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CASE WORK:
A questo livello, tutte le azioni intraprese dall’assistente sociale sono finalizzate a
fronteggiare situazioni di vulnerabilità e rispondere ai bisogni emergenti. Si concretizzano
attraverso il processo di aiuto, che nel lavoro sociale è generalmente riferito al modello del
problem solving. Questo implica lo studio del caso individuale, in cui tutte le richieste
vengono trattate come il primo passaggio di un processo psicologico e sociale.
GROUP WORK:
Il group work nasce negli Stati Uniti e riconosce l’importanza di agire sul sistema gruppo.
Un gruppo è composto da due o più persone che interagiscono e si influenzano
reciprocamente, condividendo uno scopo o un problema comune. I gruppi possono formarsi
spontaneamente o essere strutturati. L’assistente sociale svolge un ruolo di supporto e
stimolo per mantenere l’equilibrio all’interno del gruppo, favorendo l’espressione di
eventuali conflitti.
• Gruppo di terapia: finalizzato al cambiamento dei comportamenti che causano sofferenza.
• Gruppo di addestramento: mira a far acquisire, in maniera partecipativa e consapevole,
determinate dinamiche.
• Gruppo di auto mutuo aiuto: offre supporto a persone con problemi simili, promuovendo
un rapporto di reciprocità.
Obiettivo: Promuovere il cambiamento, attivare la partecipazione dei cittadini, progettare
servizi con una logica di community care, e rafforzare le capacità decisionali.
COMMUNITY WORK:
Il community work è un’iniziativa rivolta alla comunità, un processo che mira ad aiutare le
persone con interessi comuni a connettersi e intraprendere azioni collettive. L’obiettivo è
rendere le persone attive e consapevoli dei bisogni della collettività.
Esempio: nelle periferie urbane o attraverso tavoli di lavoro per la programmazione dei
servizi e il dialogo interculturale.
Obiettivo: Promuovere cambiamenti collettivi, mantenendo però un approccio
individualizzato, che prevede la costruzione di relazioni dirette con le persone interessate.
L’intera comunità concorre al bene comune.
PROCESSO DI AIUTO
Il processo di aiuto è l’insieme di azioni finalizzate che si susseguono nel tempo con logica e
obiettivo di favorire il cambiamento, la responsabilità e l’autodeterminazione. L’assistente
sociale raccorda bisogni e risorse gestendo prestazioni e servizi. Si trova nell’interazione tra
operatori, persone e servizi e si realizza in un contesto organizzativo e normativo, messo in
atto da strutture pubbliche e private. 74
Il processo di aiuto è comunicato e condiviso con tutti i soggetti coinvolti e presenta diverse
caratteristiche:
• Unitarietà
• Globalità
• Circolarità
• Progettualità
• Specificità FASI METODOLOGICHE:
Lo schema di riferimento concettuale che guida l’operato dell’assistente sociale è il seguente:
1. Accoglienza della domanda e analisi della situazione (fase di contatto): In questa
fase, la persona viene accolta dall’assistente sociale all’interno del servizio. Qui si
svolge l’analisi, l’individuazione del problema e la presa in carico. È importante
comprendere se l’invio è spontaneo o se proviene da altri servizi, poiché questo
fornisce informazioni sulla motivazione iniziale al cambiamento. Deve esserci un
rapporto empatico, e l’assistente sociale deve raccogliere tutte le informazioni
possibili. In questa fase, l’assistente sociale esplicita il proprio ruolo e verifica se
l’ente è competente. Se non lo è, può esercitare un’azione di filtro, inviando la persona
alla giusta organizzazione. Se la persona è nella giusta organizzazione, l’assistente
sociale analizza insieme alla persona la possibilità di avviare un intervento, attuando la
presa in carico. Se la persona è stata inviata dall’autorità giudiziaria, la presa in carico
sarà di tipo coatto.
2. Valutazione (assessment): In questa fase, l’assistente sociale ricostruisce la situazione
personale e familiare dell’utente. Vengono identificati i bisogni e valutate le risorse
presenti e quelle potenzialmente attivabili. Viene individuata un’area definita come
“bersaglio”, chiara e specifica, che va scelta con accuratezza, competenza e
disponibilità al cambiamento. Qui avviene una valutazione preliminare e
l’enucleazione degli obiettivi. Ad esempio, se l’utente arriva per la prima volta,
bisogna valutare come vive il proprio problema, cosa ha fatto per risolverlo e quali
risorse ha a disposizione. Gli strumenti utilizzati sono: il colloquio, la visita
domiciliare, la documentazione e l’osservazione.
3. Diagnosi sociale: Da questa fase emergono, da un lato, la valutazione del problema e,
dall’altro, gli obiettivi di cambiamento da raggiungere.
4. Fase progettuale (progetto di aiuto): In questa fase, l’assistente sociale guida la
persona nella definizione degli obiettivi da raggiungere. Vengono inseriti: i soggetti
coinvolti nel processo di aiuto, gli obiettivi, le azioni che ogni attore coinvolto deve
compiere per la risoluzione del problema, i tempi e le risorse. Si tratta di un progetto
negoziato, con impegni reciproci. In questa fase viene attivato un piano di
monitoraggio per stabilire modalità di verifica in itinere, permettendo di apportare
modifiche al progetto iniziale. In sintesi, in questa fase si definiscono gli obiettivi e il
corso di azioni da intraprendere. 75
La progettazione deve essere:
• Logico-scientifica
• Finalizzata al cambiamento
• Dinamica e operativa
• Personalizzata
• Documentata
Dopo la definizione del progetto, c’è la fase del contratto sociale: un accordo liberamente
stipulato in forma scritta, esplicito e bilaterale tra le parti.
