ANALISI DATI
La rilevazione istantanea del vento viene effettuata acquisendo i dati rilevati
dai sensori anemometrici. Il passo di tempo con il quale il dato viene acquisito
viene chiamato TEMPO DI CAMPIONAMENTO (∆tc) e nel settore eolico è in
genere di 1 [Hz]. perché proprio 1 hz?
Quando il vento incontra un ostacolo si creano dei vortici di separazione;
ovviamente la loro entità è importante alla presenza di una casa, meno
importante nel caso di una foglia. I vortici più grandi inducono una variabilità
nella velocità del vento a una frequenza più bassa la variabilità ad alta
frequenza non interessa e per trascurarli si adotta 1 Hz. Inoltre, si consuma
meno memoria.
Poiché il numero di dati da registrati sarebbero eccessivi si preferisce
mantenerne memoria solo di un numero più ridotto; ciò si realizza mediando su
un TEMPO DI MEDIA (∆tm) (solitamente 600 secondi, utile per calcolare la
deviazione standard) i campioni acquisiti. In questo modo però si perde la
caratteristica aleatoria della variabile vento. Per evitare ciò al valore medio si
affianca la sua DEVIAZIONE STANDARD (v). Un ulteriore indicatore utile è la
velocità media cubica che, confrontata con la velocità media, fornisce
informazioni sull’irregolarità del vento.
L’irregolarità, come suggerisce il nome, ci fornisce indicazioni su quanto i
campioni sono sparsi. Per pochi campioni ci può essere stata una folata e avere
valori v3 e v molto diversi. Man mano che il numero di campioni aumenta
v3media molto vicino a vmedia. L’irregolarità in realtà serve a capire se il
periodo di campionamento è sufficiente oppure no. Tanto più l’irregolarità si
avvicina a 1 tanto più il vento ha un andamento regolare. Quando irregolarità =
1.05 ho campioni sufficienti e posso smontare la torre (ho ottenuto dati
significativi del sito). Se ancora non ho raggiunto questo valore asintotico il sito
ancora non è caratterizzato e non posso farmi un’idea sull’andamento del
vento.
In un anno quindi l’anemometro fornisce un numero di dati pari a 365*24*6 =
52560 (ho quindi 52560 vmedia, deviazioni standard…)
Tutti questi dati vengono messi in fila, con un modello di analisi chiamato BIN,
cioè a range parziali: suddivido la velocità in pacchetti chiamati BIN con
larghezza 0.5 m/s e prendo come valore di riferimento il valore centrale. A
questo punto individuo quante volte la v media del vento è ricaduta all’interno
di ciascun contenitore.
Arrivo fino a 25 m/s poi cut-off. Ottengo alla fine un grafico come il seguente:
Un grafico così ottenuto si chiama frequenza della velocità perché esprime la
frequenza con la quale un determinato range di valori si verifica nel tempo di
acquisizione. La frequenza è riportata solitamente in %. La prima banda si
chiama banda delle calme (il vento è nullo, per un buon sito mai troppo alta)
Grosso modo gli andamenti dei siti, salvo rari casi sono simili a questo.
Una possibile regressione dell’andamento dell’istogramma è data dalla
funzione di distribuzione di Weibull (in blu) che mi permette di conoscere il
n di campioni per una data velocità: dove f* è la frequenza
adimensionale (campioni/campioni totale); k è il fattore di forma, se k piccolo il
picco è verso sinistra altrimenti si sposta verso destra. C è il fattore di scala.
vmedia annua/C circa = 0.9. Mi permette conoscendo C di sapere se Vmedia è
alta se C è alto. Attenzione la funzione di Weibull non tiene conto delle calme
perché se v=0 f*=0 che non è vero! Quindi faccio il grafico e conto n calme: se
ad esempio n calme = 1000 utilizzo Ncampioni – 1000 per i calcoli della v
media e delle grandezze. Non considero quindi il primo BIN per k e C che
solitamente non da grossi errori matematici. La v media si può trovare anche:
C sostanzialmente mi aumenta la larghezza della campana, k me la sposta
verso valori di v più alti.
Come si vede dall’immagine a destra, al diminuire di “k” il massimo della
funzione si sposta verso venti di minore intensità ma aumenta la frequenza dei
venti di fortissima intensità, tipico di siti deboli ma con presenza di forti
raffiche. Per avere una buona valutazione del sito il periodo di acquisizione non
deve mai essere inferiore ad 1 ANNO.
Per avere un buon sito 1.5 < k < 1.6 almeno su terra, k > 2 su mare
ovviamente con un C buono. C lo trovo con la formula inversa se so che il vento
su terra ottimale è almeno su terra v media 7 m/s, allora C = 7.77. Su mare v
media almeno 9 m/s. Se viene di meno la v media allora non faccio il sito.
Tra C e k è senza dubbio più importante k! k è legato alla tipologia di sito
eolico.
Quando k = 2 la funzione di Weibull prende il nome di funzione di
Reyleigh: è il riferimento in fase di progettazione della turbina eolica secondo
le normative.
