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SI COMPONE DI DOMANDE RELA TIVE A:
- LE ESPERIENZE INFANTILI CON I CAREGIVER IN MANIERA GENERALE
DEGLI EPISODI SPECIFICI A SOSTEGNO DELLE DESCRIZIONI GENERALI
-
- LA PERDITA DI PERSONE SIGNIFICATIVE/PRESENZA O MENO DI
TRAUMI
COME IL SOGGETTO VALUTA OGGI LE ESPERIENZE DELL’INFANZIA
L’ Adult Attachment Interview ha permesso di definire tre modelli
rappresentativi interni del sé e delle figure di attaccamento in età
adulta e conseguentemente consente una classificazione degli adulti in
altrettante categorie:
– Adulti Sicuri (“F”, free): sono soggetti che mostrano valutazioni
coerenti nella narrazione delle loro esperienze, anche in presenza di
un’infanzia difficile o segnata da eventi traumatici.
Dimostrano di aver libero accesso ai ricordi dell’infanzia, non hanno
pregiudizi e non operano una selezione di quello che viene riferito.
Presentano consapevolezza del passato e raccontano facilmente anche
eventi spiacevoli.
– Adulti Distanzianti (“Ds”, dismissing): sono soggetti che tendono a
fornire descrizioni generalizzate dei propri genitori ma non riescono a
supportare tali definizioni con ricordi specifici. Se è presente il ricordo di
un’esperienza difficile, a questa è attribuito scarso o nessun peso nella
vita.
Hanno uno stile narrativo economico e scarno delle loro esperienze
infantili e dai loro racconti è difficile individuare le emozioni sottostanti.
– Adulti Preoccupati (“E”, entangled): sono soggetti ancora fermi con i
ricordi alle esperienze precoci con i propri genitori che descrivono
estensivamente ma con modalità incoerente e confusa. Dai loro racconti
si evince un’inversione di ruolo con i propri genitori che non costituiscono
pertanto una base sicura. Presentano una seria difficoltà a definire le
emozioni.
Esistono anche altre due possibili codifiche derivanti dall’ Adult
Attachment Interview:
– Adulti Irrisolti (“U”, unresolved): sono soggetti che non hanno risolto
le esperienze traumatiche legate all’attaccamento, possono presentarsi
coerenti nei loro racconti, ma fanno affermazioni decisamente non
plausibili a proposito delle cause e delle conseguenze di eventi
traumatici, quali
la perdita di una figura di attaccamento.
– Non classificabile (CC, cannot classify): utilizzata per descrivere i
trascritti delle interviste che non soddisfano pienamente i criteri per
l’inserimento in una delle tre categorie “centrali” dell’attaccamento.
Problematiche riscontrate nei bambini adottati:
Carenze nelle relazioni primarie
• Discontinuità dell’esperienza di accudimento/cura
• Frammentazione dell’esperienza esistenziale
•
Possono provocare
Problemi (o disturbi) dell’attaccamento (disturbo reattivo e
disturbo del comportamento sociale disinibito)
Gravi condizioni di trascuratezza ed esperienze traumatiche, avvenute fin
dai primi mesi di vita, possono far insorgere il Disturbo Reattivo
Reactive Attachment Disorder)
dell’Attaccamento (RAD o il Disturbo
Disinhibited Social Engagement
da Impegno Sociale Disinibito (DSED
Disorder). Il DRA e il DSED sono due diversi quadri sintomatologici che
hanno molti aspetti in comune, soprattutto per quanto riguarda
l’eziologia. Entrambi i disturbi, infatti, condividono il requisito diagnostico
di trascuratezza sociale (ovvero l’assenza di accudimento adeguato
durante l’infanzia; APA, 2013) e insorgono a causa di un ambiente
caratterizzato dall’impossibilità di sviluppare una relazione di
attaccamento con il caregiver (p.e., per i frequenti cambiamenti dei
caregivers affidatari).
Sia il disturbo reattivo dell'attaccamento che il disturbo da impegno
sociale disinibito riguardano l'età evolutiva e sono diagnosticabili non
prima dei 9 mesi, quando si suppone che il bambino sia in grado di
sviluppare attaccamenti selettivi con adulti di riferimento.
Entrambi i disturbi richiedono come requisito diagnostico una grave
trascuratezza sociale, l'assenza di un accudimento adeguato durante
l'infanzia.
La risposta del bambino a questa situazione ritenuta fortemente
traumatica, può andare nella direzione più "internalizzata" con
sintomatologia depressiva e comportamento ritirato di non
ricerca dei propri caregiver come nel disturbo reattivo
dell'attaccamento o in quella di un comportamento "esternalizzante"
caratterizzato da disinibizione verso estranei come nel disturbo
da impegno sociale. E' importante evidenziare come nonostante gravi
trascuratezze sociali nell'infanzia, la maggior parte dei bambini non
sviluppa tali disturbi.
