Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
FATTORI CHE INFLUENZANO LA DISTRIBUZIONE DEI FARMACI
La distribuzione dei farmaci può modificarsi con l’età in relazione a variazioni della composizione biochimica
dell’organismo. Ad esempio:
- nel neonato, la distribuzione dei farmaci è influenzata dall’elevata percentuale di acqua corporea (75-
80%) e la bassa percentuale di tessuto adiposo
- nell’anziano, invece, l’acqua corporea totale diminuisce mentre la percentuale di tessuto adiposo
aumenta; quindi si può genericamente affermare che il volume di distribuzione dei farmaci liposolubili
aumenta e si riduce quello dei farmaci idrosolubili. Inoltre, nell’anziano, si ha una produzione di
albumina più bassa (a cui si legano principalmente farmaci acidi) e un aumento invece dell’α1-
glicoproteina (a cui si legano farmaci basici)
Oltre a fattori fisiologici, ci sono anche fattori patologici che possono compromettere la normale distribuzione
dei farmaci; infatti, nel caso di malattie avanzata del fegato, come la cirrosi, si può determinare una condizione
14
di ipoalbuminemia, ovvero una produzione più bassa dell’albumina da parte degli epatociti. Quindi, così
dicendo, aumenta la quota libera di farmaco che andrà ad agire e ciò può provocare un aumentato rischio di
effetti indesiderati in epatopazienti ipoalbuminemici.
METABOLISMO DEI FARMACI
Processo che trasforma sostanze lipofile in sostanze idrofile e quindi più facilmente eliminabili (farmaci già
idrofili possono essere eliminati in forma immodificata dal rene). Questa tappa si verifica a livello epatico, che
fisiologicamente è l’organo preposto alla metabolizzazione. Le reazioni metaboliche, ad opera degli enzimi
microsomiali (gli enzimi microsomiali sono contenuti nei microsomi, i quali a loro volta derivano dalla
frammentazione dei ribosomi, vescicole lisce e ruvide del reticolo endoplasmatico), metabolizzano una
notevole quantità di substrati lipofili e danno origine a metaboliti più idrofili rispetto alla sostanza di partenza.
Ci sono 2 tipi di reazioni metaboliche che spesso si susseguono:
- reazioni di I fase (non sintetiche) che comprendono: l’ossidazione, la riduzione e l’idrolisi; questo
tipo di reazioni provvedono a introdurre un gruppo funzionale nella molecola che poi serve come punto
di attacco per i sistemi di coniugazione. A questo tipo di reazioni appartengono una famiglia di enzimi
particolare, ovvero la famiglia delle monossigenasi citocromo P450 (abbreviato a CYP o P450). Un
citocromo è un'emoproteina, come l'emoglobina, perché contiene il gruppo -EME; il suo compito è
quello di introdurre dell'ossigeno all'interno della molecola del farmaco, facendola diventare più polare.
- reazioni di II fase (sintetiche) che comprendono: la glucurono-coniugazione, l’acetilazione, la
solfatazione, la metilazione; questo tipo di reazioni consistono nell’attacco sulla molecola di residui
acidi o di aminoacidi di origine endogena. Il processo di metabolizzazione comporta, di solito, una
diminuzione o la perdita dell’attività farmacologica. Tuttavia, dalle reazioni di I fase si originano
metaboliti tossici o cancerogeni, mentre dalle reazioni di tipo II originano metaboliti sprovvisti di attività
farmacologica; così dicendo, i metaboliti, dal punto di vista farmacodinamico, possono essere
classificati in: metaboliti inattivi che vengono eliminati subito, metaboliti attivi, metaboliti dotati di
attività opposta al farmaco di origine, metaboliti tossici o cancerogeni.
CITOCROMO P450
La famiglia del citocromo P450 rappresenta il principale meccanismo di detossificazione dell'organismo per i
farmaci, ed è una delle cause alla base della variabilità del rapporto dose/risposta in soggetti differenti che
assumono lo stesso farmaco. Il differente range di risposta può infatti derivare, oltre che da fattori fisiologici
come l'età, il sesso e lo stato di salute dell'individuo, da una differente velocità di metabolizzazione del principio
attivo, derivante a sua volta da un polimorfismo genetico nel citocromo P450. Infatti, lo studio genetico ha
portato all'individuazione di almeno 3 classi fenotipiche distinte associate a polimorfismi genetici nella famiglia
del citocromo P450, ovvero i metabolizzatori lenti (PM), i metabolizzatori rapidi (EM) e i metabolizzatori
ultrarapidi (UR).
Uno più lento smaltimento della molecola farmacologicamente attiva può portare a una sua eccessiva
permanenza nell'organismo, e quindi al manifestarsi di effetti collaterali dovuti al sovradosaggio, mentre
un'eccessiva attività del citocromo aumenta la velocità di smaltimento del farmaco e può portare a una
diminuzione del suo effetto o anche alla mancanza di effetti clinici. Non esiste un solo citocromo P450, ma
esistono altri isoenzimi che appartengono a questa superfamiglia; tra questi isoenzimi, le forme maggiormente
responsabili del metabolismo epatico dei farmaci e degli xenobiotici sono: CYP 1A2, CYP 2A6, CYP 2C9, CYP
2D6, CYP 2E1 e CYP 3A4. Fra queste l'isoforma più attiva è il CYP3A4, che costituisce circa il 30% dei
citocromi P450 espressi nel fegato ed è responsabile del metabolismo del 50% dei farmaci attualmente
esistenti. Queste monossigenasi non lavorano da sole, ma hanno bisogno del contributo del NADPH (fornisce
15
potere riducente), inoltre hanno bisogno di un altro enzima che si chiama NADPH-reduttasi e naturalmente
hanno bisogno di ossigeno.
