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IPERGLICEMIA
Il diabete mellito è una patologia multifattoriale caratterizzata da iperglicemia
persistente a digiuno, secondaria ad un difetto nella produzione e/o funzionalità
dall’insulina o più raramente ad un relativo o assoluto eccesso del glucagone.
La funzione principale dell’insulina è di favorire il trasporto del glucosio a livello dei
vari tessuti in modo che esso possa essere “utilizzato” dalle cellule o immagazzinato. Il
rilascio di insulina è strettamente correlato ai livelli di glucosio quindi, in
concomitanza di un pasto, l’incremento dei livelli glicemici stimola le cellule β delle
Isole di Langherans del pancreas a secernere insulina in quantità soddisfacente a
garantire la captazione del glucosio a livello tissutale, principalmente a livello epatico,
muscolare e del tessuto adiposo. In particolare, l’insulina esercita i propri effetti
biologici attraverso il legame con uno specifico recettore tirosin-chinasico di
membrana che, una volta attivato, innesca diversi segnali intracellulari, che mediano
le varie azioni biologiche dell’ormone nei diversi tipi cellulari e nei diversi tessuti, che
in ultima analisi stimolano l’attivazione degli specifici trasportatori per il glucosio
(GLUT). A livello epatico la secrezione di insulina inibisce la gluconeogenesi e la
glicogenolisi, a livello del tessuto adiposo, invece, stimola l’immagazzinamento dei TG
inibendo la lipolisi; infine, a livello del tessuto muscolare, l’insulina favorisce
l’utilizzazione del glucosio. Questo fenomeno, in condizioni normali, è sufficiente a
riportare i livelli di glicemia nel range di normalità /80-100 mg/dL), mentre tali livelli
sono alterati nei pazienti diabetici. In itali pazienti i livelli di glicemia risulteranno
elevati anche lontano dai pasti, al punto da arrivare ad eliminare l’eccesso di zuccheri
attraverso le urine (glucosuria). Il paziente diabetico avrà valori di glicemia post-
prandiali e a digiuno alterati, questo fenomeno riguarderà tutti gli organi e tessuti e
rappresenta non solo un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie
cardiovascolari, ma anche la causa di gravi complicanze vascolari (malattia vascolare
periferica e aterosclerosi) e nervose (retinopatia diabetica, disfunzione nervosa
periferica).
Sono state riconosciute diverse forme di diabete:
Diabete di tipo I, che può avere una causa immuno-mediata o essere
idiopatica;
Diabete di tipo II, che si manifesta soprattutto in pazienti obesi, ma anche nei
normopeso;
Diabete gestazionale, si tratta di un’intolleranza glucidica che compare durante la
gravidanza.
Tra queste, il diabete di tipo II è sicuramente la più comune; in una precedente
classificazione, essa veniva indicata con l’etichetta di diabete insulino-resistente,
ovvero caratterizzato da una ridotta capacità delle cellule o dei tessuti a rispondere a
livelli fisiologici di insulina, provocando come conseguenza compensatoria una
maggiore secrezione d’insulina (iperinsulinemia).
I principali meccanismi attraverso cui i preparati vegetali possono esercitare effetti
ipoglicemizzanti sono:
L’inibizione della α amilasi e della α glicosidasi;
Stimolazione dell’uptake di glucosio;
Attivazione dei trasportatori GLUT;
Aumento nella secrezione di insulina e stimolazione delle cellule β
pancreatiche;
Inibizione dell’attivazione protein kinasi fosfatasi 1B.
Berberina nella gestione dell’iperglicemia
Alcaloide isochinolinico già visto precedentemente e ritenuto responsabile degli
effetti benefici sul sistema cardiovascolare. L’azione ipoglicemica della berberina è,
analogamente a quanto riportato riguardo gli effetti ipocolesterolemici, molto
complessa, e legata da una parte alla riduzione dell’assorbimento intestinale di
glucosio, dall’altra all’incremento della captazione di glucosio a livello epatico e
muscolare. La berberina va a stimolare le cellule β-pancreatiche a secernere insulina,
a cui si aggiunge un effetto insulino-sensibilizzante. Studi preclinici dimostrano che
l’alcaloide isochinolinico berberina contribuisce a ridurre i livelli di glucosio e di
emoglobina glicata quando somministrata in modelli sperimentali di diabete, sia in
vivo che in vitro. A queste evidenze si aggiungono diversi studi clinici eseguiti su
pazienti affetti da diabete mellito; a tal proposito nel 2015 una metanalisi dimostra
l’efficacia clinica della berberina nel ridurre la glicemia a digiuno e post-prandiale.
È dimostrato che l’utilizzo di berberina come supporto alle convenzionali terapie
ipoglicemizzanti, migliora i parametri cardio metabolici in modo significativo, invece
quando somministrata in monoterapia, confrontata con i convenzionali
ipoglicemizzanti, non mostra significativi miglioramenti sui parametri glicemici.
TRATTAMENTO FITOTERAPICO DELL’IPERGLICEMIA
GALEGA
La droga è costituita dalle foglie di Galega officinalis L. (Fam. Fabaceae). In Italia è
chiamata volgarmente “ruta delle capre”. Questa droga contiene un derivato
guanidinico, galegina, strutturalmente molto simile alla metformina, considerato oggi
il gold standard nella terapia convenzionale del diabete.
Gli effetti della galegina sono, similarmente alla metformina, riconducibili alla
stimolazione della proteina kinasi epatica AMPK, che probabilmente è anche
responsabile degli effetti dimagranti che sono di recente studio clinico. Una
conseguenza dell’attivazione di AMPK è la stimolazione dell’uptake di glucosio a livello
del muscolo scheletrico, che giustifica l’effetto ipoglicemico.
