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VULNERABILITÀ UMANA:
1. normalmente diritto e morale proibiscono determinati comportamenti, poiché gli uomini sono
occasionalmente esposti ad attacchi corporali e sono quindi vulnerabili.
UGUAGLIANZA APPROSSIMATIVA:
2. Gli uomini di eriscono per caratteristiche siche ed intellettuali fra loro. Tuttavia
questo fatto dell'uguaglianza approssimativa, più di qualunque altro, rende ovvia la necessità di un sistema di reciproche
astensioni dalla violenza e di compromessi che è la base degli obblighi tanto giuridici che morali. Quando viene stabilito un
sistema di astensioni vi è sempre qualcuno che lo vuole sfruttare non rispettandone le restrizioni—> è uno dei fatti naturali
che rendono necessario il passaggio da forme di controllo meramente morali a forme di controllo giuridiche organizzate.
ALTRUISMO LIMITATO:
3. L’altruismo umano è limitato e discontinuo, tant’è che la tendenza all’aggressione, dovuta
all’egoismo per la sopravvivenza, è frequente e può essere fatale per la vita sociale se non controllata.
RISORSE LIMITATE:
4. gli esseri umani hanno bisogno di cibo, di vestiti ma non sono in quantità illimitate, devono essere
fatti crescere o venire conquistati dal la natura, o essere costruiti con strumenti umani. Questi fatti rendono indispensabile
qualche forma minima di istituzione della proprietà e il tipo speciale di norma che ne impone il rispetto. (es. frutti devono
crescere, il terreno deve essere protetto da un indiscriminato passaggio su di esso, e si deve assicurare che il cibo, negli
intervalli fra la sua crescita, la sua raccolta e il suo consumo, non venga preso dagli altri)—> In tutti i tempi e in tutti i luoghi
norme statiche,
la vita stessa dipende da queste minime astensioni. DISTINZIONE NORME: nel senso che gli obblighi che
norme
esse impongono e la rilevanza di questi obblighi non possono essere mutati da parte degli individui. Le sono
dinamiche nel senso che mettono gli individui in grado di creare obblighi e di variarne l'incidenza. Tra queste vi sono delle
norme che mettono gli uomini in grado di trasferire, scambiare o vendere i loro prodotti: implicano la capacità di alterare
l'incidenza di quei diritti e obblighi iniziali che caratterizzano la forma più semplice di proprietà.
COMPRENSIONE E FORZA DI VOLONTÀ LIMITATE:
5. non tutti gli uomini possiedono in modo uguale la comprensione
degli interessi a lunga portata, né la forza o bontà della volontà di questi diversi motivi che spingono all'obbedienza.
Tuttavia la sottomissione ad un sistema di restrizioni sarebbe facile se non ci fosse un'organizzazione per esercitare la
coazione nei confronti di coloro che tentassero di ottenere i vantaggi del sistema senza sottomettersi agli obblighi che ne
derivano. Le « sanzioni» sono perciò come una garanzia che coloro i quali sono disposti a obbedire volontariamente non
vengano sacri cati a coloro che non sono disposti a farlo. Obbedire, senza questa garanzia, signi cherebbe rischiare di
cooperazione volontaria in un ordinamento
essere nella situazione peggiore—>ciò che la ragione richiede è una
coattivo. Le semplici ed ovvie verità sono anche di importanza vitale per la comprensione del diritto e della morale.
par. Validità giuridica e valore morale.
La protezione ed i bene ci procurati dal sistema di reciproche astensioni dalla violenza sta alla base sia del diritto che della
schiavitù),
morale; tuttavia spesso né diritto né morale hanno esteso la loro protezioni a tutti gli individui (es. e normalmente il
diritto segue la moralità. Per no dove la schiavitù non è u cialmente riconosciuta, le discriminazioni basate sulla razza, sul
colore o sulla fede possono produrre un ordinamento giuridico e una moralità sociale che non riconoscono il principio che tutti
gli uomini hanno di ritto a un minimo di protezione da parte degli altri. Questi tristi fatti della storia umana sono su cienti per
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mostrare che, benché una società per essere vitale debba stabilire per alcuni dei suoi membri un sistema di reciproche
astensioni dalla violenza, non è necessario, purtroppo, che essa lo stabilisca per tutti. Una società giuridicamente organizzata
punto di vista interno
comprende coloro che considerano le sue norme dal come criteri accettati di comportamento. Ma essa
comprende anche coloro sui quali, in quanto malfattori oppure mere vittime indifese dell'ordinamento, questi criteri di condotta
devono venire imposti con la forza o con la minaccia della forza: essi considerano le norme soltanto come la fonte di una
possibile punizione.
