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Il vero teorico della completezza è Savigny, non l'esegeta.
Infatti, per questa idea Hegel, grande avversario di Savigny in terra tedesca, uscì pazzo: lo faceva andare fuori di testa la pretesa del Codice di essere completo. "Questa è una malattia tedesca", diceva Hegel. Savigny li ha sotterrati tutti i suoi avversari accademici. Savigny (1779-1861). Hegel diceva che nessuno aveva mai preteso da un testo la chiarezza e la completezza, non si poteva evitare di creare un Codice per questo.
Traiettoria italiana: L'Italia giunge alla Codificazione negli anni '60 dell'800. Il processo di unificazione giuridica coincide con il processo di unificazione politica. Il processo codificatorio coincide cronologicamente con il Risorgimento italiano. Tra questi due fenomeni storici c'è un nesso: l'idea del Codice come espressione della nazione italiana, non come prodotto del legislatore: il riconoscimento che il legislatore ha.
fatto del Diritto nazionale preesistente. Un’idea di Codice molto diversa da quella napoleonica: il Codice non è il frutto del legislatore, ma il riconoscimento di un Diritto esistente, nazionale, extra-statuale. Extrastatualità. Carlo Lozzi scrive un documento. Codice esegeta e Codice savigniano in Italia. Si afferma in Italia una dottrina della Codificazione che prende spunto tanto dal modello esegetico quanto dal modello savigniamo: si affermerà il carattere interpretativo della Codificazione, ma sulla base del lato fisiologico dell’interpretazione: interpretazione legata alla dichiarazione di un contenuto già esistente nel testo. La dottrina italiana, in un ambiente a Diritto codificato, fa propria la distinzione savigniana tra ius commune e ius singulare. In questa fusione di orizzonti e di modelli, il concetto di ius commune viene a sovrapporsi con la disciplina codicistica: è il codice civile il terreno dello ius commune. Al di fuori delamministrativo, si deve adottare un'interpretazione restrittiva letterale, limitandosi a ciò che è espressamente previsto dalla legge. Il significato costituzionale di questo sdoppiamento è legato al fine politico-costituzionale di garantire la certezza del diritto e la tutela dei diritti dei cittadini. Il Codice, essendo una legge generale e completa, permette una interpretazione estensiva e flessibile per adattarsi alle diverse situazioni. Le altre leggi, invece, sono leggi speciali che disciplinano settori specifici e quindi richiedono un'interpretazione più restrittiva per evitare abusi o arbitri. In sintesi, il doppio regime interpretativo serve a bilanciare la necessità di flessibilità e adattabilità del diritto con la necessità di certezza e tutela dei diritti dei cittadini.amministrativo tutta la potenzialità si restringe rimane solo il vecchio modello esegetico della interpretazione letterale restrittiva. Il Diritto produce unitarietà e uguaglianza, ma Savigny dice, piuttosto, di preservare la pluralità, la complessità, le differenze: è bene che ognuno di questi staterelli, in cui è divisa la Germania, abbia alcune tradizioni che siano diverse dagli altri staterelli, seppur entrambi conservino lo spirito germanico. Allora, bisogna arrivare all'unità della Germania solo perché la storia e la cultura si evolveranno in quel senso, e non perché un legislatore dichiarerà, a un certo punto, che la Germania sarà unita e che vigilerà una sola e unica legge per tutti: la Legge germanica e il Diritto codificato della Germania.
A proposito della contrapposizione storico-concettuale tra un diritto comune e un diritto singolare. Si producono, all'indomani della codificazione e
dell'interpretazione del codice, essenzialmente due vie: una via che fa del Codice il diritto comune, lo interpreta in maniera estensiva, lo fa diventare sistema; e un'altra via che invece lo riduce a legge e fa prevalere di volta in volta il diritto positivo vigente, la legge che viene posta. Quest'ultima è la via che si caratterizza maggiormente per il giuspositivismo, come movimento che si insinua e che prende posto del giusnaturalismo che dopo Kant si inabissa, una volta che il codice viene interpretato come un dato eminentemente positivo. La vera e propria affermazione del giuspositivismo si ha non tanto nel complesso culturale dell'area germanica, italica e francese quanto nell'area anglosassone, nei paesi non continentali dell'Europa. Questo per tutta una serie di ragioni, innanzitutto di tipo storico, perché quei paesi vivono un'esperienza giuridica molto diversa dai paesi di civil law, nei quali il giuspositivismo è.giuridico basato sulle decisioni dei giudici, che collezionano le loro sentenze e le utilizzano come base per prendere decisioni future. Tuttavia, questa pratica è stata criticata perché può portare a incertezza e mancanza di chiarezza nel diritto. Bentham sostiene che è necessario passare a un sistema giuridico basato su leggi positive, che siano certe, stabili e chiare. Questo concetto di giuspositivismo