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REAZIONI AVVERSE.
Le teorie recettoriali sono modelli matematici e biochimici proposti
per spiegare le relazioni esistenti tra F-R per la generazione di una
risposta farmaceutica.
Teoria di Clark o dell’occupazione:
L’effetto di un farmaco è direttamente proporzionale al grado di
occupazione del recettore, ovvero il numero di recettori occupati
dalla cellula. Δ=K(RX)
Dove Δ indica l’effetto, K è una costante e RX indica il complesso
ottenuto dall’unione di un farmaco con il recettore.
Effetto massimo:
Avviene quando tutti i recettori saranno occupati quindi RX sarà
uguale a RT: Δ=K(RT)
Relazione effetto-farmaco
Δ =(X) Δmax /K + (X)
d
Condizioni:
Le condizioni per soddisfare questa teoria sono:
reazione reversibile
Stato di equilibrio
Recettori omogenei
Interazione stechiometrica 1:1
Recettori indipendenti l’uno con l’altro (ognuno agisce in
maniera autonoma).
La teoria dell’occupazione rappresenta solo un’approssimazione
della realtà perché:
Spesso la curva dose-risposta non coincide con la curva di
interazione F-R, in quanto esistono farmaci che pur agendo
sullo stesso recettore producono risposte differenti.
Alcuni F pur legandosi al recettore producono risposte ridotte o
non producono alcuna risposta. Quindi non basta la presenza
del complesso RX per ottenere una risposta.
Deviazioni della curva dose-risposta da quella farmaco-
recettore
La concentrazione in grado di garantire il 50% dell’effetto(E )
50
differisce graficamente dalla costante di dissociazione K d.
Teoria di Stephenson
Non è necessario che vengano occupati tutti i recettori per ottenere
l’effetto massimo di un farmaco. Quelli non occupati prenderanno il
nome di recettori di riserva Questo comporta che il farmaco in
grado di attivare il recettore che prende il nome di agonista avrà
una maggiore sensibilità e quindi affinità.
Certi farmaci devono occupare una frazione dei recettori presenti
prima che si verifichi l’effetto del farmaco chiamata soglia minima
di occupazione. Si verifica in genere quando R è più alta rispetto a
F. Ad esempio è il caso di alcuni farmaci che inibiscono l’azione di
alcuni enzimi che non catalizzano il rate-limiting step.
Deviazioni della curva dose-risposta da quella farmaco-
recettore
La concentrazione in grado di garantire il 50% dell’effetto(E )
50
differisce graficamente dalla costante di dissociazione K d.
Agonista (puro o pieno):
Farmaco in grado di legare un recettore in modo da generare una
risposta biologica.
Antagonista:
Farmaco in grado di legare un recettore ma non capace di produrre
risposta. Ha un effetto opposto a quello dell’agonista e Inibisce
l’effetto di un agonista che agisce sullo stesso recettore. Può essere:
Sormontabile (o competitivo): Servirà una maggiore quantità
di agonista per prevalere sull’antagonista e quindi sostituirsi
ad esso con una conseguente perdita di potenza ma 100% di
efficacia del farmaco.
Non sormontabile (o non competitivo). Anche aumentando la
potenza dell’agonista esso non riuscirà a prevalere
sull’antagonista con una conseguente perdita di efficacia del
farmaco.
L’effetto di un antagonista è rilevabile solo quando è presente
l’agonista e manca in assenza di esso. L’antagonista quindi blocca
l’attività di un recettore.
Agonista parziale:
Possiede caratteristiche intermedie. È in grado di inibire
parzialmente la risposta generata da un agonista puro entrandone
in competizione. Quindi è in grado di legare un recettore ma
produce una risposta ridotta. Graficamente quello puro parte dove
finisce quello parziale in quanto già di per sé lo comprende.
Teoria dell’efficacia o attività intrinseca:
Gli antagonisti legano R
Efficacia o attività intrinseca:
Capacità del farmaco di generare una risposta biologica. Viene
espressa con la lettera α ed è un valore compreso tra 0 e 1.
Agonista: α =1
Antagonista: valore di α =0
Agonista parziale: valore di α compreso tra 0 e 1 (0<α<1)
La teoria dell’attivazione costitutiva (o modello del
recettore a due stati)
Questa teoria afferma che molti recettori, chiamati
costitutivamente attivati, riescono a generare un segnale anche
senza ligando esistendo in una forma attiva e inattiva. Nel caso
dell’agonista puro, quando esso si lega con uno o più recettori
sposterà l’equilibrio verso destra e farà in modo che essi si attivino.
Nel caso dell’agonista parziale, esso si legherà prevalentemente
con un recettore attivato ma anche con un recettore in forma
inattiva. Nel caso dell’antagonista, esso si legherà con il recettore
nella forma inattiva ma non genera risposte. Esiste inoltre
l’agonista inverso puro, che differisce dall’antagonista in quanto
genera una risposta deprimendo l’attività fisiologica e sarà opposto
all’agonista puro. Esso avrà un valore di α compreso tra 0 e -1
(0<α<-1) e sposterà l’equilibrio nella direzione opposta, verso
sinistra. L’agonista inverso parziale, infine, avrà un valore di α
compreso tra -1 e 0 (-1<α<0).