Il Disturbo reattivo dell'attaccamento può riguardare bambini di età
compresa fra i 9 mesi e i 5 anni, costituito in sintesi da un pattern di
comportamenti inibiti ed emotivamente ritirati nei confronti dei propri
genitori o di chi se ne prende abitualmente cura, difficoltà sociali e nella
modulazione delle emozioni con l'evidenza di un accudimento con
caratteristiche potenzialmente traumatiche, in termini di trascuratezza o
deprivazione sociale, ripetuti cambiamenti di figure con funzioni
genitoriali e/o istituzionalizzazione, che si presume abbia causato i
problemi manifestati. Quando provano disagio questi bambini non
sono in grado di ricercare conforto o protezione dai
caregiver
propri e rispondono in modo minimo ai tentativi in tal senso
attuati dagli adulti. Le loro capacità di regolazione emotiva
risultano compromesse ed essi mostrano pertanto episodi di
irritabilità, tristezza o paura apparentemente ingiustificati e
difficilmente spiegabili. Nonostante le condizioni traumatiche suddette
rappresentino requisiti fondamentali per la diagnosi, «anche in
popolazioni di bambini gravemente trascurati, il disturbo risulta essere
raro, verificandosi in meno del 10% di questi bambini» (APA, 2014,
p.309).
Nel Disturbo da impegno sociale disinibito, diagnosticabile dalla
prima infanzia all'adolescenza, un trascorso di cure insufficienti (con
caratteristiche analoghe a quelle evidenziate per il Disturbo reattivo
dell'attaccamento) è causa di un pattern di comportamenti
contraddistinti da interazioni socialmente disinibite con adulti sconosciuti
con scarsa reticenza negli approcci, eccessiva familiarità, ridotto
controllo a distanza del genitore/caregiver in caso di allontanamento,
elevata disponibilità ad allontanarsi con adulti sconosciuti. Il disturbo può
manifestarsi anche in soggetti con attaccamento sicuro ma sembra
essere comunque raro, manifestandosi in una minoranza di bambini,
anche fra quelli istituzionalizzati o gravemente trascurati (APA, 2014).
Difficoltà di regolazione
Degli stimoli (problemi di addormentamento,
• ipereccitabilità, deficit d’attenzione…)
Degli impulsi (scarso autocontrollo, problemi
• alimentari, comportamenti aggressivi o sessualizzati)
Dell’emotività (temi depressivi)
•
Difficoltà nell’addormentamento. Durante i primi tempi questo
comportamento è presente in molti bambini adottati. Temono di perdere
il controllo, già precario in questa fase della loro vita. Possono anche aver
paura di dormire da soli. Spesso hanno dormito in grandi camerate, in
compagnia di altri bambini e la nuova situazione mette loro paura. Lo
stesso processo di attaccamento può provocare disturbi nel sonno: il
bambino, quando inizia ad attaccarsi ai genitori, può cercare di
allontanare il momento dell’addormentamento, poiché perde
temporaneamente la possibilità di relazionarsi con loro e può temere di
perderli per sempre.
Difficoltà nell’alimentazione. I bambini possono avere appetito vorace
o scarso, accettare pochi cibi o rifiutare selettivamente alcune tipologie
di alimenti. Se provenienti da adozioni internazionale, possono avere
difficoltà nell’accettare sapori nuovi. Il cibo tuttavia ha una valenza
affettiva molto elevata, perciò i problemi alimentari possono costituire un
messaggio da capire e interpretare.)
DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
(DSM 5 - capitolo relativo ai “Disturbi del Comportamento
Dirompente, del Controllo degli Impulsi e della Condotta”, in cui
sono presenti una serie di disturbi esternalizzanti che implicano
disfunzionalità relative all’autocontrollo delle emozioni e dei
comportamenti.)
DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO
Per porre diagnosi di DOP, occorre che siano soddisfatti una serie di
criteri quali:
Un pattern di umore collerico/irritabile e
comportamento polemico/provocatorio o vendicativo che duri da
almeno 6 mesi, evidenziato dalla presenza di almeno 4 sintomi che
tra le seguenti 3 categorie , manifestato nell’interazione con un
individuo diverso da un fratello/sorella.
Le 3 categorie dei macro-sintomi del bambino/adolescente sono:
1. UMORE COLLERICO/IRRITABILE
va spesso in collera;
o è spesso permaloso/facilmente contrariato;
o è spesso adirato e risentito;
o
2. COMPORTAMENTO POLEMICO/PROVOCATORIO
litiga spesso con figure che rappresentano l’autorità, o, per i
o bambini e gli adolescenti, con gli adulti;
spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste
o provenienti da figure che rappresentano l’autorità o le regole;
spesso irrita deliberatamente gli altri;
o spesso accusa gli altri per i propri errori o per il proprio cattivo
o comportamento.
3. VENDICATIVITÀ
è stato dispettoso/vendicativo almeno 2 volte negli ultimi 6
o mesi. pattern
Anche nei bambini fino a 5 anni il deve essere presente per
la maggior parte dei giorni per un periodo di almeno 6 mesi.
L’anomalia del comportamento è associata a disagio dell’individuo
o di altre persone nel suo contesto sociale di appartenenza (es.
famiglia, coetanei, compagni di scuola) o ha un impatto negativo
sull’adattamento e sul funzionamento in ambito sociale, educativo,
lavorativo o in altre aree importanti.
I comportamenti non si manifestano soltanto durante il decorso
di un disturbo psicotico, da uso di
sostanze o disturbo depressivo o bipolare. Inoltre, non vengono
soddisfatti i criteri per il disturbo da Disregolazione dell’Umore
Dirompente.
Ai fini di una corretta diagnosi, il DSM-5, inoltre, invita a specificare
il livello di gravità attuale dei sintomi su una scala a 3 livelli:
lieve, se i sintomi sono limitati a un unico ambiente (scuola, casa,
con i coetanei…);
moderata, se alcuni sintomi sono presenti in almeno in due
ambienti;
grave, se alcuni sintomi sono presenti in 3 o p