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L'AZIONE DELLE SCUOLE
Lo status socio-economico e culturale è strettamente connesso al concetto di capitale in possesso degli individui e, nello specifico, ai concetti di capitale sociale, economico e culturale.
Le forme del capitale si intrecciano ai concetti di stratificazione sociale e mobilità sociale.
Il capitale sociale afferisce alla sfera dei beni pubblici e rimanda alla presenza di reti sociali che ciascun individuo è in grado di costruire e di cui dispone. Il possesso di capitale sociale costituisce un bagaglio di ricchezza che contribuisce alla creazione del personale capitale umano.
Concetto di habitus: la scuola ha una funzione centrale nella riproduzione delle diseguaglianze. Coloro che sono in possesso di un habitus privilegiato vedranno riconosciuti dal sistema di valori istituzionale i propri stessi valori e la relativa condizione sociale ed economica, diversamente da quelli che sono in possesso di un habitus svantaggiato. La scuola, nonostante le
dichiarazioni e le affermazioni del principio di uguaglianza in termini di accesso e opportunità degli studenti, riproducono l'ordinamento sociale esistente e consolidano e rinforzano le differenze originarie degli studenti. Il meccanismo attraverso cui la scuola mette in atto la sua funzione di riproduzione passa attraverso il mancato riconoscimento dell'habitus delle classi svantaggiate: è, di fatto, portata avanti una selezione degli studenti già svantaggiati, perché questi sono maggiormente distanti dalla cultura scolastica dominante. Per contro, gli studenti delle classi agiate si troveranno in una condizione di vantaggio anche per una serie di elementi per cui avranno continui riconoscimenti. Studi condotti negli ultimi decenni su diversi contesti nazionali hanno rilevato la persistenza delle disuguaglianze prodotte dai diversi livelli di status socio economico e culturale, sebbene altre ricerche documentino invece un loro progressivo declino.possibilità di avere successo negli studi e di sviluppare pienamente il proprio potenziale indipendentemente dalle condizioni socio-economiche della famiglia d'origine è uno dei principali obiettivi dei sistemi d'istruzione nelle moderne società democratiche. A parità di risultati scolastici, uno studente con uno status sociale elevato sceglie più facilmente una scuola di tipo liceale rispetto a uno studente di condizione familiare più modesta. Le prove sperimentali accumulate in più di quarant'anni di ricerche indicano che il livello medio dei risultati degli studenti di una data scuola in un dato momento è condizionato molto più dall'origine familiare degli alunni, dal contesto dei pari e della scuola, dalle loro precedenti esperienze nel percorso formativo e dagli effetti delle scuole che hanno frequentato prima, di quanto esso non sia influenzato dalla scuola che attualmente frequentano. Nella storia della ricerca.soddisfazione degli studenti e dei genitori, mentre indicatori della seconda sono, ad esempio, il tasso di successo degli studenti nel proseguimento degli studi o nel trovare un impiego. Per valutare l'efficacia di una scuola, vengono utilizzati diversi metodi e modelli matematici. Uno dei modelli più comuni è il valore aggiunto, che si basa sull'analisi di regressione. Questo modello calcola la differenza tra i risultati osservati di una scuola e i risultati attesi. È importante sottolineare che i modelli di valore aggiunto possono variare a seconda delle variabili prese in considerazione e delle tecniche di regressione utilizzate. Tuttavia, tutti questi modelli hanno in comune l'obiettivo di stimare l'effetto della scuola sul progresso cognitivo degli studenti. L'efficacia di una scuola è legata alla sua capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Si può distinguere tra efficacia interna ed efficacia esterna. L'efficacia interna si riferisce ai livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti nelle diverse discipline e alla soddisfazione degli studenti e dei genitori. L'efficacia esterna, invece, si riferisce al successo degli studenti nel proseguimento degli studi o nel trovare un impiego.La proporzione di studenti che arriva a completare un ciclo di studio e conseguire un certo titolo di studio è un indicatore di efficacia interna. Gli indicatori di efficacia esterna includono la proporzione di diplomati che si inserisce nel mercato del lavoro e la coerenza tra occupazione e titolo di studio posseduto, ecc.
L'efficacia può essere misurata in termini assoluti o relativi e, di conseguenza, la comparazione dell'efficacia delle scuole può essere fatta basandosi sui loro risultati assoluti, ossia i risultati grezzi o osservati, oppure sui loro risultati netti, depurati, cioè, dal peso dei fattori estranei all'azione educativa che hanno influenza sull'apprendimento.