FATTORI CHE INFLUENZANO IL METABOLISMO
Nel neonato la capacità metabolica epatica è ridotta; in particolare sono carenti le reazioni di ossidazione e la
coniugazione con acido glucuronico, mentre l’acetilazione, la solfoconiugazione e l’attività idrolasica sono già
attive. Un tipico esempio di tossicità neonatale da farmaci dovuta ad una deficitaria metabolizzazione è
rappresentato dal cloramfenicolo, antibiotico che può produrre nel neonato la “sindrome del bambino grigio”,
caratterizzata da distensione addominale, vomito, diarrea, cianosi periferica ecc... Anche l’anziano presenta
una ridotta capacità di biotrasformazione epatica dei farmaci, dovuta ad una riduzione della massa epatica e
del flusso ematico epatico con l’avanzare dell’età. Inoltre, a parità di dose somministrata, l’anziano rispetto al
giovane presenta concentrazioni plasmatiche più elevate di numerosi farmaci; ciò ci fa capire perché
nell’anziano vi è una maggior frequenza di reazioni indesiderate. Pazienti con epatopatie molto severe come
cirrosi, epatopatia alcolica, epatite virale ecc riscontrano problemi di metabolismo dei farmaci.
ELIMINAZIONE DEI FARMACI
Il farmaco, una volta reso inattivo, dev'essere eliminato dall'organismo; le principali vie di eliminazione sono:
- la via renale con le urine
- la via gastrointestinale con le feci
- la via epatica con la bile
Esistono comunque altre vie di eliminazione, come: la via polmonare grazie all'espirazione di aria, la via cutanea
con il meccanismo della sudorazione, la via mammaria attraverso la secrezione di latte, la via salivare ed infine
quella lacrimale.
VIA RENALE
Il rene è un organo indispensabile per il nostro organismo, perché ha il compito di filtrare continuamente il
sangue. Bisogna ricordare che il rene è uno degli organi più irrorati; riceve infatti il 25% della gittata cardiaca,
che corrisponde a circa 1,2-1,5 l/min; in un minuto, il rene, produce circa 130 ml di ultrafiltrato con una
produzione di circa 1,5-1,8 litri di urina/die. L’unità funzionale del rene è il nefrone; a livello del nefrone
avvengono le 3 principali funzioni:
- ULTRAFILTRAZIONE GLOMERULARE (grossi volumi di liquido e poca selettività)
- RIASSORBIMENTO TUBULARE (più selettivo)
- SECREZIONE TUBULARE
Il sangue arriva al nefrone attraverso l'arteriola afferente ed esce attraverso l’arteriola efferente; dalle due
arteriole, sia quella afferente sia quella efferente, si origina una fitta rete di capillari. Questa rete capillare
assume una conformazione simile ad un gomitolo; questo gomitolo di capillari è avvolto dalla dilatazione del
tubulo renale denominata CAPSULA DEL BOWMAN.
A livello del glomerulo renale avviene l'ultrafiltrazione che consiste in un passaggio di acqua, e di tutti i
componenti di basso peso molecolare presenti nel sangue, attraverso l'endotelio dell'arteriola e dell'epitelio del
tubulo renale. Una volta avvenuto questo passaggio l'ultrafiltrato si ritrova a livello del TUBULO CONTORTO
PROSSIMALE in cui intervengono altri fenomeni, come la secrezione (s'intende il passaggio di sostanze che non
sono state ultrafiltrate, ma che possono eventualmente passare dal sangue al tubulo renale attraverso la
secrezione tubulare) ed il riassorbimento (s'intende il passaggio di sostanze, che sono andate a finire nel lume
del tubulo, ma devono ritornare in circolo). La formazione dell'ultrafiltrato dipende dalla permeabilità della
capsula glomerulare e dalla pressione sanguigna (diametro dell'arteriola afferente leggermente più grande
16
rispetto a quella efferente). Le sostanze con peso molecolare superiore ai 60.000 Dalton o fortemente
legate alle proteine plasmatiche non vengono filtrate; la stessa cosa vale per i farmaci che sono legati
fortemente alle proteine plasmatiche, che quindi devono trovare vie di eliminazione alternative, come la
secrezione o l'eliminazione tramite la via biliare.
La sezione successiva al TUBULO CONTORTO, ANSA DI HENLE continua con il TUBULO CONTORTO DISTALE;
tutti i tubuli contorti distali dei vari nefroni convogliano nel DOTTO COLLETTORE
Nel dotto collettore l'acqua e tutte le sostanze necessarie per il nostro organismo dovrebbero essere già state
riassorbite, dando origine ad urina concentrata.
Uno dei fattori coinvolti nell’eliminazione dei farmaci è il pH delle urine. Il pH delle urine è molto variabile e può
avere dei valori da 4,5 a 8,2. L’eliminazione di molti farmaci può essere variata modificando il pH urinario, ad
esempio acidificando (cloruro di ammonio, metionina, acido ascorbico) o alcalinizzando (bicarbonato di sodio,
acetazolamide). Modificazioni del pH urinario da uno stato di moderata acidità ad una leggera alcalinità
possono ridurre l’eliminazione di farmaci debolmente basici; l’alcalinizzazione delle urine, mediante
bicarbonato, ridurrà l’eliminazione di amfetamine, basi deboli, e quindi non ionizzate a pH alcalino, laddove
l’acidificazione ne aumenterà l’eliminazione.
ELIMINAZIONE BILIARE E CIRCOLAZIONE ENTEROEPATICA
Il fegato elimina con la bile numerose sostanze; le cellule epatiche consentono il passaggio di varie sostanze,
tra cui farmaci e metaboliti dal plasma alla bile, da