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• ORIGINI DEL DIBATTITO ESTETICO
Platone (Atene 428 a.C.- Atene 348 a.C.)
Fu un importantissimo filosofo e scrittore greco antico.
Molti studiosi, tra cui Monroe C. Beardsley, concordano sul fatto che alcune delle domande estetiche che
Platone ha proposto potrebbero benissimo essere state formulate per la prima volta proprio da lui, ed era
certamente lui il primo a formularle in maniera così chiara e penetrante.
È strano pensare come Platone possa essere stato il primo a domandarsi certe questioni relative
all’estetica, proprio perché quest’ultimo concetto sappiamo che verrà coniato poi in tempi più moderni e
usato per la prima volta da Alexander Baumgarten nel tardo Settecento in riferimento alla filosofia dell’arte.
Proprio in Platone però troviamo i prodromi di quella che sarà poi la vera effettiva questione estetica della
modernità; infatti, il filosofo affronta e tratta concetti che ci guideranno poi per tutta l’analisi estetica fino ai
giorni nostri. Alcune di queste nozioni vengono commentate dallo scrittore in sue svariate opere come
“Ione”, “Simposio”, “Repubblica”, “Sofista”, “Leggi” e “Fedro”.
Approfondendo il pensiero di Platone è importante esplicitare bene alcuni termini che egli utilizza, così da
comprendere a pieno il suo pensiero. Nell’antichità il concetto di Arte era riferito ad ogni cosa legata al
concetto di Téchne, cioè tecnica e artigianato, mentre al giorno d’oggi viene usato per parlare del
complesso di belle arti.
Ci viene detto che l’arte può essere divisa in Arte Acquirente e Arte Creatrice, e che quest’ultima può
avere due diverse origini:
• •
Produzione Divina (riflessi/sogni) Produzione Umana (disegni)
Entrambe le origini hanno due livelli d’interpretazione:
• •
Produzione di Cose Produzione di Cose Somiglianti
Questo ragionamento ci porta al rigetto platonico per l’arte secondo cui essa sia solo un’imitazione
dell’imitazione; infatti, Platone ripudia l’arte in quanto gli attribuisce una responsabilità morale che però
essa non mantiene in quanto il poeta influenza negativamente il pubblico perché l’arte ha il potere di influire
direttamente sulle emozioni facendoci diventare delle “bestie”; infatti il problema principale che Platone
attribuisce all’arte è la sua tendenza a dare rappresentazioni non corrette, proprio per questo motivo
dovrebbe passare sotto un filtro censorio.
Questa visione di Platone per l’arte si ricollega alla sua idea del concetto di Imitazione (Mimesi), infatti per
il filosofo greco tutto ciò che avviene nel mondo terreno è imitazione di ciò che c’è nel Mondo delle Idee
(Iperuranio); quest’ultimo contiene al suo interno modelli eterni ed esemplari; infatti, fa da modello per le
imitazioni terrestri. Platone ritiene quindi che il mondo reale è imitazione e degradazione del mondo
iperuranio, di conseguenza le rappresentazioni delle cose del mondo reale sono un ulteriore degradazione
e allontanamento dal vero.
Proprio per questo pensiero gli Artisti vengono collocati da Platone molto in basso nella scala delle entità in
quanto essi imitano e non creano, essendo degli “invasati di bellezza” che preferiscono questa alla verità.
Questo pensiero viene esplicitato a dovere nella sua Teoria delle Idee, teoria che non è presentata in modo
organico e sistematico in nessuno dei suoi testi, verrà poi ricostruita dai suoi seguaci e studiosi deducendola
dai dialoghi. Nasce da un’insufficienza che Platone accusa nei confronti del nostro mondo sensibile, il quale
è insufficiente per comprendere la realtà stessa in quanto ci conduce ad un’indagine naturalistica che si
rivela essere insufficiente per capire l’essenza profonda della natura e dell’universo.
Platone si riferisce alla filosofia come una barca e ci dice che una prima navigazione ci è permessa dal
mondo sensibile, ma per scoprire bene un altro mondo che va al di là della natura c’è bisogno di una
seconda navigazione che ci porta nel mondo delle idee.
Il concetto di Idea per Platone non è lo stesso a cui pensiamo noi oggi, cioè il contenuto della nostra mente;
per il filosofo le idee sono entità realmente esistenti di natura spirituale e quindi eterne, immortali e
uniche, ma al tempo stesso sono anche molteplici e vengono denominate Archetipi o Modelli.
Inoltre, ci viene ben spiegato cosa sono le idee tramite la messa in rapporto col nostro mondo e vediamo
che questo rapporto è molteplice:
1- Un primo rapporto riguarda le idee che sono la causa delle cose e le cose che sono l’effetto delle
idee; quindi, il sensibile/materiale deriva dallo spirituale
2- Il secondo rapporto vede le cose come sono perché imitano le idee
3- Ulteriormente vediamo come le cose che sono come sono perché partecipano delle idee, si
abbeverano delle idee (concetto di Partecipazione)
4- Ancora possiamo dire che le idee sono presenti nelle cose (concetto di Presenza)
5- Per ultimo rapporto abbiamo le idee che sono il criterio di giudizio delle cose; infatti, quando
critichiamo qualcosa lo facciamo riferendoci a delle idee che noi abbiamo già in testa (concetto di
Reminiscenza) 3
Per comprendere a pieno questa visione platonica possiamo riprendere l’esempio del coltello: il coltello
“materiale”, cioè che noi abbiamo nel nostro mondo reale, è una copia che cerca di imitare la natura del
coltello “ideale”, cioè l’idea assoluta e intoccabile di “coltello”. Se a questo aggiungiamo il dipinto di un
coltello, possiamo aggiungere che questo è la rappresentazione del coltello materiale che, a sua volta, imita
il coltello ideale. Possiamo quindi affermare che c’è un’immagine che imita l’oggetto che imita l’archetipo.
