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Analisi Matriciale delle Strutture
In ambito delle moderne "strutture", sono di recente naturalità lo sviluppo di problemi matematici complessi e molto difficili a svolgere manualmente.
I concetti di base si potrebbero racchiudere in un ridotto e semplice nucleo di nozione e ipotesi, si assumono semplificazione.
Risoluzione della struttura
Introduciamo i concetti di risposta a partire da quello di una molla che ha un comportamento lineare T-sulla necessità di applicativa k che moltiplica per lo spostamento s produce la forza F.
Considerando che uno strutture si parliamo già assommendo, che essa può assumere a fronte di un sistema di forze applicant.
Se si acquistione l’ipotesi di possiamo inesolvimenten.
Si possono esprimere
dismolto squtaene come una K = F/s (assominici.
KS11 = Ui/Yj KS12 = Ui/Vi KS13 = Uj/Θj KL11 = Uj/Uj KS15 = Uj/Uj
Aggiungiamo alle unione di foo Vi, Ui, SI, Vj e di KS per vi, per sequenza N di relazione e ovalo spec pri per il tech.
Obiettivo di risoluzione dettagliata.
Fi = [K] {i}Vettore (cause) di forze = Matrice di rigidezza × Vettore (effett.) di spostamento
Imponendo uno spostamento nodale unitario nel generico DOF i massimo nodale. Si trovano le forze nodali equivalenti Ui e Uj.
Dai legami costitutivi e le equazioni di equilibrio si ottiene:
- σ = Eε
- ε = ui/L
- F = σA
Quindi: Ui = εA/L * ui
Uj = -εA/L * ui
Allo stesso modo se imponiamo uno spostamento sul nodo j
- Ui = -εA/L * uj
- Uj = εA/L * uj
Il forma matriciale diventa:
- [Ui] = [εA/L -εA/L][ui]
- [Uj] = [-εA/L εA/L][uj]
i | 0 0 0 | u₁ |
cj (2l) 0 0 0 0 | u₂ |
cAj 12(l) -12(l) 0 | 0 | uᵢ |
... -12(l) 12(l) | |- | vᵢ |
xx 6(l,2) 0 | 2(l) | 0 | ... ... | vⱼ |
1 xe (6e) -36(g)j | ... ... | m | mᵢ | ...
[k']
[k] = [L]ᵀ[k'][L]
d = arctan (yⱼ-yᵢ) / (xⱼ-xᵢ)
dove [L] = { cosα senα 0 -senα cosα 0 0 0 1 }
Soluzione Generale
F = { Fᵢ Fₑ } forze dei nodi sede di concavo esterni
f = { fᵥ fₑ } spostan nodi sede di vincol (sol)
dall' 2 ep - {eff}[Kᵉᶜ] (Fₑ - [K₍][l₀]}[Fᵢ])
Legame il campo di deformazioni agli spostamenti noti
Le deformazioni derivano da operazioni di differenziazione spaziale degli spostamenti. Ad esempio:
-
Per elementi lagrangiani: (assi, piani, solidi)
Le equazioni si derivano dello spostamento rispetto alle coordinate.
-
Per elementi hermitian: (nave, piastre)
Le equazioni si derivano con l’operazione di differenziazione generica.
Ricordando:
{δ(xni)} = [N(nni)] {δq}
⇒ diff {δ(xni)} = [d+ht(N(kni))] {qfn} = [d+ht(φ(nni)) [A]^−1] {q}
⇒ {ε(xni)} = [B] {qfn} dove [B] è la differenziazione di [N]
S: Legare le tensioni alle deformazioni
Come conseguente della presenza di deformazioni, il materiale è sottoposto a tensioni:
{δ(xni)} = [D] {ε(xni)} dove [D] = matrice di rigidezza o elasticità del materiale
Nel caso siano presenti tensioni residue o distorsioni termiche, si aggiungono i termini:
{δ(xni)} = [D] ({ε(xni)−{εo}} + {σo})
Le distorsioni termiche
{εo} e {σo} possono essere costanti o funzioni di punto
3. Metodo del residuo pesato di Galerkin
Il precedente metodo di Rayleigh-Ritz è applicabile a sistemi conservativi per i quali si può definire un potenziale e non sottostà a condizioni di ortogonalità.
Il metodo di Galerkin invece può essere usato per sistemi non conservativi (presenza di attriti), fa uso di equazioni differenziali in forma debole.
- Consideriamo:
- x = variabile indipendente (coordinata di un punto)
- M = M(x) = variabile dipendente (spostamento)
- ŭ = ŭ(x) = soluzione approssimata oltre a esatta g(x) + ci Bi(x)
- t = punte di x
- D = operatore differenziale
Elementi Piani e Assialsimmetrici
Elemento Piano a 3 Nodi
- Più semplice tra quelli trattati, una anche il meno utilizzato.
- È questo elemento piano di soprattutto sotto casi di piano
σx è un piano sforzi (ossia si sta sollecitando sui piani e
una nuova sollecitazione (stress) diverse furori dei
Piano e ultimi zi oppure non si hanno deformazioni nel piano tensione t:
Definizione elementare necessaria è definire le coordinate dei 3 nodi:
nodo | coordinate 1 | x1, y1 2 | x2, y2 3 | x3, y3
Si scrivono poi le funzioni che approssimano e descrivono nel campo ai spostamenti intero all'elemento:
polinomio lineari →
{ζζ = μ = q1 + q2x + q3y v = q4 + q5x + q6y}
dove: qi = costante dipendente dalle coordinate nodali dell’elemento
Rappresentando i 3 spostamenti nodali si ha:
μ1 μ2 μ3 rappresentano 3 possibili spostamenti nodali
Se si seguono polinomi di ordine superiore servono vu numeroso rapporti dei nodi e di coefficienti qi
Matrice di deformazione
Dopo le funzioni di forma possiamo scrivere la matrice di deformazione:
→ Procedendo inizialmente non i coefficienti e considerando
{ε} = [εx] [εy] [γxy]
con U = q1 + q2 x + q3 y V = q4 + q5 x + q6 y
dove: {ε} = [q2] [q6] [q5 + q3]
→ Si osserva che il campo di deformazione
- (i N1, N2, N3 sono costanti oppure termini x o y)
Scrivendo u e v utilizzando le funzioni di forma abbiamo:
- u = N1u1 + N2u2 + N3u3
- v = N1v1 + N2v2 + N3v3
con N1 = 1/2Δ (a1 + b1 x + c1 y) N2 = 1/2Δ (a2 + b2 x + c2 y) N3 = 1/2Δ (a3 + b3 x + c3 y)
Le deformazioni diventano:
- εx = ∂/∂x N1u1 + ∂/∂x N2u2 + ∂/∂x N3u3
- εy = ∂/∂y N1v1 + ∂/∂y N2v2 + ∂/∂y N3v3
- γxy = ∂/∂y (N1u1 + N2u2 + N3u3) + ∂/∂x (N1v1 + N2v2 + N3v3)
εx = 1/2Δ (b1u1 + b2u2 + b3u3) εy = 1/2Δ (c1v1 + c2v2 + c3v3) γxy = 1/2Δ (c1u1 + c2u2 + c3u3 + b1v1 + b2v2 + b3v3)
Gobbiamo recuperare in forma matrice per scrivere:
{ε} = [B] {q}
quindi: