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ELASTICITÀ DELLA DOMANDA

L'elasticità della domanda (ε) serve ad assegnare una precisa misura della dipendenza di Q da p ed è definita come la variazione percentuale di Q rispetto alla variazione percentuale di p. Matematicamente: ε = (ΔQ/Q) / (Δp/p) => ε = [1 / (Δp/ΔQ)] * (p/Q) in cui Δp/ΔQ indica la pendenza della curva di domanda nel grafico con p sulle ascisse e Q sulle ordinate.

L'elasticità avrà diverse proprietà a seconda del suo valore. Infatti:

  • |ε| < 1: l'elasticità sarà rigida (anelastica), la domanda varierà meno del prezzo e quindi la quantità domandata varierà poco rispetto alla variazione del prezzo.
  • |ε| > 1: l'elasticità sarà elastica, la quantità domandata sarà influenzata dalle variazioni di prezzo.

Elasticità incrociata: La domanda dipende anche dal prezzo di altri beni; quindi, considerando due beni q1 e q2 si definisce l’elasticità incrociata la quale è la variazione % di q1 rispetto allavariazione % di p2.

Matematicamente: ε 1,2= (Δq1/q1) /(Δp2/p2)

In base all’elasticità incrociata si definiscono:

Beni sostituti: ε 1,2> 0 in quanto se aumenta il prezzo del bene q1 aumenterà la domanda del bene q2 (es: burro e margarina; carne di manzo e pollo)

Beni complementari: ε 1,2< 0 in quanto se aumenta il prezzo di bene q1 diminuisce sia la domanda di q1 che di q2 (es: zucchero e caffè)

SURPLUS

DEL CONSUMATORE: C'è una differenza tra il valore monetario di un bene e il suo valore economico totale (es: l'aria non costa ma è essenziale per la vita); il divario tra l'utilità totale di un bene e il suo valore di mercato è detto Surplus del consumatore questa rendita ottenuta deriva dal fatto che il consumatore ottiene più di quanto paga.

CAPITOLO 5 - Funzione di produzione: La funzione di produzione è la relazione tra la quantità massima di output ottenibile e la quantità di input necessaria per ottenerla. Gli input nella produzione sono il Lavoro (L) e Capitale (K) dove il capitale si divide in fisico e monetario; mentre gli output saranno le Q che apportano un valore aggiunto. Le scelte produttive verranno attuate dall'impresa. Tramite una similitudine fra funzione di produzione e funzione di utilità possiamo rappresentare graficamente quello che chiameremo

Isoquanto di produzione ovvero l'insieme delle combinazioni di input che generano lo stesso livello di output, il quale si costruisce in modo simile alle curve di indifferenza e serve a valutare lo scambio di lavoro e capitale.

Fattori di produzione: La distinzione importante nei fattori di produzione è fra i fattori produttivi (input) Fissi o Variabili, questa distinzione è fatta sulla base della possibilità, da parte dell'impresa, di essere modificati; I Fattori variabili possono essere variati nel breve e lungo periodo mentre i Fattori Fissi non possono essere variati nel breve periodo ma possono nel lungo periodo. Inoltre, le innovazioni tecnologiche determinano un incremento di output. Bisogna definire prodotto marginale (PMA) e medio (PME). Il prodotto medio (PME) è la quantità di output divisa per le unità utilizzate di un fattore (es: lavoro L); matematicamente PMEL=Q/L.

Il Prodotto marginale (PMA) è la quantità di output aggiuntiva che si ottiene utilizzando una unità aggiuntiva di un fattore; matematicamente PMAL=ΔQ/ΔL.

Infine il Prodotto totale (PT) indica la quantità totale di output prodotto in unità fisiche (quintali di grano, tubetti di dentifricio ecc...).

La produzione nel breve periodo: La produzione nel breve periodo si definisce come la quantità di output che si ottiene dal processo produttivo utilizzando solo fattori variabili; nella produzione nel breve periodo è infatti impossibile modificare i fattori fissi come il capitale, ma è possibile modificare SOLO quelli variabili come lavoro e materiali.

La produzione nel lungo periodo: Nella produzione nel lungo periodo invece è possibile variare tutti i fattori della produzione; il prodotto quindi dipenderà dalla combinazione dei fattori in proporzioni variabili; in questo senso torna utile.

L'isoquanto di produzione, ovvero l'insieme delle combinazioni di inputs che generano lo stesso output, ci permette di definire anche l'SMS (Saggio Marginale di Sostituzione Tecnico).

CAPITOLO 6

I costi di breve periodo sono i costi sostenuti per produrre output nel breve periodo e sono dati dalla somma del costo del fattore variabile e fisso; i costi principali sono tre:

  • Costo totale (CT): Il costo totale è la somma dei costi variabili e dei costi fissi. È il costo che un'azienda è chiamata a sostenere in un anno di attività. Ovviamente siamo di fronte a un costo variabile in quanto, più la produzione di beni o l'erogazione di servizi aumenta, più aumentano i costi variabili ad essa connessi. E può distinguersi in costo fisso (rappresenta la spesa totale che deve essere sostenuta anche se non viene prodotto nulla e non è influenzato dalle variazioni della quantità di output).