Studi preclinici condotti in passato suggeriscono che la galega possa indurre un
incremento nella secrezione di insulina. Sebbene sia riportato un suo tradizionale
della galega per il trattamento delle condizioni di iperglicemia, tuttavia, non ci sono
studi clinici rilevanti in letteratura che ne giustificano l’utilizzo.
FIENO GRECO
La droga è costituita dai semi di Trigonella foenum graecum L. (Fam. Fabaceae), che
contengono alti livelli di proteine, lecitine e lipidi; inoltre, sono presenti saponine,
flavonoidi, alcaloidi e mucillagini.
In aggiunta all’impiego nella gestione della dislipidemia, il fieno greco è descritto
nell’uso medicinale tradizionale dell’area Mediterranea per attenuare i dolori
mestruali, per favorire la lattazione e per facilitare il parto. Diverse evidenze
precliniche e cliniche suggeriscono che il fieno greco potrebbe avere anche effetti
benefici sulla glicemia.
Sia l’estratto greco acquoso che idroalcolico dei semi, ma anche delle foglie, di fieno
greco dimostrano effetti ipoglicemici in diversi modelli sperimentali di diabete. Si
ritiene che le azioni siano mediate dall’incremento della secrezione di insulina e
dell’attivazione dell’enzima esochinasi, enzima chiave nella glicolisi. A questi
meccanismi si aggiunge la stimolazione dell’uptake tissutale di glucosio.
Efficacia clinica
Una recente metanalisi del 2016 di 12 studi clinici conferma l’efficacia clinica dei
preparati a base di fieno greco, riportando una riduzione significativa dei livelli di
glicemia a digiuno, tolleranza al glucosio e di emoglobina glicata, oltre che ad un
miglioramento del profilo lipidico. Tuttavia, diversi studi analizzati sono di bassa qualità
metodologica. Nell’insieme, gli studi eseguiti su pazienti affetti da diabete di tipo II
suggeriscono che tali effetti sono la risultante della sinergia tra la trigonellina e la
diosgnenina, che stimolano la secrezione di insulina, la 4 idrossileucina che contribuisce
a ridurre la resistenza insulinica e ad inibire la α amilasi e α glicosidasi, e la frazione
rappresentata dalle fibre solubili.
GIMNEMA
La droga è costituita dalle foglie di Gymnema sylvestre (Retz.) (Fam. Ascalepiadaceae),
una pianta rampicante, ramificata, con i fiori gialli raggruppati in racemi peduncolati,
che cresce nelle foreste dell’India e dell’Africa tropicale. Ha foglie opposte, ovali,
picciolate e pubescenti, che le popolazioni indigene masticano fresche.
La droga contiene acidi gimnemici, gimnemasaponine e gurmarina, ma anche
amminoacidi, colina, beteina, adenina ed ossidi di trimetilammina.
Basi farmacologiche
Studi preclinici, in ratti con diabete sperimentale indotto, mostrano che la gimnema è
dotata di effetti ipoglicemizzanti per la sua capacità di stimolare la rigenerazione delle
cellule β pancreatiche. L’acido diidrossigimnemico ha mostrato di produrre, dopo 45
giorni di trattamento, una riduzione significativa dei valori di glicemia e di emoglobina
glicata per stimolazione della captazione tissutale di glucosio ed una riduzione
dell’assorbimento intestinale. Inoltre, l’acido diidrossigimnemico provoca un
innalzamento dei livelli plasmatici di insulina.
Efficacia clinica
Un primo studio clinico del 2007, eseguito su un piccolo numero di pazienti affetti da
diabete mellito di tipo II, ha dimostrato l’efficacia clinica dell’estratto etanolico
standardizzato (G24) nel controllo della glicemia e nella riduzione dei livelli di
emoglobina glicata. Una più recente review sistematica, pubblicata nel 2014, ha
confermato che l’assunzione di capsule contenenti l’estratto etanolico di gimnema
(alla dose di 500 mg/die) contribuiva a ridurre (dopo 60 giorni di trattamento) i livelli
di glicemia post-prandiale a digiuno, aumentando i livelli di insulina sierici.
Preparazione e dosi
Negli studi clinici è riportato l’uso di un estratto etanolico standardizzato GS2,
contenente il 25% di acido gimnemico, somministrato alla dose giornaliera di 400 mg.
Effetti indesiderati
Non esistono, al momento, indicazioni di tossicità della gimnema o di eventi avversi a
livello significativo.
BASILICO SACRO
La droga è costituita dalle foglie di Ocinum sanctum L. (Fam. Laminaceae), una pianta
erbacea che può raggiungere un metro di altezza e cresce spontanea sopra i 2000
metri di altezza sulle montagne dell’Himalaya, dove viene considerata un’erba sacra.
Contiene un olio essenziale ricco di eugenolo, metileugenolo e α e β cariofillene; sono
inoltre presenti tannini, flavonoidi (luteolina ed apigenina) ed acido ursolico.
Basi farmacologiche
Il basilico sacro, dopo somministrazione orale in modelli animali di diabete, determina
un miglioramento della glicemia a digiuno e della tolleranza al glucosio, ma anche una
correzione del profilo lipidico, riducendo i livelli di LDL plasmatici.
Si ritiene che alla base di questi effetti ipoglicemizzanti ci sia un’azione secretagoga
sull’insulina. A tale effetto, si aggiunge la traslocazione del recettore GLUT4 sulla
membrana cellulare, responsabile della captazione del g