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CARATTERISTICHE DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE. Innanzitutto,

la pubblicità sociale ha come fine quello di convincere il pubblico ad

agire in una determinata direzione.

Inoltre, è possibile distinguere due macro gruppi di campagne: campagne

che puntano a ottenere un cambiamento istituzionale e politico e

campagne che cercano di ottenere un cambiamento nei comportamenti

individuali e nelle norme sociali.

Importanti sono anche gli attori che fanno uso di campagne di comunicazione

sociale, che sono diversi, dal terzo settore a enti pubblici e aziende

commerciali.

Inoltre la comunicazione sociale si differenzia da quella commerciale in

quanto: la comunicazione commerciale è legata a un brand e si focalizza su

un comportamento di acquisto o consumo, mentre le comunicazione sociale

interviene sulla trasformazione di idee, valori e comportamenti.

In aggiunta, si è deciso di analizzare le varie campagne sociali contro la

violenza, distinguendole in base al target di riferimento:

TARGET: LE ISTITUZIONI. Si analizza la campagna realizzata da Amnesty

Italia contro la violenza di genere, una campagna articolata con un videoclip

e manifesti, attraverso cui si intende sollecitare le istituzioni a

promuovere una legge specifica sulla parità di genere e un centro di

accoglimento per le vittime di violenza.

Per trasmettere questo messaggio si utilizzano due retoriche: in primo luogo,

la rappresentazione della sola violenza fisica (il viso della donna

tumefatto) contro le donne rischia di banalizzare questo fenomeno; in

secondo luogo, si veicola una visione che oggettivizza la donna.

Dunque, abbiamo una donna con il viso tumefatto che è imponente davanti

alla violenza subita a causa dell’inefficienza delle istituzioni.

In definitiva, questa campagna rischia di riprodurre l’ordine patriarcale in

quanto mostra la donna come agente passivo da salvare.

TARGET: LE DONNE IN RELAZIONI VIOLENTE. Se invece prendiamo in

considerazione un'altra tipologia di target, ovvero le donne in relazioni

violente, a tal proposito vi è stata una campagna adottata nel 2013 dal

"riconosci la violenza".

Ministero per le pari opportunità,

Qui le donne vengono rappresentate senza segni di violenza subita e

avvolte dall'abbraccio del loro partner/aggressore.

Questa campagna vuole parlare alle donne che vivono una relazione

violenta, utilizzando 4 immagini di coppie, ciascuna delle quali

accompagnata da un titolo, che invita le vittime di violenza a denunciare il

proprio aggressore.

Una novità di tale campagna è la presenza di una figura maschile e l'uso

del tono di voce ironico, considerato un modo colto per esorcizzare le

nostre paure e debolezze.

Ma le intenzioni sono contraddittorie: la campagna invita le donne ad

abbandonare i compagni violenti però le immagini sembrano dire altro perché il

volto dell'uomo è coperto da un cartello e dunque non si riesce a vedere

appieno chi si ha accanto.

Da questo riusciamo a capire che tale campagna non è servita a

compromettere il potere maschile in quanto prevale il silenzio e

l’invisibilità. Dunque, si è persa l’occasione di offrire agli uomini la possibilità

di ragionare sulle tensioni quotidiane e non mancare di rispetto.

TARGET: IL MASCHILE. Se, infine, prendiamo in considerazione il target

"NoiNo.org",

maschile, a tal proposito vi è stata una campagna, la diffusa nel

2012, finalizzata a creare una community di uomini che si impegnano contro

la violenza contro le donne.

Il target maschile e la centralità degli uomini sono le novità di questa

campagna in quanto vengono considerati soggetti capaci di rivestire un

ruolo attivo nella lotta contro la violenza.

Unico limite è che si marca un confine netto tra uomini buoni e uomini

cattivi. Inoltre, manca un suggerimento su come fare a dire di no e non si è

riusciti a proporre condotte alternative.

Una campagna ancora più recente è stata presentata nel 2014, rivolta a

uomini e ragazzi.

Essa è costituita da 5 episodi dove si mostrano le storie di 5 componenti di

una squadra di calcetto. In particolare, si discute dei problemi nella vita

privata, come: la gelosia nei confronti della compagna, la frustrazione per

un’improvvisa disoccupazione che causa un senso di inferiorità verso la

compagna…

I protagonisti di questa serie, dunque, si trovano a fronteggiare dei momenti

di difficoltà, svolgendo esercizi relazionali, mostrano come vincere una

paura e condividono tali momenti per avere una svolta positiva nelle loro

relazioni.

Dunque, l’obiettivo di tale campagna è quello di abbandonare la

rappresentazione di una donna debole e mostrare l’altra faccia del

problema, ovvero il comportamento sbagliato degli uomini.

CAPITOLO 4. – LE TEORIE SULLA VIOLENZA FEMMINILE.

Parlare della violenza delle donne, ad oggi, è difficile perché è considerata

una violenza indicibile, in quanto si scontra con una visione essenzialista

che considera la peculiarità biologica come un elemento capace di

determinare l’identità fisica e psichica delle donne.

Infatti, tale elemento implica qualità che sono in netta contraddizione con la

violenza, come: il possesso di attitudini pro-sociali, capacità affettive,

predisposizione alla cura…

VIOLENZA E CRIMINE NEI DATI E IN LETTERATURA: UNA QUESTIONE

MASCHILE? Da alcuni dati, è emerso che gli uomini sono più soggetti a

compiere diverse tipologie di reato rispetto alle donne, come: violenze

sessuali, atti sessuali con minorenne, tentati omicidi, associazione di tipo

mafioso… Ad eccezione dell'infanticidio, di cui si macchiano mediamente

molto più le donne.