Il costo variabile rappresenta le spese che variano al variare del livello output e include tutti i costi diversi da quelli fissi.

Il costo medio (o unitario) è il costo totale sostenuto per produrre una certa quantità di output, diviso per la quantità totale di output prodotta.

Il costo marginale è il costo che deve sostenere l'impresa per produrre una unità aggiuntiva di prodotto.

Relazione tra produzione e costi: Nell'analizzare i costi occorre distinguere due contesti di analisi: breve periodo e lungo periodo.

Nel breve periodo, l'impresa può variare solo parzialmente l'impiego degli input. Si distinguono costi fissi e variabili. Nell'analizzare i costi di breve periodo si fa riferimento al principio della produttività marginale decrescente del fattore variabile: l'incremento di produzione dato da un incremento del fattore variabile è via via minore. Inizialmente l'incremento del

fattore produttivo aumenta l'output più che proporzionalmente inseguito vi sarà un livello di produzione a partire dal quale, aumentando il fattore produttivo, marginali crescono. È questo il motivo per cui le curve dei costi medi e marginali hanno un tipico andamento ad "U". È lungo periodo: orizzonte temporale nel quale l'impresa può variare le quantità acquistate di tutti gli input. L'andamento dei rendimenti di scala nel lungo periodo influenza la scala produttiva (capacità produttiva installata) e quindi la posizione delle curve di costo (i costi fissi aumentano per ogni livello di produzione). La scelta del volume di produzione L'analisi della struttura di costo dell'impresa rivela, ad esempio, il livello di output per cui il costo medio è minimo (efficienza tecnica). L'obiettivo dell'impresa tuttavia, nella teoria economica neoclassica, non è esclusivamente

La minimizzazione dei costi, ma la massimizzazione del profitto: (π = (p x q) - C (q)

Ricavi (pxq) - Valore delle vendite di beni o servizi, durante un periodo (valore dei beni/servizi ceduti).

Costi (C(q)) - spese sostenute per produrre il bene o il servizio durante il periodo. Sono il valore dei fattori produttivi utilizzati/consumati nel periodo.

Profitti (o perdita) - l'eccesso dei ricavi rispetto ai costi (o viceversa), ossia R - C.

Extra - profitto che eccede la normale remunerazione dei fattori produttivi e dell'imprenditore (che può essere eroso dalla concorrenza sui prezzi)

La decisione dell'impresa circa il quanto produrre dipende quindi sia dai costi di produzione sia dai ricavi che si possono ottenere dalla vendita dei prodotti, in base ai quali si determina il profitto

Ricavo marginale: Il ricavo marginale indica il ricavo generato da una unità addizionale di vendita.

ààrealizzata dall’impresa (ΔRT/ΔQ). E’ decrescente, perché maggiori sono le quantità da acquistare,ààminore sarà il prezzo che i consumatori sono disposti a pagare (per vendere un'unità addizionale di output il prezzo deve scendere) se il ricavo totale è (pxq) e p diminuisce al crescere di q, allora l’unità aggiuntiva di q produce un ricavo via via sempre minore.

CAPITOLO 7

TIPOLOGIE DI MERCATO: CONCORRENZA PERFETTA

DEFINIZIONI DELLA CONCORRENZA PERFETTA

Il profitto è definito come la differenza fra ricavi e costi, il quale corrisponde all’utile netto di un’azienda per azioni e rappresenta la somma che l’imprenditore può reinvestire in nuovi impianti o attrezzature aumentando così il valore dell’impresa; matematicamente: π=RT-CT; le aziende tenderanno a massimizzare il profitto, anche se le motivazioni che spingono le imprese possono essere molteplici; la massimizzazione del

Il profitto si attua producendo in maniera efficiente. Le imprese sono talmente piccole da non poter influenzare il prezzo quindi si adeguano a quello di mercato, producendo qualsiasi quantità desiderata e ogni quantità aggiuntiva venduta costituisce il ricavo marginale incassato dall'impresa. In questo tipo di concorrenza valgono le caratteristiche sopra citate nella tabella, si può aggiungere però di come i fattori della produzione sono perfettamente variabili nel lungo periodo. Definiamo poi i diversi concetti di equilibrio:

Equilibrio di mercato--> offerta totale=domanda totale

Equilibrio d'impresa--> offerta d'impresa= domanda che si rivolge all'impresa; P è dato per la singola impresa, P=CMA determina l'equilibrio d'impresa ovvero Q prodotta dalla singola impresa

CAPITOLO 8

Il monopolio, o mercato monopolistico, è un mercato in cui si ha un solo venditore di un prodotto senza sostituti.

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
13 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher emi.rizziteli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Pieroni Luca.