è un'aspirazione della scienza giuridica per risolvere il problema dell'incertezza nel common law. Un esempio citato da Bentham riguarda la retroattività delle sentenze. Nel common law, le sentenze possono essere retroattive, ovvero possono essere applicate anche a casi che si sono verificati prima che la sentenza fosse emessa. Questo può creare incertezza e insicurezza nel diritto. In conclusione, l'area del diritto che si basa sulle decisioni dei giudici, come nel common law, ha suscitato la critica del giuspositivismo, che sostiene la necessità di leggi positive per garantire certezza e chiarezza nel diritto.comportamento saranno più positivi che negativi. In questo modo, la società nel suo insieme può massimizzare il benessere e la felicità di tutti i suoi membri. L'idea dell'utilitarismo si basa sulla premessa che il fine ultimo di ogni azione è il conseguimento della felicità. Questo concetto è stato sviluppato da filosofi come Jeremy Bentham e John Stuart Mill nel XIX secolo. Secondo l'utilitarismo, ogni azione deve essere valutata in base alle sue conseguenze e al loro impatto sulla felicità complessiva. Se un'azione porta a un aumento della felicità e al benessere generale, allora è considerata moralmente giusta. Al contrario, se un'azione porta a un aumento del dolore e del disagio, allora è considerata moralmente sbagliata. L'utilitarismo pone l'accento sull'importanza di considerare il benessere di tutti gli individui coinvolti, anziché privilegiare il proprio interesse personale. Questo approccio etico cerca di massimizzare il benessere collettivo, anche a costo di sacrificare il proprio interesse individuale. In conclusione, l'utilitarismo propone un approccio etico basato sulla massimizzazione del benessere e della felicità per tutti. Questo concetto può essere applicato a vari ambiti della vita, come la politica, l'economia e l'etica personale.comportamenti e costi per valutare se ne vale la pena o meno.Vantaggi e svantaggi e s cerca sempre di massimizzare il proprio bene, la società quindi funziona in modo analogo, quindi anche l'utile sociale, già accennato da Beccaria, si produce proprio attraverso il desiderio della maggiore felicità per il maggior numero di persone. Cosa c'entra tutto questo con il diritto? Il diritto è importante perché è uno di quelle unità di misura che noi usiamo per fare questi calcoli, soprattutto quando abbiamo a che fare con un utile sociale. Se il diritto è chiaro, preciso, scritto, conoscibile per tutti, se tutti sanno quali sono le pene a cui andranno incontro per certi comportamenti e non invece per common law, nel quale si deve aspettare la fine del processo per una vera e propria sentenza, se noi lo sappiamo già nel momento in cui noi attuiamo questo comportamento se è sanzionabile o meno, se è considerato diritto o no, con quanta o quale pena è sanzionato,
Allora possiamo farci dei calcoli precisi, soprattutto il calcolo felicifico. Ciò non mi porta sempre e comunque a evitare la sanzione, il più delle volte sì, il mio utile dice che massimizzo il mio piacere se non vado incontro a una sanzione che può essere un dolore o uno svantaggio, però se io sono un patito d'auto da corsa e il mio piacere più grande è comprarmi una Lamborghini o una Maserati e una macchina che io possa far sfrecciare a 250 km/h in autostrada e questo è il mio piacere massimo, per fare questo però c'è il fatto di andare incontro a delle sanzioni che sono quelle previste dal codice della strada, l'autovelox e le multe; quanto ammontano queste multe, il costo di questa sanzione non mi impedisce di realizzare il mio desiderio, non per questo non decido di provare questa ebbrezza, quindi è sempre un calcolo quantitativo tra quanto dobbiamo sopportare e quanto ricaviamo, ciò
che otteniamo in cambio; ma questo lo posso fare se il diritto è alla mia portata e se è qualcosa che io posso conoscere esattamente. Se noi mettiamo il diritto come qualcosa di certo e positivo, il calcolo felicifico dell'utilità sociale sarà molto più semplice da fare e la maggior parte della società saranno più felici. Bentham in questo segue un po' l'insegnamento del secolo prima di Hobbes, che nel contesto inglese aveva scritto che ciò che vengono sanzionate sono le azioni, quello fa il diritto; Hobbes non parlava di common law, i teorici del diritto in Inghilterra invece propendono più questa visione, molto più giuspositivistica. Ancora di più, agli epodi di Bentham, John Austin scrive un'opera importantissima che è la delimitazione del dato della giurisprudenza che definirà esattamente i termini di questa visione giuspositivistica, dicendo che il diritto non è altro che laforma di un comando, diritto come comando. Se il diritto è un comando e noi siamo sottoposti a questo, noi possiamo calcolare di cosa abbiamo bisogno e le conseguenze nel caso in cui dovessimo non seguirlo. E' importante considerare l'idea nuova, presa un po' da Hobbes, ma formulata in termini innovativi dell'epoca che, a