Per quanto riguarda la violenza e il crimine, secondo la letteratura,

possiamo dire che non esistono reati tipici dell’uno o dell’altro genere, in

quanto le donne compaiono in tutte le tipologie di reato degli uomini.

D’altra parte, esistono degli schemi di genere, riguardante l’azione

criminosa, che ci permettono di delineare la differenza tra la violenza

maschile e la violenza femminile.

A tal proposito, le tipologie di reato in cui il divario tra uomini e donne è più

pronunciato sono quelle che implicano l’esercizio di violenza

interpersonale e violenza sessuale.

I MODELLI IMPIEGATI PER SPIEGARE LE FORME DI VIOLENZA

INTERPERSONALE PIU' DIFFUSE TRA LE DONNE. Tuttavia, è importante

sottolineare che non esistono reati tipici commessi esclusivamente dalle

donne, dal momento che entrambi i generi sono rappresentati in tutte le

categorie; tuttavia sappiamo che la violenza interpersonale viene esercitata

dalle donne, soprattutto entro le relazioni familiari e intime: si parla di Ipv,

figlicidio e infanticidio.

L'incidenza della Ipv, agita da donne, rimane inferiore rispetto a quella agita

da uomini.

Anche i moventi sono diversi: i moventi tipici degli uomini (come: ritorsione

per la separazione o infedeltà, omicidio) appartengono in minima parte alle

donne.

Per le donne, invece, l'omicidio del partner è preceduto da lunghi periodi di

abusi e aggressioni. Infatti, una larga parte di omicidi commessi da donne

sono atti di autodifesa.

Gli uomini commettono ciò che viene definito “intimate terrorism”, un

insieme di forme di violenza psicologica, subordinazione economica e minacce

verso una partner non violenta; viceversa, le donne effettuano una “violent

resistence”, ed è esercitata su un partner violento.

Un’altra tipologia di crimine a forte connotazione femminile è quella del

figlicidio.

Nel figlicidio, i padri eccedono di poco le madri, soprattutto nelle uccisioni

preterintenzionali; queste sono le più comuni e derivano da abusi fisici

gravi, in cui gli uomini sono indotti da bassi livelli di tolleranza per i

comportamenti dei bambini.

Le madri sono invece autrici predominanti nell'infanticidio. I fattori di rischio

risiedono nella giovane età, nella natura non desiderata della

gravidanza, che impedisce lo sviluppo di un legame affettivo tra madre e

figlio.

Un secondo esempio di infanticidi, coinvolge donne con disagi psichici,

spesso seguiti da tentativi di suicidio delle autrici. Infatti, a queste ultime

vengono diagnosticati disordini mentali e instabilità mentale.

DISINNESCARE LA VIOLENZA FEMMINILE. Importante è stato anche il

pensiero di Worral, il quale sostiene che la criminalità sia un attributo

maschile, e le donne criminali sono dunque percepite come non donne o

non criminali.

Tale disconoscimento delle condotte antisociali agite da donne si produce

invalidando la loro appartenenza di genere (in questo caso si evoca la

figura di una donna mascolina, sessualmente deviante, diabolica, tutte

innaturali) o negando la natura criminale del loro agire (in questo caso si

chiama in causa la pazzia, o si interpreta la violenza come autodifesa).

Dunque, si sosteneva che coloro che commettevano azioni violente e

criminose non fossero “vere donne”. Si trattava di una donna più vicina al

genere maschile in quanto condivide con quest’ultimo numerosi tratti psico

– fisici, tra cui l’ardore sessuale.

Un altro modo di intendere le criminali come “non vere donne” consiste nel

rappresentarle come creature diaboliche e malvagie.

La malvagità è una delle due opzioni più usate per spiegare la violenza e la

criminalità femminile. L'altra è la pazzia, e insieme BAD OR MAD formano

una dicotomia molto corrente.

Tuttavia, con il concetto di pazzia (mad), si intende negare che quello

compiuto dalle donne sia vero crimine. Si nega, cioè, che il soggetto abbia

agito in modo consapevole e intenzionale.

In genere, questa pazzia è dovuta ad anomalie psichiche connesse alle

(dis)funzioni sessuali: aborti e menopausa sono spesso indicati come

responsabili di disturbi, che rendono le donne incapaci di controllo.

Per quanto riguarda i casi di figlicidio o ipv letale, invece, si riserva

l'etichetta di bad per gli uomini, giudicandoli perversi, e di mad per le

donne, giustificandole sulla base di disordini mentali.

In conclusione, possiamo affermare che, ammettere la violenza femminile

solo nella veste dell’autodifesa, significa confermare l’idea che il crimine

femminile non viene considerato vero crimine. In aggiunta, significa

legittimare quella logica binaria secondo cui le donne criminali sono o

vittime innocenti (ad esempio uccidono il marito per proteggere se stesse o i

figli) oppure sono colpevoli carnefici.

CAPITOLO 6 - LA VIOLENZA FEMMINILE TRA INFRAZIONE E DIFESA

DELL'ORDINE. CASI DI STUDIO.

Importante è analizzare i dive

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
50 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinaugoni di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della famiglia e politiche sociali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Martucci Roberto.