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REFERENDUM ABROGATIVO
Permette di abrogare una legge, produce conseguenze per questo è una fonte del diritto. I cittadini possono abrogare una legge tramite questo referendum. Abrogare significa disporre in modo alternativo/diversamente, andrà a colmare il vuoto lasciato da un'altra legge. Previsto dalla costituzione nell'art. 75: "È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono 500.000 elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti.
validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum". Era necessaria una legge che disciplinasse queste faccende, questa legge viene approvata nel 1970. L'effetto abrogativo si produce nel caso in cui il computo dei voti sancisca il raggiungimento della maggioranza dei voti favorevoli all'abrogazione. Spetta al PDR, con proprio decreto, dichiarare l'avvenuta perdita di efficacia della legge che decorre dal giorno della pubblicazione del decreto stesso sulla Gazzetta Ufficiale.
TITOLO QUARTO, LA MAGISTRATURA:
Il termine "magistratura" deriva da "magister" che potremmo definire come "maestro". La scuola di magistero era, una volta, il percorso che si doveva obbligatoriamente seguire nel momento in cui si voleva divenire insegnanti. Seguendo l'etimologia del termine, il magistrato è quindi un'indicazione, una guida. Il giudice era inizialmente visto come il risolutore di conflitti.
grazie alla sua autorevolezza: “maie statis”, non derivata dal sangue, ma dalla sua conoscenza. Ad esempio, nel Regno Unito, esisteva il giudice di sua maestà che andava nelle contee per risolvere i problemi. Succede poi la Rivoluzione francese, che segna una rottura: da questo evento, si viene a formare la concezione moderna del ruolo del giudice ossia colui che “ha la funzione di dire il diritto”. Nell’era della ragione, il postulato chiave della Rivoluzione francese fu la sovranità parlamentare, il ruolo della legge: i cittadini che eleggono il parlamento, il parlamento approva le leggi che sono valide per tutti, anche per il sovrano. Ma nel momento in cui io dico che il giudice ha il compito di dire la legge, io sto riconoscendo al giudice il potere giudiziario, un potere che nasce democratico, perché nasce nello Stato di diritto. Il giudice non ha un potere arbitrario, risolve i problemi secondo la legge, perché èSoggetto alla legge. Ad oggi è un funzionario statale. "La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge". I nostri costituenti, quando pensarono al potere giudiziario, non scrissero in costituzione delle previsioni rivoluzionarie. L'articolo 101 ci ricorda che:
- La giustizia si può amministrare (fatto sia umano sia statale) e secondo che il giudice non è solo un essere umano, ma anche un amministratore della cosa pubblica che va sotto il nome di giustizia. I giudici sono soggetti soltanto alla legge - una legge approvata dal Parlamento - eletto dal popolo: i giudici devono applicare la legge, svolgendo, di conseguenza, una funzione democratica.
- "In nome del popolo" sta a significare che il popolo, in un modo o nell'altro, partecipa all'amministrazione della giustizia: non significa che esso amministra la giustizia, ma che qualche cosa può fare.
I membri elettivi del Consiglio durano in carica quattro anni e non sono immediatamente rieleggibili. Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.
La magistratura è un potere autonomo e indipendente. Sono due i modi con i quali i costituenti hanno deciso di garantire l'autonomia e l'indipendenza della magistratura:
- Autonomia funzionale (nell'esercizio delle funzioni di magistrato).
Nell'esercizio delle sue funzioni noi dobbiamo garantire l'autonomia e l'indipendenza del magistrato: non esiste una gerarchia nella magistratura, nel nostro ordinamento (diversamente da altri paesi es. USA); e, infine, i magistrati si distinguono tra loro per le diverse funzioni (ci sarà il magistrato civile, il magistrato penale, contabile, amministrativo, ma non esiste un magistrato che possa vincolarne un altro).
altro punto è che nel nostro paese si accede in magistratura per concorso pubblico (principio di uguaglianza e autonomia). 2. Autonomia organizzativa (la vita del magistrato è autonoma e indipendente dagli altri poteri). L'autonomia organizzativa è affidata ad un organo apposito di autogoverno, il consiglio superiore della magistratura (CSM), che si occupa delle assunzioni, dei trasferimenti, dei provvedimenti disciplinari, dei licenziamenti dei magistrati. Il CSM è composto dal presidente della repubblica, che lo presiede, dal primo presidente della Corte di Cassazione insieme al procuratore generale presso la corte di cassazione. Il CSM ha il compito di valutare tutto ciò che succede nella vita del magistrato quando ricopre il suo ruolo. Le progressioni di carriera nella magistratura avvengono secondo il criterio dell'anzianità, ogni quattro anni c'è un passaggio di grado tramite una valutazione del CSM, non automaticamente (si).intende maturazione dello stipendio, non per forza difunzione).La magistratura è obbligata per Costituzione a motivare le sentenze: l'obbligo di motivazione significa che il giudice non può decidere alla cieca. L'obbligo è un elemento di democraticità ma anche d'indipendenza, la motivazione è ciò che spinge il giudice a fare bene il suo mestiere.Ci sono alcuni principi costituzionali che riguardano il processo, cioè la scena dove si compie la giustizia: l'accusa (pubblico ministero) e la difesa nel penale, l'attore e il convenuto nel civile. Ci sono dei principi che regolano il processo, ispirati al fondo democratico della nostra Costituzione.Il processo deve: - Avere una ragionevole durata; - Essere giusto (giusto significa in condizioni di parità e il giudice che decide). - Avere il divieto di "non liquet": al giudice è fatto divieto di rifiuto dell'emissione di unasentenza perché la legge da applicare non è chiara o è "incompleta", deve pronunciarsi su quello che gli è richiesto. A volte è difficile, si chiedono dei rinvii, si chiede l'ausilio di un perito;
Patrocinio gratuito: laddove una persona non sia in grado di permettersi un avvocato, in quei processi in cui è obbligatorio, sarà lo Stato a metterne uno a disposizione e a pagarlo;
Avere il diritto di difesa: sancito dalla Costituzione, talmente forte è come diritto che è irrinunciabile. Vuol dire che non puoi rinunciare a difenderti, ossia laddove è prevista la difesa tecnica, cioè la difesa per mezzo di un avvocato, il processo non può andare avanti se non hai un avvocato.
CORTE COSTITUZIONALE:
La sua presenza, insieme al referendum abrogativo, sono state due idee rivoluzionarie, di cui non vi erano traccia nello statuto Albertino.
Senso delle corti costituzionali, il senso della giustizia
costituzionale (giustizia non fatta dai giudici ordinari, ma da quelli della Corte costituzionale). In Europa le corti costituzionali sono recenti, il loro inventore Hans Kelsen ebbe un ruolo importante nella nascita della prima Corte costituzionale in Austria nel 1920.
Nasce per soddisfare due esigenze:
- quella più immediata (esistono stati che al loro interno hanno autonomie territoriali che hanno simili competenze). Questo potrebbe violare o no la costituzione, spetta proprio alla Corte costituzionale deciderlo. La costituzione italiana quando legittimò la nascita delle regioni, dovette trovare un modo per risolvere i contrasti che si sarebbero potuti creare fra competenze statali e regionali.
- Nasce dalla necessità della presenza di un sistema contro-maggioritario, dalla recente esperienza vissuta in cui la maggioranza dei cittadini impazzì, dando la maggioranza ad un Parlamento folle, che a sua volta diede la maggioranza ad un governo folle, arrivando alle
ditt