione la validità di questa operazione deduttiva, poiché la negazione della conclusione non concretizza una contraddizione logica.
Si ricorre a queste inferenze logiche (deduzione e non solo) ogni volta che ricorriamo al ragionamento per trarre delle conclusioni. Inoltre, utilizziamo il ragionamento per trarre delle conclusioni quando costruiamo un argomento allo scopo di circoscrivere delle premesse e predire logicamente una conclusione utilizzando come strumenti i significati delle parole, perciò il linguaggio.
Quindi, i meccanismi di conoscenza e le possibilità che abbiamo di incrementare le nostre conoscenze non possono
Prescindere da inferenze logiche le quali, per poter essere espresse, devono necessariamente ricorrere a combinazioni concettuali e anche semantiche (quindi non possono rinunciare all'uso di parole e termini linguistici). Ciò è importante dal momento in cui, la possibilità di tirar fuori argomenti (quindi di argomentare), i quali si basano sulle premesse e sulla conclusione, è indispensabile per aver contezza della conoscenza che siamo riusciti ad 'afferrare'. D'altro canto, la possibilità più vaga che abbiamo di incrementare le nostre conoscenze è quella basata solo sulle sensazioni, le impressioni, quindi sulla percezione sensoriale, che è priva di argomentazioni logiche fin quando non subentra il ragionamento e l'individuo, tramite il ragionamento, la trasforma in una deduzione, una induzione o una abduzione. Fino a quel momento, la conoscenza ottenuta tramite la percezione sensoriale resta esclusivamente un'impressione.
I dati sensoriali (stimoli fenomenici) li avvertiamo poiché proviamo ad interpretarli, perciò nella fase conoscitiva basata sulla percezione sensoriale, il rapporto tra presa d'atto del dato sensoriale e dell'interpretazione che la mente fa di quel dato sensoriale, è ineliminabile e ci porta addirittura a confondere la dimensione di questi due elementi che formano un tutt'uno.
ERGO: Nel momento in cui si verifica una percezione sensoriale (e quindi interviene l'interpretazione da parte della mente) noi non siamo in grado di distinguere la porzione d'interpretazione dal dato sensoriale percepito.
Per quanto riguarda l'inferenza logica dell'induzione, possiamo dire che la conclusione a cui si giunge dopo un'operazione induttiva è sempre logicamente invalida (ossia una contraddizione logica).
La differenza che distingue l'induzione dalla deduzione è data dal fatto che, le premesse in una deduzione sono confermanti verità,
Viceversa, nell'induzione, le premesse e la conclusione sono definite in maniera diversa. La premessa può essere conservante verità (ma essa è una conservazione di verità circoscritta nel tempo o nel suo verificarsi), mentre la conclusione non è confermante verità, ma è ampliante verità. Ciò significa che essa amplia le conoscenze dell'interprete.
Ad esempio:
Premessa: Tutti i filosofi osservati fino al giorno X sono morti.
Conclusione: Dunque, tutti i filosofi sono mortali.
Notiamo che la premessa non rivela un fondamento logico che può essere trasferito nella conclusione, poiché è una premessa parziale vincolata da un dato di fatto. Di conseguenza, trarre una conclusione del genere è un errore, e bisognerebbe specificare che tutti i filosofi sono mortali limitatamente a quelli osservati fino al giorno X. La conclusione, che non è logica, mette in campo una
contraddizione logica poiché attribuisce la qualità della mortalità ai filosofi, non intesi in termini assolutamente generali (passato, presente e futuro), ma in riferimento ad un arco temporale circoscritto (tutti i filosofi osservati fino al giorno X). L'induzione, tuttavia, da sempre riveste un'importanza fondamentale, poiché essa è la conclusione proposizionale che non può non essere tratta rispetto a qualsiasi constatazione empirica. ERGO: I risultati di qualsiasi constatazione ed esperienza empirica (comprese le leggi fisiche e gli esperimenti scientifici) sono necessariamente basati su un principio vocato ad ampliare la conoscenza (principio induttivo). La caratteristica fondamentale dell'operazione induttiva è la probabilità, che è strettamente legata alla ricorsività del medesimo evento; in altre parole è fondata sull'acquisizione dell'esperienza. Confidare sull'esperienza inAssenza di vincoli logici (quali quello posti dalla deduzione) significa aprire un varco all'imprevedibilità (caratteristica saliente dell'abitudine nell'induzione).
