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SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO

Con il termine Società intendiamo un insieme di individui dotati di diversi livelli di autonomia, relazione ed organizzazione che, variamente aggregandosi, interagiscono al fine di perseguire uno o più obiettivi comuni.

Vediamo però come la società degli anni Quaranta e Cinquanta viene definita da Guy Debord (1931 – 1994) come un accumulo di Spettacoli, arrivando così alla denominazione di Società dello Spettacolo.

Durante questa società avviene un Allontanamento dall’esperienza di vita con uno Scollamento tra la realtà vissuta e la realtà presentata;

La caratteristica principale delle persone soggiogate da questa società dello spettacolo è la Passività, esse difatti diventano figure passive che non si trovano più all’interno di un dialogo con la società esterna, ma diventano dei meri Ricettori di una comunicazione.

monodirezionale. Sempre riguardo i soggetti di questa società, si può notare come essi vengano mossi come delle marionette tra la figura di Operaio e quella di Consumatore. Questo comportamento si lega al concetto di Sopravvivenza Aumentata che caratterizza oggi. Infatti, è proprio quando si è scollegati dalle necessità di mera sopravvivenza che si entra all'interno della Società dello Spettacolo, dove vengono prodotti sempre nuovi bisogni che aumentano le necessità della sopravvivenza.

LA FOTOGRAFIA

Il primo autore analizzato è Stefano Velotti, nasce nel 1961 a Roma ed è un professore italiano di Estetica all'Università di Roma "La Sapienza". Oltre ai temi classici dell'estetica analitica e continentale (lo statuto dell'arte, la natura del giudizio, i rapporti tra arte, società e politica, le relazioni tra estetica ed epistemologia, ecc.) è interessato ai

problemi filosofici e sociopolitici connessi all'arte e alla cultura contemporanea e ai nuovi media. Uno dei punti fondamentali dei suoi studi riguarda la Fotografia, strumento che egli identifica come un medium particolare in quanto procede in modo meccanico e automatico. Riesce inoltre a contrapporre qualcosa di meccanico (la macchina fotografica) con qualcosa di a meccanico (la natura umana). Una delle sue teorie legate alla Fotografia si lega al concetto di Inconscio Ottico, cioè la capacità di riprodurre totalmente e neutralmente la realtà. La macchina fotografica supera le capacità ottiche, riproduce ciò che è al di là dell'obbiettivo; abbiamo quindi un rapporto tra l'umano, il caso, che è ciò che caratterizza lo sfondo, e il processo meccanico. L'arte è non intenzionale, non possiamo controllare il risultato, la fotografia è un sistema che permette di.osservare la genesi del controllo – non controllo. Da questa riflessione emerge l'importanza del concetto di Controllo e Non Controllo. Infatti, Velotti ci dice come è possibile controllare la produzione di qualcosa, ma non è invece possibile controllare il risultato e l'impressione che avrà sugli altri. La Fotografia ci permette di guardare dal vivo la genesi di questo rapporto di Controllo e Non Controllo. ESEMPI DI FOTOGRAFIA 1- La fotografia Kontrollraum di Demand, scattata nel 2011, raffigura la sala di controllo della centrale nucleare di Fukushima-Daiichi, devastata dagli effetti del terremoto e dello tsunami. Se ci si ferma al livello tematico, è una fotografia piuttosto banale, che sembra voler mostrare con facile ironia la nostra illusione di poter controllare almeno tutto ciò che noi stessi produciamo: proprio il luogo progettato per controllare qualcosa di cui

Non si può perdere il controllo è investito da una forza che lo sottrae al controllo. A questo elemento, però, Demand associa non il caso, ma un tentativo di rendere “giustizia al caso. Il motivo principale della complessa operazione mi pare però un altro: la cura meticolosa di ogni dettaglio nella costruzione del modello è solo inapparenza un controllo integrale sull’artefatto e sull’opera finale. In realtà, è una strategia necessariamente indiretta e tortuosa per non ottenere un’opera che sia la semplice illustrazione di un’idea.

2- La fotografia Milk di Jeff Wall, scattata nel 1984, rappresenta un’esplosione improvvisa di un cartone di latte e ha generato fiumi di interpretazioni. Quel che qui interessa Velotti è che il fotografo mette a confronto “l’intelligenza liquida” che è propria dell’incalcolabilità della natura con gli aspetti più “secchi”.

Il secondo autore centrale per l'analisi della Fotografia è Roland Barthes, egli ROLAND BARTHES nacque nel 1915, morì nel 1980 e fu un saggista e semiologo francese.

Durante la sua carriera ha affrontato diversi temi che ha poi analizzato in profondità, ma uno di questi fu proprio la Fotografia su cui scrisse il libro "Camera Chiara" (1979).

La lettura di questo saggio ci conduce subito al centro della questione: cos'è FOTOGRAFIA "in sé" la Fotografia? Che cos'è la Fotografia nella sua unicità e nella sua essenza, dato che la sua essenza corrisponde sempre a ciò che illustra?