Se l'ordinamento è equo e provvede realmente agli interessi vitali di tutti coloro ai quali richiede obbedienza, esso può ottenere
e mantenere la fedeltà della maggior parte delle persone per la maggior parte del tempo, e sarà perciò stabile. D'altra parte,
esso può essere un ordinamento limitato ed esclusivo guidato nell'interesse del gruppo dominante, e può venire reso
continuamente più oppressivo e instabile dalla minaccia di rivolta. La ri essione su questo aspetto delle cose rivela una verità
soddisfacente: il passaggio dalla forma semplice di società, in cui le norme primarie che impongono obblighi sono i soli mezzi
di controllo sociale, al mondo giuridico con il suo potere legislativo, i suoi tribunali, funzionari e sanzioni organizzate in modo
centrale, porta con sé dei solidi guadagni a un certo costo. I guadagni sono quelli dell'adattabilità ai mutamenti, della certezza
e dell'e cienza, e sono immensi: il costo è il rischio che il potere organizzato in modo centrale possa venire usato per
opprimere delle persone. La tesi secondo cui vi è qualche altro modo in cui il diritto deve conformarsi alla morale, oltre a quello
sei forme:
come il contenuto minimo del diritto naturale ha
• 1)Potere e autorità: Si è detto spesso che un ordinamento giuridico deve basarsi su un sentimento di obbligo morale o sulla
convinzione del valore morale dell'ordinamento stesso, dato che esso non si basa, e non può basarsi, sul mero potere
dell'uomo sull’uomo. Una condizione necessaria dell'esistenza di un potere coercitivo è che almeno alcuni debbano
cooperare volontariamente con l'ordinamento e accettare le sue norme. In questo senso è vero che il potere coercitivo del
dicotomia basato soltanto sul potere diritto che
diritto presuppone la sua autorità riconosciuta. Ma la del «diritto » e del «
è accettato come moralmente obbligatorio » non è su ciente, anche perché può essere che molte persone subiscano la
coercizione di norme che non considerano moralmente obbligatorie, ma non è nemmeno vero che coloro i quali accettano
volontariamente l'ordinamento debbano considerare se stessi come moralmente obbligati a fare questo. Coloro i quali
accettano l'autorità di un ordinamento giuridico lo considerano del punto di vista interno, ed esprimono la loro
consapevolezza delle sue esigenze per mezzo di a ermazioni interne svolte nel linguaggio normativo che è comune sia al
Io (Tu) devo (devi)», « Io (Egli) sono (è) obbligato», « Io (Essi) ho (hanno) un obbligo».
diritto che alla morale: « Tuttavia ciò
non dimostra che nulla possa essere riconosciuto come giuridicamente obbligatorio a meno che non venga accettato come
moralmente obbligatorio.
• 2)L’in uenza della morale sul diritto: Il diritto di ogni stato moderno mostra in moltissimi punti l'in uenza della moralità—
>le leggi possono essere un mero guscio giuridico e chiedere espressamente di essere riempite con l'aiuto di principi morali;
La responsabilità civile e penale per danni può venire adattata alle prevalenti concezioni sulla responsabilità morale, e nessun
positivista può negare che questi sono fatti o che la stabilità degli ordinamenti dipenda dalla corrispondenza con la morale,
perciò la connessione esiste.
• 3)Interpretazione: le norme necessitano di essere interpretate per essere applicate ai casi concreti. La descrizione giudiziale
implica spesso una scelta fra valori morali, poiché i giudici devono soppesare ed equilibrare interessi in con itto. Non esiste
una deduzione « meccanica » da norme con un signi cato predeterminato. Molto spesso la loro scelta è guidata dal
presupposto che lo scopo delle norme che stanno interpretando è ragionevole. La decisione giudiziale però richiede delle
imparzialità neutralità.
virtù tipicamente giudiziali: e
• 4)La critica del diritto: la morale consiste nella moralità accettata dal gruppo, come l’a ermazione di un ideale di ovvia
rilevanza, tuttavia certi ordinamenti giuridici statali hanno durato a lungo pur non seguendo i principi della giustizia. L'idea
che un ordinamento giuridico deve trattare tutti gli esseri umani nel proprio ambito come aventi diritto a certe fondamentali
protezioni e libertà è ora generalmente accettata come l'a ermazione di un ideale di ovvia rilevanza, tuttavia certi
ordinamenti giuridici statali hanno durato a lungo pur non seguendo i principi della giustizia.—>ma con norme primarie e
secondarie.
• 5)Principi di legalità e di giustizia: si ha un minimo di giustizia ogni qualvolta la condotta umana venga controllata da
norme generali comunicate pubblicamente ed applicate giudizialmente, e perché un controllo sociale possa funzionare le
norme devono essere intellegibili e comprensibili in modo che la maggioranza posso obbedirvi. Il controllo è collegato
comunque al principio di legalità e proprio qui vi è la connessione con la moralità.
• 6)Validità giuridica e resistenza al diritto: i positivisti negavano la connessione fra diritto e morale e promuovevano
chiarezza e onestà nella formulazione di problemi teorici e morali sollevati da leggi anche moralmente inique, ma legittime.
Secondo Bentham e Austin, la distinzione fra ciò che il diritto è e ciò che dovrebbe essere permetteva agli uomini di dare
giudizi a rettati ammettendo che le leggi erano invalide, portando ad una sorta di anarchia. Un concetto di diritto che ci
permette di distinguere l’invalidità di una legge dalla sua immoralità ci mostra la verità. Per far si che gli uomini abbiano le
dee chiare bisogna che conservino l’idea che il riconoscimento di qualcosa come giuridicamente valido non è decisivo per
l’obbedienza, e che per quanto le richieste nell’ordinamento siano dotate di autorità, devono pur sempre essere sottoposte
ad un esame morale.