DISTINZIONE TRA LA RIFLESSIONE DI STAMPO TEORETICO E LA RIFLESSIONE DI STAMPO OPERATIVO
La distinzione tra la riflessione di stampo teoretico e la riflessione di stampo operativo abbraccia gli sviluppi delle speculazioni filosofiche da molto tempo, poiché la conoscenza teoretica del mondo (che può realizzarsi tramite la mediazione del segno) è legata alla ricerca delle componenti ontologiche della realtà (ci si riferisce alla struttura degli enti che costituiscono la realtà). Quindi, possiamo dire che la conoscenza teoretica è quella conoscenza che ha come obiettivo la conoscenza stessa. L'obiettivo è di incrementare le conoscenze teoretiche legate a fatti superficiali.
Per quanto riguarda, invece, la riflessione (o filosofia) di stampo operativo (=pratico)
La filosofia pratica ha come obiettivo rendere operative le conoscenze e di applicare a quelle che sono le finalità dell'individuo, per quanto riguarda la gestione pratica-operativa del mondo che circonda l'individuo stesso e all'interno del quale l'individuo stesso opera.
ERGO: La filosofia pratica è lo studio degli elementi e delle combinazioni che la mente può mettere in campo per cercare (sempre sulla base di acquisizioni teoretiche) di entrare operativamente nella realtà.
Questa è una distinzione importante poiché mette in campo due chiavi di lettura che possono essere prese in considerazione anche per affrontare la nozione di induzione. Questa distinzione, proiettata sulla nozione di induzione e sulla sua validità, afferisce sostanzialmente alla riflessione teoretica ossia, dal punto di vista della conoscenza e degli approfondimenti teoretici, è vero ciò che si sostiene per quanto riguarda l'illogicità (ossia...
è un concetto introdotto da Karl Popper che sostiene che una teoria scientifica deve essere falsificabile, cioè deve essere possibile trovare delle evidenze che la contraddicano. Questo principio è fondamentale per garantire la validità e la verificabilità delle teorie scientifiche. Nel contesto dell'induzione, il principio di falsificabilità implica che una conclusione tratta da un'induzione può essere considerata valida solo se esistono delle prove che la possano smentire. In altre parole, una conclusione induttiva non può essere considerata come una certezza assoluta, ma solo come una probabilità basata sull'esperienza passata. In sintesi, dal punto di vista teorico l'induzione viene confermata come un metodo valido per trarre conclusioni, mentre dal punto di vista pratico l'esperienza è fondamentale per basare una certezza sul futuro. Tuttavia, è importante tenere presente il principio di falsificabilità per garantire la validità delle conclusioni induttive.è la possibilità che si ha di dimostrare laillogicità della conclusione nel momento in cui si dà prova di falsificabilità. Falsificare= verificare la falsificabilità (≠ falsificazione) di una conclusione tratta da una induzione. Falsificabilità: operazione logica vs. Falsificazione: operazione empirica.
Popper, dice che il principio di falsificabilità ci consente, quando non si riesce ad individuare l’elemento in grado di dimostrare la falsificabilità di una data conclusione, di confermare quella conclusione. Dalla conferma di varie conclusioni legate ad una serie di induzioni, la mente dell’individuo ricava la disponibilità a credere, senza contestare in termini teoretici, alle conclusioni prodotte da un’induzione (intesa come operazione illogica).
LA NOZIONE DI VERITA’
Parlando della nozione di verità, bisogna dire che vi sono due tipologie di verità: la verità dell’essere
E la verità dell'enunciato (o verità della proposizione). Nella verità dell'essere vi è un'esperienza che va a confermare la verità, perciò essa è una verità incontrovertibile, poiché comprovata da un dato di fatto o da una costatazione empirica.
Es. Questo è un vero amico!
La differenza di fondo tra la verità dell'essere e la verità dell'enunciato è che, al contrario della prima, la seconda è fortemente legata alla verità evocata da una frase.
L'enunciato è la parte espressiva, quindi il proferimento che viene fatto. Proposizione è il contenuto dell'enunciato.
Nel momento in cui entra in gioco una proposizione o un enunciato, entrano anche in campo i cosiddetti fatti. Il fatto (≠ stimolo fenomenico) esiste nel momento in cui la proposizione viene compresa.