Desensitizzazione:
Riduzione della capacità di un sistema recettoriale di generare una
risposta al farmaco indotta all’esposizione continua al farmaco
stesso. Questo ha come conseguenza la riduzione della capacità
molecolare di trasdurre il segnale.
Downregulation:
Riduzione del numero di siti di legame/recettori per un farmaco. È
generalmente indotta dall’esposizione prolungata al farmaco stesso.
Entrambi comportano una riduzione della capacità di una
cellula/sistema di rispondere a una stessa concentrazione di
farmaco e sono direttamente collegati al concetto di tolleranza.
Tolleranza
Il termine esprime la riduzione della capacità di un organismo di
rispondere alla somministrazione ripetuta di un farmaco. Da non
confondersi con il termine dipendenza. Se si instaura rapidamente
viene chiamata tachifilassi.
Sensibilizzazione
È un aumento graduale della risposta a una dose costante di
farmaco ripetuta più volte, può essere considerata come l’inverso
della tolleranza.
Dipendenza
Indica l’uso compulsivo, ripetuto e continuo di un farmaco con
attività psicoattiva che nasce da un suo uso ripetuto e continuo.
Questo può portare alla tolleranza ma anche alla sindrome di
astinenza con effetti di stimolazione del sistema nervoso autonomo.
Indice terapeutico
Se mettiamo in confronto una curva graduale con una quantale
possiamo notare quanto un farmaco può essere considerato sicuro e
quindi calcolare il suo indice terapeutico. Esso è il rapporto tra la
dose capace di produrre gli effetti desiderati o effetti utili e la dose
responsabile di effetti collaterali e quindi dannosi. Un buon indice
terapeutico dovrebbe essere maggiore di 10. Il litio ad esempio ha
un basso indice terapeutico e chi lo assume viene monitorato
continuamente finché non si stabilizza la concentrazione di litio
ematica.
Finestra terapeutica
Indica l’intervallo di C(concentrazione) nel quale si ottiene un buon
risultato senza effetti collaterali.
Definizione di reazione avversa
Rappresentano il 2,3% degli interventi in medicina generale e
costituiscono lo 0,3% dei ricoveri ospedalieri. Esse dipendono
principalmente con l’interazione del farmaco con il sistema
biologico e si manifestano generalmente dopo qualche tempo
dall’assunzione di un farmaco. Secondo l’organizzazione mondiale
della sanità una reazione avversa o ADR è per definizione una
reazione indesiderata e dannosa che si verifica in risposta ad un
farmaco somministrato a dosaggi normali. Recentemente la
definizione è stata rivisitata ed è stato omesso il dosaggio. Essa è
quindi una reazione nociva conseguente all’uso e non al dosaggio di
un farmaco.
Reazione avversa inaspettata
È una reazione avversa la cui natura o gravità non è riportata nella
scheda tecnica del farmaco o nella fase 4 della sperimentazione
preclinica e clinica. Nel foglietto illustrativo è presente sia la gravità
degli effetti avversi e sia la loro frequenza e latenza.
Classificazione delle reazioni avverse:
Tipo A (augumented, aumentata): aumento dell’effetto
farmacologico e correlata alle caratteristiche del farmaco. E’ un tipo
di reazione prevedibile. Ad Esempio ipoglicemia e ipotensione.
Tipo B (Bizzarre, bizzarra): Non correlata alle caratteristiche del
farmaco ma correlata al soggetto che lo assume. Tra queste
ritroviamo le reazioni idiosincrasiche, ovvero manifestazioni
allergiche nei confronti di un farmaco o di una sostanza,
prevalentemente irreversibili dovute a una variabilità genetica. Le
reazioni di tipo b, infatti, sono particolarmente rare si sviluppano
principalmente a livello genetico. Le differenze ereditarie di un
singolo gene tra un individuo e un altro vengono definite
polimorfismo genetico. Tali differenze permettono variazioni
soggettive nelle risposte a fattori esterni (come appunto nel caso
dei farmaci) anche tra gli individui di una stessa specie. Ad esempio
l’acatalasia è una variazione genetica che causa mutazioni del
gene cat riducendo o rendendo assente l’enzima catalasi.
L’assunzione di determinati farmaci su soggetti aventi questa
alterazione può portare alle porfirie, malattie cutanee.
Tipo C (chronic, cronica): Nascono per uso prolungato del
farmaco e sono quindi dose dipendenti. Ad esempio qui ritroviamo
l’ototossicità da aminoglicosidi.
Tipo D (delayed, ritardata): Si manifestano a distanza di tempo
dall’assunzione del farmaco. Un esempio di questo tipo di reazione
avversa è quello che è avvenuto con la talidomide che,
somministrata alle donne in gravidanza, portava alla nascita di figli
senza arti oppure farmaci cancerogeni.
Tipo E (end of use, sospensione): Si manifestano subito dopo la
sospensione del farmaco.
Tipo F (failure): Quando il farmaco non ha effetto per assunzioni
errate.
Classificazione DoTS delle reazioni avverse:
E una classificazione delle reazioni avverse più recente, dove Do sta
per dose, T per tempo e S sta per suscettibilità. Questa
classificazione ha apportato alcune modifiche a quella classica, in
particolar modo a quella di tipo B, provando che le reazioni di
questo tipo siano in realt