Gli esiti delle prove delle rilevazioni standardizzate quali i test PISA o INVALSI rappresentano un indicatore dell'efficacia interna della scuola; su tali esiti incidono una pluralità di variabili quali le caratteristiche socio-demografiche degli alunni (la famiglia di provenienza, ecc.).
l'eventuale origine immigrata, il genere, la motivazione) e il livello di preparazione già raggiunto dallo studente quando ha iniziato il percorso in quella specifica scuola. Queste variabili sono definite esogene perché al di fuori del controllo delle scuole. L'efficacia di ciascuna scuola non può essere determinata dalla sola osservazione degli esiti osservati perché questo non terrebbe conto di fattori che la scuola non ha la possibilità di modificare (Martini, 2018). Oltre alle caratteristiche ascritte (genere, status di nativo/non nativo, composizione familiare ecc.) e a quelle legate al percorso di studio precedente, la letteratura ha evidenziato anche un effetto di contesto o di composizione del gruppo che condiziona lo stesso apprendimento dello studente. La valutazione dell'efficacia delle scuole non si può quindi basare solo sulla comparazione di alunni simili ma anche su quella di scuole simili (ibid.). Mentre una scuola conrisultati alti potrebbe aver aggiunto poco o nulla a quella che sarebbe stata la naturale evoluzione di ragazzi già preparati e motivati, una scuola con risultati più modesti potrebbe avere invece migliorato la preparazione dei propri studenti nonostante una situazione di partenza più difficile, ed essere in realtà più efficace di quella che ha avuto il risultato più alto. La scuola che funziona bene, infatti, non è solo quella che ottiene risultati eccellenti ma anche quella che, nonostante condizioni difficili, ha saputo comunque migliorare la preparazione degli allievi, riducendo le disuguaglianze di partenza, secondo il principio cardine dei sistemi di istruzione di dare a tutti gli studenti le stesse opportunità. A partire dal 2016, l'INVALSI restituisce ogni anno a ciascuna scuola una misura del proprio valore aggiunto: si tratta di una stima che indica l'effetto dell'istituto scolastico sulla preparazione degli studenti.4.2) LE POLITICHE SULL'ISTRUZIONE: IL PESO CRESCENTE DELLA SOFT-GOVERNANCE SOVRANAZIONALE
Nel corso degli ultimi 50 anni si è assistito ad uno spostamento di focus dell'attenzione dagli input (=processi), agli output (=risultati): questo perché la società attuale richiede che le nuove generazioni siano competenti, produttive, efficaci ed efficienti; per questo il sistema scolastico ha il compito di preparare le nuove generazioni al mondo del lavoro, al sistema economico. Vi è la tendenza all'aumento delle richieste di competenza, di conseguenza aumenta l'importanza dell'istruzione
4.2.1) I DECRETI DELEGATI E LE RIFORME MANCATE
I decreti delegati del 1971 segnarono un punto di partenza per l'evoluzione dei sistemi scolastici nonostante non tutte le riforme del progetto originale siano state realizzate.
I decreti non intaccarono la struttura degli ordinamenti della riforma Gentile, ma si fece più strada l'idea di una scuola che non replicasse le strutture elitarie della società, ma che si facesse promotrice di cambiamento e pari opportunità.
- 1974 → nascita dei primi organi di rappresentanza collegiali
- 1977 → integrazione degli studenti disabili nelle classi tradizionali
La scuola rimase ancora una struttura elitaria, anche se improntata su principi di inclusione.
4.2.2) LA FINE DEGLI ANNI '90: TRA AUTONOMIA, DECENTRAMENTO E SPINTE EUROPEISTE
Alla fine degli anni '90 inizia ad affievolirsi il clima di partecipazione democratica a causa di due fattori:
- Le pressioni provenienti dall'Europa
- Il decentramento istituzionale previsto dalla legge Bassanini del '97 → avviato un processo di decentralizzazione secondo una logica di sussidiarietà dall'alto verso il basso, dal centro verso le periferie, per una
maggiore autonomia. Una delle più importanti riforme venne avanzata da Berlinguer, che mirava al: - Riordino dei cicli di istruzione superiore - Riforma dell'esame di maturità - Con il "concorsone" istituiva un sistema di premialità per gli insegnanti. Le proposte di Berlinguer non vennero mai approvate, ma nel 2003 la ministra Moratti portò avanti il progetto di riforma degli ordinamenti e introduce il sistema nazionale di valutazione.
4.2.3) LE INDAGINI INTERNAZIONALI SUGLI APPRENDIMENTI E LA SOFT-GOVERNANCE Sono state fatte nel corso degli anni diverse rilevazioni riguardo alla qualità dell'apprendimento nelle scuole: l'indagine PISA è stata la più importante in quanto ha avviato una riflessione comparata tra i paesi, in particolare quelli dell'Unione Europea. I risultati di PISA sono stati shoccanti per alcuni paesi (=sindrome di PISA), l'Italia avvertirà gli effetti di questa sindrome soltanto successivamente.
Dall'indagine emerse che:- Ineffic