Un ulteriore aspetto che viene ampliamente discusso da Platone è il concetto di Bellezza, il Bello è un
ideale che si trova nell’iperuranio, ha una sua completezza e la sua eternità non è influenzata da cosa
accade nel mondo terreno. Quando si parla di caratteristiche del bello Platone cita sempre i concetti di
“misura” e “proporzione” come concetti cardine per l’arte architettonica, quindi per un bello che conduce
alla razionalità. Viene sottolineata l’importanza della razionalità nel bello proprio perché è importante il
ruolo sociale e la responsabilità dell’arte nella sua “città ideale”, sempre in riferimento al discorso del suo
rigetto platonico.
Si può affermare che per Platone non è bello ciò che piace, ma è bello ciò che è bello in quanto il giusto
non è visto come relativo. Se noi alleniamo bene l’anima riusciremo a conoscere che il bello è uno,
quindi conoscere significa allenare l’anima a ricordare e conoscere il vero; infatti, Platone ci dice come chi
non lo riconosce non è educato e allenato, perciò ignorante.
Aristotele (Stagira 384 a.C. - Calcide 322 a.C.)
Fu un filosofo greco antico.
Per affrontare il pensiero di Aristotele sul Bello e sull’Arte bisogna approfondire diverse sue opere, tra cui la
“Poetica”, la “Retorica”, la “Fisica” e il “De partibus animalium”.
Entrando nel vivo del pensiero del filosofo possiamo analizzare la sua idea di Arte; infatti, per Aristotele
l’uomo è naturalmente proiettato alla rappresentazione artistica, è un animale artistico per natura e
quindi tende alla creazione libera. Per Aristotele l’arte è mimesi e imitazione, non è negativa (al contrario
di Platone) ma significa essere creativi come lo è la natura.
L’arte è quindi un’attività libera e naturale dell’uomo, ma soprattutto viene vista dal filosofo come una fonte
di Piacere. E’ considerata piacevole perché non c’è una visione platonica di allontanamento dalla realtà, ma
un’imitazione diretta della realtà con l’elemento aggiuntivo della rielaborazione.
L’arte viene vista da Aristotele come un’imitazione di qualcosa tramite un mezzo (come la scrittura per le
poesie). Proprio perché l’arte è imitazione rappresenta quindi l’essenza delle cose e non è solo
apparenza. Inoltre Aristotele considera l’arte come una fonte più arricchente della storia, in quanto
quest’ultima viene vista come una collezione di avvenimenti e fatti storici che vanno studiati, mentre l’arte è
una rielaborazione della realtà quindi vera e propria trasposizione dei desideri e delle azioni dell’uomo.
Inoltre, Aristotele divide l’Arte in due rami:
- Arte dell’Imitazione Visuale (come la Pittura)
- Arte che Imita le Azioni Umane tramite versi, canzoni e ballo (come la Poetica)
Quest’ultima viene definita da Aristotele “Arte Poetica” e si distingue dalla pittura grazie al suo medium e
dalla storiografia per il suo oggetto. Questa Arte Poetica è composta da tre specie:
1- L’Epica
2- La Commedia
3- La Tragedia (arte più importante per Aristotele)
Bisogna ora capire cosa caratterizza la Tragedia rispetto a tutte le altre forme d'arte per Aristotele, ma prima
dobbiamo chiarire il suo “telos”, cioè la funzione e la fine della tragedia. Per fare questo è possibile
guardare alla filosofia aristotelica in maniera più ampia perché alla base troviamo la Teoria delle Quattro
Cause, il cui scopo è quello di riuscire a conoscere qualcosa tramite l'indagine delle sue cause:
1- Causa Materiale: la materia di cui è fatta una cosa
2- Causa Formale: la forma e l’essenza della cosa che cerca di essere riprodotta
3- Causa Efficiente: la forza che ha creato quella cosa
4- Causa Finale: il fine che ha portato l’artefice a creare quella cosa
Per Aristotele l’arte poetica è strettamente collegata alle Tragedia. Vediamo infatti come lui stesso la
definisce come un'imitazione di un’azione seria e compiuta in sé stessa e che ha una funzione
Catartica in quanto consente l’educazione e la formazione dell’uomo tramite la riflessione sulla propria
vita e la purificazione da tutte le passioni e i comportamenti negativi.
Riguardo al mondo della Tragedia, Aristotele compie un’analisi approfondita sulle emozioni di Paura e
Pietà. Entrambe queste sono sentimenti spiacevoli e tristi per l’essere umano, ma poste all’interno di
un’opera piacciono al pubblico. Perché?
Il filosofo indaga principalmente su due ipotesi:
1- Pietà e Paura danno piacere perché si r