Lo scrittore cerca una plausibile risposta attraverso la ricostruzione della Storia della EMOZIONI Fotografia, giungendo a ovvie conclusioni: è difficile, se non impossibile, realizzare un corpus lineare. Si rischia di cadere nell'assoluto tecnicismo o

Nell'ambito storico e sociologico, ampliando il discorso e, di conseguenza, allontanandosi dalla possibilità di rispondere alla domanda principale e di trovare l'"in sé" della Fotografia. Per cui l'autore cambia approccio e si chiede: perché mi emoziono proprio di fronte a tale foto? L'aggettivo "tale", in questa riflessione, risulta fondamentale per comprendere come Barthes concepisce la Fotografia. Sta ad indicare, infatti, una ed una sola fotografia, l'unica che mi fa emozionare. Più in generale Barthes fa un'analisi più poetica della Fotografia, annunciando come in essa si trovino elementi legati al mondo del Teatro e della Morte.

Per il semiologo nella fotografia c'è un'esperienza di premorte, una resa di un soggetto che è estrapolato dal contesto e reso oggetto quasi morto rappresentato nella foto.

Inoltre, ci vengono enunciate le

Caratteristiche della fotografia per Barthes:

  1. La fotografia è irripetibile: è un momento distanziato e tirato fuori dal flusso spazio tempo, attesta l'esistenza di quello che c'è stato.
  2. La fotografia è determinata: l'esperienza determinata è quella da cui si può risalire ed arrivare in un'esperienza in genere.

Barthes ci presenta i tre protagonisti dell'esperienza fotografica che decide di usare per la sua analisi:

PROTAGONISTI DELLA FOTOGRAFIA

  1. L'Operator (Fotografo)
  2. Lo Spectator (Fruitore): colui che osserva, è animato da un sentimento del tutto arbitrario, non governato da regola alcuna. Mi posso innamorare di tale foto ma non di un'altra, nei confronti della quale sono totalmente indifferente.
  3. Lo Spectrum (Fotografato): chiunque posi per una foto si trasforma anticipatamente in immagine. Con la posa si sperimenta la paradossale situazione di vedere se stessi trasformati da soggetti a oggetti.

Chiunque venga fotografato si trasforma in Tutto Immagine: diventa quello che gli altri pensano di lui, e in questo caso, quello che il fotografo ha deciso di immortalare.

Da queste sue analisi Barthes giunge al pensiero che la fotografia deve saper animare. Il soggetto (lo spectator) anima la foto e la foto anima il soggetto: questa duplice esistenza prende il nome di animazione. In sé, la foto non è viva, però essa anima il soggetto ed è questo quello che fa un'avventura.

Kendall Lewis Walton nasce nel 1939 ed è un famosissimo filosofo americano il cui lavoro si occupa principalmente di questioni teoriche sulle arti e questioni di filosofia della mente, metafisica e filosofia del linguaggio.

Nel suo libro "Mimesis as Make Believe" ("Mimesi come Far Finta") del 1990, egli sviluppa una Teoria della Finzione e la usa per comprendere la natura e le varietà della rappresentazione nelle arti.

Far Finta, aspetto che viene poi provato a spiegare tramite il più ampio concetto di Finzionale. Walton afferma che “l'immaginazione mira all'immaginario mentre la credenza mira al vero. Ciò che è vero è da credere; ciò che è immaginario deve essere immaginato”. Questo aspetto è prontamente legato al sopracitato Gioco di Far Finta, vengono GIOCO DEL FAR messi a confronto i rapporti tra Bambino - Giocattolo e Uomo - Arte; infatti, questo FINTA processo finzionale non cessa di esistere con la crescita ma, anzi, si fa più complesso. Walton ci dice come Far Fintasignificare quindi allargare i confini di sensatezza. È quindi chiaro come uno degli aspetti principali in questa teoria waltoniana sia l'Immaginazione, proprio l'Immaginazione, viene qui però intesa nel suo atto pratico di immaginare. Il filosofo americano ci evidenzia come questa azione possa avere tre caratteristiche principali opposte:
  • l'Immaginazione può essere Spontanea (immaginazione nata senza che ce ne rendiamo conto e le immagini sono fuori dal controllo del fruitore) o Deliberata (un immaginare più vivido)
  • l'Immaginazione può essere Occorrente (alcune caratteristiche dell'immaginazione che sono ricercate e necessarie) o Non Occorrente (altre caratteristiche non necessarie e che fanno quindi da contorno, Walton le chiama anche "arredi mentali")
  • l'Immaginazione può essere Sociale (ha un certo valore perché l'idea di mettere insieme tante immaginazioni può portare ad

un risultato più vivido e forte) oSolitaria Quindi Walton vede l'Immagi

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
38 pagine
7 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher E.Fori88 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Fortuna Sara.