La funzione di Weibull è molto importante se sovrapposta al grafico potenza –
velocità all’hub della macchina perché permette di conoscere l’energia
prodotta dalla turbina in un anno. in che modo? Consideriamo un BIN e
prendiamo quindi il numero N di campioni dentro al BIN e la potenza della
turbina corrispondente a quel BIN
Se faccio la stessa cosa per tutti i BIN e li sommo trovo l’energia prodotta dalla
turbina in un anno. ovviamente si
vuole che la zona dove si ha il maggior numero di campioni cada dove la
potenza della turbina è massima (nel caso della foto non proprio ottimale).
Oltre alla curva frequenza – velocità è possibile ricavare la curva di frequenza
Cumulativa. Torna utile per % di lavoro in un range.
Da un punto di vista fisico la curva
F(V)-V può essere interpretata come la probabilità che la velocità del vento
misurata sia minore o uguale del valore dell’intervallo considerato.
DETERMINAZIONE PARAMETRI C E K (consigliato empirica per trovare i
parametri)
Esistono in letteratura numerose correlazioni sperimentali che permettono di
calcolare i parametri k e C conoscendo alcune caratteristiche della
distribuzione di frequenza come valor medio e deviazione standard.
Il range si considera il range di k. La prima è valida per siti collinari, la seconda
per siti marini e montani.
come si vede bene con i metodi empirici (triangoli) vado a sottostimare e a
lavorare in sicurezza, mentre col metodo grafico esagera i valori sia in positivo
che in negativo!
valuta anche il metodo grafico! (vedi slide)
LO STRATO LIMITE
Ricordando che non esiste il flusso laminare ma turbolento perché la terra si
muove da sempre, Il flusso del vento su di una superficie rugosa crea uno
strato limite all’interno del quale il vento risente della presenza della superficie;
poiché il vento arriva da lontano il suo flusso si è già trasformato in turbolento
e, di conseguenza, lo STRATO LIMITE stazionario adiacente alla superficie sarà
anch’esso TURBOLENTO.
Assumiamo che la componente u della velocità sia preponderante rispetto alle
altre 2 componenti, avremo scrivendo l’equazione di Navier – Stokes:
dove velocità instantanea (1) = valor medio (che è
come se fosse solo il laminare) (2) + oscillazione attorno al valor medio
(deviazione standard; la componente che da turbolenza) (3)
(1)= (2) se laminare
Scrivo l’equazione di conservazione della quantità di moto lungo l’asse x dove
si hanno le maggiori variazioni di velocità:
Poiché l’equazione è irrisolvibile così, adotto le seguenti ipotesi:
per l’ultima assunzione: in una lastra piana non
c’è gradiente di pressione, inoltre non considero le instabilità atmosferiche.
Con tali ipotesi l’equazione di conservazione della quantità di moto diventa:
Il primo termine fra parentesi corrisponde allo SFORZO VISCOSO di parete un
tao, il secondo allo SFORZO TURBOLENTO. Ed è costante!! se andiamo verso la
parete il primo termine è max, man mano che mi allontano diminuisce uno.
nella regione
interna gli sforzi turbolenti sono trascurabili u’, v’ = 0; nella regione esterna è
trascurabile il gradiente velocità verticale della v orizzontale. u’ e v’ li misuro
solo con anemometri ad ultrasuoni e sono fondamentali da misurare perché
influenzano il tempo di vita della turbina eolica che per legge deve essere di
almeno 20 anni. L’anemometro a coppetta misura la spinta (rad.q u2 + v2)
su parete abbiamo detto u’, v’ = 0 e τ =
WALL
v = viscosità cinematica non dinamica (μ); quella
cinematica è molto più rappresentativa di quella dinamica perché non dipende
dalla massa: es se consideriamo acqua e aria, hanno viscosità totalmente
diversa e uno potrebbe pensare che la viscosità è la capacità che hai per
generare forze aerodinamiche (maggior viscosità consente al fluido di rimanere
in aderenza al solido). Quindi si usa la viscosità cinematica e tanto più e grande
tanto più si generano forze aerodinamiche. L’aria ha viscosità dinamica più
piccola ma viscosità cinematica più grande! (10 volte maggiore) Sull’aria si
vola.
Friction Velocity = ci servirà per il profilo di velocità
IL PROFILO DI VENTO
PRANDTL layer:
Nello strato di aria più prossimo al terreno dominano gli effetti di attrito viscoso
con il suolo il gradiente di vento in questo strato è elevato (la velocità cresce
rapidamente con l’altezza). Lo spessore di questo layer dipende molto da
giorno e notte e può arrivare mediamente a 100m.
Le moderne turbine eoliche, dotate di torri di oltre 100 [m] di altezza, operano
molto di più all’interno del EKMAN layer: In questa zona gli effetti di attrito
superficiale sono meno marcati e la Forza di Coriolis riesce ad incidere sulla
direzione del flusso di vento. Al di sopra dello strato di EKMAN il vento può
essere considerato GEOSTROFICO. In mare EKMAN si abbassa (positivo). È
importante stare in ekman per massima efficienza.
È possibile determinare sperimentalmente il profilo della componente
orizzontale della velocità (media) del vento presente in un determinato luogo
disponendo di una torre anemometrica. Quando non si hanno a disposizione
questi dati sperimentali, è possibile usufruire di opportune formule che, con
ipotesi semplificative, esprimono il profilo di velocità, ovvero la relazione tra
velocità media del vento e altezza dal suolo. Le due leggi sono esponenziale
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Energia eolica - parte quarta
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Energia eolica - parte quinta
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Energia eolica - parte prima
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Energia eolica - seconda parte