È uno strumento di garanzia e controllo reciproco, finalizzato a:
• Limitare l’azione all’interno del progetto definito
• Verificare i progressi, il raggiungimento degli obiettivi e valutare i cambiamenti
• Evitare il perseguimento di progetti non esplicitati
• Rafforzare l’importanza dell’impegno
Caratteristiche del contratto: flessibilità (sempre modificabile), focalizzazione sugli
obiettivi, chiarezza, frutto della negoziazione tra le parti (non imposto dall’assistente
sociale), realismo.
5. Fase dell’attuazione: In questa fase, viene attivato e attuato il progetto di intervento
attraverso interventi diretti e indiretti. Gli interventi diretti consistono nella valutazione
delle risorse disponibili, mentre quelli indiretti comprendono tutte le azioni messe in
atto in assenza della persona. Ogni attore coinvolto deve compiere precise azioni per il
raggiungimento degli obiettivi.
6. Valutazione e verifica dell’esito: Questa fase coincide con la conclusione del
progetto, in cui vengono analizzati i risultati e l’andamento del processo di aiuto. La
verifica e la valutazione sono costanti durante tutto il percorso di aiuto: se si
riscontrano difficoltà, è possibile modificare il progetto iniziale o apportare
aggiustamenti in corso d’opera. Pertanto, questa fase può portare o alla conclusione
del progetto o all’identificazione di ulteriori questioni da affrontare.
7. Fase conclusiva: I risultati attesi sono stati raggiunti nei tempi previsti attraverso il
cambiamento della situazione problematica.
La conclusione avviene quando:
• La conclusione è programmata e annunciata per evitare sentimenti di abbandono
• L’utente può terminare il contratto
• L’assistente sociale può abbandonare il caso
• Gli obiettivi sono raggiunti
Se gli obiettivi sono stati raggiunti, si può elaborare un piano di mantenimento o follow-up.
Se gli obiettivi non sono stati raggiunti, occorre riprogrammare e rinviare l’intervento. 76
Molto importante è l’autoverifica da parte dell’assistente sociale riguardo all’andamento e
all’efficacia del percorso di aiuto: un momento essenziale di apprendimento personale. La
valutazione deve essere sempre effettuata con un’ottica bifocale: la realtà dell’utente e il
contesto socio-territoriale. Si valutano i fatti con un giudizio discrezionale, ponderato,
riflettuto e di grande responsabilità. Valutare significa dare valore ai bisogni, alla storia, alla
personalità e all’autodeterminazione; si tratta di un vero e proprio giudizio basato sulla
raccolta dei dati. DOCUMENTAZIONE
La documentazione è la raccolta sistematica di informazioni di tipo conoscitivo, orientativo e
operativo. È fondamentale per l’assistente sociale in quanto permette di mantenere una
distanza emotiva rispetto ai dati della realtà sociale e può essere di tipo riflessivo,
rappresentativo e comunicativo.
La documentazione deve essere redatta per: attività di supervisione e valutazione, come
promemoria, a supporto delle azioni svolte anche in sede giudiziaria, per definire il livello
iniziale e la base per il lavoro futuro, e per costituire una prova non alterata nel tempo.
In questo senso, la documentazione comprende tutti quegli strumenti che agevolano il
raggiungimento degli obiettivi di cambiamento e di aiuto. Può essere di tipo:
• informativo - di intervento
• gestionale - organizzativa
I destinatari della documentazione possono essere: gli utenti del servizio, i colleghi, i
dirigenti e i politici, i cittadini. Per ciascuna di queste categorie è necessaria una
documentazione specifica, mirata e redatta con un linguaggio appropriato al target di
riferimento. CARTELLA SOCIALE:
La cartella sociale è uno strumento informativo fondamentale che consente di memorizzare i
dati utili per formulare una valutazione, facilitare la condivisione delle informazioni in
équipe e individuare le correlazioni tra gli eventi.
Essa contiene la scheda anagrafica di registrazione, i documenti in ordine cronologico e la
registrazione cronologica dei colloqui.
Nello specifico, la cartella sociale raccoglie i dati oggettivi dell’utenza, la situazione
socioeconomica, sanitaria e culturale, la valutazione della situazione, i problemi più urgenti,
il diario del caso, le registrazioni dei colloqui, le visite domiciliari e i verbali.
DIARIO:
Nel diario vengono annotati cronologicamente i fatti più rilevanti, le informazioni, le
prestazioni erogate e le telefonate effettuate. L’obiettivo è tenere traccia dell’evoluzione
durante il processo di aiuto. Si tratta di uno strumento personale. 77
RELAZIONI SOCIALI:
Le relazioni sociali sono uno strumento di comunicazione finalizzato a trasmettere
informazioni rilevanti per il processo d’aiuto. Queste comprendon